Fra le mura di un carcere nascono spesso esperienze silenziose, impreviste e imprevedibili grazie anche alle tracce di umanità lasciate in questi luoghi da persone disposte a condividere disperazione e speranza. Questo il racconto di un detenuto...
del 12 settembre 2005
'Non so spiegarvi con chiarezza ciò che provo. So solo che mi sento cambiato, è come se mi fossi svegliato da un incubo'. Fra le mura di un carcere nascono spesso esperienze silenziose, impreviste e imprevedibili grazie anche alle tracce di umanità lasciate in questi luoghi da persone disposte a condividere disperazione e speranza. Questo il racconto di un detenuto della casa penale di Modica, pubblicato recentemente sul settimanale della diocesi di Noto, 'La vita diocesana'.
 
'È vero: Dio ama i peccatori! Poche parole - scrive il detenuto - possono cambiare una vita, possono tramutare in amore la collera, in gioia l'annientamento della disperazione. La gioia cristiana non significa non soffrire, bensì avere la forza di affrontare e di subire le sofferenze proprio come Lui sulla croce... Sono riuscito a ritrovare il Signore, e posso dire che, dopo tanta sofferenza, ho avuto il sostegno su cui aggrapparmi e sto recuperando con serenità questo periodo di detenzione. So che è molto importante il calore di Dio. Tante volte questo calore arriva nel tuo cuore tramite l'amore sincero dell'uomo'. Il riferimento è a coloro che gli sono stati e gli sono accanto, perché 'in questi luoghi di detenzione si necessita dell'amore fraterno che ti scuote, ti illumina, ti converte'.
 
Se questa presenza é all'origine del cammino di conversione, altre dovranno essere all'uscita dal carcere perché la nuova strada non si interrompa: 'Il mio impegno da seguire, una volta uscito da questa storia orrenda e dagli abissi del male - dice il carcerato - è di continuare a diffondere la Parola di Dio e di dare il mio contributo alla parrocchia e alle persone bisognose'. Una scelta maturata di fronte al crollo di 'tutti quelli che prima erano pilastri illusori della mia vita' e alla scoperta del 'pilastro della mia nuova vita. Tutto ciò che a me non è possibile fare lo farà il Signore per me, io gli ho dato la mia piena disponibilità. Il Signore ogni giorno mi guida e manifesta la sua presenza, mi aiuta a superare i momenti di sconforto, ha cancellato in me le paure. Viene in mio soccorso ogni volta che è necessario. Oggi la mia vita ha la certezza di un futuro senza ombre'.
 
E in questo cammino, reso possibile grazie a nascosti operai del Vangelo dentro un carcere, il detenuto sta recuperando anche il rapporto più ferito e più importante: 'Solo ora capisco quanta sofferenza ho dato alla mia famiglia. Penso a mia moglie, a quante sofferenze lei ha patito per me e mi chiedo che peccato abbia fatto per meritarsi tutto questo. E mia figlia? Ha dovuto subire tutto questo in un'età così tenera...'. Due donne che, forse senza neppure saperlo, hanno portato con altre il calore di Dio dentro il freddo di un carcere.
 
V.D.N.
V.D.N.
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