Cari giovani, non troverete probabilmente molti disposti a dirvelo, noi però avvertiamo la responsabilità di farlo: stiamo andando verso una società nella quale sempre di più conterà la formazione completa, e non solo dunque scolastica e professionale, la formazione cioè della vostra umanità...
del 28 marzo 2012 (Dalla PROLUSIONE del card. Angelo Bagnasco)
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            Siamo profondamente persuasi che i giovani di oggi siano in grado di dare una spinta decisiva al cambio di passo del nostro Paese. La conoscenza che abbiamo di loro e del loro entusiasmo, la consuetudine con i loro ragionamenti, la partecipazione alle loro mortificazioni, l’ascolto della loro rabbia, ci inducono a ricordare che non si possono tradire: sono indispensabili oggi, non solo domani. 
          Loro peraltro sono i primi ad intuire che questo Paese non si ama a sufficienza, quando avvertono che non vengono prese sul serio le generazioni con maggiore spinta innovativa. Eppure, dal mondo degli adulti e dalle loro organizzazioni, stenta ad emergere una disponibilità al riequilibrio delle risorse che sono in campo. È una strana congiuntura quella in cui ci troviamo: i padri, lottando, hanno ottenuto garanzie che oggi appaiono sproporzionate rispetto alle disponibilità riconosciute ai loro figli. Per questo, è ai giovani che va detta ancora una parola.
          Nonostante la precarietà che sta segnando la loro giovinezza, non possono rinunciare a costruirsi come persone stabili, interiormente solide, capaci di idealità e dunque resistenti alle sfide. Troppi giovani non reggono agli urti emotivi e compiono atti inconsulti, rispetto ai quali poi vorrebbero rimediare semplicemente pentendosi o chiedendo scusa. Ma è tardi! È la percezione della realtà, della misura, dell’irrevocabilità degli atti, la capacità di assumere le conseguenze di quel che si compie, ciò che a volte difetta in loro. Né il modello di adulto in voga, per la verità, sembra aiutarli a sufficienza. È indispensabile, infatti, apprendere la cura più decisiva, quella di sé, che non ci si procura dinanzi allo specchio, con la ricerca spasmodica della visibilità, ma si conquista guardandosi dentro, facendosi magari aiutare da qualche maestro dell’anima.
          Cari giovani, non troverete probabilmente molti disposti a dirvelo, noi però avvertiamo la responsabilità di farlo: stiamo andando verso una società nella quale sempre di più conterà la formazione completa, e non solo dunque scolastica e professionale, la formazione cioè della vostra umanità; conterà l’esercizio ripetuto di determinate scelte, la rifinitura delle stesse, fino a quando, ad un certo momento, diventeranno habitus personale, disposizioni stabili, qualità o virtù che dir si voglia. Si tratta di elementi che solitamente non figurano nei curricula cartacei, e tuttavia emergono abbastanza presto, perché con la vita non si può barare: vale assai più lo sforzo che il successo, conta più l’abitudine alla fatica che la rifinitura estetica. E comunque i veri vittoriosi sono i galantuomini, non i vincenti con l’imbroglio.
Conferenza Episcopale Italiana
CONSIGLIO PERMANENTERoma, 26 - 29 marzo 2012
Card. Angelo Bagnasco
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