Abbiamo ancora vivo il ricordo, le parole, la premura per tutti i giovani di don Claudio, il nostro Ispettore, che il 2 luglio improvvisamente moriva per un infarto. Vogliamo ricordarlo con la predica che don Gianni, suo fratello, ha fatto per l'Eucaristia di trigesimo ad agosto e uno scritto personale di don Claudio.
del 26 settembre 2006
 
Non ti fermare: “Bici in mano”!
       
Claudio, sto ancora aspettando il tuo  consueto “Bici in mano!”.
Almeno così ci eravamo abituati nelle nostre mitiche imprese ciclistiche in giro per l’Europa.
Tu in testa a far da battistrada e io a chiudere come fanalino di coda la lunga fila di 30-40 ciclisti in rigorosa fila indiana. Noi ultimi, non finivamo neanche di arrivare alla tanto agognata piccola sosta-ristoro, che già risuonava il tuo mitico “Bici in mano!” e via di nuovo in sella.
Sempre deciso, quasi testardo, sicuro della strada da fare, con quei pochi appunti stesi nel pregiro, non ricordo che ci abbia fatto deviare una volta per sbaglio.
La vita salesiana ci ha fatto fare tanta strada assieme, più che non la nostra famiglia stessa, visto che io entravo in Collegio quando tu avevi soli tre anni e da allora il nostro rientro in famiglia è stato, sia per me come per te, sempre molto breve.
In compenso quante imprese ciclistiche e poi campi mobili, campi fieno, campi scuola fatti assieme!
L’obbedienza mi ha portato spesso a passarti il testimone: da delegato ispettoriale di Pastorale Giovanile ad animatore vocazionale della Comunità Proposta e più tardi ancora, dopo il sessennio di don Roberto, come Ispettore della “San Marco”.
Ci ha legato sempre una profonda intesa, fatta di poche parole e di una sostanziale condivisione di progetti educativi e pastorali.
Come sulla bicicletta, così nella vita avevi chiare le tue mete e non hai mai mollato.
 
- Hai creduto in Don Bosco e nel suo “Da mihi animas, cetera tolle!”.
Un programma da realizzare assieme come Famiglia salesiana, convinto che nessun membro di questa grande famiglia avrebbe potuto realizzare la missione salesiana da solo.
Hai dedicato tempo e passione ai Salesiani, alle Figlie di Maria Ausiliatrice, ai Cooperatori, agli Exallievi, all’Associazione Mamma Margherita e in questi anni ci hai davvero visti crescere nella comunione.
- Hai creduto nei giovani, nei loro bisogni, nella loro potenzialità. Per questo hai sempre esigito tanto da loro, a costo anche che qualcuno ti voltasse le spalle.
E’ la radicalità della proposta di Cristo: “Se vuoi essere perfetto...”perché entusiasta della tua vocazione (e lo diceva il tuo sorriso sulle labbra), hai ritenuto opportuno fare la proposta a tanti giovani, a tante ragazze… e poi li hai accompagnati con la tua preghiera, con i tuoi consigli, con la tua sofferenza, sì, perché essere padri significa accettare anche di essere contestati a volte dai propri figli diventati adulti.
- Hai creduto nella famiglia, nel loro indispensabile apporto educativo.
Non me lo hai mai detto, ma lo leggevo negli occhi il tuo orgoglio, la tua soddisfazione nel vedere come di anno in anno si allargava il numero delle Famiglie don Bosco, fino al numeroso ultimo Forum delle Famiglie.
Ma basta abbandonarci ai ricordi: non è nel tuo stile, Claudio!
Come mai questa volta tardi così tanto a stimolarci con il tuo solito: “Bici in mano!”?
Non ti fermare, Claudio!
Abbiamo bisogno che tu ci guidi ancora; ne ho bisogno io in questo momento in cui la strada si è fatta in salita.
 
Tuo fratello don Gianni.
 
* * * * *
 
Riportiamo un'omelia, in forma di appunti, che don Claudio Filippin ha fatto per una Professione Religiosa. I pensieri, le parole rivolte ai giovani salesiani che si consacravano sono quasi un Testamento Spirituale della sua vita.
 
Cari giovani, i propositi di santità e il progetto personale di vita partono da un passo ben preciso: la professione.
Tra poco direte: “In risposta alla Amore di Dio MI OFFRO TOTALMENTE A TE impagnandomi a donare tutte le mie forze”. Con la professione religiosa vogliamo dire a Dio di appartenere solo a Lui. “Guardate a questi nuovi padroni della vita, sono schiavi coloro che dicono di non appartenere a nessuno”.
 
Da oggi in poi, ogni proposito ci deve portare a verificare la profondità del nostro SI, la totalità del dono della nostra vita. La nostra vita l'abbiamo data tutta a Dio e ai giovani, non ci appartiene più. Una tentazione subdola è il pericolo di riprenderci in modo velato quello che abbiamo dato.
 
La fedeltà alla consacrazione è far trasparire quello che siamo: siamo SEGNI. Siamo seguaci di Cristo e perciò segni e portatori DELL'AMORE DI DIO.
·        Chi non ama non ha conosciuto Dio
·        Se Dio ci ha amato anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri.
·        Noi abbiamo conosciuto e creduto che tu sei il Cristo     
·        Vi do un comendamento nuovo: amatevi gli uni gli altri
·        Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici
 
Ricordatevi, siete proprietà di Dio, appartenete solo a Lui. Diceva una grande santo: “Non mi appartengo più, sono completamente abbandonato a Gesù. Lui è libero di fare di me tutto quello che vuole”. Sentite la libertà interiore del dono.
 
Infine un pericolo forte è quello poi di vivere per noi stessi.
 
Una volta un giovane monaco chiese al suo maestro: “Abbà, come posso diventare veramente monaco?” Il Maestro gli rispose:
“Se qualcuno ti insulta benedicilo,
se qualcuno ti ferisce o ti fa del male amalo con predilezione,
se qualcuno ti accusa ingiustamente abbraccia il silenzio e non difenderti.
Quando siedi a mensa prendi il cibo meno buono, il frutto pi√π guasto, il pane pi√π secco.
Lascia al tuo fratello la tunica migliore e tieni per te quella logora”.
Il giovane monaco riprese: “Ma facendo così sarei non un monaco ma un folle!”.
Il maestro concluse: “Figlio, questo è il monaco: un uomo folle per amore di Colui che lo ha amato fino alla follia della croce!”.
 
La nostra preghiera ogni giorno:
Mi hai abbagliato, mi hai folgorato e ora anelo a Te.
Ti ho gustato e ora ho fame e sete di Te.
Mi hai toccato e ora ardo dal desiderio di seguire la tua parola
 
Vi auguro giovani che la vostra vita sia guidata da un DESIDERIO ARDENTE di arrivare a questa comunione profonda con Lui, ad uno sguardo al paradiso.
Grazie. 
 
Don Claudio
Redazione GXG (a cura di)
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