«Così la Madonna di Lourdes mi ha guarita. Ho tanta gratitudine per la Madonna, perché avevo perduto un fratello di 29 anni con la stessa malattia, e una sorella di 33 anni. Venne pure il sacerdote che mi diede i Sacramenti a casa, e io con tutto ciò dissi: ‚ÄòIo voglio andare. Se devo morire, voglio morire nel vedere la Madonna!'».
«Così la Madonna di Lourdes mi ha guarita»
L'annuncio è stato dato dall'arcivescovo di Salerno, Gerardo Pierro. La donna soffriva di una grave malformazione cardiaca dinanzi a cui la medicina era impotente.
Ora quel miracolo è stato ufficialmente riconosciuto dalla Chiesa: è il sessantasettesimo miracolo attribuito alla Vergine dal Bureau medical di Lourdes.
«Ringrazio il Signore e la Madonna, non so perché queste grandi grazie sono capitate proprio a me... ». La signora Anna Santaniello ha 94 anni e più di mezzo secolo fa è stata guarita da una grave malformazione cardiaca durante un pellegrinaggio a Lourdes. Ieri, dopo cinquantatré anni, quella guarigione è stata dichiarata miracolosa e riconosciuta ufficialmente dalla Chiesa. L'annuncio è stato dato dall'arcivescovo di Salerno, Gerardo Pierro, al termine della celebrazione conclusiva dell'assemblea nazionale del Segretariato pellegrinaggi italiani che si è svolto a Pontecagnano. La signora Santaniello, commossa e felice, ha assistito alla cerimonia e l'abbiamo inetrvistata.
Che malattia aveva?
«Ero ancora una bambina quando i medici spiegarono a mia madre che ero malata di cuore. La stessa malattia che aveva colpito i miei fratelli, un maschio morto a 29 anni e una sorella, morta a 33». Precisamente di che cosa si trattava?
«Di una forma reumatica aveva compromesso una valvola cardiaca. Mia madre supplicò i dottori di non dirmi niente, di dire soltanto che avevo la bronchite. Non voleva che mi disperassi, vedendo quanto già soffrivano per la stessa malattia i miei fratelli». Quali erano le sue condizioni di salute?
«La mia infanzia e la mia adolescenza sono state caratterizzate da privazioni e sacrifici. Anche andare a scuola mi era diventato difficile, a ogni passo che facevo mi veniva l'affanno. Poi, crescendo, le mie condizioni si sono ulteriormente aggravate e poco a poco sono stata costretta a letto. Non riuscivo più a respirare. Era il 1952 e ormai i medici mi davano per spacciata». Che cosa accadde?
«Io sono sempre stata devota alla Madonna, l'ho sempre pregata. Mi sembrava di sentire che lei mi invitasse ad andare a Lourdes. Dissi a mio fratello che il mio ultimo desiderio era quello di recarmi là in pellegrinaggio...». Quale fu la reazione?
«Mio padre era già morto e i miei familiari si opposero, non volevano, erano certi che non sarei sopravvissuta al viaggio. Con le ultime forze che avevo in corpo insistetti: "La Madonna mi dice che devo andare", ripetevo loro. Partii contro la volontà dei miei, sotto la responsabilità del medico e del sacerdote. Arrivai a Lourdes distesa in barella perché non potevo più fare un passo». E lì che cosa avvenne?
«Dissi a tutti che ubbidivo solo al Signore. Le suore mi immersero nella piscina. L'acqua era ghiacciata, ma avvertii subito qualche cosa che mi ribolliva in petto. Era come se qualcuno mi stesse restituendo la vita. Dopo pochi istanti mi alzai da sola e rifiutai l'aiuto dei barellieri, che invitai ad andare dagli altri ammalati perché io ormai ero in grado di cavarmela. Mi guardarono increduli e stupiti. Fino a un momento prima non potevo muovere un passo ed ero ormai vicina alla morte, dopo quell'immersione nell'acqua benedetta scaturita dalla grotta dove Bernadette aveva visto la Vergine, avevo ripreso tutte le mie forze. Il mio corpo, prima gonfio, era ritornato normale». Che cosa fece una volta tornata a Salerno?
«Un'amica mi consigliò di sottopormi a una visita da uno specialista. Mi rivolsi a un professore famoso, Dogliotti, un luminare di Torino. Mi visitò e concluse che ero sanissima, che non avevo nulla, che il mio cuore funzionava perfettamente. Non seppe spiegarsi tutti i certificati medici precedenti e la documentazione che gli avevo portato». Come ha vissuto da allora?
