Capitolo 17

Un orto liberato dai bruchi - Un chierico guarito dalla febbre - Un segreto desiderio svelato e soddisfatto - Parlate di D. Bosco: raccomanda tre cose ai giovani: allude ad una morte non lontana: anima i giovani ed i membri della Congregazione ad amare e difendere il Papa - D. Bosco prepara i suoi Salesiani alla professione religiosa - Dalla fanciullezza ha fatto volo di entrare in religione - I primi voti formali emessi nella Pia Società di S. Francesco di Sales: parole d'incoraggiamento e gioia di D. Bosco - Morte predetta ed edificante di altro alunno - Un secondo biglietto profetico - La Madonna di Spoleto - Persone che vengono da lontano per confessarsi da D. Bosco - Egli esorta i giovani a terminar bene il mese di Maria ed a pregare per que' compagni che stanno ancora lontani da Dio - Sua predica sulla purità.

Capitolo 17

da Memorie Biografiche

del 01 dicembre 2006

I giorni del Venerabile Servo di Dio, fossero pure a lui apportatori di fastidii, erano sempre segnati da fatti piacevoli e singolari.

Con atto del 9 novembre 1861, rogato dal notaio Turvano, D. Bosco costretto dal bisogno di danaro aveva venduto a  Giacomo Berlaita una pezza di prato dell'estenzione di ettari 0,35,4, Ossia giornate 0,92,24 per il prezzo dichiarato di lire 4480,20. Apparteneva una volta alla proprietà Filippi ed era confinante colla cinta dell'Oratorio a settentrione. Berlaita, essendo ortolano, aveva piantati nel 1862 in quel suo nuovo podere una grande quantità di cavoli che promettevano una buona raccolta. Ed ecco comparire i bruchi in numero incredibile minacciando di distruggere ogni sua speranza. Egli corse tutto desolato a chiamare D. Bosco, perchè venisse a recitare gli scongiuri del rituale. D. Bosco andò e benedisse, e si fermò per qualche tempo a confabulare col Berlaita. In quel mentre succedeva un fatto singolare. Tutti i bruchi si mettono in movimento. Scendono dai cavoli e s'avviavano verso la piccola porta aperta della cinta dell'Oratorio. Davanti a questa vi era un lungo fosso pieno, d'acqua corrente scavalcato da un asse; i bruchi in massa si spingono su questo, si avviano verso il muro della cappella di San Luigi, lo salgono, entrano nel finestrone sopra l'altare e quindi vanno ad attaccarsi al cornicione ed alle mura di detta cappella.

Le muraglie apparivano tutte nere per la gran quantità di bruchi morti che le coprivano, e più volte si dovettero spazzare. Tutti in casa erano meravigliati di quella inesplicabile novità. Ma l'orto del Berlaita era stato intieramente liberato. D. Rua ne fa testimonianza.

Ci raccontò D. Giovanni Garino: “ Era l'anno 1862 ed io mi trovava preso da lenta febbre, che ogni di più mi indeboliva per modo da non potermi io occupare nei miei studii di filosofia. D. Bosco il seppe e mi diede una scatoletta con nove pillole, dicendomi di prenderne tre per mattina e recitando un'Ave Maria ogni pillola. Feci quanto mi comandò e le febbri sparirono tosto completamente. Aggiungo che d'allora in poi sino al presente (6 maggio 1888) non ebbi mai più a soffrir febbri ”.

Una distinta signora di Torino, nota D. Bonetti, espose quanto segue di D. Bosco. “ Il Servo di Dio, dopo molte istanze, era venuto un giorno a pranzo con noi. Io aveva un giovane da raccomandargli, perchè lo accettasse nel suo Oratorio, ma non osava parlargliene per tema che un'altra volta egli non venisse più a casa mia per sfuggire simili seccature. Mentre in mia mente rivolgeva questo pensiero, Don Bosco all'improvviso uscì a dirmi: - In quanto poi a quel giovane, e me ne disse il nome, me lo conduca poi a casa sul fine di questo mese. - A tali parole io rimasi fuori di me, non potendomi persuadere che egli non mi avesse letto il pensiero in mente ”.

