Basterà il 5 in condotta? Scuola, un'esperienza da comprendere

Il Ministero della Pubblica Istruzione ha reso noto i risultati del primo quadrimestre, tre studenti su quattro hanno almeno una insufficienza, gravi le carenze in lingue straniere e matematica, 34.311 gli studenti che hanno 5 in condotta.

Basterà il 5 in condotta? Scuola, un'esperienza da comprendere

da Attualità

del 13 marzo 2009

 Il Ministero della Pubblica Istruzione ha reso noto i risultati del primo quadrimestre, tre studenti su quattro hanno almeno una insufficienza, gravi le carenze in lingue straniere e matematica, 34.311 gli studenti che hanno 5 in condotta. I commentatori sembrano tutti concordi nel dire che si tratta di un ritorno alla severità, sono stati sdoganati i cattivi voti e forse si crede che in questo modo si tornerà ad amare Dante e la matematica, a studiare inglese e latino. E gli adulti? Questi voti giudicano prima di tutto loro.

Abbiamo chiesto ad un insegnate impegnato in ambito educativo, di commentare questi dati.

 

Che cos'è la scuola?

 

La scuola è una comunicazione appassionata di sé attraverso una scoperta e la capacità di coinvolgere il giovane in questa esperienza della scoperta.

Per me l'insegnante è un profeta, uno che comunica un fatto interessante capitato a sé e lo condivide con agli altri: la scoperta della realtà nelle sue molteplici forme e aspetti e la sua ragionevolezza, ovvero che la mia ragione è adeguata ad afferrare qualcosa di essa: ' adaequatio rei et intellectus ' dice S. Tommaso.

 

Come sta la scuola?

 

Una scuola che si salvaguarda con i 5 in condotta ha sicuramente perso di vista la scaturigine del suo essere e del fare scuola. Una scuola che si salvaguarda con i 5 in condotta registra oramai una situazione patologica e incancrenita.

 

Una scuola che non si percepisce come “rapporto con ...” non è più scuola.

Ma la scuola oggi non è così: è un coacervo di frustrazioni e problemi strutturali mai risolti quali il reclutamento degli insegnanti per cui oggi trovi l'insegnante preparato e motivato accanto ad uno completamento ignorante e sicuramente non adeguato ad un lavoro con i ragazzi dentro un sistema dove l'autonomia didattica e amministrativa non esiste e che impedisce o comunque rende molto più complicato il fare scuola a quei molti docenti che la motivazione ce l'hanno ancora nonostante tutto.

 

In questa deficienza, in questa mancanza, si capisce perché la risposta è solo formale: nelle scuole tecniche e professionali statali con circa 700 studenti sono stati spesi nel 2008 intorno ai 120-140 mila euro per i corsi di recupero (per istituto) e questo maggiore impegno ha comunque comportato un 35-40% di bocciati nei bienni di questi tipi di scuole. Ovviamente le scuole fornirebbero dati molto più incoraggianti indicando percentuali di insuccesso molto più basse. Per questo si ricorre a un vero e proprio bluff: per abbassare la percentuale di bocciati si fa la somma degli studenti bocciati dalla prima alla quarta superiore e si divide per il totale dei ragazzi frequentanti queste classi. Ma come è noto gli studenti bocciati della terza e quarta superiore sono molto pochi (considerato che si tratta di ragazzi già selezionati) e così la media complessiva si è abbassata ... e così sembra che i corsi di recupero abbiano funzionato.

 

La tragedia dei bienni delle scuole tecniche e professionali racconta tutta un'altra situazione: la percentuale nazionale rimane intorno al 40% dei bocciati. La scuola di oggi è una scuola che produce insuccessi. Incredibile.

Ma la vera natura dell'insuccesso è nell'origine dell'azione scolastica: non si è più preoccupati del ragazzo ma di ' coprirsi le spalle ' da eventuali ricorsi al Tar: è questo il vero motivo che muove questa complessa e costosa macchina dei corsi di recupero: ' la scuola si è attivata per quel che ha potuto e quindi tu utente non hai appigli per contestare il risultato finale '.

 

E' quanto raccontato in 'Cani perduti senza collare' - per un ragazzo che ruba una bicicletta la società è preoccupata della bicicletta rubata o del ragazzo? -

Tutti sanno che le cose stanno in questo modo, ma nessuno è disposto a riconoscerlo. Al rapporto col ragazzo, al tentativo di riprendere un percorso scolastico con lui, al tentativo di motivarlo si sostituisce una risposta burocratica e per certe volte spesso ridicola: è possibile recuperare 5-6 mesi di lavoro scolastico con 6 ore di recupero?

 

Non si possono offrire più ore di recupero perché per equità le ore che si possono pagare devono essere distribuite su tutte le materie, così siamo tutti uguali e tutti arrotondiamo un po’ lo stipendio.

 

L'esperienza di Portofranco parte da un altro presupposto: dalla libertà del ragazzo che vuole tentare un percorso per uscire dalla propria situazione scolastica. Ma questo non sarebbe sufficiente se il ragazzo rimanesse solo col suo bisogno. Portofranco offre un percorso personalizzato e continuo nel tempo. E' questa la risposta che il ragazzo chiede: di non essere lasciato solo nel suo bisogno dello studio, ma di essere seguito ogni qualvolta si rendesse necessario un intervento. A volte capita che l'intervento è di pochi minuti perché sblocca una situazione problematica, altre volte è necessario programmare un intervento più preciso e dilatato nel tempo: insomma l'attenzione al ragazzo passa attraverso un intervento adeguato al suo bisogno. I risultati fanno oramai parte di una statistica consolidata e confortante: il centro di Desio segue 150 ragazzi all'anno e l'indice di successo scolastico è intorno al 95% e tutto ciò a costo zero per le famiglie e per la collettività tutta. Anzi la collettività ci guadagna perché può disporre di centri di eccellenza che sono il vero argine alla dispersione scolastico e al disagio non normato espresso dai nostri giovani. Per completezza occorre dire che il Ministero della Pubblica Istruzione ha riconosciuto il valore dell'esperienza dei centri di Portofranco in Italia finanziando un progetto di circa 300 mila euro, finanziamento che è stato poi distribuito tra i diversi centri in Italia e che ha coperto le sole spese vive sostenute da queste associazioni quali affitto e spese di gestione. Ma si tratta di un contributo occasionale e non continuo a fronte di un intervento massiccio sulle scuole statali di 250 milioni di euro nel solo 2008, soldi spesi veramente male.

 

Agostino Fiorello

http://www.culturacattolica.it

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