Ascolto o occhiataccia? da Giovani per i Giovani

Presentiamo il laboratorio di Teatro proposto al 'Meeting MGS Triennio e oltre...' svolto a Mestre il 15 e 16 settembre.Essere educativi attraverso lo strumento teatro è un percorso che nasce dall'esperienza. Attraverso alcuni esercizi di crescente intensità nel rapporto tra i partecipanti, si è giunti ad una summa non nuova, ma sempre viva: la relazione è il vero scopo dell'essere educativo. Anche nella strana e finta realtà del teatro.

Ascolto o occhiataccia? da Giovani per i Giovani

da GxG Magazine

del 18 dicembre 2007

Spesso nel teatro, le parole perdono significato o ne prendono uno completamente diverso. Allora la strada migliore per giungere alla comprensione della forza di questa arte, è sperimentare sulla propria pelle questa stessa forza. Per questo agli intrepidi 50 ragazzi che sono passati nel laboratorio di teatro, sono stati proposti alcuni esercizi dove la sola regola era lasciarsi andare e mettersi in gioco per quanto ognuno se la sentisse. Non si può dire di “fare teatro” in un’ora scarsa, ma questo non era l’obbiettivo. Piuttosto il percorso si concentrava sul fornire alcuni dati che alla fine prendessero un senso unico, comune; come tanti pezzettini di un puzzle che poi compongono il quadro.

                                                                                        

Niente presentazioni, niente introduzioni al laboratorio. Siamo partiti subito “in quarta”. Un semplice giochino da fare in cerchio, tenendosi per mano, dal nome “Passarsi il Nome”, ha sciolto il ghiaccio con l’aiuto di qualche risata e ci ha permesso di fare un veloce, ma originale, scambio di nomi. Subito dopo, con la “Catena Imbrogliata”, abbiamo aumentato il carico di rapporto tra i partecipanti ed anche, perché non ammetterlo, quello delle risate. Il punto massimo di incontro e di abbattimento dei ghiacci tra i partecipanti, lo si è raggiunto con il terzo esercizio; alla fine dello svolgimento ci siamo ritrovati tutti distesi a terra, ammassati uno sull’altro. Si era così aggrovigliati che si potevano sentire i battiti del cuore di chi ti stava accanto; o l’odore dei calzini, nel caso in cui lì sopra fosse appoggiata la testa. In una situazione completamente extraquotidiana, un gruppo di ragazzi conosciutisi in quel momento, si sono ritrovati in stretto contatto fisico uno con l’altro, senza vergogne, senza timori, senza limiti di percezione.

 

I successivi esercizi, “Indiana Jones” “Camminata a 2, a 3, a tutti” “Trova il tuo animale” “Diventa un gesto”, erano incentrati principalmente sull’improvvisazione, personale o di gruppo, e sulla creazione di rapporti spontanei tra i partecipanti. Non dimentichiamoci mai, inoltre, la quantità di risate. Insomma, tutto un percorso di esercizi che ha portato a quella parola così ridondante, quando si parla di educazione: RELAZIONE. Ecco, allora, che di fronte a questa parola, il teatro si fa strumento e partecipa al processo educativo, specificando che per farlo ci sono delle istruzioni da seguire.

 

Quando si parla di teatro e soprattutto di teatro educativo, bisogna tenere bene in mente che sono due dimensioni diversi, che non possono snaturarsi nell’incontro. L’imprimatur del teatro è quello di esprimersi attraverso il bello; e su questo non si possono fare eccezioni. La bellezza deve essere parte della vita di ognuno di noi, non ci si può accontentare. L’imprimatur dell’educativo è invece la ricerca della relazione e non, come spesso si crede, di messaggi valoriali da esprimere attraverso il testo. L’educativo pone tutta la sua attenzione al cammino della relazione che permetta un migliore sviluppo della persona nel suo relazionarsi con se stesso, con gli altri e con il mondo che lo circonda.

 

Essere educativi con il teatro vuol dire condurre alla relazione con un diverso modello di comunicazione, il teatro appunto, che usi altri gesti, altre parole che sembrano essere oggi incomunicabili se non attraverso bigottismi o banalizzazioni concettuali (per non parlare degli elevati decibel che sembrano essere necessari per esprimere un opinione). Il mondo propone quotidianamente sensazioni, emozioni, riflessioni, ecc.. indotte, non vissute, che tolgono la parte principale a chi è chiamato a vivere da protagonista. E noi tutti lo siamo; e lo sono i ragazzi che incontreremo nei nostri laboratori.

 

Te lo dico col teatro è stato un laboratorio che ha cercato di dire questo: ogni concetto, parola, valore che vogliamo esprimere con il teatro non avrà mai forza se non passa attraverso la relazione, vero scopo dell’essere educativi. Gli esercizi proposti sono serviti proprio a mettermi in relazione con i ragazzi presenti, perché le mie parole potessero poi avere il peso necessario. Un esempio nato guardando i ragazzi: il dialogo tra un ragazzo ed una ragazza che stanno insieme, è fondamentale per la crescita del loro rapporto. Questo è indiscutibile. Ma per quanto possa essere vero, se io fermassi per strada un ragazzo o una ragazza e gli dicessi questo, tutto quello che otterrei è una poco amichevole occhiataccia e forse un gesto, o qualche parola, poco gentile. Ma se con questo ragazzo o questa ragazza io prima entro in relazione, allora le sue orecchie saranno più propense all’ascolto e le mie parole saranno più cariche di valore. Alla base di ciò che vogliamo esprimere con un teatro che si faccia strumento educativo, c’è la relazione, l’essere educativi attraverso la forza dell’espressività, l’esprimersi attraverso la forza della relazione, il relazionarsi per dare forza al nostro essere educativi.

Davide Bortolossi

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