Facoltà concesse dall'Arcivescovo per l'Oratorio di S. Luigi - Invito - Felice presagio - Apertura - Primo sermoncino - Il dono della madre - Rettifica di una data - Il primo Direttore - Insulti e sassate.
del 08 novembre 2006
 Il Sac. Giovanni Bonetti così narra nel “Cinque lustri di Storia dell'Oratorio Salesiano” l'inaugurazione solenne dell'Oratorio di S. Luigi a Porta Nuova.
“ Avvicinandosi il tempo prefisso per la sua apertura, fu domandata a Monsignor Fransoni la facoltà di benedire la cappella del nuovo oratorio, con quante altre occorressero a pro dei giovanetti; e lo zelante e sempre benevolo Arcivescovo le concesse amplissime e senza restrizione di sorta. Aveva delegato per quella benedizione il Curato della Madonna degli Angeli, che sì fece sostituire dal Teol. Borel.
 ” La Domenica precedente D. Bosco diede avviso che nella festa consecutiva avrebbe avuto luogo la inaugurazione dell'annunziato Oratorio, e invitò i giovani della parte meridionale della città a trovarsi fin dal mattino per tempo sul luogo già loro ben noto; che si sarebbe data comodità di confessarsi; poscia benedetta la cappella; celebrata la Messa e distribuita la santa Comunione a chi vi si fosse preparato.
Sì, portatevi numerosi e devoti, miei cari figli, ci disse, perchè si tratta di onorare degnamente la Immacolata ed Augusta Regina del Cielo, e Madre nostra carissima; si tratta di pregarla che si degni di volgere i suoi occhi benigni sopra il nuovo oratorio, prenderlo sotto il suo manto, proteggerlo, difenderlo, farlo prosperare per la salute di tanti giovanetti. Coloro poi, che sono di queste regioni, facciano altrettanto nell'Oratorio di S. Francesco di Sales. Così in quel giorno memorando noi formeremo come due famiglie, le quali, quantunque separate di corpo, saranno nondimeno unite di spirito nel celebrare in due parti opposte di Torino la più santa, la più amabile delle creature, la gran Madre di Dio, stata sempre pura ed immacolata.
 ” Usciti di chiesa una turba di giovani furono attorno a D. Bosco e al Teol. Borel, e chi prometteva di condurre al nuovo oratorio il parente, chi il vicino, chi il compagno; là onde i due Sacerdoti ebbero un felice presagio che per bontà di Dio l'opera loro non avrebbe fallito.
 ” Alla vigilia della festa la cappella da dedicarsi a S. Luigi era allestita. Un quadro del Santo, candelieri, candele, tovaglia, camice, pianeta, piviale, panche, inginocchiatoi, non che un piccolo armadio con una mensa ad uso di sacrestia, erano stati provveduti dalla carità di parecchi benefattori e benefattrici, che costituivano in allora i così detti Cooperatori di D. Bosco. La massima parte dei sacri paramenti vennero ricamati colle stesse loro mani da alcune pie signore. Quei pochi oggetti che ancor mancavano per le sacre funzioni vennero portati dall'Oratorio di S. Francesco di Sales, o pigliati in prestito dalla vicina parrocchia.
 ” L'otto dicembre 1847 era finalmente spuntato in mezzo alla neve, che cadeva turbinosa e fitta. Compievasi in quel giorno il terzo anniversario dacchè D. Bosco presso l'Ospedaletto della Marchesa Barolo benediceva in onore di S. Francesco di Sales la prima cappella del nostro oratorio, che da quel tempo prendeva il nome dal dolcissimo Santo, e si dilatava in modo sorprendente. Come a certa prova che questo secondo avrebbe pure, come il primo, arrecato immenso vantaggio alla gioventù ed avuta la stessa felicissima sorte, Iddio dispose che gli si desse principio nella medesima circostanza, cioè in un giorno sacro alla Vergine Immacolata, vigile custode e sostegno potente delle opere più belle. Anche le bianche falde, che dal cielo cadevano, furono di lieto augurio. Parve di fatto che il Signore volesse con ciò indicare che i giovanetti di questo Oratorio si sarebbero col tempo moltiplicati come i fiocchi di neve, il cui candore fosse altresì quale un simbolo di quella innocenza, che verrebbe nelle anime loro conservata o ricondotta. Il Santo ancora, che si prendeva a titolare ed esempio, era pure alla sua volta un'arra sicura di un tanto bene. Che queste non fossero illusioni l'evento lo comprovò in appresso.
