Parlate di D. Bosco - Annunzio della novena del santo Natale; mezzi per santificarla - Studiare vuol dire essere buono - Non rubare - Non proferire parole villane - Obbedire al confessore - Sincerità in confessione - Suggerimenti per la solennità del Natale.
del 30 novembre 2006
 Siamo al dicembre del 1859. Era per incominciare la novena del Santo Natale e D. Bosco non trascurava certamente così bella occasione per innamorare i  suoi alunni dell'ineffabile mistero. Parlò sette volte, poichè qualche sera dovette impiegarla fino ad ora tardissima nel confessionale. Uno dei chierici notò i punti principali de' suoi sermoncini, compresi quelli del fin dell'anno, ce li trasmise, e noi ne facciamo un dono ai lettori.
In capo a questi sta scritta una frase del Cantico dei cantici. “Sicut villa coccinea labia tua: et eloquium tuum dulce. Come cordicella di color di scarlatto le labbra tue: e dolce il tuo favellare ”. Con questo versicolo si volle indicare l'affetto che sgorgava dalle labbra di D. Bosco tinte ogni mattina dal Sangue di Gesù Cristo, affetto ed unzione che non si può esprimere altrimenti.
 
 
15 dicembre.
 
Domani incomincia la novena del santo Natale. Si racconta che un giorno un divoto del Bambino Gesù, viaggiando per una foresta in tempo d'inverno, udì come il gemito di un bambino e inoltratosi nel bosco verso il luogo donde udiva partire la voce, vide un bellissimo fanciulletto che piangeva. Mosso a compassione disse: - Povero bambino come mai ti trovi qui, così abbandonato in questa neve? - Ed il fanciullo rispose: - Ohimè! come posso non piangere, mentre mi vedi così abbandonato da tutti? Mentre nessuno ha compassione di me? - Ciò detto disparve. Allora capì quel buon viaggiatore essere quel bambino Gesù stesso, che si lamentava dell'ingratitudine e della freddezza degli uomini. Vi ho narrato questo fatto, perchè procuriamo che Gesù non abbia a lagnarsi anche di noi. Perciò prepariamoci a far bene questa novena. Al mattino al tempo di Messa vi sarà il canto delle Profezie, poche parole di predica e poi la benedizione. Due cose io vi consiglio in questi giorni, per passare santamente la novena.
- 1. Ricordatevi sovente di Gesù Bambino, dell'amore che vi porta e delle prove che vi ha dato del suo amore fino a morire per voi. Al mattino alzandovi subito al tocco della campana, sentendo il freddo, ricordatevi di Gesù Bambino che tremava pel freddo sulla paglia. Lungo il giorno animatevi a studiar bene la lezione, a far bene il lavoro, a stare attenti nella scuola per amore di Gesù. Non dimenticate che Gesù avanzava in sapienza, in età e in grazia appresso a Dio ed appresso agli uomini. E sovra tutto per amore di Gesù guardatevi dal cadere in qualsivoglia mancanza che possa disgustarlo. - 2. Andate spesso a trovarlo. Noi invidiamo i pastori che andarono alla capanna di Betlemme, che lo videro appena nato, che gli baciarono la manina, gli offersero i loro doni. Fortunati pastori, diciamo noi! Eppure nulla abbiamo da invidiare, poichè la stessa loro fortuna è pure la nostra. Lo stesso Gesù, che fu visitato dai pastori nella sua capanna si trova qui nel tabernacolo. L'unica differenza sta in ciò, che i pastori lo videro cogli occhi del corpo, noi lo vediamo solo colla fede, e non vi è cosa, che possiamo fargli più grata, che di andare spesso a visitarlo. E in qual modo andare a visitarlo? Primieramente colla frequente Comunione. Nell'Oratorio, in questa novena specialmente, ci fu sempre un grande impegno, un grande fervore per la Comunione e spero che lo stesso farete voi in quest'anno. Altro modo poi è di andare qualche volta in chiesa lungo il giorno, fosse anche per un sol minuto, recitando anche un solo Gloria Patri. Avete inteso? Due cose adunque noi faremo per santificare questa novena. Quali sono? Chi sa ripeterle? Ricordarci sovente del Bambino Gesù, avvicinarsi a lui colla S. Comunione e colla visita in chiesa.
 
16 dicembre.
 
