«Oggi più che mai: “L'unica legge dell'amore è che l'amore non ha leggi”. Oh che bella frase, l'ho trovata nei baci Perugina. Peccato che sia la più grande menzogna che si possa dire ad una persona, specialmente a dei ragazzi/e... L'amore ha invece una forma speciale, concreta, profonda, bellissima e allo stesso tempo esigente...». [Si tratta di uno degli interventi di approfondimento della proposta pastorale 2005 fatti al Meeting MGS Triennio]
del 23 settembre 2005
Questa del tema dell’anno non è una parola qualsiasi. É la Parola delle parole, perché è ciò che di più prezioso ha in cuore Gesù per ogni suo discepolo: “Non c’è comandamento più grande di questo”, del comandamento dell’amore. Lo ha lasciato durante l’ultima cena, poco prima di morire sulla croce, quando si è trovato in famiglia, con i suoi più cari discepoli, in un momento di intimità calda in cui non si sprecano parole, non si dicono banalità. Ogni momento è infatti importante e ai propri cari (i 12 apostoli) ha lasciato ciò che considera la propria eredità. Si può proprio dire che sia il suo testamento: “Amatevi come io vi ho amato” e “da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri”.
É quindi decisivo capire cosa voglia dire Gesù Cristo dicendo la parola “amore”, se da ciò dipende l’essere discepoli suoi ed è altrettanto decisivo capire come mai non ha detto solo “amatevi” ma “amatevi come…”. Forse perché sapeva che da sempre l’uomo parla dell’amore, ai tempi di Gesù come ai nostri… Ma dietro questa parola si celano spesso significati che con l’amore non hanno nulla a che spartire.
Oggi più che mai: “L’unica legge dell’amore è che l’amore non ha leggi”: oh che bella frase, l’ho trovata nei baci Perugina. Peccato che sia la più grande menzogna che si possa dire ad una persona, specialmente a dei ragazzi/e che stanno crescendo e che da come vivono l’amore decideranno molto della loro realizzazione! Baumann (forse il più grande sociologo contemporaneo), studiando come vengono vissuti oggi i rapporti di amore fra le persone, ha dato una definizione acuta e, a mio parere, inquietante dell’amore: l’ha titolato “l’amore fluido”. Si adatta cioè a tutte le forme, non ha regole, non lo si riesce a stringere e rischia di evaporare subito.
Ma questo non è amore, bensì umore. L’amore non è un’ etichetta valida per tutti i prodotti che ho voglia di scegliere: non “basta mettersi d’accordo” su cosa sia amore perché ogni rapporto si trasformi in tale.
L’amore ha invece una forma speciale, concreta, profonda, bellissima e allo stesso tempo esigente. L’amore ha la forma della persona di Gesù, dei suoi criteri di scelta, delle sue azioni, dei suoi pensieri, della sua libertà. E in particolare ha la forma dell’amore più grande: quello di Gesù sulla croce; la croce di Cristo è la forma dell’amore. É amore che si fa dono per gli altri, che si sacrifica (parola ormai diventata tabù), che perde la sua vita per noi e per questo la ritrova risorta e trasfigurata nella gioia. Amore che si fa dono per tutti, amore universale, come le braccia aperte sulla croce che vogliono abbracciare il mondo intero.
 
 
“AMATEVI COME IO VI HO AMATO”… COME?
Donando la vita, tutta la vita.
Questo amore affascina, credenti e non credenti che di fronte alla croce di Gesù (se spiegata bene!) rimangono sbalorditi: donarsi tutto per gli altri. Il rovescio della medaglia è però il prezzo da pagare perché la frase Perugina in versione cristiana dovrebbe o potrebbe essere declinata così: “l’unica legge è quella dell’amore ma anche l’amore ha le sue leggi”.
Quali possono essere queste leggi? Ecco tre spunti.
 
1- L’amore è ordinato
- Ordine vuol dire che “non è uguale fare una cosa od un'altra” ma per ogni scelta siamo chiamati a domandarci: cosa farebbe Gesù se fosse al mio posto? Altro che “va dove ti porta il cuore”! Madre Teresa scrisse che se ognuno si domandasse prima di parlare “Gesù direbbe questa frase che sto per pronunciare?”, il mondo godrebbe di enormi spazi di silenzio per lodare Dio”.  
- Ordine vuol dire mettere “ogni cosa al giusto posto” e capiamo il giusto posto di ogni cosa mettendo LUCE nella nostra vita. “Io sono la luce del mondo” è una delle autodefinizioni di Gesù. Per mettere ordine nella nostra vita prima bisogna vedere il disordine che c’è, e per vedere il disordine dobbiamo lasciare entrare la luce nella nostra vita, spalancare le persiane.
- Ordine vuol dire avere anche “disciplina”… parola che nel 2005 sa di militare e suona male, ma che ci aiuta a capire. Dicevamo infatti che Gesù dà questo comandamento ai suoi discepoli: e disciplina viene proprio dalla parola “discepolo”.  L’amore vuole disciplina perché siamo chiamati ad essere discepoli non di un amore qualsiasi ma dell’amore di Gesù, siamo chiamati a dare al nostro amore la forma di quello di Gesù, mettendoli dietro lui come discepoli. Tutto ciò che non centra con Gesù, Lui stesso ci invita a lasciarlo cadere, a metterlo da parte perché all’inizio attrae ma poi frega: ecco cosa è la disciplina. Via ciò che non centra con Gesù: ed è tutto di guadagnato.
 
