Chi sono i giovani “regolari”? Sono giovani che spesso “vanno al traino” dei loro compagni e degli animatori dei gruppi che frequentano, che si trascinano nel loro percorso di fede senza assumere una posizione chiara...
del 12 luglio 2005
 
1. Chi sono i giovani “regolari”? [1]
 
Si tratta di quei giovani che frequentano gli ambienti religiosi (parrocchia,associazioni o movimenti) ma che vivono questa appartenenza come un luogo di riferimento socializzante più che di fede. Dal punto di vista anagrafico, all’interno di questa categoria, molti sono giovanissimi partecipanti alle GMG, appartenenti agli ultimi anni delle scuole superiori.
Sono giovani che spesso “vanno al traino” dei loro compagni e degli animatori dei gruppi che frequentano, che si trascinano nel loro percorso di fede senza assumere una posizione chiara. Essi sono “regolari”, vivono cioè la propria appartenenza ecclesiale e di gruppo come una nicchia, senza metterne più di tanto in discussione i presupposti, ma facendo di tale appartenenza una routine rassicurante, senza investire più di tante energie nel cammino in cui sono inseriti.
Questi giovani aderiscono al modello ufficiale di religiosità, ma con qualche perplessità in più della media. Ne consegue che il loro comportamento religioso si avvicina a quello di chi sta ai confini del mondo ecclesiale, senza farsi coinvolgere nei gruppi che lo animano. La frequenza della messa settimanale così come l’abitudine della confessione mensile è alta, la preghiera personale non sempre è un appuntamento costante della giornata, ma ancora non hanno fatto una “scelta di campo” precisa: non deve stupire quindi che siano affluiti numerosi a un evento come la GMG, alla ricerca di un’esperienza forte che li aiuti a crescere nella fede.
Essi rappresentano perciò la vera scommessa dell’esigenza di un momento di sintesi, di riflessione sulla propria vita e di dialogo con un Dio che è comunque percepito vicino. Qui l’aspetto maggiormente distintivo rispetto agli altri giovani è il bisogno di “fare chiarezza”: allo stesso modo la partecipazione ai gruppi riflette questa ricerca di riferimenti: da esso ci si aspettano ambienti relazionali caldi e accoglienti, esperienze gratificanti e risposte ai propri interrogativi esistenziali più che la condivisione della fede o l’impegno per gli altri.
La centratura è quindi sull’io, sulla costruzione di sé e di una rete di relazioni significative; essi manifestano la loro difficoltà nel vivere una fede ancora “acerba”, che si scontra con gli ostacoli del quotidiano. D’altra parte, il proprio cammino religioso stesso è un elemento complesso da gestire: per questi giovani risulta più difficile che per altri dichiarare apertamente la propria fede o la propria appartenenza ecclesiale.
Questa fede intermittente appare evidente anche nel tipo di sensibilità religiosa che tali giovani esprimono: dovendo definirsi in termini di vicinanza/lontananza rispetto a figure emblematiche della vita religiosa, essi si collocano sempre a metà strada tra i soggetti più identificati e quelli ai margini del mondo cattolico, in una posizione che potrebbe essere definita “tiepida”.
Questi giovani, infine, stanno dentro il mondo cattolico, ne frequentano i luoghi di riferimento e ne rispettano in parte gli insegnamenti, ma necessitano di essere accompagnati nel loro percorso, pena il rischio che si disperdano, grazie alla pluralità di “proposte religiose” oggi presenti sul mercato del sacro.
 