Sono contento nel vedere che i voti dello studio sono buoni, perchè se i voti sono buoni vuol dire che si studia, e se si studia ciò indica due cose. La prima che vi farete onore, la seconda che siete bravi figliuoli. In quest'anno adunque vi farete onore e non solo potrete essere promossi tutti all'esame filiale, ma ancora essere tutti premiati. Ma voi direte: - Come fare ad essere tutti premiati? I premii si danno solo ad alcuni, altrimenti Don Bosco dovrebbe far bancarotta a provvedere premii per tutti noi. - Ma io vi rispondo che non si daranno solamente ad alcuni, ma a tutti quelli che se lo saran meritato. Se lo meriteranno tutti, lo avranno tutti. E nel giorno finale dell'anno inviteremo i parenti, i parroci, i sindaci, gli amici e che bel trionfo sarà allora per chi avrà studiato! E poi se non tutti avessero i pieni voti, per coloro che avessero ottenuta la sola promozione, non è un bel premio poter dire: Ho fatto quel che ho potuto, Dio è contento di me, i miei parenti sono felici per la mia condotta, la mia coscienza è piena di consolazione, ho arricchita la mia mente di utili cognizioni? Ma l'aver ottenuto buoni voti ho detto indicare eziandio che voi siete buoni, perchè il mezzo principale che stimola allo studio è la pietà. Ciò vuol dire che la novena del santo Natale si fa con frutto e che il Bambino Gesù vi ha già dato molto fuoco per operare il bene. Coraggio adunque! Questo fuoco non sia di una sola settimana, ma di tutte le settimane. Quelli che ottennero l'optime continuino a meritarlo sempre; quelli che ottennero un voto di sufficenza, ma inferiore all'optime, prendano animo e dicano a se stessi: Se questo e quello ha preso optime, perchè non potrò averlo anch'io? Non voglio essere inferiore agli altri. Se voi conosceste la gran fortuna che è la vostra di avere un mezzo da poter studiare, vi sforzereste con ogni impegno per non perdere neppure un bricciolo di tempo. Quanti che adesso sono avanzati negli anni, si sentono sovente sospirare e dire: Oh se potessi ritornare indietro e rifare di nuovo i miei anni di gioventù che ho perduti inutilmente, si che vorrei impiegarli tutti bene! Se lo avessi fatto quando ero in tempo, ora avrei tante cognizioni che non ho: ora avrei un impiego che non ho: ed all'ora della morte diranno più specialmente: ora avrei pel paradiso maggior numero di meriti che non ho. Quanti giovani della vostra età se potessero avere i mezzi, che avete voi per studiare, studierebbero giorno e notte! Sono migliaia quelli che domandano di essere accettati nella casa, che dimostrano aver proprio buona volontà, ma non c’è posto per tutti. E voi foste i preferiti dalla Divina Provvidenza. Se fra voi ci fosse chi non volesse studiare preferendo la poltroneria, non ostante tanti sacrifizi per parte dei parenti, per parte dei superiori, che fanno tutto quello che possono per aiutarvi, per parte dei compagni, che vi danno tanti buoni esempi, qual conto rigoroso dovrete rendere a Dio se non vi approfittaste del tempo che avete! Il Signore ci domanderà conto anche di un sol minuto che avessimo perduto. Vedete qual conto dovrà rendere colui che perde delle mezz'ore, delle ore e talvolta degli studii intieri facendo niente. Coraggio adunque! Continuate per la buona strada per la quale vi siete messi, ma non dimenticate mai che per studiare bene bisogna incominciare ab alto. Prima dello studio recitate con divozione l'Actiones come lo recitavano S. Luigi, Comollo e Savio Domenico.
 
17 dicembre.
 
