Abitualmente ogni fine anno scolastico sui media irrompono i soliti commenti più o meno negativi sulla scuola italiana. Ci chiedono di insegnare di tutto, dall'educazione stradale alla corretta alimentazione, fare gli psicologi, gli animatori, portare al cinema i ragazzi, in poche parole ci chiedono un mestiere allargato, estraneo alle nostre competenze.
del 20 giugno 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
Abitualmente ogni fine anno scolastico sui media irrompono i soliti commenti pi√π o meno negativi sulla scuola italiana.
          Quest’anno, per la verità, i commenti non sono stati molti, è probabile che la crisi economica abbia contribuito a distogliere i vari commentatori e poi, forse non c’è un ministro degnodi essere attaccato o criticato, com’è capitato con i precedenti ministri, vedi Gelmini.
          Comunque sia i problemi della scuola restano, e ad oggi non si vedono soluzioni possibili. L’anno scorso ho letto e presentato il libro provocazione della professoressa Paola Mastrocola, Togliamo il disturbo, in questi giorni, nonostante il trasloco, sto leggendo l’altrettanto libro provocazione, “5 in condotta”, di Mario Giordano, edito da Mondadori.
          Il libro di Giordano è del 2009, ma gli argomenti puntigliosamente proposti dal giornalista sono sempre attuali, e come recita il sottotitolo, “…sul disastro della scuola”, la situazione dopo qualche anno non è cambiata, forse è peggiorata. La scuola italiana, che è ultima nei rapporti Ocse sulla preparazione degli studenti, in dieci anni nelle Superiori ha promosso nove milioni di alunni (tanti quanti la popolazione della Svezia). Le lacune degli studenti italiani sono gravissime, a partire dalla scuola Elementare e proseguendo con la scuola Media, quindi alle Superiori, per concludere all’università.
          Mario Giordano racconta senza fare sconti il disastro della scuola italiana, a volte, forse esagera, ce n’è per tutti, dagli insegnanti ai bidelli, pardon collaboratori scolastici, fino ai presidi, anzi i dirigenti scolastici. “Mario Giordano ci accompagna in un viaggio, dai risvolti sorprendenti e inediti, dentro un disastro che non possiamo più sopportare, ma anche dentro quel ‘miracolo che si ripete ogni giorno’, grazie al quale la scuola ‘resta in piedi, nonostante tutto, contro tutto’”. Quindi non tutto è perduto, si può ricominciare dal positivo che ancora c’è nella scuola.
          Ma vediamo cosa non va nella scuola. Che cosa si insegna a scuola? Di tutto, meno che studiare. Giordano comincia la sua analisi sul disastro scolastico con gli insegnamenti inutili e fa riferimento al gigantesco paradosso, dove si impiegano ore ed ore per studiare la coltivazione biologica della cipolla, educazione alimentare del provolone, dal salame alla pancetta. Giordano con meraviglia racconta come alle elementari i bambini vengono portati a lezione nella stalla, e poi a coltivare l’orto, ma anche alberi da frutto. Nulla di male se poi ci fosse il tempo per studiare altro. A volte sembra di insegnare a perdere tempo, come quando si impara ad annullare il francobollo, capita anche questo, in uno dei tanti progetti scolastici. Pare che si insegni anche a fare le scommesse clandestine, non può mancare la solita educazione stradale, che non fa spiegare alla Mastrocola, l’Eneide.
          E poi c’è il grave problema dei costi della scuola, a pagina 22 il giornalista affronta la questione dei 36. 000 consulenti con un costo di 58 milioni di euro. Sono un vero e proprio esercito, i dati sono quelli del 2006. A scuola sono entrati per insegnare (a pagamento) la pesca alla trota o il ritmo del tamburello. ”Ma vi pare possibile - scrive Giordano con tanta amarezza- che mentre le scuole perdono pezzi e gli insegnanti hanno stipendi da fame, un’intera città come Aosta giorno dopo giorno entri in classe per insegnare l’antica arte del guardare le nuvole alla moda atzeca o altre amenità?”