2. Un giovane “regolare” racconta la sua Gmg 
Sono un 22enne di Verona e mi sto preparando a partecipare alla Gmg di Colonia.  La prima Gmg a cui ho partecipato è stata la XV a Roma nel 2000. Da allora ogni anno questo appuntamento costituisce una tappa importante come aiuto nel mio cammino di fede. Un cammino che non è sempre stato facile.
Quando ero bambino partecipavo con entusiasmo al catechismo e servivo messa come chierichetto, aiutato dal parroco, dai catechisti e dai miei genitori che mi seguivano e guidavano costantemente alla partecipazione della messa e della preghiera quotidiana.
Fino all’adolescenza quando, come purtroppo succede a tanti ragazzi, ho “mollato” un po’.
Partecipavo sempre alla messa domenicale, ma ormai era più un’abitudine, un qualcosa che bisognava fare e basta. La confessione andava anche oltre i due mesi. Partecipavo al gruppo adolescenti, ma più per la compagnia che per i contenuti, e tante volte se non ne avevo voglia restavo a casa senza pensarci due volte. Ero considerato un “bravo ragazzo” ma non ero niente di più, non ero certo cristiano testimone di Cristo.
Ad un certo punto però, non ero più soddisfatto di una pratica soltanto esteriore e formale. Quello che mi avevano insegnato da bambino non mi bastava più.
La testimonianza di persone della parrocchia cominciò a destare in me la curiosità di capire cosa le portava a donarsi così gioiosamente agli altri. Fu una di queste persone a convincermi a partecipare alla Gmg di Roma. Ci andai con la voglia di vedere se era vero che esistevano ancora tanti giovani capaci di lasciarsi guidare da Cristo, e se davvero essere suoi discepoli li rendeva diversi, più vivi e realizzati.
Non trovai in tutti i giovani la testimonianza che mi aspettavo, anzi alcuni mi sembrarono solo disinteressati turisti e non pellegrini. Non posso però dimenticare l’emozione che provai la notte di Tor Vergata alle parole del Santo Padre. Mi rimase impressa nella mente la frase: “Giovani di ogni continente, non abbiate paura ad essere i Santi del nuovo millennio!”
Quei giorni non cambiarono la mia vita, ma mi aiutarono a continuare a cercare nella persona di Cristo una risposta alle mie domande di felicità, di libertà, che avevo cercato invano in falsi idoli.
Oggi sto vivendo un periodo di importante approfondimento e crescita della mia fede. In particolare sto imparando a conoscere più da vicino la persona di Cristo, questo grazie soprattutto al gruppo giovani della mia parrocchia, che è diventato anche la mia compagnia. Perché in loro ho trovato persone con cui confrontarmi e testimonianze reali della presenza di Cristo in mezzo a noi.
E’ vero che molte volte la Sua Parola è forte e tagliente, ma Lui vuole restituirci la dignità che abbiamo perduto. Più volte mi sono nascosto dietro a frasi fatte del tipo: “non sono perfetto”, “sono solo un uomo”, “che c’è di male, fanno tutti così!” cedendo alla tentazione di comode scappatoie, ma non ho mai trovato sicurezze, anzi forse sono cresciute le paure. Solo in Lui ho trovato ciò che nessun altro può donarmi. Solo con Cristo la santità diventa realizzabile.
Accogliere Cristo nella mia vita significa credere che nella storia umana, sebbene segnata dal male e dal dolore, l’ultima parola appartiene all’amore e alla vita.
La mia testimonianza vuole essere un invito a tutti i giovani, anche ai non battezzati e non credenti, a partecipare alla Gmg di Colonia, perché è presente in tutti il desiderio di dare un significato alla nostra vita. E allora perché non provare a trovarlo in Cristo? Credetemi, non sarete delusi! Non sarà certo una cosa semplice e immediata, ma se saprete porvi in  un atteggiamento di totale ascolto, di accoglienza e di disponibilità all’azione della sua Grazia riceverete in dono una vita nuova.
E’ ora che capisco come anche le Gmg a cui ho partecipato sono state tappe importanti del mio cammino, perché hanno costituito un aiuto, una marcia in più per crescere la mia fede e mantenere vivo l’entusiasmo di vivere in Lui, perché senza qualche richiamo c’è il rischio di arenarsi.
Cristo non smette mai di darci l’occasione per accoglierlo, imparare a conoscerlo ed amarlo, e la prossima Gmg è una di queste grandi occasioni da non perdere.
 
 3. Per un’interpretazione pastorale 
Per i “regolari” la Gmg rappresenta fondamentalmente un’occasione per un salto di qualità in ordine a una decisione di fede più matura, a un coinvolgimento attivo nel vissuto ecclesiale, allo sperimentare la possibilità di una vita segnata dal Vangelo dentro le scelte quotidiane.
Se per i “fedelissimi” la Gmg può forse essere un momento di “ricarica” e per i “cercatori” un momento di “illuminazione”, per i “regolari” potrebbe essere un momento di “fascino”. Al “regolare” infatti non manca il background dell’educazione cristiana di fondo o della partecipazione alla vita comunitaria; quello che la Gmg potrebbe suscitargli è il passaggio da un’appartenenza debole a una più forte a Gesù Cristo, alla Chiesa e a una vita spesa in senso cristiano.
Questo passaggio si caratterizza quindi non in un processo di approfondimento o rimotivazione di una scelta cristiana già compiuta, nemmeno in una dinamica di “conversione”; va piuttosto collocato dentro un processo di “personalizzazione” della fede.
Il percorso di personalizzazione della fede è un processo che solitamente si inserisce nel più generale percorso di personalizzazione dell’identità, generalmente collocabile nell’età tra i 18 e i 20 anni. Un processo che, attraverso una più chiara percezione di sé, porta il giovane a definirsi anche nella propria identità di cristiano.
Quello che la Gmg può forse favorire, è mostrare la possibilità di percepirsi come cristiani, e come questa percezione possa orientare la vita positivamente, gioiosamente.
Ovviamente, un conto è la percezione o sensazione legata all’emozione dell’evento; un conto è ciò che essa significa se collocata in un percorso di preparazione  e di accompagnamento nel ritorno.
Per il “regolare” quindi la Gmg,  diventa un’occasione in cui sperimentare il fascino di una vita cristiana più autentica, capace di farti passare dal “credere” al “crederci”. Potrebbe essere l’occasione in cui, la domanda agostiniana “se questi e quelli, perché non io?”, diventa capace di far fare il salto perché si sperimenta che così è bello!
La logica della Gmg vissuta non come un evento ma come un processo, lascia intuire come sia fondamentale che essa sia accompagnata da un prima e da un dopo. Potremmo paragonare questo processo a quello dell’iniziazione cristiana nel percorso catecumenale:
Ø      un prima, paragonabile alla catechesi sacramentale che spiega ciò che succede ed introduce a viverlo, che è la fase di preparazione alla Gmg;
Ø      un durante, che è la celebrazione dell’evento stesso, paragonabile alla celebrazione del sacramento;
Ø      un dopo, che così come la catechesi mistagogica spiega ciò che si può capire solo dopo la celebrazione, accompagni a cogliere lo spessore di ciò che si è vissuto e a calarlo nella vita ordinaria.
 