 
2 - “Voglio tutto e subito”
Ecco ciò che viene proposto oggi nel campo dell’amore. Ragioniamo in questo modo: “siccome è la cosa che più mi piace la voglio subito”. Gesù invece ci dice: “siccome è la dimensione più bella, anzi siccome è l’unica cosa che conta nella vita, non sprechiamola, prepariamoci con calma e con il dovuto tempo ad amare, fino ad arrivare a pienezza. Ci vuole cioè GRADUALITÀ: non perché ci sia un tempo della nostra vita  senza amore, o in cui non siamo chiamati ad amare ma perché per ogni età c’è il modo giusto di amare.
Ad amare si impara con il tempo e non c’è mai fine. Gesù con i suoi discepoli ha iniziato una vera e propria scuola su come amare: loro guardavano Gesù e si domandavano come mai facesse alcune scelte: “come mai lasci che i bambini vengano a te?”, “come mai mangi con i peccatori?”, “come mai prima di amare il prossimo ti ritiri a pregare?”. E provavano anche loro a fare altrettanto, con successi ma anche con errori, sbagli, dovuti a fraintendimenti del tipo “pensavamo fosse facile… di aver sempre successo… di essere applauditi… invece…” . Piano piano sono cresciuti, fino ad arrivare a dare la vita come l’ha data Gesù, fino in fondo! Gesù, di fronte alla frase di Pietro “sono pronto anche a morire per te”, lo fredda preannunciando i suoi tre tradimenti. Il desiderio bellissimo di amare totalmente si declina nell’amore semplice e sempre crescente di ogni giorno: ci sono voluti anni con Gesù e soprattutto la discesa dello Spirito Santo per fare degli Apostoli le colonne della Chiesa. Altro che tutto e subito!
Ordine e gradualità, come tratti distintivi dell’amore, del vero amore: bello vero? C’è solo un problema. É impossibile amare così! Non possiamo: è esagerato, non realistico.
Allora ce ne torniamo mogi mogi alle nostre case come i discepoli di Emmaus? No. ”Impossibile per gli uomini ma nulla è impossibile a Dio!”, ricorda Gesù ai suoi discepoli. Da soli non possiamo amare così ma con Dio è possibile. Senza Dio infatti non possiamo amare. E questo ci aiuta a sfatare un altro mito di oggi: il mito dell’uomo (o della donna) che si fa da solo. No, nell’amore non ci sono auto ricette e autodidatti. Se fosse così, forse che noi non ci daremmo la felicità di amare; dovremmo vedere tutta gente felice che si costruisce una vita piena di amore! Ma non è così.
 
 
3- L’amore é un dono
Più che una conquista dell’uomo è un dono di Dio. Non me lo creo io, non lo possiedo e quindi non me lo posso dare bensì lo ricevo da Gesù Cristo.
E lo sperimentiamo molte volte nella nostra vita perché ogni volta che pensiamo di farcela da soli, basta un giorno e siamo senza benzina. Come facciamo allora a riceverlo?
Lo riceviamo in molti modi da Dio ma fra tutti, in modo pieno, ogni domenica nell’Eucaristia. L’Eucaristia, fonte e culmine dell’amore: Gesù che si dona oggi, nel 2005, per ciascuno di noi. Gesù che si fa, per ogni uomo, corpo donato e sangue versato.  “Questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi, questo è il mio sangue versato per voi”, ripete ad ogni Eucaristia il sacerdote, nel nome di Gesù. Quel corpo e quel sangue (cioè tutta la vita) che Gesù Cristo ci ha donato sulla croce 2000 anni fa e che ogni Eucaristia rende attuale. L’amore di Gesù ci raggiunge e ci plasma ogni volta che lo mangiamo: il Suo amore entra in noi e ci permette di amare come Lui ha amato, anzi, di più, è Gesù dentro di noi che ci abilita ad amare il prossimo. Amare come Gesù, amare essendo altri Gesù. E’ qualcosa di strabiliante, che ci coinvolge tutti ma anche supera la nostra capacità di comprensione. Richiede perciò di mettersi con umiltà alla sua scuola. Sappiamo però  che questa non è una favoletta consolatoria per bambini: è l’azione più concreta e reale che esista nella vita di ognuno di noi. 
Allora sarà possibile quel “amatevi come io vi ho amato”. Dopo ogni Messa sarà soprattutto possibile quel “amatevi”, cioè quel compimento dell’amore che è l’amore reciproco. Gesù infatti non ci invita solo a fare il primo passo ad amare, ma anche di saper ricevere dagli altri l’amore, in modo che sia una corrente che va e che viene. Amare ed essere riamati, come in famiglia (o almeno è il disegno di Dio sulla famiglia).  Allora, celebrando l’Eucaristia  è possibile amare ordinatamente e gradualmente. Allora se tutti lasciamo che Gesù agisca in noi e tra noi faremo una vera famiglia che testimonia al mondo, ai giovani, ai nostri amici,  che per Cristo vale donare la propria vita.
don Nicola Giacopini
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