 ” Il tempo cattivo non trattenne i giovani dal recarsi a nuovo Oratorio in numero grande. Al mattino circa le sette parecchi già vi si trovavano per confessarsi, e intorno alle otto la cappella ne era piena. D. Bosco dovendo attendere all'Oratorio in Valdocco, la funzione venne eseguita dal Teologo Borel. Egli benedisse la chiesetta, celebrò la Messa, dopo la quale voltosi sull'altare fece un breve e cordiale sermoncino, che in sostanza fu questo.
 - Io non posso qui contenermi, o giovani carissimi, dal manifestarvi la immensa, gioia, che m'innonda il cuore, in questo momento avventurato. - Dette queste parole il buon Teologo si fermò un istante, perchè la commozione gli tolse la voce: egli piangeva di consolazione. Ripigliato poscia il suo dire continuò: - Il tempo ed il freddo non vi hanno scoraggiati. La devozione alla Madonna, e l'amore al vostro nuovo oratorio vi scaldarono il cuore, traendovi qui devoti e numerosi. Parecchi avete pur fatta la santa Comunione; tutti udiste la Messa con particolare raccoglimento. Io ne godo molto, e nel tempo stesso apro il cuore ad una grande speranza. Sì, io spero che voi continuerete a portarvi qui con assiduità e buon volere. Spero che col vostro esempio e savi consigli vi condurrete ancora molti altri compagni. Spero che questo Oratorio di S. Luigi sarà degno fratello di quel di S. Francesco, e che ambedue guadagneranno molte anime a Dio. Oh! La Vergine Immacolata, nella cui festa abbiamo dato incominciamento a quest'opera, ci aiuti, ci protegga, ci difenda.  E qui fattosi strada, e colta la circostanza del giorno, egli esortò i giovani a fuggire il peccato, e a praticare soprattutto la virtù della purità, proponendo per modello S. Luigi, della cui vita raccontò alcuni fatti edificanti.
 ” Finito il discorso, si recitarono alcune preghiere, si cantò la giaculatoria: Sia benedetta, e si uscì di chiesa con ordine e silenzio. Alla porta i giovanetti trovarono persona appositamente incaricata di distribuire a ciascuno una pagnottella ed una fetta di salame, che tutti ricevettero di buon rado, quale un dono, che loro faceva la Madre celeste, e mangiarono con singolare appetito per esser l'ora già alquanto avanzata.
 ” Credo inutile il fermarmi a dire dell'andamento festivo di questo Istituto. Basta il notare che vi fu introdotto il regolamento dell'Oratorio di S. Francesco di Sales, ed ogni cosa si faceva e si fa collo stesso metodo ”.
Fin qui la narrazione di D. Bonetti, il quale, come abbiamo letto, fissa al giorno 8 dicembre l'apertura dell'Oratorio di S. Luigi e la stessa data troviamo nel dizionario di Goffredo Casalis, Articolo “Istituti di beneficenza”, Vol. XXI, anno 1851. Ma sorge una grave difficoltà, perchè il Decreto di Monsignor Fransoni, che delega il Curato della Parrocchia della Madonna degli Angeli a benedire la cappella di detto Oratorio e concede la facoltà di celebrarvi quindi la santa Messa, porta in tutte lettere la data del diciotto dicembre mille ottocento quarantasette. E non si può credere che vi sia stata una licenza antecedente a voce, perchè D. Bosco nella relazione storica manoscritta sulla Pia Società di S. Francesco di Sales, mandata alla santa Sede nel 1864 per ottenere la prima approvazione, dice chiaramente che il Superiore Ecclesiastico con Decreto del 18 Dicembre 1847 concedeva la facoltà di aprire un novello Oratorio dedicato a S. Luigi. Non è dunque ammissibile che si sia celebrata la santa Messa prima di ottenere la debita autorizzazione Come andò pertanto la cosa? Crediamo che il Sac. Bonetti abbia confusi insieme due fatti. L'apertura e l'inaugurazione dei locali dell'oratorio può benissimo aver avuto luogo nella sera della festa di Maria SS. Immacolata, mentre al mattino i giovani di quella regione erano andati al solito a fare le loro devozioni nell'Oratorio di Valdocco; nelle due Domeniche seguenti al dopo pranzo si saranno radunati nella cappella non ancor benedetta, per il catechismo e per la predica; e ciò per noti dover recarsi in Valdocco due volte al giorno in così fredda stagione e con sere così brevi. Escludiamo la solennità del Santo Natale, che correva in Domenica dopo il giorno 18, poichè il Teol. Borel doveva essere troppo occupato nelle sacre funzioni al Rifugio. In conclusione, a noi pare che una festa così solenne si sia celebrata, o nel giorno di S. Stefano o in quello di S. Giovanni Evangelista, che allora erano feste di precetto, religiosamente osservate dalla popolazione. Ponderate ancora varie altre circostanze e specie la stanchezza insopportabile che avrebbero portato due feste immediate di tal fatta, a noi sembra molto probabile che precisamente nella solennità dell'Apostolo S. Giovanni sia benedetta la cappella e celebrata la prima Messa. E nulla osta che in tale occasione, salvo il Rito, Maria SS. Immacolata abbia divisi gli onori col suo figlio adottivo.