Con questa nota D. Bonetti ripigliava la Cronaca, esponendo il sunto di qualche parlata di D. Bosco agli alunni nel maggio e ciò che in questo mese accadde di memorabile nell'Oratorio.

“ 2 maggio. - D. Bosco salì sul pulpito del parlatorio e disse di voler inculcare tre cose: allegria, lavoro, pietà. Ripetè più volte quel detto di S. Filippo Neri a' suoi giovani: - Quando è tempo correte, saltate, divertitevi pure finchè volete, ma per carità non fate peccati ”.

“ 4 maggio, Domenica. - D. Bosco parlava ai giovani del modo col quale desiderava che si passasse il mese di Maria, quando tutto ad un tratto cambia argomento e dice: Mi viene adesso un pensiero che non posso tenermi dal palesarvi. Chi sa se durante questo mese non ci toccherà di fare qualche funerale?... staremo a vedere! - E quindi ripigliò il primo argomento, lasciandoci tutti meravigliati per quell'insolito modo di parlare ”.

“ 6 maggio. - Non si potrebbe dire quanto sia grande l'affezione di D. Bosco alla Santa Sede e al Papa. Egli faceva oggi osservare ai suoi giovanetti come il Papa Pio IX, sebbene attorniato dagli affari di tutto il mondo, nondimeno di frequente volgesse i suoi pensieri e le sue cure ai figli poveretti dell'Oratorio, nascosti in un angolo di Torino; e loro mandasse la sua apostolica benedizione, colmandoli in ogni guisa di favori. Prese quindi occasione ad animarci ad amarlo, e non tanto come Pio IX, ma sibbene come Papa, stabilito da Gesù Cristo sopra la Chiesa. Finì dicendo: - Vorrei che Pio IX avesse in ciascun giovane dell'Oratorio uno zelante difensore in qualunque angolo della terra egli si trovi ”.

“ Alcuni giorni dopo, parlando ai membri della sua Congregazione, venne a dire: - Il Cattolicismo va via via perdendo ogni giorno i mezzi materiali per far del bene, l'appoggio delle Potenze e molte anime che le sono strappate dalla perfidia de' suoi nemici. È tempo ormai che ci stringiamo sempre più intorno a Pio IX e con lui combattiamo se fia d’uopo fino alla morte. Diranno gli stolti che certe idee sono un capriccio ostinato di Pio IX: non importa; ci sarà più caro andare in paradiso con Pio IX per un tale suo capriccio, che andare all'inferno con tutte le speciosità e le grandezze del mondo ”.

“ 8 maggio. - D. Bosco radunò in camera sua alla sera dopo le orazioni, que' preti, chierici e giovani, i quali conosceva disposti a rimanere con lui nell'Oratorio e a far parte della Pia Società. Incominciò a descrivere quanto nobile, meritoria, divina fosse la missione di chi è chiamato a salvare le anime; provò quanto grande fosse l'amore di Gesù Cristo ai fanciulli; ci animò a lavorare indefessamente per la gioventù; fece notare che la messe era abbondantissima e che la divina Provvidenza avrebbe benedette meravigliosamente le nostre fatiche. Quindi ci propose di fare una prova, unendoci al Divin Salvatore con vincoli più stretti d'amore, cioè di promettere a Dio l'osservanza delle Regole, facendo voto di povertà, castità ed obbedienza per tre anni.

” Noi per un anno intero ci eravamo preparati a questa grande azione e all'invito di D. Bosco nessuno avendo fatta difficoltà, fu deciso che il mercoledì prossimo avremmo emessi i nostri voti ”.

La Madonna aveva preparata a D. Bosco, in questo mese a Lei consecrato, la pi√π grande delle consolazioni. Il Servo di Dio avrebbe anche adempiuto il suo voto, fatto essendo ancora fanciullo, di entrare in religione.

