D.Bosco a Mirabello - Sua lettera al Marchese Fassati: il Conte di Camburzano va aggravandosi: dicerie sul futuro Arcivescovo di Torino: chiusura del mese di Maria nell'Oratorio e in Mirabello: i suoi preti infermi: lavori per la chiesa di Maria Ausiliatrice e Lotteria - D. Bosco a Pino Torinese per una prima messa - La guarigione predetta del ch. Cerruti gravemente infermo - Altre predizioni avverate - D. Bosco svela lo stato di un defunto -L'onomastico di D. Bosco - Altre dimostrazioni di affetto - Lettera di D. Rua a D. Provera: le croci dimostrano essere il Collegio di Lanzo opera della Provvidenza: effetti consolanti della festa di S. Luigi a Mirabello: Monsignor di Casale ha dato l'esame ai chierici: esercizio di Buona Morte a Lu - Letture Cattoliche.
del 06 dicembre 2006
 Il Servo di Dio aveva ordinato che la Domenica 4 giugno terminasse nell'Oratorio il mese consacrato a Maria, e il 31 maggio partiva per Mirabello. Quivi il 1° giugno, giovedì, si celebrò solennemente la chiusura dello stesso caro mese, con intervento di Mons. Vescovo di Casale ed un nobile corteggio di parroci e altri sacerdoti. Anche la Contessa Callori onorava colla sua presenza quella festa. Gli alunni rappresentarono la commedia latina Phasmatonices che andò a meraviglia.
D. Bosco ritornato a Torino così scriveva al marchese Fassati:
 
 
Torino, 4 giugno 186.5.
 
Ill.mo e car.mo sig. Marchese,
 
Da che V. S. colla famiglia partì per Roma non ho più potuto sapere alcuna notizia di loro; spero per altro che Dio avrà ascoltato le povere nostre preghiere e li avrà tutti conservati in grazia e benedizione.
Abbiamo un suo domestico, quello di Carignano, che viene a scuola all'Oratorio e sembra unire buone idee e buoni costumi. Non ho più veduto se non per lettere la signora Duchessa che ferma la sua dimora ordinaria a Borgo. Al presente però è presso il conte di Camburzano che mi si dice precipitare ogni giorno di male in peggio. Bisogna proprio dire, sig. Marchese, che il Signore ha i suoi fini. Credo che voglia mandare gravi tribolazioni a questa santa famiglia per prepararle il dovuto premio in Paradiso, senza nemmanco toccare il Purgatorio.
In tutti gli angoli si parla dei Vescovi futuri. Ciascuno progetta come gli sembra. Pare voce accreditata che la terna di Torino sia: 1° Mons. Ballerini - 2° Calabiana - 3° Riccardi. - Preghiamo che Dio mandi a buon termine questa ardua impresa.
Oggi si fa la festa dello Statuto. In Torino non c'è movimento, ad eccezione di fango e pioggia che rendono abbastanza incomodi i passaggi per le vie.
Noi abbiamo fatto la chiusa del mese di Maria quest'oggi stesso colla massima soddisfazione. Se vedesse l'eleganza con cui è parato il suo altare. Musica, canto e suono, preghiere, prediche, ecc. è tutto in opera. Il Can. Nasi fu celebrante e predicatore.
La chiesa di Maria Ausiliatrice è già due metri sopra il pavimento e si lavora con alacrità. Ma la Signora Marchesa domanderà: - E le finanze come stanno? - Debbo dirle che colla loro partenza ho perduto il puntello principale della medesima; però il Signore dispose che finora non ci mancasse nulla che abbia potuto far ritardare i lavori.
Giovedì fu rappresentazione latina a Mirabello, ove intervenne Mons. Calabiana con numeroso clero; ogni cosa riuscì brillante; abbiamo parlato molto di Lei; e dicendo io che fra breve le avrei scritto, tosto Mons. Vescovo, D. Rua, la Contessa Callori, Cerruti mi diedero incarico di fare a tutta la famiglia i rispettosi loro saluti.
Il Signore ha fatto una visita alle nostre case. D. Alasonatti, il Direttore e l'Economo di Lanzo, il Direttore spirituale delle nostre scuole caddero tutti quattro contemporaneamente ammalati e finora non appare speranza di guarigione. Sicut Domino placuit, ita factum est.
La nostra lotteria è assai bene avviata. S. A. R. il Principe Amedeo, il Principe Eugenio, la Duchessa di Genova, il Principe Tommaso e la Principessa Margherita, si misero essi stessi per promotori principali. Abbiamo già l'approvazione di una ragguardevole quantità di biglietti. Appena terminata quella dei Sordomuti (7 corr..) daremo subito mano allo spaccio dei medesimi.
Noi tutti qui della casa la salutiamo rispettosamente ed auguriamo ogni bene dal Cielo sopra di Lei e sopra la pia Signora Marchesa, Azelia e sopra la rispettabile famiglia dei sig. Conte Eugenio de Maistre. A tutti sia da Dio concessa sanità e grazia per vivere felici e salvarci in eterno.
Dio la benedica, sig. Marchese, e mi creda quale con pienezza di stima mi professo,
Di V. S. Ill.ma e car.ma,
Obbl.mo Servitore
Sac. Bosco GIOVANNI.
 
