Divozione di Don Bosco all'Angelo - Custode Come la raccomandasse ai suoi giovani - Un garzone muratore salvato dal suo Angelo in una mortale caduta - D. Bosco stampa un libro intitolato: 'Il divoto dell'angelo custode'.
del 24 ottobre 2006
 Don Bosco in sul finire di quest'anno si occupava nel terminare la compilazione di un suo libro sulla divozione dell'Angelo Custode, lavoro che aveva incominciato mentre ancora abitava nel Convitto Ecclesiastico. Si professava riconoscentissimo al Signore della grazia così grande elargitagli, coll'affidarlo alla custodia di un Angelo; e mille volte lo abbiamo udito ripetere: “Egli ha commessa di te la cura a' suoi angeli, ed eglino in tutte le vie tue saranno tuoi custodi. Ti sosterranno colle loro mani, affinchè sgraziatamente tu non urti col tuo piede nel sasso”. Perciò portava un tenero affetto e una grande divozione al suo Angelo tutelare e ogni anno ne celebrava la festa. Era così persuaso di averlo al fianco che si sarebbe detto lo vedesse co' suoi occhi. Lo salutava più volte lungo il giorno colla preghiera che incomincia Angele Dei, e confidava assai nella sua protezione in ogni passo della sua vita. A lui raccomandava se stesso e tutti i suoi giovani ed oserei dire che questo spirito celeste lo aiutasse a fondare e governare le sue opere. Un giorno D. Bosco narrava come la Beata Giovanna della Croce fin da fanciulla fosse degnata della visibile presenza del suo Angelo Custode, come guidata da lui abbracciasse lo stato religioso e divenuta superiora del monastero amministrasse maravigliosamente ogni più difficile affare; e come insorgendo qualche inconveniente nella sua comunità il suo Angelo le suggerisse i modi e i mezzi onde correggere i difetti altrui. Il suo racconto mi fece brillare in mente il pensiero che egli stesso godesse pure di questo insigne favore, e non potei in nessun modo allontanarlo da me. Infatti non è egli vero che in tutto il corso di sua vita svelò i più arcani segreti che umanamente non si potevano conoscere? I suoi sogni, quell'essere misterioso che in questi sempre lo accompagna chi mai sarà? Comunque sia, egli sapeva infondere rei suoi giovani una grande riverenza e un grande amore al loro Angelo Custode. Intonava esso stesso e soventissimo quella laude sacra che aveva musicata in onore del buon Angelo ed era cantata con trasporto dai giovanetti. Diceva loro: - Ravvivate la fede nella presenza del vostro Angelo, che è con voi dovunque siate. S. Francesca Romana se lo vedeva sempre davanti colle mani incrociate sul petto e cogli occhi rivolti al cielo: ma, per ogni suo anche più leggero mancamento, l'Angelo coprivasi come per vergogna il volto e talora volgeva le spalle. E perchè avessero fiducia in lui narrava sovente la storia di Tobia e dell'Arcangelo Raffaele, il gran miracolo dei tre Ebrei rimasi illesi nel fuoco della fornace di Babilonia, ed altri simili fatti dei quali è piena la Santa Scrittura, e la Storia Ecclesiastica.  
Non si stancava di ricordare nelle prediche questo tenerissimo celeste amico. - Fatevi buoni, diceva, per dare allegrezza al vostro Angelo Custode. - In ogni afflizione e disgrazia, anche spirituale, ricorrete all'Angelo con piena fiducia ed esso vi aiuterà. - Quanti essendo in peccato mortale furono dal loro Angelo salvati dalla morte perchè avessero tempo di confessarsi bene. - Guai agli scandalosi! Gli angeli degli innocenti traditi grideranno vendetta al cospetto di Dio. E come D. Bosco era ricco di consigli parlando in privato, ora all'uno ora all'altro secondo il bisogno e in particolare ai suoi penitenti! Ricordati che hai un Angelo per compagno, custode, ed amico. - Se vuoi piacere a Gesù e a Maria obbedisci alle ispirazioni del tuo Angelo Custode. - Invoca il tuo Angelo nelle tentazioni. Esso ha più desiderio di aiutarti che tu stesso di essere aiutato da lui. - Fatti coraggio e prega: anche il tuo Angelo Custode prega per te e sarai esaudito. - Non ascoltare il demonio e non temerlo, esso trema e fugge al cospetto del tuo Angelo. - Prega il tuo Angelo che ti venga a consolare ed assistere in punto di morte. E molti giovani narrarono più tardi a D. Rua, grazie straordinarie, e liberazioni dai pericoli ottenute con questa divozione, loro ispirata da D. Bosco. Assegnava eziandio ai giovani alcuni giorni perchè professassero speciale divozione agli Angioli Custodi. Così diceva e scriveva:
1° Il martedì di ogni settimana è consacrato dalla Chiesa in modo particolare al culto dei santi Angeli. Ad imitazione di S. Luigi, che era amantissimo del suo Angelo Custode, vi consiglio di praticare in questo giorno in suo onore qualche speciale mortificazione, come di astinenza, di preghiera colle braccia in croce, o baciando l'immagine di Gesù crocifisso; e, se potete, date qualche elemosina conforme al consiglio dell'Arcangelo Raffaele a Tobia.
