Capitolo 23

Settimo giorno dell'Ottavario - Mons. Gastaldi celebra la Messa della Comunione generale e la un sermoncino - Messa pontificale del Vescovo di Mondovì - Relazione di una grazia - Recita in teatro di una commedia latina innanzi a un gran numero d'illustri spettatori - Gli alunni in cortile hanno i giuochi dei bussolotti - Il Vescovo di Mondovì Pontifica ai vespri - Mons. Galletti fa il sermone - Ultimo giorno dell'Ottavario - Il Vescovo d'Alba pontifica alla messa solenne - Una farsa in teatro e poesie umoristiche intrattengono gli alunni - Mons. Galletti pontifica ai vespri e Mons. Ghilardi la l'ultimo discorso - Il solenne Te Deum - Suffragi per le anime dei benefattori della chiesa defunti: Mons. Galletti celebra la messa della Comunione, fa il discorso sulle anime del purgatorio e dà la benedizione col Santissimo - Articolo dell'Unità Cattolica su queste solennissime feste - Partenza degli alunni di Mirabello e di Lanzo Per i loro collegi - Preziosa morte di Don Giuseppe Bongiovanni, direttore del Piccolo Clero e della Compagnia del SS. Sacramento - Don Bosco attribuisce alla Madonna e non a sé il bene che opera, e al carattere sacerdotale le dimostrazioni di stima che gli sono professate - Cinque lettere di Don Bosco alla Marchesa Fassati.

Capitolo 23

da Memorie Biografiche

del 04 dicembre 2006

Nel lunedì 15 giugno, giorno settimo dell'Ottavario, continuò grande concorso di fedeli. All'ora ordinaria Mons. Gastaldi celebrò la S. Messa per la comunione generale, e fece un semplice, ma assai commovente sermoncino. Dimostrò quanto grande sia l'amore di Gesù Cristo nel darsi per nostro cibo nella S. Eucaristia; e accennò pure alla pienezza di affetto con cui ognuno deve procurare di accostarsi a questo Sacramento di amore e di consolazione.

Alle 10 messa solenne pontificata dal Vescovo di Mondovì assistito dai rettori delle chiese particolari e delle Opere di beneficenza rappresentati dai Teol. D. Montà, Rettore del R. Manicomio; D. Bono, Rettore della Chiesa della SS. Trinità: Teol. Murialdo Roberto; Teol. Leonardo Murialdo, Rettore del Collegio degli Artigianelli; Teol. Bertoglio, Rettore della R. Cappella della SS. Sindone; Teol. Gaudi, Cancelliere della Curia Arcivescovile.

Circa il mezzodì la signora Maria Casati di Milano faceva un'offerta e presentava la seguente relazione.

“ Io era stata colpita da un colpo di paralisia che mi lasciò morta per metà con minaccia di ulteriori attacchi. Ridotta così all'estremo della vita, i miei parenti, animati da altri fatti che avevano udito a narrare, non isperando più conforto dai mezzi umani, ricorsero all'aiuto del Cielo, alla protezione di Maria Ausiliatrice. Fu chiesta la benedizione, si cominciò la novena e si stabilì che si celebrasse una santa Messa mentre i miei pregavano intorno al mio letto. Alle sette e mezzo del mattino, alla metà della Messa, che si celebrava in onore di Maria Ausiliatrice, in un momento ritorno in me stessa, riacquisto la favella, le membra paralitiche riprendono il loro ordinario movimento, ed io mi sento e sono perfettamente guarita. Desidero che a questo fatto si dia la maggior pubblicità affinchè tutto il mondo conosca la grazia che ottenni da Maria Ausiliatrice e sia così sempre più invocato e benedetto il suo santo nome ”.