Ma proseguiamo nel nostro racconto.
Siccome D. Bosco non poteva assumersi la direzione immediata di quell'oratorio così egli d'accordo coi Teol. Borel l'affidò successivamente a vari zelanti Sacerdoti di Torino, mandando ogni festa, mattino e sera, a coadiuvarli vari giovani più adulti ed assennati. Sovente andava egli stesso o il detto Teologo. Pel primo ne fu eletto a Direttore il Teol. Giacinto Carpano, che, coadiuvato dal Sac. Trivero, con affettuosa sollecitudine provvedeva quanto mancava ancora al decoro della cappella e procurava di acquistarsi l'amore e la confidenza dei giovani. E vi riuscì così bene che questo divenne l'emulo del primo Oratorio.
Più di cinquecento fanciulli, attesta D. Michele Rua, accorrevano all'Oratorio di S. Luigi, che egli stesso visitò più volte, essendo ancor giovanetto, e poi chierico facendovi il catechismo. Ivi dopo le religiose funzioni si incominciò e si continuò sempre a fare una scuola ai giovani, ove nel modo più semplice si insegnava loro a leggere e a scrivere, l'aritmetica, il canto gregoriano e la musica. Eziandio lungo la settimana moltissimi poveri giovanetti non tardarono ad intervenire alle scuole serali elementari. Vi era pure un annesso cortile ove si facevano loro eseguire esercizi militari e ginnastici e si trovavano provveduti di tutti quei leciti giochi che loro tornavano maggiormente a grado.
Tuttavia siccome già spirava troppo forte l'aria della libertà, il Teol. Carpano ricevette da quelle parti seri affronti. Egli doveva portarsi volta per volta il vino e l'ostia per la santa Messa, le particole per chi faceva la S. Comunione e un po' di pane per la sua colazione; ed essendo d'inverno e rigido pungendo il freddo, portava eziandio sotto il mantello un fascio di legna per riscaldare alquanto una cameretta che serviva di sagrestia. Un mattino, mentre tutto solo percorreva le vie ancor silenziose di Borgo Nuovo, alcuni malviventi vedendolo così avviluppato nel mantello, come sollecito a nascondere chi sa che cosa, cominciarono a gridare; e sospettosi, gli corsero d'appresso, gli aprirono con violenza il mantello e quasi glielo gettarono a terra. Scoperto quel fascio di legna e udito da lui che erano destinate per riscaldare i poveri ragazzetti operai dell'Oratorio di S. Luigi, confusi e meravigliati si allontanarono.
Una sera poi mentre dall'oratorio ritornava alla casa assai stanco, arrivato nell'antica piazza d'armi fu assalito da una tempesta di sassi. Mentre si credeva giunto alla sua ultima ora, sente una voce che grida: “ Lasciatelo stare, è il Teol. Carpano! ”. E ad un tratto cessò la sassaiola e fu un miracolo se ne rimase illeso.
Il demonio incominciava a dimostrare la sua furia contro il secondo asilo che si apriva alla giovent√π pericolante.
 
 
 
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