Belleville è una metafora. E' il paese dei ricchi e annoiati, obesi per noia, contrapposto ai protagonisti, scattanti e combattivi che non vengono mai meno ai loro propositi nemmeno quando tutto sembra perduto.
del 10 ottobre 2003
Film-cartone animato di produzione franco-belga, non ha nulla a che fare con i classici Disney o Dreamworks a cui siamo orami abituati.
 
La tenace e intrepida madame Souza parte, accompagnata dal cane Bruno, alla ricerca del nipote Champion, rapito durante il Tour de France dalla malavita francese. Aiutata dalle stralunare Trippletts, anziane jazziste di Belleville, la donna riuscirà a capire il perché del rapimento e a salvare il ragazzo.
 
La bellezza di questo film sono disegni e sonoro. Riuscito mix di tecnologia e tecnica manuale, il disegno si sviluppa in senso verticale, in un modo che richiama alla memoria i disegni degli anni ’20 (in effetti, il film è ambientato proprio in questo periodo) e il carattere dei protagonisti è già definito dal loro aspetto fisico. Non ci sono veri dialoghi, perché tutto si basa su gorgheggi, esclamazioni e…canzoni. Solo quando, infatti, i personaggi cantano si sentono le loro voci. Tutto però, si comprende, perché i disegni sono espressivi e le esclamazioni sono ricreate in modo perfetto.
 
Belleville è una metafora. E' il paese dei ricchi e annoiati, obesi per noia, contrapposto ai protagonisti, scattanti e combattivi che non vengono mai meno ai loro propositi nemmeno quando tutto sembra perduto.
 
E’ un film delizioso ed è un elogio alla tenacia e alla capacità di comunicare con semplicità e senza tante chiacchiere.
 
 
 
Francesca Pascuttini
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