Alle 3 pom. vi  fu rappresentazione d'una commedia latina. Don Bosco amava che si tenessero a quando a quando siffatti trattenimenti per esercitare gli allievi nella pronuncia, nella lettura ed intelligenza di quest'antica e maestosa favella, la lingua di Roma e della Chiesa. Con ciò dimostrava che la Religione è tutt'altro che nemica della scienza e delle lettere. L'uditorio invitato era nobile, rispettabile e dotto. Oltre i Prelati, vi erano molti altri personaggi cittadini e forestieri, e ciò accrebbe agli attori il coraggio e il desiderio di far bene la parte loro.

La commedia scelta per detto giorno portava il titolo di Fasmatonices, parola greca che vuol dire: Vincitore delle larve o degli spettri. È questo uno dei molti lavori del celebre Mons. Rossini, Vescovo di Pozzuoli, chiaro per le sue produzioni latine. Questo lavoro è esposto in poesia con metro e dicitura plautina; il che produce amena novità nell'uditore. Il tema è questo. Un padre dovendosi recare ad Atene pe' suoi negozi lasciò l'unico suo figlio in custodia ed in educazione ad un amico. Costui, debole e trascurato, non osserva che il fanciullo frequenta cattivi compagni, i quali lo seducono e gli fanno perdere i danari in giuochi e gozzoviglie; e in fine guidato dalla astuzia di un servo e di un truffatore viene nella risoluzione di vendere la casa per pagare i debiti e avere nuovo danaro da scialacquare. Quando la cosa è quasi condotta a termine, giunge improvvisamente il padre, che scaccia i cattivi compagni, castiga il servo e riprende severamente il figlio, facendogli vedere a quali eccessi conduca la vita disordinata. Nel principio, nella divisione degli atti, e sul fine della rappresentazione ebbero luogo concerti di musica istrumentale, o vocale, con cori o con parte obbligata. La qual cosa tornò assai gradita agli uditori, i quali tutti applaudirono la commedia e la disinvoltura, la vivezza e la spontaneità con cui gli attori l'avevano rappresentata.

Gli alunni intanto assistevano in cortile ai giuochi dei bussolotti.

Alle ore 6 di sera pontificò ai vespri Mons. Vescovo di Mondovì: di poi tenne discorso Mons. Galletti. Colla sua maravigliosa semplicità, ma con gran fervore, parlò delle glorie di Maria Ausiliatrice glorificata in ogni tempo ed in ogni luogo. Notò come il culto di Maria SS. cresca, si conservi, si consolidi e si dilati ovunque colla fede di Gesù Cristo; e come l'esperienza sia a dimostrare che quando sgraziatamente uno si allontana dalla fede, si allontana prima dalla divozione a Maria; e chi si raffredda nella divozione a Maria, si raffredda parimenti nella fede. Sicchè la divozione a Maria è una grande caparra di una vita cristiana, della perseveranza nel bene, di una morte felice. La ragione di questa maraviglia sta in ciò che Maria è aiuto dei cristiani.

Il martedì 16 giugno, ultimo giorno dell'Ottavario, all'ora ordinaria il Vescovo di Mondovì celebrò la S. Messa per la Comunione generale. Prima di essa pronunziò il solito ma assai commovente sermoncino in cui dimostrò che Gesù nella S. Eucarestia è maestro di umiltà, di pazienza e di ubbidienza.

Alla messa solenne pontificò Mons. Galletti assistito dai Teol. Genta curato di S. Francesco di Paola; D. Griva curato di S. Donato; T. Corba curato della Crocetta; D. Ferrero curato di S. Tommaso, sac. Giovanni Bonetti direttore del Piccolo Seminario di Mirabello.

Gli alunni alle 3 assistettero ancora a un po' di teatro: si rappresentò la farsa L'Eredità in Corsica e si declamarono varie poesie dialettali e bernesche.

Alle 6 di sera pontificò ai vespri solenni Mons. Galletti assistito dai sacerdoti del mattino, cui si aggiunse il Teol. Gaudi Cancell. Arcivescovile. Era eziandio presente il Can. Vogliotti Provicario Generale. Doveva anche intervenire Mons. Can. Zappata, Vicario Generale, ma ne fu impedito da alcuni incomodi di salute, come si compiacque significare con apposita lettera.