La consegna che si fa tutte le sere degli oggetti trovati ed anche dei più piccoli, non permette di supporre che alcuno si lasci andare a ritenere roba che non sia sua. Tuttavia siccome il demonio è molto astuto e potrebbe intorno a ciò ingannare qualcheduno, ricordatevi sempre che il vizio del prendere la roba d'altri è il vizio più disonorante che sia nel mondo. Uno che venga riconosciuto per ladro, non si toglie più di dosso questo brutto nome. - Quel tale è un ladro! - diranno i compagni tornati alle loro case. - Quel tale è un ladro! - ripeteranno quei del paese: e sarà fuggito da tutti. Ma poi ciò che più fa paura si è quella parola dello Spirito Santo. Fures regnum Dei non possidebunt. I ladri non entreranno mai in paradiso. Sapete quanta roba ci può stare dentro un occhio? nemmeno una paglia. Ebbene così è del paradiso. Lassù non ci entra neppure una paglia di roba degli altri. Se uno morisse con un ago solo rubato questo basterebbe per non lasciarlo entrare in paradiso. È vero che un ago è materia leggiera, ma nel purgatorio lo pagherebbe caro. S. Agostino dice: non remittitur peccatum nisi restituatur ablatum. Uno ha un bel confessare il suo peccato; non sarà mai perdonato finchè abbia restituito: bene inteso che egli possa restituire e che sia materia grave la cosa rubata; e se non potesse bisogna che abbia la volontà vera efficace di restituire. E state attenti, perchè molte materie leggiere a poco a poco formano materia grave. Oggi due soldi, dopo domani una cravatta, poi un libro, poi un quaderno, dopo un po' di frutta; si fa presto a prepararsi un conto serio al tribunale di Dio. Adunque se non vogliamo esporci al pericolo di essere disonorati presso tutti, se non vogliamo aggravarci la coscienza, stiamo bene in guardia a toccar nulla che non sia nostro. La roba degli altri dobbiamo considerarla come tanto fuoco. Se una scintilla ci viene addosso la scacciamo subito. Così se vediamo presso di noi qualche cosa che non sia nostra, sia anche un oggetto piccolissimo, una pagina, un pennino, una matita, lasciamola stare dove è. Abbisognate di qualche cosa pel momento? domandatela ai compagni; sono abbastanza graziosi da darvela. Del resto ci sono i superiori; essi vi provvederanno quanto vi sarà necessario.
 
18 dicembre.
 
Se un giovane si sentisse dire: - Sei un facchino, sei un lustra scarpe, sei un uomo da piazza degno di portare la brenta, si offenderebbe e non avrebbe torto. Eppure mentre alcuni si offenderebbero per simili titoli, non hanno rossore di farsene vedere meritevoli coi fatti e con pronunziare certe parole che si dicono solo dai carrettieri, dai facchini, e da simile gente: perché accidenti, contacc, va sulla forca ecc. sono parole che fanno cattiva impressione in chi ode. Perciò chi vuol essere riputato qualche cosa di più della gente di piazza, deve astenersi da tali espressioni. Io non intendo con ciò di disprezzare gli operai e gli altri braccianti, perchè sono uomini come noi; costoro sono da compatirsi se hanno un fare grossolano, perchè privi di istruzione ed educazione, ed occupati in cose materiali. Ma voi che avete maggior istruzione e siete occupati in cose più alte, non dovete usare parole e modi grossolani, ma dimostrare coi fatti la vostra educazione. Perciò vi raccomando che più non diciate certe parole. Voi direte: - Io non fo' peccato dicendo certe parole. Ma ditemi: - Non fa neppure peccato colui che lustra le scarpe: perchè dunque non andate anche voi a far quel mestiere? Qualcuno dei più arditelli potrà pensare: Tutto ciò che è peccato non si può e non si deve fare, ma tutto ciò che non è peccato si può fare. Ditemi: Se i genitori vi sentissero così sboccati sarebbero contenti? Quale mortificazione sarebbe la loro di avere un figlio così poco educato! Mi accadde già di udir proferire simili parolaccie da uno, mentre passava un forestiero. Quel forestiero poteva essere qualche persona d'importanza e quale idea si sarà fatto dei nostri giovani? Tenete adunque bene in mente l'avviso che vi ho dato e mettetelo in pratica. Qualcheduno osserverà ancora: - D. Bosco ha ragione; ma è un'abitudine antica... non vorrei dirle... ma quando non ci penso mi scappano... - Lo capisco, risponderò, ma incominciate a fare il proponimento di non più dirle apposta... Quindi fate attenzione nei momenti che siete più soliti a pronunziarle. Gli assistenti vi daran sulla voce e voi prendete in buona parte le loro osservazioni. Pregate i compagni stessi che vi usino la carità di avvertirvi quando ve ne scappa qualcuna un po' grossa, e vedrete che poco per volta vi correggerete di questo difetto. Fatelo in onore del Bambino Gesù.
 
19 dicembre.
 
