Le vittime indonesiane sono povera gente, sono cristiani innocenti, quindi “vite a perder”, non meritano tanta attenzione quanto ‚Äì per dire ‚Äì le vicende di Aceto sull'Isola dei famosi. Continua l'indifferenza ‚Äì perfino di noi cattolici occidentali ‚Äì davanti al grande martirio.
del 23 settembre 2006
Sono stati uccisi i tre contadini cristiani dell’Indonesia condannati a morte, dopo un processo farsa, nel più grande paese musulmano del mondo, per le pressioni dei fondamentalisti musulmani. L’esecuzione, rinviata varie volte per gli interventi internazionali, è stata decisa probabilmente anche per ritorsione contro il Papa. Un bell’articolo di Luigi Geninazzi su “Avvenire” di oggi, 22 settembre, spiega come si è arrivati all’eccidio, ma il titolo “Uccisi per la fede. Il mondo piange”, sembra un po’ ottimista. Il mondo in realtà – a cominciare dai nostri media – se ne infischia. Segue i reality e discute dei problemi di erezione maschile sulle prime pagine dei quotidiani… L’orizzonte è quello! Le vittime indonesiane sono povera gente, sono cristiani innocenti, quindi “vite a perder”, non meritano tanta attenzione quanto – per dire – le vicende di Aceto sull’Isola dei famosi. Continua l’indifferenza – perfino di noi cattolici occidentali – davanti al grande martirio.
Qua di seguito – dal mio libro “I nuovi perseguitati” – leggete cos’hanno subìto i cristiani in Indonesia e quali sono i fatti per i quali i tre cristiani sono stati condannati: non per aver commesso violenze, ma in realtà per averne subite dai fondamentalisti.
 
 
Rasoio senza anestesia
 
Anche quello dell'Indonesia è Islam moderato. Il bilancio? Più di 500.000 i profughi per le violenze. L'Indonesia -- con i suoi 212 milioni di abitanti -- è il paese musulmano più popoloso del mondo. È islamico il 75 per cento della popolazione, ma anche i cristiani sono un buon numero, il 13,1 per cento, ovvero 27 milioni 800 mila persone. La Costituzione riconosce il pluralismo religioso e una buona percentuale dei musulmani è a favore di una convivenza pacifica con i cristiani e con le altre religioni. Ma sia durante il regime di Suharto, sia dopo, con i successori, i cristiani hanno subito violenze e massacri. Il caso più clamoroso riguarda Timor Est, abitata perlopiù da cristiani essendo stata per tre secoli una colonia portoghese. Nel 1975, al momento dell'indipendenza, è stata invasa dall'esercito indonesiano, e annessa l'anno successivo, nonostante l'opposizione dell'Onu. Da allora l'occupazione indonesiana -- secondo monsignor Carlos Belo, premio Nobel per la pace -- ha fatto 200.000 vittime e 250.000 sono i profughi su una popolazione totale inferiore al milione di persone. Finalmente il 30 agosto 1999 -- per la pressione americana e internazionale -- fu possibile fare un referendum popolare e si ebbe un plebiscito a favore dell'indipendenza, seguito da nuovi vendicativi massacri di cristiani.
 