 
 
4. Suggerimenti educativi 
Proviamo ad indicare, per ciascuna delle strategie in cui si articola il Percorso pastorale, qualche suggerimento capace di suscitare il “fascino” che metta in moto il processo di “personalizzazione” della fede.  Suggerimenti che:
Ø      per il prima sono caratterizzati più dall’adesione ad alcune iniziative coinvolgenti che portino a fare un primo salto in avanti nel rispondere in prima persona;
Ø      per il durante sono più legate alla scelta personale di partecipare ad alcuni mirati all’interno delle proposte degli youth festival;
Ø      per il dopo sono indirizzate alla riappropriazione personale, razionale ed interiore delle esperienze vissute.
 
Protagonisti nella Chiesa 
Si tratta di pensare in parrocchia un coinvolgimento dei partecipanti che li porti a sentirsi coinvolti personalmente sia nell’esprimere il dono dell’essere giovani all’interno della comunità, sia nella preparazione e nella diffusione della proposta della Gmg.
 
Prima: nei confronti dei “regolari” l’attenzione potrebbe essere nella logica di un invito mirato a far parte di una ”task force” parrocchiale che inventa un sacco di cose: “vieni anche tu a darci una mano”, “abbiamo bisogno di te per…”:
Ø     animazione della Giornata delle Palme in parrocchia;
Ø     animazione particolare dei “giovani della Gmg” all’interno della Via Crucis nel segno della croce della Gmg;
Ø     una sorta di Peregrinatio Crucis dentro i luoghi di vita dei giovani;
Ø     raccolte di fondi, vendita di prodotti, proposte di servizi, organizzare momenti di festa per raccogliere fondi di solidarietà in favore di giovani del sud del mondo;
Ø     promuovere la Gmg nei luoghi informali (pub, discoteche) ed istituzionali (scuola,..), sia con volantinaggi che con momenti di incontro.
 
Durante: la logica della personalizzazione presuppone l’invito a scegliere personalmente, e non in base alle esigenze del gruppo, quelle proposte particolari più vicine al proprio interesse:
Ø      in particolare possono risultare più significative proposte curate da aggregazioni o movimenti che comunichino un’immagine di appartenenza convinta e gioiosa alla chiesa;
Ø      momenti dentro i quali ci sia spazio per l’ascolto di testimonianze di impegno ecclesiale e civile, nella citata logica del “se questi e quelli, perché non io?”.
 
Dopo: dentro la logica del continuare l’esperienza vissuta del sentirsi parte della Chiesa:
Ø      proporre in maniera personalizzata un coinvolgimento attivo ed impegnato dentro qualche attività della parrocchia, in base alle attitudini personali;
Ø      accompagnare a maturare la consapevolezza dell’importanza di trasmettere lo spirito dell’esperienza vissuta nelle frequentazioni ordinarie, negli ambienti di vita, nei propri impegni e responsabilità.
 
Adoratori in spirito e verità 
L’attenzione principale potrebbe essere quella di focalizzare lo sguardo sulla ricerca di felicità, di verità, di bellezza insita nel cuore di ogni giovane; una ricerca posta nel cuore dal Dio “che cerca tali adoratori”. La logica di questa strategia potrebbe essere ancora quella agostiniana:
-         Tu stavi dentro di me e io ero fuori e là ti cercavo.
-         Eri con me ed io non ero con te.
-         Mi hai chiamato, hai gridato, hai infranto la mia sordità.
-         Ti ho gustato ed ora ho fame e sete di te.
-         Mi hai toccato ed ora ardo dal desiderio di conseguire la tua pace.
 
