Capitolo 23

Attraverso la corrispondenza.

Capitolo 23

da Memorie Biografiche

del 07 dicembre 2006

Le lettere di Don Bosco pubblicate sono assai meno numerose di quelle che o andarono distrutte o giacciono nell'oblio. Gli uscivano dalla penna con grande rapidità, come generalmente si scorge anche dalla negletta scrittura; perciò hanno il pregio della schietta spontaneità. In esse non lo abbandona mai quella padro­nanza di sè e quella calma imperturbabile che si mani­festava in tutta la sua vita esteriore. Chi ne legge pa­recchie, si sente penetrare nell'animo una speciale disposizione a pensieri pacifici. Lo spirito di Dio che vive nei Santi, ne guida la penna non meno che la lingua.

Apriremo la serie contenuta nel piccolo epistolario di questo capo con

 

TRE LETTERE PATERNE.

 

Una è indirizzata al Direttore di Varazze. Si vede che questi era impaziente di ricevere da lui risposta ad altra sua. La forma porta i segni manifesti della fretta che lo incalzava.

 

Car.mo D. Monateri,

 

Bisogna propriamente rispondere quando si può, e tu abbi pazienza. Dirò dunque:

I° Al nostro buon amico futuro parroco di Varazze non posso per ora accordare altro prete, se non quell'aiuto che i nostri preti del collegio potranno adoperarsi per venirgli in aiuto, e ciò faranno certamente nei limiti del possibile.

2° Il giovane Fassio della 5ª abbia la bontà di ripetere la lettera, perchè la sua, che parmi avere ricevuto, non posso trovarla nel mare magnum di queste carte.

3° Di tutto buon cuore benedico e prego pel giovanetto Corazzale Cirillo e pel suo fratellino da tre anni infermo.

4° Prego Dio che ti dia sanità, scienza e santità da governare bene i tuoi fringuelli e farne altrettanti S. Luigi, ed intrepidi Salesiani.

Dio ti benedica, o sempre caro D. Monateri, e con te benedica tutti i nostri cari confratelli ed allievi e pregate anche per me che sarò sempre in G. C.

 

     Torino, 8-6-80.

Aff.mo amico

Sac. Gio. Bosco

 

Le altre due lettere andarono al Direttore del collegio Manfredini di Este. Con la prima il Beato rispondeva agli auguri per l'onomastico. Vi accluse un foglio contenente un elenco di lavori da eseguirsi nella chiesa di San Giovanni Evangelista, perchè egli trovasse chi si volesse assumere le spese di qualcuno.

 

           Car.mo D. Tamietti,

 

Ho ricevuto augurii e saluti da te e da' tuoi. Ne fui contento. Vi ringrazio tutti di cuore. Ti affido un foglio stampato. Leggi e cerca almeno uno che voglia assumersi qualcuno di tali lavori.

Fa' particolari saluti ai nostri amici, ai confratelli, agli allievi. Dio vi benedica; e prega per me che vi sarò sempre in G. C.

 

Torino, 9-7-1880.

Aff.mo amico

Sac. Gio. Bosco.

 

P. S. Se D. Gallo è ancora tra i vivi, salutalo caramente da parte mia.

 

Gli esercizi spirituali delle vacanze erano aspettati da Don Bosco per rivedere i suoi figli ed erano sospirati dai Salesiani per riavere la consolazione di confessarsi da Don Bosco e di conferire con lui.

 

 

           D. Tamietti Car.mo,

 

Fa' in modo che Berra non faccia spropositi. Venga agli esercizi, tratteremo tutto e faremo quanto sarà bene per lui.

Una lettera pel Sig. Cav. Pelà. Dio vi benedica tutti: a rivederci. Pregate per me che vi sono in G.C.

 

Torino, 25 Agosto 1880.

 

Aff.mo amico

Sac. Gio. Bosco

 

P. S. Tua sorella suora a Nizza Monferrato ti manda suoi saluti chiede tue notizie, sta bene e fa molto bene.

 

Un gruppo di sei lettere ci mette a conoscenza di cune cose fatte da Don Bosco

 

PER LA CHIESA DI SAN GIOVANNI EVANGELISTA.