«Benissimo. Pensi che ancora oggi non assumo alcun farmaco. La documentazione del mio caso fu inviata a Lourdes ed esaminata: nel 1964 l mio caso venne dichiarato una guarigione straordinaria. Ma soltanto oggi la diocesi di Salerno ha riconosciuto ufficialmente il miracolo, dopo che il dottor Domenico Della Porta, presidente della commissione diocesana che ha esaminato il mio caso, ha recuperato gli incartamenti rimasti tanto tempo dimenticati». Come trascorre le sue giornate?
«La mia casa la vede, è una piccola chiesa. Io passo molto tempo in preghiera. Prego per la mia gente, per i preti, per i giovani che devono ritrovare la retta via. Chiedo sempre alla Madonna di aiutarmi. Due anni e mezzo fa sono caduta dalla scala mentre tentavo di pulire il lampadario e mi sono fratturata il femore. I medici mi avevano detto che sarei rimasta per mesi a letto e poi in sedia a rotelle. Mi sono rivolta a Maria e ho ripreso a camminare, senza bisogno del gesso. Per me è un secondo miracolo».
L'ultima miracolata di Lourdes racconta la sua straordinaria esperienza di fede nella Madonna
È il 67.mo miracolo riconosciuto a Lourdes. Protagonista una salernitana guarita da una grave patologia cardiaca nell'ormai lontano 1952. Allora aveva 42 anni, ma la commissione dei medici che avrebbe dovuto riconoscere il miracolo non raggiunse l'unanimità. Soltanto quest'anno l'arcivescovo di Salerno, mons. Gerardo Pierro, ha riavviato le procedure per verificare la prodigiosa guarigione di Anna Santaniello. Procedure che si sono concluse con la dichiarazione del miracolo. Ce ne parla in questo servizio Tiziana Campisi.
Le era stata diagnosticata la sindrome di Bouillaud, una grave malattia cardiaca che provoca difficoltà nel linguaggio, crisi asmatiche, cianosi ed edemi agli arti inferiori. Lei, Anna Santaniello, salernitana, aveva 42 anni quando espresse il desiderio di andare a Lourdes. Era il 1952. Tanti i pareri contrari di medici e familiari, ma la sua fede li ha ignorati. Marina Piegari, responsabile dell'UNITALSI di Salerno, ci racconta la storia di questa donna che oggi ha 94 anni [anno 2005]: "Era proprio molto grave, quando sentì parlare di questo pellegrinaggio a Lourdes per cui tutti le sconsigliarono di fare questo viaggio. Lei però ha voluto a tutti i costi affrontarlo".
Il viaggio di Anna Santaniello comincia così. Ma come lo ha vissuto lei personalmente? Ascoltiamola: "Ho tanta gratitudine per la Madonna, perché avevo perduto un fratello di 29 anni con la stessa malattia, e una sorella di 33 anni. Venne pure il sacerdote che mi diede i Sacramenti a casa, e io con tutto ciò dissi: ‘Io voglio andare. Se devo morire, voglio morire nel vedere la Madonna!'".
Un pellegrinaggio difficile quello di Anna. Marina Piegari ne descrive i dettagli: "Giunti a Roma, altri medici decisero che non poteva affrontare questo viaggio, quindi hanno deciso di farla scendere dal treno e magari ricoverarla in una clinica a Roma per poi riprenderla al ritorno, se fosse stata ancora viva. Lei, quando ha saputo questa cosa, si è opposta. Durante il viaggio è stata malissimo: era moribonda, tant'è che le è stato somministrato l'ossigeno più volte, aveva proprio delle crisi respiratorie".
Ancora la testimonianza di Anna: "Pregavo ad alta voce, così che mi sentisse: ‘Vergine Santa, adesso mi devi aiutare: loro vogliono farmi scendere!'. Fu allora che vidi come un'ombra, un'ombra nel cielo, che mi diceva nell'orecchio: ‘Non stare a sentirli, avviati, avviati!'. Tutti pregarono per me. Uomini e donne. Mi fecero baciare la Madonnina, che tengono là, sull'altarino. Quando siamo arrivati, i barellieri mi hanno fatto scendere: l'acqua era gelata. Ma dopo pochi minuti ho sentito un gran caldo proprio sul lato del cuore. Mi sono sentita tranquillizzata. Mi sono alzata e i barellieri volevano rimettermi sulla barella. Allora dissi: ‘Andate ad assistere gli altri, perché io me la cavo da sola'. Scesi e me ne andai alla piazza. Mi misi a servire i malati per il pranzo. Il pomeriggio, alle quattro, si fa la processione del Santissimo Sacramento per i malati, e io la feci insieme a loro, cantando …".
(di ANDREA TORNIELLI - da "Il Giornale" del 17/12/05)
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