P. S. - La prego di voler mettere la lettera ivi chiusa in qualche buca postale.
 
Il 10 giugno, sabato precedente la festa della SS. Trinità, da Mons. Balma, Arcivescovo Titolare di Tolemaide, era conferito il presbiterato a D. Giuseppe Lazzero. D. Bosco accompagnò il neo sacerdote al suo paese nativo, Pino Torinese, assistette alla sua prima messa e fece la predica d'occasione. Il parroco D. Giacomo Aubert che ospitò l'amico Don Bosco, il clero, la famiglia, la popolazione, festeggiarono quel fausto avvenimento come meglio poterono. Lo stesso accadde nell'Oratorio perchè D. Lazzero era amato da tutti.
Intanto il Collegio di Mirabello era stato consolato da una predizione fatta da D. Bosco nella sua ultima visita. È pregio dell'opera esporre per intero la cosa.
Nell'anno scolastico 1864-1865 i corsi di V e IV ginnasiale del Piccolo Seminario erano stati affidati al chierico prof. Francesco Cerruti. Ma questi era infermiccio e le soverchie fatiche già sopportate gli avevano esauste le forze, e Don Rua mandò a scongiurare D. Bosco perchè lo dispensasse da quella scuola così pesante. D. Bosco invece rispondeva:
- Cerruti continui a far scuola!
Il buon chierico obbedì, ma sul finire dell'aprile 1865 cadde gravemente ammalato.
Or egli stesso attesta quanto segue: “ Mi aveva sorpreso grande stanchezza e prostrazione di forze; quindi sputi sanguigni ed alquanto frequenti; poi tosse persistente catarrosa, febbre pressochè continua, respirazione affannosa. Il medico Pasini la credette una bronchite trascurata e seria.
” In quel tempo D. Bosco capitò a Mirabello; m'interroga sulla malattia che mi opprimeva, e mi suggerisce alcune pillole che in verità mi fecero molto male. Poi nell'atto di partire mi disse:
” - Non è ancora: la tua ora; sta' tranquillo; hai ancora da lavorare prima di guadagnarti il Paradiso.
” Il male crebbe però a tal segno che il medico giudicò disperata la guarigione. Ricordò sempre che, me presente, disse:
” - Non vi sono più rimedii che si possano applicare; il male è troppo grave, e le forze sono troppo estenuate; perciò riposo assoluto, silenzio rigoroso: non resta altro che lasciar operare la natura. - D. Rua, direttore, che nella sua carità mi prodigava le cure più attente, faceva pregare mattina e sera i giovani, come si suole per gli ammalati gravi. Senonchè il male non accennava punto ad andarsene e D. Rua essendosi recato a Torino ne parlò a D. Bosco e ritornato mi disse: - Sai che cosa? che non è ancora la tua ora e che devi pensare a guarire. Anzi, chi è, mi domandò D. Bosco, quel medico che cura Cerruti? - È il medico Pasini, gli risposi. - Allora quel medico non se ne intende!
” In quel giorno in cui D. Rua mi comunicò questa risposta di D. Bosco, mi ricordo che fui sorpreso da tale accesso di tosse che, non potendo più reggere, mi gettai sul letto, ed anche colà mi credeva di spirare da un momento all'altro. Tuttavia il domani ripigliai la mia scuola di quinta ginnasiale; e alla sera stava meglio:, nel giorno seguente mi sentii quasi del tutto guarito e continuai ad insegnare sino alla fine dell'anno. Fidato nelle parole di D. Bosco tutte le settimane facevo viaggio a Torino per assistere a qualche lezione nella Regia Università senza patirne. Anzi nel luglio di quel medesimo anno potei inoltre prepararmi a far l'esame di storia moderna nella stessa Università, alla quale era iscritto come studente della facoltà di Lettere e di Filosofia.
” Ricordo inoltre che il medico non sapeva darsi ragione di questa guarigione, a tal segno che ancora alcuni mesi dopo mi domandava con certa meraviglia, come mai e se davvero fossi guarito. - Già, soggiungeva egli: la natura ha tanti segreti e noi non li conosciamo! - Da lui non si potè ottenere di più, perchè quantunque persona onesta, era tuttavia poco inclinato alle pratiche religiose. A questo si era sgraziatamente formato, in modo particolare, colla lettura di una così detta Rivista scientifica, che riceveva mensilmente da Parigi e di cui diede pure a leggere a me alcuni numeri trattanti dell'origine scimmiatica dell'uomo, che, per grazia di Dio, letti li restituii subito, aggiungendo che non me ne mandasse più.
” Umanamente parlando io credo che non potessi sopravvivere senza un miracolo, avuto riguardo allo sfinimento di forze già predisposto molto tempo prima per soverchia stanchezza ed alla veemenza del male durata per oltre ad un mese ”.