Mons. Ghilardi fece l'ultimo discorso. In esso dimostrò come la Chiesa Cattolica sia un vero Paradiso in terra per la presenza reale di Gesù Cristo nella SS. Eucarestia: presenza che sola vale a colmarci di gioia e di delizie. Quindi con maravigliosa maestria svolse il pensiero che col ricevere la S. Eucarestia, l'uomo soddisfa pienamente ai tre desideri che sogliono agitare gli uomini, di ricchezze cioè, di onori e di piaceri.

Aggiunse come noi non possiamo offerire all'Eterno Padre un maggior dono del Cuore del suo Divin Figlio.

Quindi cantato solennemente il Te Deum con musica del M° Blanchi, Mons. Galletti impartiva la benedizione col SS. Sacramento alla immensa moltitudine.

Nel corso dell'Ottavario ebbero luogo ogni giorno, come si disse, speciali pratiche di pietà per invocare le celesti benedizioni anche sopra quei benemeriti oblatori che Dio chiamò a miglior vita prima che la nuova chiesa fosse inaugurata al divin culto. Queste pratiche consistevano in preghiere diverse tra cui il Santo Rosario, la Comunione generale, e l'applicazione del S. Sacrifizio della Messa. Ma il giorno 17 giugno, alle 7 del mattino, si raccolsero i giovani della casa di Torino, di Lanzo e di Mirabello con molti fedeli per apposito servizio funebre.

Si recitarono speciali preghiere col Rosario pei defunti, quindi Mons. Galletti celebrò la S. Messa e dispensò la S. Comunione a numerosa schiera di fedeli, infine pronunziò analogo sermoncino.

In esso cominciò a rilevare il dovere di gratitudine verso a tutti quelli che ci hanno beneficati. “ Questa gratitudine, disse, è lodevole in tutti e verso di tutti, ma specialmente verso di coloro che, chiamati da Dio alla vita beata, sospirando dimandano aiuto a quelli che essi nella vita mortale hanno beneficati ”.

Svolse di poi le parole di Giuda Maccabeo: Sancta ergo et salubris est cogitatio pro defunctis exorare ut a peccatis solvantur: Santo e salutare è il pensiero di pregare pei defunti, affinchè così siano sciolti dai loro peccati.

“ Come noi, disse fra le altre cose, diciamo santo colui che è distaccato da tutte le cose del mondo e tutto a Dio si consacra, così santo si deve chiamare il pensiero di pregare pei defunti; perchè sollevandoci dalle cose della terra ci porta a meditare lo stato di que' nostri cari fratelli e benefattori, cui il fuoco monda ed abbellisce nel Purgatorio. Pertanto con

calde preghiere e con buone opere scongiuriamo il Signore affinchè affretti la loro liberazione dalle fiamme del Purgatorio ”.

Notò in fine come questo pensiero sia salutare per le anime purganti e per noi medesimi, e come torni eziandio sommamente gradito alla S. Vergine, la quale di certo mostra il più vivo interesse per quelle care anime che sono pure sue figlie, e brama e gode che qualcheduno si adoperi per accelerare la loro futura celeste felicità.

Chiudevasi la sacra funzione colla benedizione del SS. Sacramento. Con questo servizio funebre avevano termine le care funzioni della Consacrazione e dell'Ottavario della Chiesa di Maria Ausiliatrice.