 

La chiesa di San Giovanni Evangelista faceva ormai bella mostra di sè sul corso Vittorio Emanuele II in Torino; ma nell'interno troppe cose restavano a fare. Abbiamo potuto mettere insieme questo gruppetto di documenti, i quali dimostrano come il Servo di Dio s'ingegnasse a tutto potere per procacciarsi i mezzi necessari. Sono lettere in cui si ammira la franca semplicità dei Santi nel sollecitare per le loro imprese il caritatevole concorso delle persone facoltose. Al barone Ceriana, che aveva collocato la pietra angolare, ricordava bellamente una mezza promessa fattagli nel 1878 . Egli non fu sordo all'invito.

 

Benemerito Sig. Gius. Ceriana,

 

L'anno passato io mi faceva ardito d'invitare la S. V. B. a fare qualche lavoro speciale che avesse ricordato la famiglia di colui che aveva collocata la pietra angolare. Ed Ella mi lasciava qualche speranza di assumersi il grandioso altare maggiore, che è doppio e la balaustra che gira attorno al presbitero. Ora la spesa venne assai modificata, perciocchè i capi marmorini per avere ciascuno la gloria di quei publici lavori, da quattordici mila franchi la ridussero ad otto mila. Cioè 5000 i due altari e 3000 per la balaustra.

Ora se la sua carità giudicasse di assumersi uno o tutti due questi lavori, io le sarei riconoscentissimo e pregherei ben di cuore il Signor Iddio per Lei e per tutta la famiglia.

I lavori dovrebbero deliberarsi adesso, ma la loro esecuzione ed il pagamento non sarebbe che al principio del 1881.

Dio la benedica e la conservi in buona salute e mi creda con profonda gratitudine

Di V. S. B.

 

Obbl.mo Servitore

  Sac. Gio. Bosco.

 

Don Bosco aveva compilato e fatto stampare un elenco di lavori da compiersi nell'interno della chiesa e il relativo costo, premettendovi questa intestazione: “ Lavori da eseguirsi nella Chiesa di S. Giovanni Evangelista, la spesa dei quali viene umilmente raccomandata ai caritatevoli Cattolici e specialmente ai Signori Cooperatori Salesiani ed alle Signore Cooperatrici, a Memoria del grande Pontefice Pio IX  ”. A certe persone inviava egli stesso il foglio con una sua lettera. Così fece coll'avvocato Carlo Comaschi di Milano, la cui venerazione per il Servo di Dio è nota ai lettori .

 

           Car.mo Sig. Avv. Cav. Comaschi.

 

L'Apostolo della Carità, il discepolo prediletto del Divin Salvatore va in cerca di chi aiuti a fabbricare l'edifizio a gloria di Dio cominciato. A suo nome io raccomando alla carità di V. S. qualcuno dei lavori notati nel foglio unito. Egli dal cielo non mancherà di proteggere Lei e tutta la sua famiglia, ed io coi miei cari giovanetti innalzeremo ogni giorno speciali preghiere al Datore di ogni bene perchè conservi Lei, la Signora moglie e il figlio Alfonso in buona salute e nella sua santa grazia lo ho sempre un grande piacere quando posso professarmi con particolare stima ed amicizia

Di V. S. Car.ma

 

        Torino, 27 Giugno 1880.

 

Aff.mo amico in G.C.

Sac. Gio. Bosco.

 

Il caritatevole Signore aderì al desiderio di Don Bosco, che ne lo ringraziò con quest'altra affettuosa letterina.

 

Car.mo Signor Cavaliere,

 

Va tutto bene. La ringrazio della graziosa offerta che si compiace di fissare per la Chiesa di S. Giovanni E.

Ma venendo a Torino, faccia capo da noi, e mi prevenga con un solo biglietto di visita, affinchè non si rinnovi il mio rincrescimento di trovarmi fuori di casa in tale circostanza.

Vedrò anche Alfonso con gran piacere.

Dio benedica Lei, o caro Signor Avvocato, e con Lei benedica tutta la sua famiglia, e mi creda con fraterna affezione

Di V. S. car.ma

 

          Torino, 17 Luglio 8o.

Aff.mo amico

 Sac. Gio. Bosco.

 

Rammentino i lettori quell'Alfonso Fortis che fu a un pelo di seguire l'esempio del conte Cays  e che, come abbiamo veduto, perdette in aprile il padre. Anche a lui propose di concorrere con far le spese di qualche lavoro.

 

Mio caro Alfonso,

 

Io spero che nel perfetto riposo di Crabia la tua sanità abbia notabilmente migliorato, e che tutti quei di casa, Riccardo e Maman godiate benessere di salute, siccome ho chiesto e continuo a chiedere al Signore. Se però mi dai delle notizie particolari, mi fai veramente piacere.