Anche D. Rua con lettera dell'II luglio scriveva a Don Provera, Prefetto a Lanzo: “ Tu desideri aver nuove del nostro amato Cerruti, e con mio piacere posso soddisfarti con dartele buone. Egli dopo un mese di malattia si è ristabilito forse meglio che non sia mai stato in tutto quest'anno; anzi ha già ripreso nuovamente la scuola e tutte le altre sue occupazioni. Si degni il Signore conservarlo in salute; e questo dico proprio di cuore, giacchè egli continua sempre ad essere il buon Cerruti ”.
Di altre predizioni avverate noi faremo qui cenno. D. Berto Gioachino, scriveva molti anni prima che D. Bosco morisse: “ Nel 1865 trovandomi un sabato a sera a confessarmi da lui nel coro della chiesa, verso il termine dell'anno scolastico, avendo fatto la Vª ginnasiale, stava esponendogli qualche difficoltà che incontrava nell'abbracciare la carriera ecclesiastica e quindi di fermarmi nell'Oratorio; ed egli prevedendo le difficoltà e indovinando il mio pensiero, mi disse:
” - Guarda, non inquietarti dei tuoi parenti, imperocchè tanto tuo padre, come tua madre, si salveranno.
” - Ed io: Questo va bene; ma io sento che non ho sufficiente capacità per riuscire nello stato ecclesiastico.
” - Non temere, facendo ciò che puoi, andrai avanti.
” - Ebbene, io continuai, son molto contento di fermarmi qui e se abbraccio questo stato, l'abbraccio unicamente per rimanere presso di Lei, sotto la sua patema direzione, perchè conosce bene il mio naturale. Io non ho più alcuna difficoltà: solo desidererei, a fine di perseverare ed unicamente pel vantaggio dell'anima mia, di potere sempre confessarmi da lei, perchè in lei ho posta tutta la mia illimitata confidenza.
” D. Bosco mi rispose:
”-E siccome confidenza chiama confidenza, così io ti dirò che qualora tu dovessi essere separato da me, lo sarai per poco tempo ”.
Infatti egli fu sempre segretario particolare di D. Bosco, avendo la propria camera presso la sua, e solo negli ultimi due anni della vita del Servo di Dio fu sostituito in quell'ufficio di confidenza da un altro confratello. Egli però, fatto archivista, aveva sempre libero accesso nella stanza di Don Bosco, quantunque altra camera gli venisse assegnata, poichè la forza delle cose portava che D. Michele Rua dimorasse vicino al Rettor Maggiore.
Il giovane Luigi Tamone, allievo calzolaio, udì pure la predizione del suo avvenire. Nel 1865 essendo andato a congedarsi da Don Bosco per ritornare a casa sua in Giaveno, dicevagli di volersi arruolare nella milizia come musicante. Era un valente suonatore di tromba.
- E che! gli rispose D. Bosco: tu vuoi essere suonatore? Sappi che a quarant'anni tu avrai finito di suonare e di lavorare: lascia questo disegno.
Tamone tornò a casa, continuò il suo mestiere di calzolaio, fece una modesta fortuna e precisamente a quarant'anni fu preso da tali disturbi di stomaco che gli impedirono l'esercizio del suo mestiere e molto più il suonare. Egli perciò dovette acconciarsi al servizio di messo comunale e nel 1897 ci riferiva la suddetta predizione, asserendo che la debolezza di stomaco non lo aveva più lasciato.
Oltre il dono delle predizioni agli alunni, pareva che D. Bosco avesse conoscenza anche di cose ultramondane.
Il giovane Giuseppe Perazzo in questo stesso anno raccontava a D. Berto il fatto seguente:
“ Essendo morto mio padre, io era afflitto e desideravo sapere il suo stato nell'altro mondo. Mi raccomandai perciò a D. Bosco perchè volesse pregare anche per lui; ed egli una volta in confessione mi disse queste precise parole: - Ho veduto tuo padre, era vestito così e così; e me ne fece tanto bene una così minuta e scultoria descrizione che io subito lo riconobbi e soggiunsi: - La sua fisionomia era propriamente questa; era solito ad andar vestito proprio in questo modo. - Ebbene proseguì D. Bosco, tuo padre si trova ancora in purgatorio: prega e fra breve andrà in Paradiso. - Cosa singolare! D. Bosco non lo aveva mai nè visto nè conosciuto. ”
Nel giugno intanto, avvicinandosi la festa dell'onomastico di D. Bosco, da ogni parte giungevano lettere degli antichi alunni che gli auguravano ogni felicità e gli esprimevano i sensi della loro riconoscenza. Esse sono veramente degne di essere conservate ed anche di essere lette, tanta stima affettuosa manifestano pel Servo di Dio. Noi ci contenteremo di dame un unico saggio.
 