Uno dei consigli che spesso suole dare D. Bosco è quello di raccomandarvi l'obbedienza. Stasera però mi limito a parlarvi dell'obbedienza al confessore. Se quando un superiore vi parla, vi parla in nome del Signore, e voi dovete obbedirlo come si obbedisce al Signore, ciò si deve tenere in modo particolare riguardo al confessore, che più specialmente fa le veci di Dio. Perciò dovete dare molto peso alle sue parole e considerarle proprio come parole del Signore. Per farvi vedere quanto il Signore apprezzi l'obbedienza al confessore sentite un fatto. Santa Teresa era favorita da Dio di grazie speciali, ma il confessore credendo che quelle apparizioni fossero opera del demonio, comandò alla Santa di sputar loro contro. Ed ecco Gesù le apparisce ed ella, chiesta prima scusa, fece l'obbedienza. E il Signore lodò altamente quell'atto che sembrava dispregio ed era virtù. Se voi vi confesserete bene non sarà facile che il confessore sbagli, ma ancorchè sbagliasse nel darvi qualche comando, voi non sbaglierete mai coll'obbedirlo. Quei consigli che vi dà nella confessione non contentatevi di udirli solo al confessionale, ma dopo subito pensateci sopra e risolvete: mi disse questo e questo: dunque procurerò di farlo! Tornate poi a ricordarli alla sera facendo l'esame di coscienza e questo esame fatelo specialmente su questo punto, osservando se siete stati obbedienti. Se non aveste tempo in quel momento, fatelo andando a riposo, rinnovando il proponimento se trovaste di aver mancato. Così andando in chiesa a sentir Messa o a far la visita, promettete a Gesù: -Io per amor vostro farò quello che il confessore mi ha detto. - Se voi vi atterrete a ciò che io vi dico, state sicuri che farete gran profitto nella via della virtù.
 
20 dicembre.
 
Il solito laccio con cui suole il demonio prendere i giovani è precisamente questo. Metter loro indosso un gran rossore quando si tratta di confessare i loro peccati. Quando li spinge a commetterli allora toglie ogni vergogna, facendo vedere che sono cose da nulla. Ma poi quando si tratta di confessarli restituisce loro questo rossore, anzi lo aumenta e cerca di metter loro in capo che il confessore si stupirà di vederli così caduti e perderà loro la stima. In questo modo cerca di spingere sempre più le anime verso il baratro dell'eterna perdizione. Oh quante anime, specialmente di giovani, ruba il demonio e sovente per sempre al Signore! Ma voi figliuoli ricordatevi che il confessore non si stupisce mai del peccato che uno abbia commesso, fosse stato pure un sant'uomo colui che si confessa. Sa che grande è l'umana debolezza e che un momento di inavvertenza può essere fatale per tutti. Quindi compatisce. Una madre quando un figlio è ammalato gli vuole più bene di prima. Il peccato è una malattia. Se il figlio muore, se la madre potesse risuscitarlo, qual gioia sarebbe la sua. Il peccato è morte dell'anima, qual gioia pel confessore poterla risuscitare. Ricordatevi, o miei cari figliuoli, che il confessore non si stupisce mai di un vostro peccato, anzi si rallegra della vostra conversione, è commosso della vostra confidenza e vi ama e vi stima più di prima. Dice il Signore che in cielo gli angeli fanno più festa della conversione di un peccatore, di quello che la facciano per la perseveranza di 99 giusti. Così accade al confessore. Anzi vi dirò di più: non temete di avvicinarvi a lui anche fuori di confessione, perchè dopo avervi confessato più non ci pensa e più non si ricorda. È un fatto che succede a me stesso continuamente. Del resto se si ricordasse avrebbe un motivo di aumentar maggiormente la sua gioia e il suo affetto per voi, perchè potrebbe pensare: - Questo figlio l'ho salvato io e un giorno potrò presentarlo tutto puro, tutto santo al cospetto di Dio in paradiso! È una caparra eziandio della mia eterna salvezza, e mi sarà riconoscente e pregherà per me. - E in punto di morte poi non sarebbe una gran fortuna avere al fianco un confessore, che ci conosca bene e con una sola parola possa confessarci? A proposito della stima che il confessore porta al suo penitente, vi narrerò due fatti accaduti a S. Francesco di Sales. Un giorno un suo penitente dopo aver confessati tutti i disordini della sua gioventù, disse al buon Vescovo, che gli dava gli avvisi necessarii con grande effusione di cuore: - Voi senza dubbio mi parlate così per compassione, ma nell'intimo dell'anima dovete avermi in gran disprezzo.
- Sarei ben colpevole, rispose S. Francesco, se dopo così buona confessione vi tenessi ancora per peccatore, che anzi vi vedo più bianco della neve, simile a Naamano all'uscir dal Giordano. Vi amo come mio figlio, dappoichè il mio ministero vi ha fatto rinascere alla grazia: ho per voi stima pari all'affetto che vi porto, vedendo che di vaso d'ignominia che eravate, siete diventato vaso d'onore e di santità. Oh! quanto mi è caro il vostro cuore, ora che ama Dio daddovero.
Interrogato presso a poco nella stessa maniera da una penitente, che gli aveva fatto la confessione di molti peccati, rispose:
- Vi riguardo ora come una santa.
- Ma, replicò quella, la vostra coscienza vi dirà il contrario.
- No, soggiunse egli; vi parlo secondo la mia coscienza: prima della vostra confessione sapeva di voi molte cose spiacevoli che si divolgavano ovunque, ed io me ne addolorava, tanto per l'offesa di Dio, quanto per riguardo alla vostra riputazione; ma adesso ho con che rispondere a tutto ciò che si potrà dire contro di voi. Io dirò che siete una santa e dirò bene.
- Ma, Padre mio, il passato rimane sempre vero.
- Niente affatto, perchè se gli uomini vi giudicheranno, come il Fariseo giudicò la Maddalena dopo la sua conversione, avrete Gesù Cristo e la vostra coscienza per difensori.
- Ma finalmente, voi stesso, mio Padre, che pensate voi del passato?
- Vi assicuro che non penso niente, giacchè, come volete voi che il mio pensiero si fermi sopra di ciò che non è più nulla dinanzi a Dio? Non penserò che a lodare il Signore ed a celebrare la festa della vostra conversione. Sì, voglio celebrare questa cara festa cogli angeli del cielo, che si rallegrano della mutazione del vostro cuore. - E siccome ciò dicendo aveva il volto molle di lagrime, la penitente gli disse: - Voi senza dubbio piangete sull'abbominevole mia vita.
- Oh! no, rispose il santo Prelato, piango d'allegrezza per la vostra risurrezione alla vita della grazia.
Avete inteso, cari figliuoli? Tuttavia se dopo tutte queste ragioni non vi sentiste di aprirvi interamente al vostro confessore, piuttosto che fare un sacrilegio, cangiatelo e andate da un altro!
 
