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Boris Pasternak/ Chi è lo scrittore di “Mia sorella, la vita” e “Il dottor Zivag...

Boris Pasternak celebrato dal doodle di Google in occasione del suo 131esimo compleanno: onore ad un gigante della letteratura mondiale, autore del Dottor Zivago


Boris Pasternak/ Chi è lo scrittore di “Mia sorella, la vita” e “Il dottor Zivago”


 

di Emanuele Ambrosio, tratto da ilsussidiario.net

 

Boris Pasternak celebrato dal doodle di Google in occasione del suo 131esimo compleanno: onore ad un gigante della letteratura mondiale, autore del Dottor Zivago

 

Boris Pasternak celebrato dal doodle di Google per il 131esimo compleanno: onore ad un gigante della letteratura mondiale, autore del Dottor Zivago. Il poeta è nato a Mosca il 10 febbraio del 1890 da una famiglia di intellettuali di origine ebrea provenienti da Odessa: il padre Leonid era un pittore impressionista, mentre la madre Rozalija Kaufman una pianista. Cresciuto a stretto contatto con l’arte, Boris si ritrova in casa personaggi del calibro di Lev Tolstòj, Rainer Maria Rilke e del musicista Skrjabin, amici dei suoi genitori. Giovanissimo Boris studia composizione al conservatorio. A soli 22 anni poi decide di trasferirsi a Marburgo, centro della filosofia neokantiana, dove segue le lezioni di Hermann Cohen. Successivamente si laurea in Filosofia e comincia a lavorare dapprima come precettore privato partecipando attivamente a diversi circoli e gruppi letterari del tempo. Ben presto debutta anche come poeta in un gruppo cubofuturista, anche se le sue prime opere sono delle  raccolte di poesie: “Il gemello fra le nuvole” e “Oltre le barriere” letteralmente non considerate dalla critica del tempo.

 

Boris Pasternak, non solo “Il Dottor Zivago”

Boris Pasternak si fa notare nel 1922 con il libro “Sestra moya zhizn” (“Mia sorella, la vita”), una raccolta di poesie dedicata all’amore e alla vita. Questa raccolta non passa inosservata, anzi diventa molto popolare al punto che durante alcune letture era il pubblico a completare le frasi della sue poesie. Pasternak si dedica anche alla composizione di prose autobiografiche degne di note che lo portano, nel 1934, ad essere indicato dal rivoluzionario e intellettuale Bukarin come il più grande poeta sovietico vivente. Non solo l’amore e la vita, Pasternak si avvicina alla politica in due raccolte di poesie dal titolo “Sui treni mattutini” del 1943 e “Lo spazio terrestre” pubblicato nel 1945. In queste due opere, il poeta e scrittore russo dimostra un maggiore interesse politico, anche se celato visto che il suo atteggiamento verso la politica del suo Paese è sempre stata definito “amletico”. Il grande successo mondiale arriva con “Il Dottor Zivago” considerato ancora oggi il suo capolavoro. Il romanzo arriva in Italia nel 1957 pubblicato da Giangiacomo Feltrinelli nonostante la richiesta di censura. L’opera diventa un best seller al punto che Pasternak viene insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1958. Oggigiorno è una lettura essenziale in molte scuole superiori russe.

 

Boris Pasternak e il Premio Nobel

Il successo mondiale di Boris Pasternak arriva con il romanzo pubblicato nel 1957 con cui il poeta e scrittore russo raggiunge la grande popolarità. Non solo, il 10 dicembre del 1958 il poeta russo viene premiato con il massimo riconoscimento: Il Premio Nobel per la letteratura. Il segretario dell’Accademia svedese Anders Österling in quell’occasione spiegò così la motivazione del premio: “loro maestà reali, signore e signori, il premio Nobel per la Letteratura quest’anno è stato assegnato allo scrittore sovietico Boris Pasternak, per il suo contributo significativo sia alla poesia contemporanea che alla grande tradizione della narrativa russa. Come sapete, il premiato ha comunicato che non desidera ricevere il premio. Questo rifiuto non comporta naturalmente nessuna modifica per quanto riguarda la validità della sua assegnazione. All’Accademia rimane soltanto da annotare con rammarico che l’assegnazione del premio non potrà avere luogo”. Qualche mese dopo però lo scrittore rifiuta il Premio per via di una serie di polemiche nate in Russia. Il suo Paese, infatti, lo definisce “una pecora rognosa” e “un traditore” riconoscendo nel premio una scelta politica. Un malumore che spinge il poeta a rinunciare al premio: “per il significato che a questo premio è stato dato dalla società alla quale appartengo”. 

 

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