All'oratorio del Vaticano

Santa Sede «live». In un Vaticano in cui regna un Papa pianista e governa un Segretario di Stato salesiano, l'Aula Paolo VI ospita musical, orchestre sinfoniche e proiezioni cinematografiche nell'inedito mix di conservatorio e teatro oratoriale, sala concerti e raduno ecclesiale, palcoscenico d'eccellenza e Auditorium «pop».

All'oratorio del Vaticano

da Attualità

del 02 dicembre 2008

Santa Sede «live». In un Vaticano in cui regna un Papa pianista e governa un Segretario di Stato salesiano, l’Aula Paolo VI ospita musical, orchestre sinfoniche e proiezioni cinematografiche nell’inedito mix di conservatorio e teatro oratoriale, sala concerti e raduno ecclesiale, palcoscenico d’eccellenza e Auditorium «pop». La Pontificia accademia di Belle arti, tre giorni fa, ha tuonato contro «la tv spazzatura e la musica rap» ammonendo che «l’estetica è sorella dell’etica» e il «bello tende al bene». Intanto, in una colossale riproposizione post-moderna della «Biblia pauperum», le figure più significative della storia della Chiesa e il Magistero sono declinati in tutte le lingue della multimedialità: fiction, serate-evento, recital. Oggi al Teatro Capranica di Roma, le poesie di Karol Wojtyla diventano «cantate jazzistiche» di Ewa Bem, Mieczysaw Szczeniak, Lee Konitz, Valerie Ekoume, Dino Saluzzi, Joachim Mencel. Sempre nella capitale, al Teatro Olimpico ha esordito la biografia in musica di Don Bosco «operaio di Dio». Evangelizza ballando e cantando anche Madre Teresa di Calcutta nello spettacolo di Michele Paulicelli e Piero Castellacci, mentre Saverio Marconi metterà in scena, il prossimo anno, un San Francesco stile Broadway e Actor Dei, il «musicarello» su Padre Pio interpretato dall’attore Vincenzo Caldarola, riempie di «Papa-boys» i teatri.

L’Aula Paolo VI, la sala vaticana delle udienze pontificie, ha accolto nei mesi scorsi l’anteprima (patrocinata dal cardinale Bertone) di Maria di Nazareth, una storia che continua, il musical mariano composto da Stelvio Cipriani di cui è protagonista il soprano Alma Manera. Successo mondiale, alla presenza di vertici Cei e vaticani, anche per la Divina commedia in note di monsignor Marco Frisina, direttore della Cappella Musicale Lateranense. Inoltre Benedetto XVI ha assistito alla proiezione del film Testimonianza (tratto dal libro dell’arcivescovo di Cracovia, Stanislao Dziwisz Una vita con Karol) e della miniserie televisiva su Paolo VI, il Papa che gli conferì la porpora.

Nell’Aula Nervi, Joseph Ratzinger ha applaudito i «giovani musicisti» dell’Orchestra Verdi che si sono cimentati con il Canto del Destino di Brahms e la VII Sinfonia di Beethoven e, ad aprile scorso, ha particolarmente apprezzato la Filarmonica Cinese nel Requiem di Mozart. E ormai, osservano nei Sacri Palazzi, non c’è visita papale in qualunque angolo del pianeta che non contempli un momento musicale.

L’esempio arriva proprio dall’Aula Paolo VI, nel cuore della Città del Vaticano. Un po’ come accade da sempre nella tradizione degli oratori salesiani, dove alla «cultura alta» (concerti di musica classica, conferenze colte, presentazioni di libri) si è sempre affiancato l’«intrattenimento» delle recite, dei cinematografi parrocchiali e degli spettacoli popolari. Una «contaminazione di generi» che da figlio spirituale di Don Bosco il salesiano piemontese Bertone ha importato in Curia. «Tutto ciò è nell’originaria ispirazione di noi salesiani - spiega padre Franco Lever, decano della Facoltà di Scienze della Comunicazione della Pontificia Università Salesiana -. Alla base c’è la consapevolezza che non esista un modello unico e che perciò occorra valorizzare quanto di significativo e meritevole offrono le varie forme di espressione». Una «riuscita mescolanza» di classico e moderno. «Don Bosco ci ha insegnato l’attenzione reale ai differenti bisogni dell’animo umano - puntualizza padre Lever -. In ciascuna epoca storica esistono elementi culturali da cogliere.

L’importante è mettere a frutto i diversi talenti, senza escludere nessun linguaggio». Non a caso, evidenzia padre Lever, «ciascuna forma d’arte ha raggiunto negli oratori livelli elevati», dall’operetta agli inizi teatrali di Amedeo Nazzari, Giulietta Masina e decine di altri celebri attori. Con lo stesso spirito, la Santa Sede, attraverso la ribalta mondiale della sala delle udienze papali, «fotografa e incoraggia il fermento creativo alimentato dal cristianesimo», senza il timore di «cercare il confronto con l’uomo secolarizzato del Terzo Millennio proponendo il messaggio evangelico a diversi livelli di comprensione».

 

Giacomo Galeazzi

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