          Il libro “5 in condotta”, offre un elenco abbastanza divertente delle tante amenità insegnate nelle nostre scuole. Dalle lezioni di mesh work e celtico allo schiatzu, al thai boxe al kendo e aikido, capita pure di vedere la lezione di spinello, come al liceo classico di Francavilla al Mare (Chieti). Di fronte a questi scandali il professore di Matematica all’università La Sapienza di Roma, Giorgio Israel da la colpa a un certo dirigismo ideologico, si pretende di sostituire lo Stato alla famiglia, occupandosi dell’educazione etica dello studente.
          A volte sembra che a scuola trionfi una babele continua, che non giova a nessuno: la grammatica e l’ortografia non le conosce più nessuno - scrive Giordano - In compenso abbiamo scuole dove si insegnano affettività, sessualità ed etica dello spinello.
          Ci chiedono di insegnare di tutto, dall’educazione stradale alla corretta alimentazione, fare gli psicologi, gli animatori, portare al cinema i ragazzi, in poche parole ci chiedono un mestiere allargato, estraneo alle nostre competenze. Insegnare le discipline tradizionali è diventato un optional.
          II capitolo è dedicato alla scuola degli asini, dove si impara che Pompei fu distrutta dall’erezione del Vesuvio. Qui Giordano si sbizzarrisce facendo innumerevoli esempi di strafalcioni in cui sono incappati i poveri studenti: la verità viene sempre a palla, ho perso le stoffe, era in preda ai fiumi dell’alcol ed è rimasto morto stecchino, fu un incendio goloso, muoia Sansone con tutti i Piagnistei, questo ragionamento non fa una griglia. Ci sono siti internet dove si raccolgono le varie castronerie degli studenti, ma ci sono anche quelle dei docenti. Il libro di Giordano sostiene che il disastro scolastico italiano è maggiore nel nostro Sud, “E’ sconfortante. Nei test di lettura gli studenti Ocse prendono in media 492 punti. In Italia ne prendono 469. Al Sud 443. Nelle isole 425. Nelle scuole Medie meridionali siamo a livelli prossimi all’analfabetismo: 263. Ancora peggio va nei test di scienza…”. Ricordo le polemiche sui media quando il ministro Gelmini solleva il problema della scarsa preparazione degli studenti del Sud, a questo proposito anche un articolo di Giordano sul Giornale ha destato molto clamore. Purtroppo i colleghi che operano al Sud non hanno accettato le analisi e invece di fare autocritica, hanno reagito a testa bassa contro il ministro definendolo razzista. Ma il problema è reale, i dati lo dimostrano, basta avere la voglia di leggerli. Non è possibile che la maggiore concentrazione di 100 e lode all’esame di maturità si registri proprio in Calabria e Puglia. A Crotone si registra il 34% dei 100 e lode, mentre a Roma nei licei Mamiani e Tasso, si devono tare di appena il 3%. Allora esiste una questione meridionale nella scuola italiana? Per l’ex ministro Luigi Berlinguer, che non è un leghista, ma un noto esponente della sinistra, con tanto di nobile cognome, esiste eccome.
          Il vizio di fondo è che bisogna promuovere sempre e comunque, nel dubbio promuovere è la regola nella scuola del post-Sessantotto. Del resto in Italia, da tempo, è passata l’idea che gli studenti non si possono punire, non si possono giudicare, che hanno lo statuto e tanti diritti, ma pochi doveri, alla fine diventa difficile bocciarli. Anche la promozione diventa un diritto acquisito. E se poi non bastano i professori o i presidi permissivi, per Giordano, c’è sempre il ricorso al Tar.
          Concludo con la Mastrocola che per certi versi giustifica le battaglie di quarant’anni fa contro la scuola severa e autoritaria, troppo astrattamente nozionistica, separata dal mondo. Oggi il problema è esattamente l’opposto. “Adesso è venuto il momento di progettare ‘una scuola alta per tutti, dove tornino la difficoltà, lo studio, la serietà…’”. Il primo passo sarebbe di riscoprire la meritocrazia. Per ora concludo, forse continuo…
Domenico Bonvegna
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