23 dicembre.
 
Voglio che nelle feste natalizie stiate allegri e molto allegri. Ci raccomanderemo al Sig. Prefetto che dia gli ordini opportuni in cucina. Siete contenti? Io penserò all'allegria del corpo e voi insieme con me penserete all'allegria dell'anima. Il Celeste Bambino che nacque in questi giorni e che ogni anno vuol rinascere nei vostri cuori, aspetta da voi qualche cosa di particolare. Avete poi sentito nelle prediche di questi giorni quanto abbia egli fatto per noi. Notate che tutto quello che fece, non lo fece solamente per tutti in generale, ma lo fece eziandio per ciascuno in particolare. Molti S. Padri ci dicono che il Signore sarebbe nato e morto egualmente se vi fosse stato un solo uomo da salvare. Perciò quello che egli patì per tutti, l'avrebbe sofferto per ciascheduno di noi. Ognuno pertanto può dire in se stesso: dunque questo Bambino è nato, è morto espressamente per me: per me ha sofferto tanto! Qual segno di gratitudine gli renderò ? Questo caro bambino aspetta qualche cosa da noi, qualche dono speciale! Che cosa gli darete? Due cose vi suggerisco: 1. Una buona Confessione e una buona Comunione, con promessa di essergli sempre fedeli. 2. Chi non lo ha ancor fatto, scriva una bella lettera ai parenti, ma non dicendo loro: mandatemi del salame, mandatemi dei dolci, dei fichi secchi, dei pomi ecc.; i parenti conoscono questi vostri desiderii e vi contenteranno. Sibbene scrivete una lettera da figli cristiani, augurate loro le buone feste, assicurateli che pregate per loro, ringraziateli dei sacrifizii che fanno per voi, domandate loro perdono, se qualche volta avete verso di essi mancato di rispetto, promettete che sarete sempre figliuoli obbedienti, salutateli da parte mia augurando loro per me le buone feste e il buon capo d'anno. Così scrivendo darete loro una grande consolazione e ciò farà molto piacere a Gesù, perchè con questa lettera onorerete vostro padre e vostra madre. Non dimenticate eziandio i vostri benefattori e il vostro parroco, i quali così si accorgeranno che siete giovani di cuore, riconoscenti e ben costumati. Finisco coll'augurare a voi tutti le buone feste.
 
 
 
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