Capitolo 1

1854 - Letture Cattoliche: ristampa de' CENNI SULLA VITA DEL GIOVANE LUIGI COMOLLO - Domanda di sussidii al Conte De la Margherita - Disturbi per un fascicolo sulle rivoluzioni - Corrispondenza con Rosmini per la Tipografia.

Capitolo 1

da Memorie Biografiche

del 27 novembre 2006

Don Bosco con vera purità d'intenzioni, con umiltà di cuore in tutte le sue imprese, senza alcuna mescolanza di proprio interesse, continuava in­faticabile per quella via che il Signore avevagli indicata.

Pel fine del dicembre 1853 e pel principio del gennaio 1854 egli ristampava nelle Letture Cattoliche i suoi Cenni sulla vita del giovane Luigi Comollo. Ne aveva cambiato la prefazione che prima era dedicata ai Chierici.

“Al Lettore. -- Siccome l'esempio delle azioni virtuose vale assai più di qualunque elegante discorso, così non sarà fuor di ragione un cenno sulla vita di un giovanetto, il quale in breve periodo di tempo praticò sì belle virtù da potersi proporre per modello ad ogni fedele cristiano, che desideri la salute dell'anima propria. Qui non ci sono cose straordinarie, ma tutto è fatto con perfezione a segno, che possiamo applicare al giovane Comollo quelle parole dello Spirito Santo: Qui timet Deum nihil negligit. Chi teme Dio nulla trascura di quanto può contribuire ad avanzarsi nelle vie del Signore.

   ” Quivi sono molti fatti e poche riflessioni, lasciando che ciascuno applichi per sè quanto trova adatto al suo stato.

   ” Tutto quello che qui si legge, fu quasi tutto tramandato a scritti contemporaneamente alla sua morte e già stampati nel 1844; e mi consola assai di poter con tutta certezza promettere la verità di quanto scrivo. Sono tutte cose pubbliche da me stesso udite e vedute o apprese da persone, della cui fede non avvi luogo a dubitare.

   ” Leggi volentieri, o lettor Cristiano, e se ti fermerai alquanto a meditare quel che leggi avrai certamente di che dilettarti e farti un tenor di vita veramente virtuosa ”.

   Di questi cenni faceva poi una terza edizione nel 1867; e nell'edizione del 1884, per confermare la verità di quanto scrisse, aggiungeva: “ I superiori che in quel tempo reggevano il Seminario di Chieri, vollero essi stessi leggere e correggere ogni più piccola cosa che non fosse abbastanza esatta.

   “Giova notare che questa edizione non è riproduzione delle precedenti, ma contiene molte notizie, che allora sembravano inopportune a pubblicarsi, ed altre che pervennero più tardi a nostra cognizione”.

A questo volumetto era aggiunto il seguente annunzio.

    ”Ci facciamo grato e premuroso dovere di comunicare ai nostri benemeriti cooperatori e lettori la venerata lettera pur ora scrittaci dall'Em.mo Cardinale Antonelli a nome di Sua Santità Pio IX.

   ” Mentre il benigno suffragio del Vicario di Gesù Cristo conforta le anime nostre a sostenere con alacrità le fatiche intraprese in difesa di nostra santa Cattolica Religione e a svelare le arti seduttrici dei nemici della fede, noi non dubitiamo che sarà pure di non lieve incoraggiamento per quelli che patrocinano l'opera nostra, e sarà in pari tempo un pegno di sicurezza per quelli cui noi ci sforziamo di porgere un antidoto contro l'errore ”.

   Ma se queste approvazioni erano di conforto allo spirito, anche il corpo esigeva la sua parte. Vuota essendo ormai di viveri la dispensa dell'Oratorio, D. Bosco si rivolgeva ai benefattori e scriveva a Sua Eccellenza il Conte Solaro De la Margherita, Ministro e Consigliere di Stato.

  

   Direzione Centrale delle Letture Cattoliche - caldamente raccomandate al Sig. Conte e Contessa De la Margherita.

Torino, 5 gennaio 1854.