14 maggio 1862. - Giorno memorando! Si legge nei verbali del Capitolo. “ I confratelli della - Società di S. Francesco di Sales furono convocati dal Rettore e la maggior parte di essi si confermarono nella nascente Società coll'emettere formalmente i voti triennali. Questo si fece nel modo seguente:

” Il sig. D. Bosco Rettore, vestito di cotta, invitò ognuno ad inginocchiarsi, ed inginocchiatosi egli pure, incominciò la recita, del Veni Creator, che si continuò alternativamente sino al fine. Detto l'Oremus dello Spirito Santo, si recitarono le Litanie della Beata Vergine coll'Oremus. Quindi si disse un Pater, Ave e Gloria a S. Francesco di Sales a cui si aggiunse l'invocazione propria e l'Oremus. Finite queste preghiere, i confratelli in sacris D. Alasonatti Vittorio, D. Rua Michele, D. Savio Angelo, D. Rocchietti Giuseppe, D. Cagliero Giovanni, D. Francesia Giov. Batt., D. Ruffino Domenico; i chierici Durando Celestino, Anfossi Giov. Batt., Boggero Giovanni, Bonetti Giovanni, Ghivarello Carlo, Cerruti Francesco, Chiapale Luigi, Bongiovanni Giuseppe, Lazzero Giuseppe, Provera Francesco, Garino Giovanni, Jarac Luigi, Albera Paolo; i laici Cav. Oreglia Federico di S. Stefano, Gaia Giuseppe pronunciarono ad alta voce e chiaramente tutti insieme la formola dei voti che incomincia: Conoscendo l'instabilità della volontà mia ecc. Ciò fatto ciascuno si sottoscrisse in apposito libro ”.

D. Bonetti scrisse: - “ 14 maggio. - Questa sera dopo molti desiderii, si emisero la prima volta formalmente i voti di povertà, di castità, di obbedienza dai varii membri della Pia Società novellamente costituita, che avevano compiuto l'anno di noviziato e che a ciò si sentivano chiamati. Oh come bello sarebbe il descrivere in quali umili modi si compiesse questo atto memorando! Ci trovammo stretti stretti in una angusta cameretta, ove non avevamo scanni per sederci. La maggior parte dei membri si trovava nel fior degli anni, chi nella rettorica, chi nel primo e secondo anno di filosofia, alcuni nel primi corsi di Teologia e pochi nei sacri ordini. Qualche laico avrebbe potuto trarre felici i suoi giorni nel seno della propria famiglia! Un delizioso avvenire ci si parava innanzi, il mondo colle sue promesse, colle sue lusinghe a sè c'invitava. Ma avanti agli occhi nostri stava sopra un tavolino fra due ceri accesi, un crocifisso, quasi aspettando l'offerta del nostro cuore, il sacrifizio della nostra vita. Sì, Gesù colle sue attrattive celesti a lui ci chiamava. Noi formavamo un piccolo gregge, che scompariva agli occhi del mondo, e dai più della casa stessa sconosciuto. Nondimeno questi umili principii non ci facevano perdere, d'animo, che anzi ci aprivano il cuore alle più alte speranze, ben sapendo quello che dice l'Apostolo Paolo, che Iddio elegge le cose deboli per abbattere le forti, le stolte per confondere i sapienti, le ignobili e le spregievoli e quelle che non sono per distruggere quelle che sono.

” Facemmo dunque in numero di 22, non compreso D. Bosco, che in mezzo a noi stava inginocchiato presso il tavolino su cui era il crocifisso, i nostri voti secondo il Regolamento. Essendo in molti ripetemmo insieme la formola a mano a mano che D. Rua la leggeva.

” Dopo ciò D. Bosco alzatosi in piedi, si volse verso di noi che eravamo ancora inginocchiati e ci indirizzò alcune parole per nostra tranquillità e per infonderci maggiormente coraggio per l'avvenire. Fra le altre cose ci disse: - Questo voto che ora avete fatto, io intendo che non vi imponga altra obbligazione che quella di osservare ciò che fin ora avete osservato, cioè le regole della Casa. Desidero grandemente che nessuno si lasci poi prendere da qualche timore, da qualche inquietudine. Ciascuno in ogni occorrenza mi venga tosto ad aprire il suo cuore, mi esponga i suoi dubbii, le sue angustie. Vi dico questo perchè potrebbe darsi che il demonio, vedendo il bene che potete fare stando in questa Società, vi metta in capo qualche tentazione cercando di farvene allontanare contro la volontà di Dio. Ma se io sarò tosto da voi informato, potrò essere in grado di esaminare la cosa, e mettere la pace nei vostri cuori ed anche sciogliervi dai voti, qualora vedessi tale essere la volontà di Dio ed il bene delle anime.

