Cotti, brilli, ebbri, persi. Per sentirsi un po' più alticcia, la meglio gioventù ha scelto di toccare il fondo... del bicchiere. Una porta che si spalanca sul cratere di un vuoto esistenziale che non fa festa ma solo perdere la testa. Perché l'ultimo sorso talvolta è la prima lacrima.
del 02 febbraio 2009
 Il carico di stanchezza aumenta di giorno in giorno, lo stress a cui i figli della società complessa sono quotidianamente sottoposti non appare facile da sopportare. Ma per fortuna arriva il week-end. Il sabato e la domenica ci si spoglia degli abiti in cui si è formalmente costretti nel resto del tempo. Via impegni e preoccupazioni, orari da rispettare e vincoli di ogni tipo, iniziano i due agognati giorni di riposo indispensabili per ricaricarsi con una completa immersione nell’alcol.
Sabato e domenica si trascorrono tra una bottiglia da far girare e un bicchierino da bere in compagnia. A fine giornata si rientra a casa in punta di piedi, completamente sbronzi, ci si guarda allo specchio e …chi si vede? Sempre io, il ragazzo di sempre, lo stesso che il giorno dopo andrà a scuola. Io, solo un po’ più spensierato e con lo stomaco a soqquadro. Nessuno riconosce nel riflesso del suo volto un alcolista, eppure gli addetti ai lavori non possono chiamare diversamente i giovani che seguono questo stile di vita, sempre più diffuso.
 
PI√ô ALCOL PER TUTTI
I dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità parlano di un abbassamento dell’età media in cui si inizia a fare uso di alcol. Le rilevazioni nazionali confermano il trend e parlano di un record negativo, di una soglia di accesso alla bottiglia in Italia scesa ora quasi ad 11 anni, contro i 13 negli altri Paesi europei. Questo significa che il bere sta diventando, sempre più un fenomeno di moda, che attrae i giovanissimi e non più un’esperienza confinata al solo mondo degli adulti.
La trasformazione è legata al cambiamento delle modalità di consumazione e all’immaginario creatosi attorno all’alcol. Bere è ora un evento sociale e socializzante, a portata di mano per migliaia di ragazzi.
Partendo da bevande come lo Spritz (diffusissimo a Padova, città universitaria, e in tutto il Nord Est) e i Bacardi Breeze, alcolici frizzantini, dal gusto dolce e fruttato, le grandi industrie e i piccoli commercianti hanno potuto gettare una testa di ponte nel mondo giovanile, superando la ritrosia verso i gusti amari dell’alcol. Per chi non ha mai bevuto, queste soluzioni sono attraenti perché molto vicine agli analcolici e ai succhi di frutta (ci sono vari gusti: lime, arancia, pesca, pompelmo…), rassicuranti e persuasive poiché, essendo a bassa gradazione, riducono la sensazione di stare trasgredendo. Così dall’abitudine di nicchia si passa all’uso di massa, aperto anche agli avventori meno assidui.
Si diffondono su internet i siti che raccolgono gli amanti di una particolare bevanda alcolica, siti messi su e sostenuti dalle case produttrici, in cui si caricano foto di amici tutti con un bicchiere in mano, ci si può informare su Spritz party e similari: si crea interesse e si dà vita così, con abili strategie di marketing e fidelizzazione, a una community, ossia una base di affezionati. E le risposte sul web ad un ragazzo che chiedeva informazioni su un soft drink sono di questo tipo: “Contiene qualke grado di troppo ma un po’ non fa nulla!!! Comunque ank ai quattordicenni lo vendono contraddicendo le leggi..”.
 
SCENDE GIÙ CHE È UNA MERAVIGLIA
Comperare alcoli è facile. Bottiglie di liquore sono esposte e vendute da sempre in tutti i supermercati e le restrizioni di legge che vietano di vendere tali prodotti ai minori sono spesso aggirate.
L’aspetto sociale è dato dal sentirsi consumatori, appassionati, di una stessa bevanda, dalla disinibizione collettiva, a volte dal partecipare alle collette necessarie per comprare la bottiglia da condividere con il proprio gruppetto di amici. Bere è un pretesto buono per spassarsela: in alcune zone di Italia le comitive di amici che escono la sera fanno tante soste ai bar quanti sono i componenti del gruppetto.
E il bere sta divenendo così naturale che, lasciati i confini delle ore notturne, si sposta sempre più in quelle mattutine. Si distende l’uso di alcol all’intera giornata, come gesto abituale; cosa favorita anche dalla moda dell’Happy hour, che consente di mandar giù un bicchiere a metà prezzo in orari preserali e favorisce un uso non sporadico dei drink.
I genitori sono preoccupati per il figlio che fuma o tira droghe, ma tollerano la sbronza. Alzare il gomito è qualcosa che può capitare a tutti, un peccato veniale di inesperienza. Nei casi di persone dipendenti da diverse sostanze, come eroina, cocaina e alcol, quest’ultimo è il problema più trascurato, mentre è la dipendenza più subdola perché ritenuta meno dannosa.
La tensione a sottovalutare gli effetti delle bevande alcoliche emerge anche nel momento in cui il problema è conclamato, tra chi è in trattamento ed è seguito da specialisti. Per queste persone la causa dei propri malesseri non è mai l’alcol, “è una fissazione altrui, è un piccolo vizio dopo un’intera giornata al lavoro, è un piccolo piacere; la bottiglia posso lasciarla anche domani” dicono, ma dopo due giorni si ricade.
 
AL FONDO DEL BICCHIERE
Il mondo visto da dietro il boccale non è niente male.. Le difficoltà nell’incontro con gli altri si dissolvono, lasciando il posto ad una maggiore disinibizione che prepara al facile sorriso e alla battuta sempre pronta. L’imbarazzo nell’avvicinarsi agli altri, la paura di non essere accettati, la necessità di dover affrontare dei disagi che non si sa neppure da che lato prendere, sono tutte normali eppur faticose difficoltà che l’adolescenza costringe ad affrontare ma le si può dare il benservito, mandandole tutte giù in un sol sorso.
La leggerezza e il benessere conquistato per una sera, però, al mattino appare effimero. Tutti i problemi ritornano nuovamente a galla e servono nuove bottiglie, sempre in maggiore quantità, per poterli affogar ancora una volta almeno per un altro po’ di tempo.
Quando si è brilli si può godere dell’euforia del momento, di un divertimento a portata di mano. Il senso del pericolo non si percepisce più e si acquisisce in un sol momento la licenza a dire e fare tutto ciò che si vuole, anche quanto normalmente si eviterebbe. In vino veritas. Nel vino, però, anche il rischio di quelle verità che si sarebbe voluti tenere per sé e che il giorno dopo ci si dimentica di aver comunicato, ma che gli amici feriti non scorderanno più.
Con l’alcol non esistono più forme di solitudini esistenziali. Quelli che sono timidi o hanno difficoltà ad avere amici si sanno stringere intorno ad una bottiglia per sentirsi così tutti, nessuno escluso, profondamente uniti. Uniti nell’alcol. Non sono indispensabili particolari requisiti o capacità, non esiste uno più intelligente, più bello o più brillante. Intorno alla bottiglia non vigono le stesse regole del mondo sobrio e razionale, si diventa davvero tutti uguali, alla sola elementare condizione di saper bere. Il più possibile.
Bottiglia dopo bottiglia si prova a riempire un vuoto che non è quello dello stomaco. Un vuoto interiore, esistenziale, di ricerca di senso. Un vuoto che se non trova uno spazio di ascolto e di confronto diventa sempre più un vuoto a perdere.
 
Gianluca Marasco, Claudia Pedone
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