Prima: far sperimentare la dimensione spirituale della vita la bellezza e l’importanza della preghiera, coinvolgendo i “regolari” soprattutto in qualche proposta che appaia intensa, forte, particolare (che susciti la curiosità):
Ø      momenti e veglie di preghiera;
Ø      momenti di adorazione eucaristica notturna;
Ø      week-end in  monastero e incontro con monaci sui temi della vita spirituale.
 
Durante: sottolineare anche la dimensione interiore, intima, silenziosa e “affettivamente calda” della Gmg:
Ø      privilegiare la proposta degli incontri di preghiera, soprattutto quelli che lasciano più spazio alla meditazione personale;
Ø      insistere sul cercare momenti di riflessione vissuti da soli più che in gruppo;
Ø      proporre con convinzione l’invito a una “confessione speciale”, come revisione di vita e incontro con la grazia di Cristo, che possa segnare l’inizio di una “vita nuova”.
 
Dopo: una sorta di “invito alla vita spirituale”, fondato su alcune proposte concrete:
Ø      cercarsi un sacerdote di riferimento con cui iniziare un cammino di accompagnamento spirituale;
Ø      una sorta di scuola di preghiera e/o di scuola della Parola;
Ø      un metodo di preghiera quotidiano;
Ø      a livello parrocchiale un momento settimanale di lectio sui testi della domenica successiva o comunque di preghiera;
Ø      gli esercizi spirituali annuali;
Ø      i “sabati dello spirito”: una volta al mese un “mini ritiro” il sabato mattina in qualche posto vicino casa, ma tale da permettere uno stacco.
 
Costruttori di futuro 
Obiettivo é far sì che l’esperienza della Gmg possa suscitare il desiderio di impegnarsi a costruire “l’umanità nuova”, gioiosa, riconciliata e in pace, sperimentata durante la Gmg, sia nel senso dell’impegno che nell’orientamento vocazionale della vita.
 
Prima: coinvolgere in iniziative che abbiano il sapore di un approccio veramente “alternativo”:
Ø      “una Gmg senza frontiere”: conoscere, coinvolgere e invitare alla Gmg i giovani extracomunitari che abitano nella propria parrocchia (almeno i cattolici), magari attivandosi per dare loro un sostegno economico;
Ø      “una Gmg senza barriere”: attivarsi affinché possano partecipare alla Gmg anche i giovani disabili della parrocchia;
Ø      inserire nel percorso di preparazione testimonianze vocazionali, soprattutto nell’ambito dell’impegno laicale.
 
Durante: far toccare con mano la bellezza del sentirsi parte di una Chiesa grande quanto il un mondo:
Ø      valorizzare il gemellaggio con le diocesi tedesche, sia nel senso della bellezza dell’essere accolti e del riscoprirsi nelle comuni radici cristiane dentro l’Europa;
Ø      durante i gemellaggi favorire momenti di incontri ecumenici, ma anche con giovani italiani che vivono da immigrati in Germania;
Ø      nei giorni della Gmg, incoraggiare a cercare momenti di dialogo e confronto con giovani di altri paesi; proporre la partecipazione a incontri e dibattiti sui temi sociali, di attualità, della pace e del dialogo tra le culture;
Ø      proporre la visita a luoghi della fede significativi della città, sia per riscoprire le comuni radici cristiane, che per sperimentare la bellezza delle diverse espressioni artistiche.
 
Dopo: accompagnare un ritorno alla vita ordinaria che stimoli l’impegno personale e professionale, ma anche all’interno del paese, del quartiere e della società civile:Ø      se è funzionata la “Gmg senza frontiere e senza barriere”, dare continuità a questi rapporti e proporre iniziative di sensibilizzazione per la parrocchia e il paese;
Ø      itinerari di discernimento vocazionali in ordine al futuro personale da costruire;
Ø      percorsi di accompagnamento dei giovani, per vivere gli impegni di studio e di lavoro in senso cristiano;
Ø      suscitare proposte di attenzione ai bisogni del territorio.
[1] Cf. Raffaella Ferrero Camoletto, I giovani delle Gmg: un arcipelago di “stili religiosi”?, in: Franco Garelli – Raffaella Ferrero Camoletto (edd.), Una spiritualità in movimento. Le Giornate Mondiali della Gioventù, da Roma a Toronto, Edizioni Messaggero, Padova 2003, pp. 223-252 (in particolare pp. 246-250).
Centro di PG della Diocesi di Verona (a cura di)
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