La donna appare fragile, in precarie condizioni di salute. Ringrazia per le preghiere e chiede aiuto e sostegno, perché possa tornare presto a riabbracciare il marito e le figlie. Nonostante le sofferenze, Asia ha perdonato le sue aguzzine e si chiede quante vittime cristiane mieterà ancora in futuro la “legge nera”.
del 21 dicembre 2011 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
          La donna appare fragile, in precarie condizioni di salute. Ringrazia per le preghiere e chiede aiuto e sostegno, perché possa tornare presto a riabbracciare il marito e le figlie. Nonostante le sofferenze, Asia ha perdonato le sue aguzzine e si chiede quante vittime cristiane mieterà ancora in futuro la “legge nera”.
          L’unica aspettativa per il futuro è di tornare con la famiglia, abbracciare le figlie; per questo chiede preghiere e lancia un appello perché altri “fratelli e sorelle” non debbano finire in prigione con false accuse di blasfemia. Sarà un altro Natale in carcere, lontana dagli affetti più cari, quello che si appresta a vivere la cristiana Asia Bibi, madre di cinque figli, rinchiusa nella sezione femminile del carcere di Sheikpura (nel Punjab), condannata a morte in base alla “legge nera” e in attesa di appello, tuttora pendente presso l’Alta corte di Lahore.
          Ieri una delegazione internazionale della Masihi Foundation, ong che si occupa della tutela legale della donna, l’ha incontrata per uno scambio di auguri alla vigilia delle festività. E per la prima volta dall’assassinio del governatore del Punjab Salman Taseer, ucciso dalla sua guardia del corpo nel gennaio scorso, Asia si è trovata davanti a sé un gruppo nutrito di persone; finora, infatti, aveva potuto parlare solo con il marito e l’avvocato durante il colloquio settimanale con i parenti.
          Nella sua cella di isolamento appare stanca, invecchiata a dispetto dei 46 anni, è fragile e molto debole, riesce a stento a reggersi in piedi. Entra nella stanza della prigione riservata agli incontri scortata da due guardie, appare confusa e il suo sguardo corre da destra a sinistra; per tutta la durata dell’incontro, di circa 2 ore e 20 minuti, alterna emozioni che vanno dal pianto, alla risata, fino a lunghi periodi di silenzio. Il suo tono di voce è debole, per i primi 10 minuti non riesce a capire se i componenti della delegazione sono “amici o nemici”. Smette di parlare quando entra nella sala una guardia carceraria e quando le chiedono come è trattata dalle autorità carcerarie distoglie lo sguardo, sembra sfuggire alla domanda e si chiude in un ostinato silenzio.
          Il corrispondente di AsiaNews ha partecipato all’incontro con Asia Bibi e ha ottenuto un’intervista. Ecco, di seguito, le risposte di una donna che – pur in una situazione di estrema difficoltà – non ha perso la speranza e il desiderio di lottare per la propria libertà e per la sua famiglia.
Asia Bibi, alla vigilia del Natale quali sono i tuoi desideri, le aspettative?
Rispondo con sincerità, non lo so proprio. Cosa pensi che potrà succedermi? Continuo a pregare e digiunare per la mia famiglia. Voglio con tutta me stessa stare con la mia famiglia. Voglio abbracciare le mie figlie. E continuo a nutrire la speranza che un giorno verrò liberata.
Che messaggio vuol lanciare ai cristiani pakistani e in tutto il mondo che pregano per te?
Vi chiedo di continuare a pregare, perché possa ritornare con la mia famiglia. E vi sono immensamente grata per queste preghiere.
Hai un giorno speciale, che interrompe la monotonia quotidiana della prigione?
          Ho perso il senso di tutte le celebrazioni, il solo giorno che conosco, detesto e – sfortunatamente – ricordo con chiarezza è il 9 giugno, il giorno più buio e doloroso della mia vita, quando sono stata arrestata. Nemmeno al mio peggior nemico potrei augurare di subire quello che io stessa ho dovuto subire, quello che sia io che la mia famiglia abbiamo passato in quel maledetto 9 giugno. Per noi è stato un incubo e da lì in poi ho perso la cognizione del tempo. In carcere si perde la cognizione del tempo, dell’ora, del giorno, del mese. Sono un’analfabeta e non godo di particolari concessioni in carcere, la sola cosa che posso fare è partecipare alle lezioni scolastiche domenicali.
Hai perdonato le persone che hanno causato il tuo arresto?
          In un primo tempo no, non sono riuscita. E come sarebbe possibile? [Quando pronuncia questa frase si fa dura, quasi aggressiva, affonda in un respiro greve] Per quanto analfabeta, resto comunque cristiana nel profondo e la mia religione mi ha insegnato il valore del perdono. [Sorride…] In un primo momento, quando mi hanno sbattuta in prigione, ero arrabbiata e meditavo vendetta, perché mi avevano strappato dalla mia famiglia. Poi ho iniziato a pregare e digiunare e, può sembrare strano, mi sono accorta di aver perdonato quelle persone che mi hanno incriminato per blasfemia. Questo è un capitolo della mia vita che vorrei tanto chiudermi alle spalle e dimenticare.
Cosa pensi della situazione dei cristiani in Pakistan?
          [Il suo volto si fa scuro, poi d’un tratto inizia a parlare con calma…] Quanti fratelli e sorelle saranno ancora accusati ingiustamente… Saranno maltrattati, vittime di abusi, imputati in processi farsa come è accaduto a me.
Asia Bibi capisce che l’incontro sta per finire e sembra terrorizzata all’idea che volti amici se ne vadano. “Quando tornerete ancora a trovarmi?” domanda ai presenti e aggiunge: “cosa farete adesso?”. La sua voce si alza di tono, sembra un grido di aiuto… “Quando verrò rilasciata…”
Jibran Khan
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