 

Eccellenza,

 

  Sebbene io non sia mai ricorso all'Eccellenza Vostra per sussidio, tuttavia la parte che prende in molte opere di carità ed il bisogno grave in cui mi trovo, mi fanno sperare che leggerà quanto espongo.

  L'incarimento d'ogni sorta di cibo, il maggior numero di giovani cenciosi ed abbandonati, la diminuzione di molte oblazioni che private persone mi facevano e che ora non possono più, mi hanno posto in tal bisogno da cui non so come cavarmi: senza calcolare molte altre spese, la sola nota del panettiere di questo trimestre, monta ad oltre L. 1600 e non so ancora dove prendere un soldo: pure bisogna mangiare, e se io nego un tozzo di pane a questi poveri giovani pericolanti e pericolosi, li espongo a grave rischio e dell'anima e del corpo.

In questo caso eccezionale ho stimato bene di raccomandarmi all'Eccellenza Vostra, onde mi voglia prestare quell'aiuto che nella sua carità stimerà a proposito e di raccomandarmi a quelle benefiche persone che nella sua prudenza stimerà propense a queste opere di carità. Qui non trattasi di soccorrere un individuo in particolare, ma di porgere un tozzo di pane a giovani cui la fame pone al più gran pericolo di perdere la moralità e la religione.

  Persuaso che vorrà prendere in benigna considerazione queste mie calamitose circostanze, l'assicuro che ne conserverò la più grata memoria e, augurando a Lei e a tutta la rispettabile famiglia ogni bene del Signore, mi reputo al massimo onore il potermi dire

Di V. Eccellenza

 

Obbl.mo Servitore

Sac. Bosco GIOVANNI.

 

P. S. I) Qualora la sua carità stimasse di fare qualche oblazione in questo caso, potrebbe, se così ben giudica, farlo tenere al benemerito Sia. D. Cafasso.

  2) È pure rispettosamente invitato ad un dramma religioso che ha luogo domani ad un'ora e mezzo nell'Oratorio di San Francesco di Sales.

  Era una di quelle commedie morali, come disse Savio Ascanio, che egli aveva composte al fine di ricreare ed istruire i giovani specialmente artigiani, e che faceva rappresentare da essi stessi con molto loro vantaggio.

  Intanto i tipografi preparavano il secondo fascicolo del mese di gennaio, riproduzione di un'operetta della quale si erano già fatte quattro edizioni, per sostenere la causa della Chiesa e della Società civile. Il libro si svolgeva per domande e risposte. Aveva per titolo: Il Catechismo Cattolico sulle rivoluzioni.

Accenniamo agli argomenti vigorosi dell'autore.

   “ Il Cattolicismo è la sola scuola del rispetto, il Protestantesimo è la scuola della ribellione. È  colpa gravissima ribellarsi al Sovrano. Il rivoluzionario si spaccia per liberatore dei popoli, ma se riesce a distruggere l'ordine pubblico, diviene tiranno delle persone, delle anime, delle sostanze e persin dei pensieri de' cittadini. Odia la Chiesa ed il Sovrano perchè odia Iddio. Un oscuro fazioso, degno sol delle forche, quasi ad ogni momento promulga leggi e decreti. Darsi in balía delle passioni senza che alcuna legge od autorità nè divina nè umana possa impedirli, è il programma dei maestri della rivoluzione. Fanno guerra ai principi per non avere più alcun contrasto nella perfida guerra che hanno mossa al cielo. Essi proteggono e amano ogni setta d'infedeli pel male che ciascuna contiene. Ordinariamente son membri di società segrete fulminate dai Papi colle censure. Essi mettono quasi sempre le mani sui beni ecclesiastici, come sono quelli dei parroci e degli altri religiosi, delitto pel quale s'incorre la scomunica, che eziandio colpisce quelli che usurpassero il dominio temporale della S. Sede. Odiano il clero, lo calunniano di avverso allo Statuto ed alla patria e ciò perchè alza la sua voce autorevole contro alla corruttela dei costumi da essi promossa. Il potere secolare ha diritto e dovere di procedere contro di essi anche coll'estremo supplizio; il Sovrano Dei enim minister est in bonum, ed è responsabile di tutti i danni da essi cagionati sì nell'ordine temporale, come nell'eterno. La clemenza di un Re non deve ritornare in danno alla società e rendere più audaci, perchè impuniti, i nemici abituali del pubblico bene. Dio nella Santa Scrittura ciò ordina ripetutamente. Il suddito è obbligato in coscienza a dar notizia al Governo di quelle occulte congiure delle quali ha contezza, perchè il Sovrano è il padre del popolo ”.