La Chiesa di S. Giovanni incontra qualche difficoltà per mancanza di mezzi, ed io desidererei che ci fosse un aiuto speciale da parte della vostra famiglia, assumendovi di far eseguire qualcuno dei capi di lavori notati nel foglio che qui unisco. Se si giudica bene, io metterei volentieri inciso: LA FAMIGLIA FORTIS, od altro che meglio vi piacerà. Parlane adunque colla Sig.ra Maman e Riccardo, e se il progetto piace, me ne darai cenno; in contrario mi condonerete il disturbo.

Dio ti benedica, o sempre caro mio Alfonso, e con te benedica tutta la vostra famiglia; che Dio vi conservi lunghi anni in buona salute, e pregate per me che vi sarò sempre in N. S. G. C.

 

Torino, 29-6-80.

 

Aff.mo amico

Sac. GIO. BOSCO.

 

Trovandosi a San Benigno in agosto, mandò il solito foglio con un suo scritto a due persone di quelle vicinanze. Anzitutto a un signor Cena, che doveva essere un Cooperatore di Montanaro, comune non lontano da San Benigno.

 

Stimabilissimo Sig. Cena,

 

Mi manca il tempo per andarla a riverire personalmente, ma non voglio partire senza assicurarla che mi è molto rincresciuta la disgrazia che le avvenne qualche tempo fa. Le assicuro che ho pregato e continuerò a pregare il Signore che le ritorni la primiera sanità.

In questa medesima occasione le raccomando un'opera di carità che sarà certamente da Dio ricompensata. Prenda in considerazione qualcuno dei lavori che rimangono a compiersi nella Chiesa di S. Giovanni, secondo il foglio che qui le unisco.

Dio la benedica, o caritatevole e benemerito cooperatore salesiano, Dio le conceda il prezioso dono della sanità e la conservi nella sua santa grazia. Compatisca la confidenza con cui scrivo, e voglia pregare eziandio per me che le sarò sempre in G. C.

S. Benigno, 13 Agosto 1880.

 

Obbl.mo servitore

  Sac. Gio. Bosco.

 

P. S. Umili rispetti alla pia di Lei moglie con augurio di buona salute e di celesti benedizioni.

 

Con la medesima data e per il medesimo scopo scrisse una Signora Merlini di Volpiano, altro comune vicino.

 

Preg.ma Signora Merlini,

 

Ieri sera Ella venne a chiedere di me in tempo che io ascoltava le confessioni, e mi rincresce, perciocchè le avrei parlato di qualche affare concernente alla maggior gloria di Dio.

So che Ella fa molte opere buone ed è per questo che io le raccomando di venirmi in aiuto per continuare i lavori per la Chiesa di San Giovanni secondo il foglio che le unisco. Se però non potesse concorrere, io non mancherà di pregare ugualmente per Lei e per la sua sanità.

Dio la benedica e la conservi nella sua santa grazia e preghi per me che le sarò sempre in G. C.

 

S. Benigno, 13 Agosto 1880.

 

Umile servit.

Sac. Gio. Bosco.

 

Anche per aver modo d'intercalare qualche notizia, che non troverebbe luogo acconcio altrove, faremo ora seguire un mazzetto di

 

LETTERE VARIE.

 

La prima di esse è indirizzata a Don Eugenio Bianchi.

Don Bianchi venne a farsi Salesiano nel quart'anno del suo sacerdozio. Era allora Viceparroco a Verucchio, lo storico nido dei Malatesta, nella diocesi di Rimini. Questa lettera non dovette essere da lui considerata come definitiva circa la sua vocazione; poichè egli ci narrava d'avere in quel settembre intrapreso un viaggio per alcune principali città d'Italia, usando di un biglietto ferroviario circolare. Definitivo invece fu il suo colloquio con Don Bosco, allorchè passò per Torino; infatti, appena udito il Servo di Dio, abbandonò, mezzo l'idea del viaggio e andò a Lanzo per gli esercizi spirituali, al cui termine la sua risoluzione di stare con Don Bosco divenne irrevocabile. Nell'ottobre, fatta una breve corsa in famiglia, cominciò il suo noviziato a San Benigno.