” Ma qualcuno mi dirà: - D. Bosco ha egli pure fatti questi voti? - Ecco: mentre voi facevate a me questi voti, io li facevo pure a questo Crocifisso per tutta la mia vita; offrendomi in sacrificio al Signore, pronto ad ogni cosa, affine di procurare la sua maggior gloria e la salute delle anime, specialmente pel bene della gioventù. Ci aiuti il Signore a mantenere fedelmente le nostre promesse.

” Pronunciate che ebbe queste memorabili parole, ci siamo tutti alzati in piedi ed egli riprese: - Miei cari, viviamo in tempi torbidi e pare quasi una presunzione in questi malaugurati momenti cercare di metterci in una nuova comunità religiosa, mentre il mondo e l'inferno a tutto potere si adoperano per schiantare dalla terra quelle che già esistono. Ma non importa; io ho non solo probabili, ma sicuri argomenti essere volontà di Dio che la nostra Società incominci e prosegua.

” Molti già sono gli sforzi che si fecero per impedirla, ma tutti riuscirono vani, anzi alcuni che più ostinatamente le si vollero opporre, l'ebbero a pagar cara. Non è molto che una persona distinta, che per varii motivi non nomino, forse per zelo, si oppose grandemente a questa Società. Ebbene; fu presa da un grave malore ed in pochi giorni se ne andò all'eternità.

” Non la finirei di questa sera se vi volessi poi raccontare gli atti speciali di protezione che avemmo dal cielo, dacchè ebbe principio il nostro Oratorio. Tutto ci fa argomentare che con noi abbiamo Iddio. Possiamo nelle nostre imprese andare innanzi con fidanza, sapendo di fare la sua santa volontà!

” Ma non sono ancora questi gli argomenti che mi fanno sperar bene di questa Società; altri maggiori ve ne sono fra i quali v'è l'unico scopo che ci siamo proposti, che è la maggior gloria di Dio e la salute delle anime. Chi sa che il Signore non voglia servirsi di questa nostra Società per fare molto bene nella sua Chiesa i Da qui a venticinque o trent'anni, se il Signore continua ad aiutarci, come fece finora, la nostra So­cietà sparsa per diverse parti del mondo potrà anche ascen­dere al numero di mille socii. Di questi alcuni intenti colle pre­diche ad istruire il basso popolo, altri all'educazione dei ra­gazzi abbandonati, taluni a fare scuola, tal' altri a scrivere e diffondere buoni libri, tutti insomma a sostenere, come ge­nerosi cristiani, la dignità del Romano Pontefice e dei ministri  della Chiesa: quanto bene non si farà!

” Pio IX si crede che noi siamo già in tutto punto ordinati: eccoci adunque questa sera in ordine; combattiamo con lui per la causa della Chiesa, che è quella di Dio. Facciamoci coraggio, lavoriamo di cuore, Iddio saprà pagarci da buon padrone. L'eternità sarà abbastanza lunga per riposarci, ecc.

” Abbiamo osservato che in questa sera D. Bosco mostrava una contentezza inesprimibile, non sapeva allontanarsi da noi, assicurandoci che avrebbe passata in pia conversazione tutta la notte. Ci raccontò ancora tante belle cose specialmente riguardanti il principio dell'Oratorio. Ci narrò la tragica fine di alcune persone che volevano impedirgli di radunare la gioventù ”.

“ 23 maggio. - Dopo le orazioni D. Bosco annunziò la morte di un nostro compagno, Marchisio Luigi di 22 anni, nativo di Calliano, passato all'eternità nella propria casa, il giorno 19 del corrente mese.

” Così giusta il suo pensiero espressoci una sera con modo insolito, non era terminato il mese di Maria senza un funerale ad un nostro compagno.

” Chi sa se in quell'istante D. Bosco non ricevesse qualche lume particolare? Dall'accaduto pare che si potrebbe dedurre. Questo nostro amico era già ammalato quando andossene in patria. D. Bosco ci raccontò un colloquio con lui tenuto qualche tempo prima, il quale dimostra come quel giovane fosse rassegnato alla morte ed anche quale sia l'industria di D. Bosco stesso nell'infondere nel cuore degli ammalati l'amore del paradiso e farli partire da questa vita con vivo desiderio di esso.

