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“Annunciamo Cristo crocifisso”

Il brano di san Paolo dalla prima lettera ai corinzi parla di potenza e sapienza. Cristo crocifisso è entrambe. Cristo crocifisso è infatti sia potenza di Dio, a dispetto del fatto che scandalizza chi cerca miracoli (“scandalo per i giudei”), sia sapienza di Dio, a dispetto del fatto che venga disprezzato da chi cerca la sapienza umana (“stoltezza per i pagani”)...III DOMENICA DI QUARESIMA


“Annunciamo Cristo crocifisso”

da Teologo Borèl

del 13 marzo 2009

ANNUNCIARE

“Annunciamo Cristo crocifisso” 1Cor 1,22-25

 

Il brano di san Paolo dalla prima lettera ai corinzi parla di potenza e sapienza. Cristo crocifisso è entrambe. Cristo crocifisso è infatti sia potenza di Dio, a dispetto del fatto che scandalizza chi cerca miracoli (“scandalo per i giudei”), sia sapienza di Dio, a dispetto del fatto che venga disprezzato da chi cerca la sapienza umana (“stoltezza per i pagani”). Egli è vera potenza e vera sapienza, ma in un senso inaudito e scandaloso. L’attesa giudaica di potenza divina era fondata sull’evento della prima Pasqua avvenuta all’uscita dall’Egitto. La prima Pasqua fu accompagnata da segni e prodigi grandi: le dieci piaghe; l’aprirsi delle acque; terremoto, tuono e tempesta al Sinai. La “potenza di Dio” che è Cristo crocifisso non è così. Nessun prodigio pubblico. La croce è l’unico segno che Gesù ha voluto che fosse evidente alla storia. Né i miracoli, né la risurrezione volle che apparissero pubblicamente al mondo. Solo la croce, nella quale nessun prodigio appare. In Cristo crocifisso appare solamente un amore che non si ferma di fronte a niente. Il nostro amore di solito muore al primo sgarbo, alla prima offesa... In Cristo crocifisso appare un amore che non muore di fronte a niente: non muore di fronte al tradimento, né di fronte allo scherno, né di fronte alla crudeltà, né di fronte alla sofferenza, né di fronte alla morte. In Cristo crocifisso appare la potenza dell’Amore che non è ucciso da alcuna arma del maligno. Così “annunciare Cristo crocifisso” significa rivelare e attrarre gli uomini a questo amore. Questo annuncio è “potenza di Dio” perché lo Spirito opera in chiunque crede la salvezza, che è nel perdono dei peccati, e rende capaci di rispondere con lo stesso amore: amore umile e paziente, che non risponde al male col male, che non desiste dal servire nel bene i fratelli, che libera dal rancore, dall’odio e opera la riconciliazione... La vera potenza di Dio non è più dunque l’aprirsi prodigioso della acque del mare, ma l’aprirsi attraverso il costato aperto di Cristo crocifisso dell’amore di Dio per noi. Attraverso di Lui entriamo nella vera libertà dell’amore. Anche il concetto giudaico di sapienza è scaturito dall’evento della prima Pasqua.

Allora Israele ricevette al Sinai la Legge: “quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli”, Dt 4,6). Questa Legge è condensata nelle “dieci parole” che ascoltiamo nella prima lettura. La “sapienza di Dio” di cui parla san Paolo è invece Cristo crocifisso. La vera “sapienza di Dio” infatti non è osservare alla perfezione la Legge, cosa impossibile. I farisei avevano ipocritamente addomesticato la Legge riducendola a propria misura. Voler ‘mettersi a posto con Dio’ osservando i comandamenti, è come voler comprare il suo Amore, è come fare del luogo del nostro incontro con Dio, del Tempio, “un luogo di mercato”. In questo tempio corrotto portiamo i nostri meriti per comprare la Sua benevolenza. Questo modo di relazionarsi a Dio è la falsa sapienza che Gesù denuncia profeticamente nel Vangelo di questa domenica. Che figlio sarebbe, infatti, uno che dichiarasse di volersi comprare l’amore del papà o della mamma con i suoi servizi a loro? Non offenderebbe profondamente il loro amore gratuito per lui? Che cuore di figlio sarebbe? No, la vera “sapienza di Dio” è Cristo Crocifisso, ossia è riconoscere in Lui l’Amore del Padre. Amore che perdona e salva e, in forza di esso, in forza cioè dello Spirito, rispondere con un amore simile. È sapiente chi riconosce Cristo, Amore che perdona.

 

CELEBRARE

Noi ti rendiamo grazie!

«E’ veramente cosa buona e giusta, renderti grazie…» Con queste parole ha inizio il momento centrale e culminante dell’intera celebrazione eucaristica: la grande preghiera di azione di grazie e santificazione. Questa preghiera costituisce da una parte, il vertice di tutto il percorso rituale (dall’ingresso, all’ascolto, alla benedizione), dall’altro, conduce la celebrazione verso la sua consumazione: i riti di comunione.