 

           Carissimo in N. S. G. C.,

 

Da mio canto sono sempre lieto quando posso aggiungere qualche valente guerriero alle umili file dei Salesiani. Venga dunque; ma come Ella ben dice, venga a passare con noi qualche settimana. A tale scopo Ella può venire ad una muta di esercizi spirituali che avranno luogo in Lanzo dal 9 al 16 settembre prossimo. Se quest'epoca non è opportuna lo dica e le fisserò altro tempo ed altra muta di esercizi. Prima, mentre e dopo di essi ci parleremo e tratteremo quanto tornerà a maggior gloria di Dio.

L'attendo con gran piacere e nel raccomandarmi alla carità delle sue sante preghiere ho la consolazione di professarmi ora e sempre

 

Aff.mo amico

Sac. Gio. Bosco.

 

P. S. Nel partire da Rimini aggiusti le cose sue da poter essere assente qualche tempo ove ciò occorresse.

 

Don Bianchi, dopo essere stato per quattro anni il maggiore aiutante di Don Barberis nella cura e formazione dei novizi, fu da Don Bosco designato direttore e, maestro del noviziato di Foglizzo, dov'eransi trasferiti gli ascritti chierici. Trascorsi undici anni in quell'ufficio, le sue condizioni di salute obbligarono i Superiori ad assegnargli mansioni meno faticose, finchè fissò la sua dimora nella scuola agricola di Bèitgemal in Palestina, dedicandovi diciannove anni di sollecitudini intense, prima come direttore e poi come confessore. Cessò di vivere nel 1931. Già salesiano nell'anima prima di appartenere alla Congregazione, si mise senza riserva nelle mani di Don Bosco e del suo degno interprete Don Barberis. Sotto membra atletiche aveva le amabilità di un amico e di un padre santamente affettuoso. Egli fu uno di coloro che, venuti adulti alla scuola del Beato, dimostrarono col fatto quanto lo spirito di lui fosse nella sua semplicità efficace in condurre a santità chi docilmente vi si affidava.

Quest'altra lettera è per il chierico Luigi Cartier. Nel settembre del 1880 il Cartier si trovava a San Giovanni di Moriana (Maurienne) in Savoia, sua patria. Il vescovo mons. Rosset, saputo che egli era minorista, fece le meraviglie, che non si fossero chieste a lui le dimissorie per le ordinazioni; ma egli ignorava che eransi fatte le cose in piena regola. Dopo le spiegazioni di Don Bosco non ebbe più nulla a ridire.

 

           Mio carissimo Cartier,

 

Sta pure tranquillo sulle tue Ordinazioni e sul Vescovo che ti ha ordinato. La nostra congregazione definitivamente approvata con facoltà di presentare i suoi membri alle sacre ordinazioni, non ha più bisogno delle Dimissorie dei Vescovi a cui appartenessero o per origine o per altro titolo canonico. Fa buone vacanze, ma non dimenticare che tu devi essere ovunque salesiano; vale a dire: Sale nei discorsi e luce colle buone opere. Saluta da parte mia i tuoi parenti e il tuo Sig. Curato e raccomandandomi alle tue preghiere abbimi in G C.

 

Torino, 17 Settembre 1880.

 

Aff.mo amico

Sac. Gio. Bosco.

 

P. S. Ricordati del tuo ritorno spirato che sia il tempo.

 

Il marchese Landi di Piacenza, a cui va la terza lettera, teneva a disposizione di Don Bosco una discreta somma che si proponeva di consegnargli personalmente in un suo ritorno a Torino; poichè c'era già stato in settembre, ma senza trovarvi il Beato, che doveva essere a Lanzo per il Capitolo Generale o fors'anche a Sampierdarena per gli esercizi dei confratelli. La lettera è senza data; dev’essere dell'ottobre .

 

           Mio carissimo Sig. Marchese,

 

Ella ebbe la bontà di venire fino a Valdocco per portarmi quattrini, e niuno me ne diè cenno, che io avrei sospeso ogni occupazione per riverirla come ben si meritava e si merita. Io attenderei fino all'autunno inoltrato che Ella venisse a Torino, ma poichè Ella ha già in pronto la elemosina, e d'altro lato noi trovandoci in bisogno non ordinario, così accetto la parte più avvantaggiosa della sua proposta.

Pertanto Ella può mandare al mio indirizzo con lettera raccomandata, la somma in discorso, e credo che mi perverrà con sicurezza qui a Lanzo Torinese, dove mi trattengo fino al sedici del corrente mese.

Ella mi dice di pregare per Lei e per la sua famiglia; sì, o caro Signor Marchese, lo fo di tutto buon grado e l'assicuro che da molti anni fo ogni mattino, un memento speciale per Lei e per tutta la sua famiglia. Sono intimamente persuaso che Ella pure pregherà per me e per tutta la mia armata elle nelle sue file conta già oltre a 6o.ooo combattenti, tutti valenti e intrepidi distruggitori di pagnottelle.