” Ecco il dialogo. - Marchisio, dissegli D. Bosco, quando sii giunto in paradiso fammi una commissione.

” - Sì, ben volentieri purchè io possa, gli rispose il giovane.

” - Appena sii giunto in quella gloria celeste fa un saluto a Maria SS. da parte mia, e da parte di tutti i giovani dell'Oratorio.

” - Lo farò sicuramente; ed altro?

” - Dille che versi dal cielo ogni celeste benedizione sopra questo Oratorio.

” - Glielo dirò pure.

” D. Bosco continuò: - Vieni poi a farei qualche visita, a raccontarci cosa facciano e come stiano i giovani dell'Oratorio. Ed egli: - Il Signore mi lascierà venire?

    ” - Glielo domanderai; se te lo permette bene, se no, ti contenterai di guardarci dal cielo pregando per noi, chè tutti possiamo presto venirti a fare compagnia.

” Insomma egli parlava in modo di riempire di consolazione chiunque lo avesse sentito. Il parroco stesso, che scrive ed annunzia la sua morte, dice che egli lo andava a quando a quando a visitare, non tanto per edificarlo, ma per essere da lui edificato. Fu grande la sua pazienza sino all'ultimo e nutrì fino agli estremi aneliti una grande divozione alla Madonna. È in questo modo che imparano a morire quei giovani fortunati, che hanno la bella sorte di stare con D. Bosco ”.

“ La morte di questo giovane, spiega la Cronaca di D. Ruffino, era stata segnalata da una delle solite previsioni di Don Bosco. Sul principiare all'incirca, del mese di marzo, una sera dopo cena D. Bosco era nel refettorio in mezzo aduna folta corona di giovani e aveva detto che uno della casa sarebbe andato all'eternità verso il fine di maggio. Tutti domandarono chi fosse costui, ma D. Bosco non volle dirlo. Allora lo pregarono a volerne scrivere il nome in un biglietto da chiudersi in una busta e da aprirsi solamente trascorso il tempo fissato. D. Rua Michele alle istanze dei giovani aggiunse le sue e allora D. Bosco non seppe negarsi, e scritto quel nome e sigillatolo, lo consegnò a Ferdinando Imoda, uomo fidato nel conservare un segreto. Non passò molto tempo e il giovane Marchisio s i ammalò. Nell'aprile morivano Fornasio e Maestro con meravigliose circostanze; tuttavia il biglietto di D. Bosco non fu aperto. Ma appena si ebbe notizia della morte di Marchisio, gli alunni corsero da Imoda, perchè dissigillasse il misterioso biglietto. Così si fece essendo testimonio D. Rua. Sovra quella carta era scritto per mano di D. Bosco: Marchisio ”.

Ritorniamo alla Cronaca di D. Bonetti. “ 24 maggio. -

D. Bosco annunzia alla sera con sua grande contentezza la prodigiosa manifestazione di un'immagine di Maria avvenuta nelle vicinanze di Spoleto ”.

Nell'aperta campagna esiste sulla vetta di una piccola collina un pilastro con una nicchia, nella quale nel 1570 fu dipinta a fresco un'immagine di Maria SS. nell'atteggiamento di abbracciare il Bambino Ges√π. Sussiste tutt'ora un avanzo di muro che fa vedere esser quivi esistita in tempi antichi una chiesa. Quel luogo totalmente dimenticato era ridotto a covo di rettili e particolarmente di serpi.

Ed ecco un bel giorno di quest'anno un fanciullo, non ancora di cinque anni nominato Enrico, essendosi recato a divertirsi presso quelle macerie, si udì chiamare per nome. Ritornato ne' giorni successivi in quel luogo, più volte udì una voce dolcissima ripetere: - Enrico! Enrico! - Avendolo sua madre smarrito, e non potendolo trovare, benchè lo cercasse in varie parti, finalmente lo rinvenne presso le rovine della chiesa e del pilastro. Il suo bambino le aveva già prima narrato della voce che aveva udita, della Madonna che gli era comparsa, ma non sapeva esprimersi in che modo l'avesse veduta. Si parlò fra que' terrazzani di ciò che diceva Enrico, ma non gli si diede, come dovevasi, alcun credito ed importanza.