Nello stesso 1999 sono cominciate le stragi di cristiani da parte di fanatici in un'altra zona cristiana dell'Indonesia: l'arcipelago delle Molucche. Il 19 gennaio del 1999 ad Ambon per un banale screzio fra l'autista (cristiano) di un minibus e un musulmano, che ha cominciato a dire di essere stato aggredito da un cristiano, è cominciata una serie di violenze crudeli e che in tre anni hanno provocato almeno 13.500 vittime e hanno costretto circa 500.000 persone a cercare rifugio altrove. Secondo la 'diocesi di Amboina inoltre più di 6.000 cristiani delle Molucche sono stati costretti a convertirsi all'Islam (pare con un corredo di violenze, distruzioni, circoncisioni forzate fatte con il rasoio e asportazioni del clitoride per le donne), mentre altri hanno perso la vita nel rifiuto di convertirsi come un gruppo di cristiani dell'isola di Keswi. Vi sono anche episodi di particolare efferatezza, come quello che ha riguardato i sei bambini cristiani uccisi ad Ambon, in un campo di catechismo, che sono stati 'inseguiti, sventrati, evirati e decapitati dagli islamisti che fendevano le bibbie con la spada. In altri casi gli attacchi degli islamisti avvengono con l'ausilio di truppe 'militari regolari... come nell'isola di Haruku il 23 gennaio 2000, quando sono rimasti uccisi 18 cristiani'. L'islamizzazione forzata è disastrosa per la gente comune. Per esempio con la partenza delle Suore Poverelle di San Giuseppe sono state distrutte le opere edificate in più di mezzo secolo: 12 scuole, un ospedale, un lebbrosario, due centri medici e un convento. Le violenze delle milizie islamiche a Natale del 2000 sono arrivate fino alla capitale, con una serie di attentati che ha colpito la cattedrale di Giakarta e altre dieci città, provocando 17 morti e circa 100 feriti. C'è chi parla del coinvolgimento di uomini dello Stato, ma va anche detto 'che in molti casi' ci informa 'La Civiltà Cattolica' 'sono stati i musulmani che hanno cercato di proteggere le chiese e che in quella vigilia di Natale ha perso la vita anche un giovane musulmano mentre tentava di gettare una bomba fuori da una chiesa, rimanendone dilaniato'. Ciò dimostra che ci sono musulmani in Indonesia che condannano la 'violenza e sono fraterni con i cristiani. Rischia invece di alimentare degli equivoci quello stesso articolo de 'La Civiltà Cattolica' laddove dà questa singolare spiegazione delle violenze anticristiane: 'In parte i diritti delle minoranze (dove c'è una religione dominante, N.d.A.) sono molto limitati, ma talvolta esse esercitano anche un influsso politico del tutto sproporzionato, come capita già da tempo, ad esempio, nel caso dei cristiani in Indonesia, e naturalmente ciò provoca il risentimento delle altre religioni'. È una spiegazione che involontariamente rischia di apparire giustificatoria dell'intolleranza (oltre a essere, nel merito politico, assai discutibile).
 
Peraltro le violenze non cessano. Il 9 novembre 2001 l'agenzia Fides dava notizia di nuovi attacchi di guerriglieri islamici nel mese di ottobre nell'isola di Sulawesi a villaggi cristiani e ad autobus carichi di cristiani, con scene di vera e propria caccia all'uomo, alcuni morti, e molti costretti alla fuga. Nella stessa isola a Makassar alcuni studenti cristiani sono stati picchiati brutalmente. A Giava è stata bruciata una chiesa. Nelle Molucche altre violenze e morti. Un gruppo di cristiani indonesiani ha diffuso un messaggio: 'Preghiamo per i cristiani di Indonesia. Preghiamo per la loro fede durante gli attacchi e per quanti subiscono la tentazione di nascondere la loro identità di fedeli a Cristo. Preghiamo per il mondo perché prenda provvedimenti contro la persecuzione, dovunque essa si verifichi'.
 
Il ``caso Indonesia'' appartiene a una speciale tipologia di persecuzione. Ce ne sono varie altre nei 26 paesi che la cartina propone in verde, dove vivono circa 78 milioni di cristiani e vivono come 'ostaggi dei musulmani'. Vanno aggiunti a essi paesi collocati sotto altro colore, ma di fatto con una condizione simile, come la Turchia, il Libano, 'l'Iraq, vari stati africani e soprattutto l'Indonesia come abbiamo visto. Quella dei cristiani è dovunque una condizione di sottomissione, di spoliazione di molti diritti, spesso di grave pericolo e in troppi casi di vittime predestinate. Generale è inoltre la proibizione -- punibile anche con la morte -- di conversione al cristianesimo. Proibita dovunque anche ogni forma di proselitismo sebbene l'Islam rivendichi per sé, dovunque, questo diritto.
 
Fonte: Antonio Socci, I nuovi perseguitati
Antonio Socci
Versione app: 3.26.4 (097816f)