 
 
Dal Monastero, 20 giugno 1865.
 
Mio diletto Padre,
 
Dopo un lungo e imperdonabile silenzio, ecco che finalmente le scrivo, non volendo lasciar passare una così felice occasione quale è la festa del suo onomastico. E unitamente a me i Padri tutti di questa santa casa la felicitano e si raccomandano alle sue pie preghiere. Che io sia pazzo Ella lo sa; ma sa ancora che io l'amo teneramente: ciò che mi fa sperare voglia credere ch'io pensai sempre a Lei come a tenero padre, sebbene non le abbia scritto. Ben volentieri vorrei anch'io venerdì sera assidermi, come or fa tre anni, vicino al trono di D. Bosco ed abbracciarlo e dirgli tante, tante cose… ma se ciò mi è vietato, nulla mi vieta di pregare per lui, di essere vicino a lui, al mio diletto Padre, al mio impareggiabile signor D. Bosco, che io amo in Gesù e Maria primo dopo Dio. E dico primo dopo Dio, imperocchè se i miei genitori mi diedero la vita fisica, Egli mi diede la vita dell'anima; ciò che è ben più stimabile dono. E il dono maggiore che egli mi fece si è l'avermi inviato in questo Monastero .....
Sa che qualche volta le ho parlato e mi sono raccomandato alle sue preghiere nella certezza morale che Ella mi udiva anche di costì? Certamente, io non ne dubito, Ella mi ha udito ed ha pregato per me...
Se si degna rispondermi, cosa che non è a dire s'io bramo ardentemente, mi dia uno di que' suoi consigli, una di quelle sue ammonizioni... E preghi, preghi per me. Preghi Maria SS. che io non ceda giammai alle istigazioni maligne del demonio, che io l'ami sempre questa mia diletta protettrice e sempre abbia a ricorrere a lei, come sola àncora che mi resta, come sola bussola che mi guidi a Gesù.
Mi riverisca D. Alasonatti, il mio caro Cavaliere, D. Francesia, il malinconico D. Cagliero, D. Boggero, di cui non mi è possibile passar giorno senza memoria e tutti gli altri Don e non Don che io stimo ed amo come fratelli. Mi raccomandi alle preghiere della Casa. Dica a J... e a R... che io li supplico di ottenermi la perseveranza e che io conto molto sulle loro preghiere. A Lei, poi, padre mio, che cosa ho a dire? Quali felicità augurarle? Mi unisco a tutto ciò che si dirà di bene e di gradito in questa festa dell'Oratorio, e specialmente a quello che il tenero affetto di D. Francesia saprà dettare, promettendole le mie povere preghiere e la comunione di sabato.
Pregandola della sua benedizione, e come io fossi in ginocchio dinanzi a Lei, baciandole con effusione la sacra mano, mi segno ... ..
MARIA GEROLAMO SUTTIL.
 