Dio ci benedica tutti e ci confermi nel suo santo servizio colli grazia di ben vivere e ben morire.

Le sono di tutto cuore in N. S. G.

 

Umilissimo Servo

  Sac. Gio. Bosco.

 

 

Facciamo posto anche ad una lettera che Don Bosco dettò al segretario per il cavaliere Carlo Fava, limitandosi egli ad

apporvi la sua firma. Gli mandava insieme un grazioso presente nel suo onomastico.

 

             AI caritatevole Signore Cav. Carlo Fava

                                 nel suo giorno onomastico,

 

Viva S. Carlo e chi ne porta il nome.

Dimani mi farò dovere di celebrare la Santa Messa per Lei e per tutta la sua famiglia. I nostri giovani faranno preghiere e la santa Comunione all'altare di Maria SS. Ausiliatrice, chiedendo la grazia che m sua casa regni sempre la sanità, la pace, la concordia.

Ella riceve molte lettere cui non potrà tosto rispondere; voglia gradire un portalettere ove riporle per conservarle.

Viva S. Carlo e chi ne porta il nome; e mi creda in N. S. G. C.

 

Torino, 3 Novembre 1880.

 

Obbl.mo servitore

  Sac. Gio. Bosco.

 

Il munifico signore gli rispose sul medesimo tono: “ Viva Don Bosco ed i suoi moltissimi amici, tra i quali io credo potermi dare il vanto di essere annoverato, se considero il gentilissimo tratto di cortesia usatomi col pregiato dono ricevuto nel giorno mio onomastico. Io conserverò il magnifico portalettere quale prezioso attestato della di Lei bontà a mio riguardo e mi è caro lo esprimerle la mia sincera gratitudine coi distintissimi miei ringraziamenti. Mia moglie sii associa a questi sentimenti e meco si unisce nel porgerle vivissime azioni di grazie per le efficaci sue preghiere in pro della nostra famiglia e per raccomandarci sempre alla sua buona memoria nella santa Messa. Accolga benignamente i nostri ossequiosi saluti ”. A degno di nota come i più insigni benefattori, a cui Don Bosco non dava tregua con richieste dirette o indirette, non che sentirsi importunati dalle sue insistenze, moltiplicassero anzi i segni della loro affettuosa devozione verso di lui. Questo nasceva senza dubbie dal forte convincimento di aver da fare con un gran Servo di Dio.

Rispetto a finanze si versava in cattive acque all'Oratorio. Ci commuove questo appello alla solidarietà, perchè si venga in aiuto alla Casa Madre nelle sue gravi strettezze. I mezzi suggeriti non potrebbero essere più semplici e praticamente facili. Anche ben scelto è il tempo natalizio. É questa una circolare ai Direttori.

 

           Car.mo D....

 

Quando una madre trovasi in grande necessità, rivolgesi tosto fiduciosa per aiuto a' propri figli.

Quest'è appunto la condizione in cui attualmente si trova questa nostra povera casa Madre. Le grandi spese che abbiamo tra mano in questa città, a Bordighera, a Spezia, a Roma ed altrove; l'imminente spedizione di Missionari che si sta preparando, la sussistenza di varie case nuove a carico di questa (fra le altre quella di S. Benigno) hanno ridotto la povera Casa Madre in gravissime strettezze. Abbiamo per conseguente creduto opportuno non solo, ma necessario, interessare l'industriosa carità di ciascun Direttore di adoperarsi a venirci in aiuto.

I) Con differire per alcuni mesi tutte le spese e quei lavori che non siano strettamente necessari.

2) Effettuare le esazioni e raccogliere con diligenza qualsiasi piccola somma relativa a' nostri interessi.

3) Raccomandarci umilmente ma caldamente ai Cooperatori Salesiani e ad altri nostri benefattori che vogliano venirci in aiuto o con oblazioni oppure con questue da loro promesse.

Appena si possa avere danaro disponibile procura tosto di mandarcelo.

Intanto preghiamo che il Signore largamente provvido con tutti, lo sia pure verso di noi.

I Preti a tale scopo facciano un memento nella santa Messa e gli altri confratelli ed allievi offrano a Dio frequenti Comunioni.

Dio ci benedica e ci conservi nella sua santa grazia.

Credimi sempre in G. C.