  Il Vescovo d'Ivrea aveva decisa la pubblicazione di questo fascicolo nelle Letture Cattoliche. D. Bosco era stato di contrario parere, sembrandogli pericolosa tale pubblicazione, pei molti, che, allora in auge, avrebbe feriti, ma cedette alle insistenze di Monsignore e si assoggettò coraggiosamente alle prevedute conseguenze. Venne infatti chiamato presso le Autorità civili, udì rimproveri, ed ebbe altri disturbi, che per fortuna presto cessarono.

  In questo frattempo egli recavasi ad Ivrea, dove lo raggiunse una lettera da Stresa del Sig. D. Vincenzo Devit dell'Istituto della Carità, il quale a nome dell'Abate Rosmini richiedevalo di uno schema di progetto per la fondazione nell'Oratorio dell'ideata tipografia. E D. Bosco così rispondevagli:

Ivrea, 11 gennaio 1854.

 

Ill.mo e M. Rev.do Signore,

 

  In seguito alla venerata lettera di V. S. Ill.ma M. Rev.da con cui mi manifesta la buona volontà del benemerito Abate Rosmini a pro degli Oratorii maschili di questa città, comincerò esternare un mio qualunque siasi sentimento sopra cui fondare una base per una tipografia; e sebbene io conosca appieno che la base sopra cui intende camminare il prelodato sia. Abate Rosmini sia fare un'opera di carità diretta a beneficare, mercè lavoro, li miei poveri figli, tuttavia è bene che le cose siano chiare dinanzi a Dio ed anche dinanzi agli uomini. Eccole il parere mio:

  I. L'Abate Rosmini somministrerà un capitale per ultimare un corpo di fabbrica e per le spese di un primo impianto di una tipografia.

  2. Il suo danaro sarebbe assicurato: quello impiegato nella fabbrica, sulla fabbrica medesima; quello poi speso nella tipografia, sopra i medesimi oggetti di cui conserverebbe la proprietà.

3. Io metterei la mia assistenza e quella di un chierico e il fitto del locale.

  4. La tipografia sarebbe a comune vantaggio: ed in tempo da determinarsi ci sarebbe un rendiconto.

  5. Alle Opere che farà stampare l'Abate Rosmini ci sarà un ribasso del cinque per cento sopra i prezzi ristretti degli avventori.

  6. Tutti d'accordo per procacciare lavoro e fare che le cose procedano con ordine.

7. Utili e spese a carico di ambe le parti.

   Non so se questo mio progetto sia ben espresso, ma l'Abate Rosmini saprà aggiugnere e togliere ed anche variare quanto sarà del caso; ed io mi rimetto a lui pienamente.

   Intanto La ringrazio dei graziosi sentimenti manifestati a mio riguardo e mentre auguro al benemerito Sig. Abate e P. Generale, ed a Lei ogni benedizione del Signore, mi raccomando rispettosamente alle sue preghiere con dirmi

Di V. S. Ill.ma e M. Rev.da

 

Obbl.mo servitore

Sac. Bosco GIOVANNI

  

   Il progetto di D. Bosco, già spiegato a voce, consisteva nel destinare ed adattare ad uso tipografia un locale nello stesso edificio dell'Oratorio di Valdocco; ed alla sua lettera rispondeva il P. Devit in data del 21 gennaio per commissione del Rev.mo Padre Generale. Dicevagli come l'Abate Rosmini dopo maturo esame venisse alla conclusione di non potersi risolvere alcuna cosa relativa alla tipografia prima di aver veduto il locale e tenuto un abboccamento con lui stesso in Torino, per appianare le difficoltà che si prevedevano doversi incontrare per tal affare. In conseguenza il Rosmini avrebbe spedito entro alcuni mesi persona conveniente per avere questo colloquio con D. Bosco.

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