Ma la Vergine SS. aveva indicato il luogo dal quale intendeva arricchire i cristiani co' suoi favori, e questo attirò l'attenzione del popolo il 19 marzo. Un giovane contadino, aggravato da molti inali cronici, e abbandonato dai medici, sentissi ispirato di recarsi a venerare la suddetta immagine. Andò, si raccomandò alla SS, Vergine e senz'altro ritornò in perfetta sanità. Da questo punto incominciò un gran concorso di fedeli, anche delle altre diocesi circonvicine, sicchè nei di festivi intorno a quel sacro pilastro si vedono inginocchiate da cinque a seimila persone. Gli stessi nemici della Chiesa  sono costretti a confessare non potersi dar spiegazione di questo sacro entusiasmo de' popoli.

È  un continuo succedersi di prodigiose e singolari grazie spirituali e corporali. Taluni increduli, essendosi recati a visitare la SS. Immagine per dileggiarla, giunti al luogo, contro ogni loro idea, hanno sentito il bisogno di inginocchiarsi e pregare; e sono ritornati con tutt'altri sentimenti, parlando pubblicamente de' prodigi di Maria. L'Arcivescovo di Spoleto ha già commesso a valenti artisti il disegno di un bel tempio; e siccome la divota immagine non aveva alcun titolo proprio, giudicò che fosse venerata sotto il nome di Auxilium Christianorum.

“ 25 maggio. - La fama della scienza e santità di D. Bosco attira a lui non pochi penitenti anche da' paesi lontani. Oggi si trovavano nella sagrestia dell'Oratorio quattro persone venute una da Chieri, l'altra da Fossano, la terza da Verzuolo, la quarta da Mondovì per confessarsi dal Servo di Dio ”.

“ 26 maggio. - Alla sera dopo le orazioni D. Bosco ci raccomandò che domani avessimo domandato alla Madonna che ci aiutasse sempre in vita, ma che spiegasse poi in modo particolare la sua protezione nel punto di nostra morte. Ci esortò vivamente tutti a terminare santamente il mese di Maria, ed insistette in modo speciale, perchè si mettessero di buona voglia coloro che, sebbene pochi, finora si mostrarono ostinati: disse che tutto quel bene, che domani si sarebbe fatto in Chiesa, fosse indirizzato a Maria con questo fine, cioè perchè ammollisca i cuori di que' tali, li faccia entrare in se stessi e si convertano una volta sinceramente e con ferma risoluzione a Dio.

” Ci promise in fine di direi qualche bella - cosa l'ultimo o il penultimo giorno del mese ”.

” 29 maggio. - Giorno dell'Ascensione di N. S. G. C. al cielo. Questa mattina D. Bosco raccontando secondo il solito dal pulpito la storia Ecclesiastica, venne a parlare delle Vestali fra i pagani. C'intrattenne intorno alla virtù della purità. Sempre belle sono le sue parole, sempre care le sue prediche, ma non pare più un uomo sibbene un angelo quando viene a parlare di questa regina delle virtù. Vorrei scrivere qualche suo pensiero, ma temo scemargli quella bellezza, quella forza che riceve da lui: prescindo dal farlo. Basti il dire che egli porta non solo il nome del discepolo prediletto di Gesù, ma pur anco il celeste suo candore; e perciò non è da stupire se tanto bene egli sappia parlare di questa preziosa virtù. Sono sette anni che ebbi dal cielo la grazia di essere suo figlio spirituale, di abitare con lui, di accogliere dal celeste suo labbro parole di vita. Più volte dal pulpito l'ho udito parlare di questo argomento, ma sempre, una volta più dell'altra, lo confesso, sperimentai la forza delle sue parole, e sentivami spinto ad ogni sacrifizio, per amore di così inestimabile tesoro. Questo non sono io solo a dirlo, ma ho il testimonio di quanti con me l'udivano.

” Usciti di Chiesa molti venivano meravigliati ad esclamare con me e con altri: - Oh che belle cose disse mai stamane D. Bosco! Io passerei il giorno e la notte per ascoltarlo! Oh quanto bramerei che Iddio mi concedesse il dono di poter io pure, quando sarò sacerdote, innamorare in tal modo il cuore della gioventù e di tutti per questa sì bella virtù. ”

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