É una preghiera antica, che nel corso dei secoli ha conosciuto una grande varietà di forme e di testi. Prima della riforma liturgia, nella liturgia eucaristica si proclamava il solo Canone Romano (la nostra attuale Preghiera eucaristica I) successivamente, grazie al lavoro prezioso dei padri della riforma, sono stati ripristinati alcuni testi antichi e create preghiere di nuova composizione. La preghiera eucaristica ha una struttura unitaria, che attraverso le diverse parti, ci fa percorrere il sentiero orante dalla lode, all’invocazione, alla narrazione, all’intercessione, alla glorificazione. È dunque il modello di ogni preghiera cristiana.

La preghiera si apre con il prefazio: è una preghiera di lode in cui Dio viene ringraziato per le meraviglie compiute nel corso della storia. Le sue opere vengono cantate con un linguaggio lirico e poetico, così da accendere nel cuore la gratitudine e la meraviglia. La preghiera di lode si fa poi, invocazione. Il Dio che ha compiuto gesta prodigiose, viene invocato, perché possa, per la potenza dello Spirito Santo, realizzare per noi la pasqua del Signore Gesù. La preghiera epicletica ci conduce nel cuore del mistero della Croce, ha infatti inizio subito dopo, il racconto dell’isituzione in cui la Chiesa ricorda le parole e i gesti compiuti da Gesù nell’Ultima Cena. Dopo aver acclamato, al mistero grande della fede, l’assemblea viene invitata a trasformare tutta la propria vita in un sacrificio gradito a Dio: l’offerta. Infatti così esplicitano le norme liturgiche: «La chiesa desidera che i fedeli non solo offrano la vittima immacolata, ma imparino ad offrire se stessi e così portino a compimento ogni giorno di più, per mezzo di Cristo Mediatore, la loro unione con Dio e con i fratelli, perché finalmente Dio sia tutto in tutti» (OGMR 79). Dopo aver offerto la nostra vita con quella di Cristo, come Gesù sulla Croce, la Chiesa innalza a Dio preghiere e suppliche, per i presenti e per i defunti.

La preghiera eucaristica si conclude con la dossologia, con cui Dio è glorificato per l’opera compiuta nel sacrificio della morte e risurrezione di Gesù.

La preghiera Eucaristica è modello di ogni preghiera cristiana, in essa possiamo trovare ispirazione e insegnamento: ringraziare, invocare, narrare, acclamare, intercedere, glorificare, solo questi i movimenti del cuore che conducono la chiesa a vivere con fede il sacrificio eucaristico.

 

TESTIMONIARE

Incontri lungo il cammino...

Ripenso spesso all’anno trascorso laggiù. E devo partire dall’inizio.

Quando sono arrivato, mi sono sentito un “diverso”. Questa percezione mi ha portato a impostare il lavoro con le persone che incontravo basandolo su una bussola che poi mi ha guidato in tutti i momenti di dubbio: la condivisione. Una scelta che con il passare delle settimane ha dato i suoi frutti, ed è stata ricambiata con fiducia e amicizia.

Così ho vissuto un’esperienza unica per scoprire me stesso, i miei limiti, la sfida della differenza.

Nei miei dodici mesi in Ruanda ho seguito, insieme ai componenti di un’équipe della diocesi locale e ad altri due caschi bianchi, l’inserimento scolastico dei bambini: duemila nella scuola primaria e trecento nella secondaria. Abbiamo dedicato particolare attenzione al recupero di ex ragazzi di strada. Ancora, ho partecipato all’avviamento al lavoro di alcuni giovani attraverso il microcredito: piccoli prestiti, da investire (e restituire quando l’attività si consolida) in botteghe di barbiere, meccanico, parrucchiera, sarta, per aprire un autolavaggio, comprare la moto e diventare mototassista.

Questa esperienza mi ha formato come persona e come cristiano.

Influenzerà positivamente e per sempre le mie scelte future.

Ma soprattutto mi ha insegnato una cosa sorprendente e incoraggiante al tempo stesso: si può lodare Dio e ringraziarlo con naturalezza e immediatezza, come fanno i ruandesi, anche quando si è tremendamente sofferto, come è accaduto nella loro storia recente.

Così ho capito, scoprendo che è come se il nostro vivere convulso ci portasse a un rapporto con Dio più contorto e conflittuale, ciò che noi davvero rischiamo di perdere...

 

Un giovane “casco bianco” in Rwanda

 

... verso una vita nuova

Incontrare persone che escono da una terribile esperienza di guerra e imparare proprio da loro la lode a Dio, la speranza, la voglia di ricominciare…

È un’iniezione di fiducia nel nostro mondo che sembra perdere tutti questi valori, nonostante siamo ancora dei privilegiati. Il “Cristo crocifisso” che predichiamo sarà glorificato nella resurrezione.

Cerchiamo nella nostra vita personale e di gruppo occasioni per superare conflitti e ricostruire, insieme, una nuova vita.

 

PREGHIERA INTORNO ALLA MENSA

Noi annunciamo Cristo crocifisso, potenza di Dio e sapienza di Dio. Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini. (1Cor 1,24-25).

La mentalità del mondo oggi esalta il potere, il successo, il benessere, la forza fisica. Tu, Gesù, dalla croce ci insegni che la vera grandezza sta nell’amore, nel servizio ai fratelli, nel dono della propria vita per gli altri. Aiutaci ad accogliere questa lezione di vera sapienza e a servire con amore i no

Conferenza Episcopale Italiana

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