L'Unità Cattolica il 21 giugno ne dava questo resoconto:

Nel mattino dello scorso mercoledì terminavasi il sacro ottavario per la solenne consacrazione della nuova chiesa eretta qui in Torino a Maria Ausiliatrice. Quanto era stato annunziato nel programma tutto fu eseguito colla più grande esattezza e grandiosità. Il concorso fu più che straordinario, la chiesa era sempre piena zeppa di gente, specialmente poi nel giorno del Corpus Domini e nella domenica seguente; pareva che tutta la popolazione della città si fosse riversata in Valdocco; per le vie che conducono alla chiesa, a stento potevano passare le vetture, tanto erano esse occupate continuamente dalla divota popolazione che alla chiesa in folla accorreva. E non i soli torinesi vollero prendere parte a tanta solennità, ma concorsero da tutti i paesi vicini e anche da lontani; da Genova, da Milano, da Firenze, da Bologna e fin anche da Roma partirono insigni personaggi e si recarono a Torino per assistere alla dedicazione della nuova chiesa. E non era la sola solennità che affollasse tanta gente, chè lo spirito di divozione compariva in sul volto di tutti; nel mattino in modo particolare si vedeva la divozione dei torinesi verso Maria Ausiliatrice, poiché, cominciando dall'aurora sino verso al mezzogiorno, era continua la frequenza ai SS. Sacramenti; dal calcolo che si è potuto fare, si può affermare senza pericolo di esagerazione, che le Comunioni fatte nella nuova chiesa in detto ottavario oltrepassarono il numero di dodicimila.

Splendidissime poi riuscirono tutte le sacre funzioni .....

 

Dopo aver detto de' Vescovi che vi presero parte, il citato giornale soggiungeva:

Rendea solennissimi i pontificali la musica istrumentale e vocale, che non mancò mai in nessuna funzione, né del mattino, né della sera; cosicchè nulla si poté desiderare per rendere solennissime e oltremodo decorose le sacre funzioni di tutto l'Ottavario. Mirabile fu ancora, chè in tanto concorso di gente non avvenne il minimo disordine, ma ogni cosa procedette colla più grande tranquillità. Sia dunque lode al sacerdote Don Bosco e lode a tutti gli oblatori che aiutarono ad erigere sì magnifico tempio. Lode specialmente a Maria, che in tempi sì tristi e malvagi, volle farei conoscere più chiara e più sensibile la sua protezione ed il suo aiuto.

Il giorno 17 fu pure giorno d'esultanza fino al momento, nel quale dovettero partire pei loro collegi que' di Mirabello e di Lanzo. Alle 2 pom. tutti si schierarono in cortile innanzi alle stanze di Don Bosco e il Servo di Dio apparve sul poggiolo salutandoli colla voce e colla mano. Vennero quindi accompagnati fino alla porta dalla banda musicale e dai cordiali saluti dei fratelli dell'Oratorio.

Fino a quel momento nulla avea contristato que' giorni, ma un'ora dopo che erano usciti i giovani dei due collegi moriva nella casa un virtuoso salesiano, il Sac. Giuseppe Bongiovanni.

Riassumiamo in breve ciò che si è detto di lui.

Avviatosi alla carriera ecclesiastica sempre si segnalò durante il chericato per la sua pietà e fedele osservanza delle regole e zelo pel bene dei suoi compagni. Fatto sacerdote nel 1863, non è a dire con qual ardore siasi dato all'esercizio del sacro Ministero; sebbene poco fosse favorito nella voce, riusciva tuttavia di tanto gradimento nella predicazione per la bellezza della materia e per l'unzione nell'esposizione, che era ascoltato molto volentieri e ne riportava copiosi frutti.

Dopo aver aiutato Savio Domenico, con cui era unito in santa amicizia, ad istituire la Compagnia dell'Immacolata e a compilarne il regolamento, essendo allora solamente chierico, fondò col permesso del Superiore un'altra Compagnia ad onore del SS. Sacramento, che aveva per iscopo di promuoverne il culto fra la gioventù e di addestrare

gli allievi più noti in virtù al servizio delle sacre funzioni, formando così un piccolo clero ad accrescerne la maestà e la grazia. Tale compagnia continuò a coltivare con maggior attività e con ottimi risultati quando fu sacerdote. E ben si può dire che se la Congregazione di S. Francesco di Sales poté già dare alla Chiesa un bel numero di sacri ministri degli altari, in gran parte si deve alle sante premure del Sac. Giuseppe Bongiovanni intorno al piccolo clero.