 
 
Alla sera della vigilia di S. Giovanni, essendo gli edifizii splendidamente illuminati, un vasto spazio circolare del cortile, cinto da alte antenne con bandiere, era circondato da banchi sui quali sedevano gli alunni. Un trono era preparato per D. Bosco e in faccia a questo un gran palco a gradini per la banda e per i cantori che dovevano eseguire l'inno, ai lati del trono i seggi per un gran numero di benefattori, e in mezzo a quell'anfiteatro un tavolo sul quale facevano bella figura i doni e i mazzi di fiori. E i poeti ed i prosatori traevano innanzi per leggere i loro componimenti alternati dalle sinfonie e dagli applausi a D. Bosco, che sovente applaudiva insieme con loro, cangiando la dimostrazione in una manifestazione di gioia comune. Terminò con un discorsetto il Servo di Dio, che anche quest'anno appariva sereno, malgrado le malattie de' suoi quattro collaboratori. Ma la sua rassegnazione non potè impedirgli di manifestare ai giovani la sua pena e raccomandar loro perchè l'aiutassero a portare quella croce. Molti piansero, quando alludeva alla vicina morte di Don Alasonatti.
Le dimostrazioni di amore a D. Bosco non si limitavano al giorno del suo onomastico; ma quantunque meno solenni si ripetevano sovente nelle feste scolastiche e religiose, nei cortili quand'egli compariva, nelle scuole, nella sala di studio, nei laboratori e perfino nelle vie della città. Due volte noi stessi abbiamo visto una camerata di ottanta alunni che tornava dal passeggio, la quale, incontrato D. Bosco in una piazza molto frequentata, rotte le file, tutta gli corse incontro e gli si affollò d'intorno per baciargli la mano.
La fine del mese di giugno, colla gioia della festa di San Luigi, aveva recato anche un vivo dolore ai confratelli della Pia Società. Il Direttore D. Domenico Ruffino era stato con molti riguardi trasportato da Lanzo nell'Oratorio ed aveva destato in tutti immensa pietà, solo il vederlo trar fuori dalla vettura in condizioni così disperate.
Il Prefetto D. Provera ne aveva dato notizia a Mirabello, soggiungendo quanto D. Bosco aveva manifestato riguardo al Collegio di Lanzo.
D. Rua gli rispondeva:
“ Non ci riuscirono gradite le notizie delle prove, a cui mi scrivesti essere andato soggetto cotesto collegio. Prendiamo parte vivamente alle vostre pene e per quanto dipende da noi vorremmo vederle cessare interamente e a tal uopo innalziamo al Signore calde istanze. Per altra parte dobbiamo consolarci pensando che le vostre prove paiono segni che il vostro stabilimento deve essere opera della Provvidenza: anzi appunto per questo motivo io sarei quasi d'avviso di suggerire a D. Bosco di continuare a tenerlo aperto. Qui abbiamo fatto parecchie feste che riuscirono molto soddisfacenti.
” Abbiamo celebrato la festa di S. Luigi, colla processione, portando la statua del santo provveduta dai confratelli della Compagnia; e si è rappresentata una commedia, l'argomento della quale erano le battaglie sostenute da San Luigi per riuscire a farsi religioso, commedia che ci costrinse varie volte a spargere lagrime di tenerezza e che lasciò le più buone impressioni a chiunque aveva un cuore da intendere. ” Il protagonista era stato Luigi Lasagna, alunno in quell'anno a Mirabello, che portò la sua parte con tanto sentimento da rendersi vinto alla chiamata del Signore col farsi Salesiano.
D. Rua aggiungeva: “Si è dato l'esame ai chierici di nuovo coll'intervento di Monsignore che ne fu contento. Giovedì della corrente settimana (il 6) andremo a Lu a fare tutti insieme l'esercizio della Buona Morte ”.
Intanto la tipografia dell'Oratorio continuava i suoi lavori. Nel mese di luglio era uscito il fascicolo delle Letture Cattoliche: - Del magnetismo animale e dello spiritismo, per un dottore in medicina e chirurgia torinese. Era questi il Dottore Gribaudo. L'opuscolo dà cenni storici della pseudo teurgia e del magnetismo. Tratta dell'elemento naturale e dell'elemento pseudoteurgico di esso; della natura del magnetismo e dei danni che arreca.
Dopo questo si preparavano altri fascicoli.
Pel mese di agosto si pubblicava il fascicolo: Vita della B. Margherita Maria Alacoque con appendice di devote preci al S. Cuore di Ges√π.
Pel mese di settembre: Alberto e Nina, racconto ameno.
Per ottobre: Istruzione catechistica intorno al Sacramento della Confermazione o della Santa Cresima, di un parroco dell'Archidiocesi di Torino. In fine del fascicolo si leggeva un'Avvertenza:
“ Questo fascicolo si spedisce senza indice perchè nei prossimi mesi sarà seguito da un altro che conterrà le Preghiere e le meditazioni opportune per ricevere devotamente il Sacramento della Cresima ed accostarsi con frutto ai SS. Sacramenti della Confessione e Comunione. Si continuerà in detto fascicolo la numerazione delle pagine e si potrà per tal modo formarne un solo volumetto col presente ”.
 
 
 
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