 

         Oratorio-Torino, 21-i2-1880.

Aff.mo amico

 Sac. Gio. Bosco.

 

Al Direttore di Marsiglia, che invocava aumento di personale, Don Bosco aveva mandato di recente Don Emanuele Casari, destinandoglielo a prefetto; per altri bisogni si riserbava di provvedere in una sua prossima visita. Intanto gli premeva prepararsi fin d'allora per la conferenza ai Cooperatori marsigliesi; onde la richiesta di dati che gli fornissero poi materia opportuna.

 

Caro D. Bologna,

 

Ho ricevuto le tue lettere, quelle di Lassepas e di altri miei cari figli del nostro Oratorio di S. Leone. Ne li ringrazierai e li saluterai da parte mia e farò poi a tutti personalmente la dovuta risposta.

Credo che a quest'ora Casari sarà già al suo posto. Si abbia pazienza sino al mio arrivo ed allora aggiusteremo tutto.

Al giorno 22 partiranno i nostri missionari da Genova per l'America. Dopo io monterò sul battello della ferrovia e farò vela verso Marsiglia. Saprò poi dirti il giorno del mio arrivo che probabilmente sarà ai primi giorni di febbraio.

Ho bisogno che tu mi faccia una relazione dello stato del Collegio cioè:

I) Dei lavori fatti e a quale uso siano destinate le singole parti già compiute.

2) Numero dei giovani interni, esterni, risultati ottenuti.

3) Lavori a compiersi nell'ala destra della casa e quale spesa presso a poco vi si richieda.

4) Mi dirai debiti e crediti (ne hai molti?), opera dei Comitati, loro servizio, tutti i fatti particolari che possono servire ad una esposizione che io desidero di fare nella Conferenza dei Cooperatori che spero avrà luogo pochi giorni dopo al mio arrivo. Manda pure il tuo scritto in lingua francese perchè meglio mi gioverà allo scopo.

Occorrendo l'opportunità farai i miei auguri a Mad. Jacques, a Mad. Prat, a Mad. Brouquier etc.

Dio benedica te, o caro D. Bologna, e benedica tutti i nostri cari figliuoli, ai quali tutti prego dal Signore sanità perfetta e la santa grazia colla perseveranza nel bene.

Raccomando a tutti una santa Comunione secondo la mia intenzione, ed io sarò sempre in G. C.

 

Torino, 23 Dic, 1880.

 

Aff.mo amico

Sac. Gio. Bosco.

 

P. S. Taulaígo sta bene? Comincia a fare miracoli?

 

 

Si ponga mente a questo laconico poscritto, riflettendo, per valutarne la portata, che il povero nominato era cagione di non lievi fastidi nella casa, e Don Bosco lo sapeva.

  Mandò con quest'altro scritto un paterno consiglio a Don Domenico Griglia, Priore di Bagnasco nella diocesi di Mondovì.

 

           Carissimo Sig. Prevosto,

 

Comprendo benissimo la sua posizione. Per essere tranquillo ora e sempre si rimetta pienamente alle disposizioni del suo Superiore Ecclesiastico. Se esso consiglia V. S. a continuare nel suo attuale Ministero, lo faccia.

Non mancherò di raccomandarla al Signore ed Ella preghi anche per me che Le sarò sempre in G. C.

 

Torino, 30 Dic. 1880.

 

Suo buon amico

  Sac. Gio. Bosco.

 

P. S. Nè dimenticherò di pregare per la sua Madre.

 

Modello di prudenza nello scrivere, essendovi sempre pericolo che gli scritti cadano in mani estranee, egli non metteva mai in carta cose che, indebitamente conosciute, potessero nuocere alla buona riputazione di coloro, ai quali o dei quali scriveva. Queste caute reticenze qui sopra e altrove egli le osserva senza dire, talora invece ne fa espressa menzione, come nella lettera che segue, indirizzata a Varzo, nel circondario di Domodossola.

 

           Mio caro Giorgio Borello,

 

Non posso affidare alla carta la vera risposta alla tua lettera. Se però richiami alla mente quello che ti ho detto verbalmente potrai aver qualche norma per deliberare.

Ti consiglierei per altro di palesare il tuo cuore al confessore e seguire il consiglio che egli ti darà.

Dio ti benedica, o mio caro Borello, e prega per me che ti sarò sempre in G C.

 

Lanzo Torinese, 7 Settembre 1880.

 

Aff.mo amico

Sac. Gio. Bosco.

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