Avvicinandosi l'epoca, della consacrazione della Chiesa eretta in Valdocco ad onore di Maria Ausiliatrice, Don Bongiovanni si adoperò con tutto l'impegno per disporre le cose necessarie a tale funzione e specialmente nel preparare il Piccolo Clero a fare con edificazione la parte sua nel giorno della festa e nell'ottava successiva. Trasportato da ardente amore a Maria SS. nulla risparmiò di sollecitudini, di fatiche e sudori, particolarmente alla vigilia. La Vergine Ausiliatrice, aggradendo la sua fervorosa devozione ed ossequio, gliene ottenne ben presto il premio. Prima però lo volle assoggettare ad una prova, che sopportata con rassegnazione, riuscì certamente al buon Sacerdote di gran merito. Quella sera coricavasi lasciando aperta la finestra della sua camera. Soffiò nella notte un vento freddo, cadde un forte temporale: ed egli profondamente addormentato di nulla si accorse: ma al mattino si svegliò oppresso da mal di petto; la respirazione eragli divenuta alquanto penosa; ed egli che tanto erasi adoperato per la buona riuscita delle feste, il 9 giugno non si poté alzare dal letto. Nei giorni seguenti, la malattia continuò. Assistito diligentemente da parecchi dottori e sopra gli altri dal medico dell'Oratorio Dottor Gribaudi, e vegliato con grande carità dai confratelli, andò ondeggiando tra il meglio e il peggio fino al mercoledì 10 giugno. Il virtuoso sacerdote, desideroso di poter almeno una volta celebrare i divini misteri nella nuova chiesa, supplicò la SS. Vergine con calde istanze ad ottenergliene la grazia. Fu esaudito.

Nella domenica fra l'Ottava sentissi tale miglioramento di forze, che poté colla debita preparazione accostarsi all'altare e celebrare la S. Messa con immensa consolazione del suo cuore. Dopo la messa disse a qualcuno dei suoi amici che era tanto contento che ben poteva intonare il Nunc dimittis. E così fu: giacchè sentendosi venir meno le forze, ritornò a letto, né più si rialzò. Al mattino del mercoledì successivo, apparve sensibilmente in via di miglioramento, ma nel pomeriggio, compiuta ogni funzione e solennità, verso le 3 cominciò a peggiorare. Un'ora dopo il Sac. Bongiovanni Giuseppe, munito dei conforti della religione, assistito dall'amato suo Direttore Don Bosco, circondato da una corona dei suoi più cari amici e confratelli, rese la sua bell'anima al Signore, andando, come fermamente si spera, a vedere come si festeggia in Cielo Colei che formava l'oggetto della sua più tenera divozione.

Don Bongiovanni non era il terzo del sogno: la sua morte fu invidiabile.

Era adunque finito l'Ottavario, che fu detto un trionfo per la Chiesa Cattolica; e tali furon poi tutte le feste annuali di Maria SS. Ausiliatrice. Questo trionfo era anche preparato da un numero infinito di grazie portentose, spirituali e temporali, di continuo concesse dalla Madonna, che il popolo era fermo nel credere che Don Bosco stesso ottenesse da Lei. Quindi le lettere incessanti di quelli che a lui si raccomandavano, quindi la riconoscenza verso di lui vedendo soddisfatti i loro voti; quindi i tanti segni di onore che gli davano i fedeli, e che D. Bosco non desiderava ma subiva con quella semplice dignità di chi sapeva d'essere ministro della Regina del Cielo ed esecutore de' suoi voleri. Nella sua umiltà, egli non attribuiva mai a sé il minimo merito in que' portenti, ma nel consigliare, nel rispondere a lettere, ed in conferenze, diceva: “ Se volete ottener grazie dalla Santa Vergine fate una novena: recitate ogni giorno tre Pater, Ave e Gloria a Gesù Sacramentato, tre Salve Regina a Maria Ausiliatrice, e le due giaculatorie: Sia lodato e ringraziato ogni momento il SS. e divinissimo Sacramento; Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis: e accostatevi almeno una volta ai SS. Sacramenti. ”

