Mercoledì 14 gennaio scorso il Parlamento europeo ha approvato una Risoluzione sulla situazione dei diritti umani nell'UE, con 401 voti a favore, 220 contrari e 67 astensioni. Il documento è di fatto un pesante attacco alla competenza dei singoli Stati membri, prevista dai Trattati, sui temi etici e del diritto matrimoniale e di famiglia.
del 19 gennaio 2009
Mercoledì 14 gennaio scorso il Parlamento europeo ha approvato una Risoluzione sulla situazione dei diritti umani nell’UE, con 401 voti a favore, 220 contrari e 67 astensioni.
Il documento, di cui è Relatore l’on. Giusto Catania (GUE/NGL) - Partito di Rifondazione Comunista, Sinistra Europea - è di fatto un pesante attacco alla competenza dei singoli Stati membri, prevista dai Trattati, sui temi etici e del diritto matrimoniale e di famiglia.
Due esempi per tutti: lotta alle discriminazioni degli omosessuali, qui si invitano gli Stati membri dotati di una legislazione relativa alle coppie dello stesso sesso a riconoscere le norme adottate da altri Stati membri e aventi effetti analoghi, cioè a riconoscere il matrimonio gay; discriminazioni e violenze sulle donne con esplicito riuferimento alla « salute riproduttiva », cioè all’aborto.
Sappiamo bene che da anni la maggioranza di questo Parlamento da mandato alla propria Delegazione all’Assemblea annuale dei diritti umani dell’ONU, di proporre la definizione di aborto quale « diritto umano fondamentale », come del resto ha già fatto il Consiglio d’Europa. E sappiamo anche che una volta definito l’aborto “diritto umano” il passo successivo sarà attaccato il diritto all’obiezione di coscenza. Qualcuno ha già teorizzato che si tratta di due diritti confliggenti, tra i quali non può che prevalere il diritto alla salute e la libera scelta della donna.
La risoluzione deplora che gli Stati membri «continuino a sottrarsi a un controllo comunitario delle proprie politiche e pratiche in materia di diritti dell'uomo e cerchino di limitare la protezione di tali diritti ad un quadro puramente interno». Questo passaggio e particolarmente subdolo perchè rivela il tentativo di aggirare le competenze sancite dai Trattati. Attualmente i temi etici, il diritto matrimoniale e di famiglia sono di competenza dei singoli Paesi. Ma è inutile pattuire i codicilli dei Trattati concordandoli sino allle virgole, se poi l’inqualificabile intenzione della maggioranza e di una chiara posizione culturale è di ignorarli trovando tutte le vie per vanificarli ed aggirarli. Meravigliandosi poi delle bocciature popolari dell’UE! E cercando di vanificare ed aggirare anche quelle.
Come si tenta di fare questo? Con una chiara strategia. Correlando il fatto che la Carta dei diritti fondamentali dell’UE, documento che prefigura tutto ed il contrario di tutto, è recepita come parte integrante del Trattato di Lisbona che la rende vincolante per gli Stati membri, e l’attività giurisprudenziale della Corte europea dei diritti dell’uomo, il cui art 30 dell’Atto costitutivo recita: «Tutte le sentenze definitive della Corte sono vincolanti per gli Stati convenuti interessati.»
La Risoluzione approvata ieri, proprio in base ai Trattati, non è vincolante, ma è evidente la rilevanza politica tenendo conto della strategia adottata per arrivare ad elevare a norma il relativismo, che non potrà che distruggere i principi su cui si fonda la convivenza umana, e quindi distruggerà l’uomo.
Credo che a questo punto si chiarisca in tutta la sua portata la scelta, attuata solo da due Paesi, Gran Bretagna e Polonia, di affermare che anche ratificando il trattato di Lisbona, la Carta dei diritti fondamentali non potrà prevalere sulle rispettive Legislazioni. Scelta che l’Italia non ha voluto considerare, destra e sinistra, e che ora, a meno di perseguibili inadempienze, si troverà costretta ad attuere i deliberati dell’Corte europea per i Diritti Umani.
A proposito della Risoluzione in oggetto, all’art. 71 recepisce acriticamente la polemica delle Organizzazioni Gay e Lesbiche, di cui si è fatta interprete l’on. I’nt Veld, che prendendo spunto dal discorso del Santo Padre alla curia Romana, il 22 dicembre scorso, ha scritto una farneticante lettera aperta al Presidente della Commissione Barroso, accusando il Papa di criminalizzare gli omosessuali e di chiamare i cattolici a lottare contro di loro.
Un ultima notazione. Quando il Parlamento ha istituito l’Agenzia europea dei diritti umani con sede a Vienna, sapevamo tutti a quali diritti sarebbe stata funzionale. Il primo rapporto, su richiesta del Parlamento riguarda le discriminazioni e le violenze a carico degli omosessuali in Europa, come cita l’art. 73 della “Risoluzione Catania”, che propone addirittura di associarla alle Istituzioni in fase legislativa.
È un tema che dovrà essere ripreso, magari ad iniziare da due questioni da sottoporre ai Costituzionalisti: è legittimo legiferare citando, ed usando un documento tuttora non in vigore (il Trattato di Lisbona)? Siamo certi della congruità tra le decisioni delle Istituzioni europee, e tutti documenti tuttora vigenti: Carta dei diritti fondamentali, Trattato di Nizza e altri, Carta sociale europea, Comitato di controllo dei diritti sociali, ed altri.
La responsabilità di questi fatti è enorme: si rischia di disgustare europeisti convinti, se posso permettermi la citazione personale, come me, irridendo gli auspici di un ritorno allo spirito dei Padri fondatori. Catania ed i suoi amici stanno scherzando col fuoco!
 
Giorgio Salina
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