Del resto, quando in casa e fuori di casa, si vedeva onorato ed applaudito; quando, e sovente, si vedeva accolto dalle popolazioni coi segni della più grande venerazione, poichè chiedevano in folla di essere da lui benedette; quando ogni anno alle feste di Maria Ausiliatrice era fatto segno a splendide dimostrazioni; e quando, come vedremo, nei suoi viaggi in Italia, Francia e Spagna, ebbe accoglienze da non potersi descrivere, dopo aver predicato continuamente la confidenza senza limiti in Maria, non riteneva tali onori e plausi come fatti alla sua persona, ma li diceva rivolti al suo carattere sacerdotale, alla Chiesa Cattolica di cui era figlio, e alla fede e pietà del popolo. Sovente andava ripetendo:

 - Ringraziamo il Signore perchè c'è ancora molta fede nel popolo!

Altre volte:

 - Quanta fede vi ha ancora nei popoli e come rispettano il carattere sacerdotale!

Ovvero:

 - Se Don Bosco non fosse cattolico, chi penserebbe a lui? È trattato così, perchè è sacerdote, non per altro.

Sono attestazioni di Don Giovanni Bonetti.

“ Mi raccontò la Marchesa Fassati, affermava D. Rua, che un giorno Don Bosco sentendosi fare tanti elogi nella sua famiglia, rispose:

 - Son ben contento che si abbia tanta stima del carattere del sacerdote; per quanto si dica della sua dignità e del corredo di virtù di cui deve essere fornito, non si dirà mai abbastanza! ”.

La marchesa Maria Fassati, Dama di Corte, conosceva e ammirava la profonda umiltà di Don Bosco, il quale fu sempre amico intimo e benedetto della sua famiglia. Di questa intimità, della quale già abbiamo spesse volte parlato, rechiamo in prova cinque lettere degli anni trascorsi, che ci furono da poco tempo consegnate e che meritano anch'esse, al pari di ogni lettera di Don Bosco, di essere conosciute.

 

Benemerita signora Marchesa,

 

Eccole, signora Marchesa, alcuni inviti per avere mattoni con cui continuare i lavori della nostra chiesa. Non sono più io, ma è la Santa Vergine che a Lei si raccomanda perchè l'aiuti a terminare la sua casa, e così accrescere anche il numero dei suoi divoti. Ella però li distribuisca a chi e quando bene giudicherà nella sua saviezza.

I lavori procedono con grande alacrità ed avrei veramente piacere che venisse a vederli.

Credo che la signora Duchessa sia ancora a Montemagno, e perciò la prego di trasmettere alla medesima il piego ivi unito coi più rispettosi atti di gratitudine.

Raccomandi al caro Emanuele che si guardi bene dal profanare le vacanze collo studio. Auguro copiose benedizioni del Cielo sopra di Lei, sopra il sig. Marchese e sopra tutta la sua famiglia, La Santa Vergine ci conservi tutti nel santo timor di Dio. Amen.

Con pienezza di stima mi professo rispettosamente

Di V. S. B.,

 

Torino, 13 settembre 1864,

Obbl.mo Servitore

Sac. Bosco GIOVANNI.

 

 

Torino, 1° novembre 1865.

 

Benemerita signora Marchesa,

 

Non ho finora raccomandato a V. S. B. i biglietti di Lotteria perchè concorrendo già largamente in sollievo delle nostre miserie nol credevo opportuno. Ora nel pensiero che in questa occasione possa affidarne alcuni ai Reali Personaggi che al presente dimorano tra noi, gliene mando decine 30 e li raccomando alla carità di Lei e a quelli con cui Ella giudicasse conveniente parlarne.

Come Ella sa, vi è tempo, e quello che non si ritiene si trasmette di nuovo in fine alla Lotteria.

Dimani mattina tutte le funzioni funebri e preghiere che avranno luogo in questa casa saranno secondo la pia di Lei intenzione e del sig. Marchese. Le indirizzino come meglio loro sembrerà nel Signore.

Ogni Santo del Cielo faccia discendere una benedizione speciale sopra di Lei e sopra tutta la rispettabile di Lei famiglia, mentre ho l'onore di professarmi con gratitudine

Di V. S. B.,

Obbl.mo Servitore

Sac. Bosco GIOVANNI.

 

Benemerita signora Marchesa,

 

Eccole, signora Marchesa, tre pacchi di biglietti; avrei forse potuto farne uno solo, ma ho giudicato di fare tre, affinchè Maria Ausiliatrice unisse a ciascuno le grazie più necessarie a colui cui sono indirizzati.

Ho molto bisogno delle sue preghiere e del suo aiuto. I lavori della chiesa continuano e sembra probabile che alla festa dell'Immacolata Concezione, ci si possa celebrare la prima Messa. Ma ci vuole grave somma; dove prenderla? Signora Marchesa, mi aiuti a pregare ed avere viva fede in Maria a cui la chiesa è consacrata.

Dio benedica Lei e tutta la sua famiglia e mi creda con gratitudine di Lei,

 

Torino, 3 febbraio 1866,

Obbl.mo Servitore

Sac. Bosco GIOVANNI.

 

 

Torino, 21 aprile 1866.

 

Benemerita signora Marchesa,

 

Maria Ausiliatrice si raccomanda a Lei, signora Marchesa; i lavori della chiesa sono assai bene avviati, ma per mancanza di mezzi invece di trenta muratori ne ho solamente otto. E questo nel tempo più opportuno per lavorare. Ho molte promesse e fondate speranze, ma è tutto in ritardo.

Se può fare qualche mutuo alla Madonna sarebbe tempo il più propizio, e credo che ne avrebbe interesse che molto eccederebbe il 5 per cento legale.

Ne parli col sig. Marchese, e poi faccia quel che può a maggior gloria di Dio.

Lunedì dal mattino alle 10 sono in casa; di poi dalle 1 alle 3 ci sarò parimenti. Dio benedica Lei e tutta la sua famiglia, e mi creda quale mi professo,

Di V. S. B.

Obbl.mo Servitore

Sac. Bosco GIOVANNI.

 

Benemerita signora Marchesa,

 

Ho ricevuto lettera dal Vescovo di Casale che mi dice aver ricevute tutte le carte opportune per ammettere alle Ordinazioni il chierico Cerruti e mi dimanda se si può sperare in qualche modo il patrimonio. Sebbene io abbia avuto ripetute promesse dall'economato, tuttavia vedendo che questo buon chierico perderebbe tempo, io mi raccontando a Lei perchè voglia, se può e giudica bene, provvedete questo titolo ecclesiastico. Ci vuole una rendita annua di fr. 240; la quale rendita ritornerebbe a Lei appena siasi ottenuto dall'Economato, siccome si è già fatto con altri.

Ieri ne ho di nuovo parlato col sig. Marchese ed egli mi disse che avessi esposto ogni cosa a Lei e che Ella avrebbe aggiustato tutto. Siccome però io ricordo i molti benefizi fatti a questa casa, così qualora non si giudicasse conveniente oppure altre opere impedissero questa, io le sarei non meno riconoscente, e tanto io quanto il Cerruti tentando altra via non cesseremo di invocare sopra di Lei e sopra tutta la famiglia le benedizioni del Signore.

Colla più sentita gratitudine, raccomandandomi alla carità delle sante sue preghiere, ho l'onore di potermi professare

Di V. S. B.

 

Torino, 5 luglio 1866.

Obbl.mo Servitore

Sac. Bosco GIOVANNI.

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