2° Il giorno della vostra nascita che fu il primo ad essere distinto dalla sua custodia. Perciò rinnovate tutte le promesse che alla presenza di lui faceste nel s. battesimo, cioè di volere amare e imitare Gesù Cristo e osservare la sua santa legge. Santificatelo un tal giorno con una comunione fervorosa, con qualche più lunga preghiera, od altro esercizio di pietà più segnalato, in segno di riconoscenza di quel primo amore col quale l'Angelo prese cura di voi.
3° Il Primo giorno d ogni mese. Buon per voi se, imitando il divoto costume di tante anime cristiane, che hanno premura della loro salvezza, procurerete di meditare qualche massima eterna, col riflettere seriamente al gran fine per cui fummo da Dio creati e quale sia lo stato di vostra coscienza; e se la morte vi cogliesse in questo momento che sarebbe dell'anima vostra? Accostatevi poscia ai Santi Sacramenti. Fate del bene mentre siete in tempo.
Ciò che noi abbiamo esposto riguarda eziandio tutta la vita di D. Bosco, ma fin d'allora sapeva servirsi di questo mezzo potente per trarre alla virtù quei che una volta erano stati biricchini di piazza. Questi fedelmente seguivano i suoi consigli, e un fatto meraviglioso confermò gli insegnamenti del loro buon Direttore. Una domenica stavano tutti radunati nella sagrestia di S. Francesco d'Assisi. D. Bosco distribuendo loro una pagella ove era stampata una preghiera a quest'Angelo benedetto, aveva loro indirizzate queste parole: - Abbiate divozione al vostro buon Angelo. Se vi troverete in qualche grave pericolo o di anima o di corpo invocatelo ed lo vi assicuro che esso vi assisterà e vi libererà. - Ora accadde che un di coloro che avevano ascoltata l'esortazione, essendo garzone muratore, lavorasse pochi giorni dopo alla costruzione di una casa. Mentre andava e veniva sopra i ponti per i suoi servizi, rompendosi all'improvviso alcuni sostegni, sentì mancarsi sotto i piedi gli assi sui quali trovavasi con due altri compagni. Al primo scroscio si accorse subito che non poteva mettersi in salvo. Il ponte si sfascia e cogli assi, colle pietre e coi mattoni piomba rovinosamente nella via dal quarto piano con quanti vi erano sopra. Precipitare da tale altezza era lo stesso che rimanere morto sul colpo. Ma il nostro buon giovane nell'atto di cadere si ricordò delle parole di D. Bosco e invocò a tutta voce l'Angelo Custode - Angelo mio, aiutatemi! - La sua preghiera lo salvò. Cosa mirabile! Erano caduti tre: uno rimase morto all'istante, il secondo fu portato all'ospedale tutto sfracellato e dopo qualche ora spirava. Il nostro garzone invece, mentre la gente correva a lui credendolo morto, levossi in piedi perfettamente sano senza aver riportata neppure una scalfittura. Anzi risalì subito a quell'altezza dalla quale era caduto per dar mano ai lavori di riparazione.  
Ritornato la domenica seguente a S. Francesco d'Assisi, raccontava ai compagni meravigliati quanto gli era occorso, testificando come la promessa di D. Bosco si fosse avverata. I giovanetti si accesero allora di maggior divozione al loro Angelo Custode e ci ò produsse molti salutari effetti nelle loro anime. Il fatto singolare suggerì a D. Bosco di comporre il libretto sovraccennato che portava per titolo: - Il Divoto dell'Angelo Custode. In settantadue pagine trattò dei motivi che debbono spingere il Cristiano a guadagnarsi la protezione di questo sublimissimo Spirito, dividendo la materia in dieci considerazioni, col fine di prepararlo alla festa dei santi Angeli: Bontà di Dio nel destinarci a custodi i suoi Angeli: Amore degli Angioli per noi: Benefizi quotidiani degli Angeli Custodi: Speciale loro assistenza in tempo di orazione, di tentazione, di tribolazione, in morte, al giudizio e nel purgatorio: Tenerezza dei santo Angelo verso il peccatore: Tenerezza che noi dobbiamo nutrire pel nostro Angelo perchè ci ama. - Ogni considerazione è seguita da un ricordo con pratica o fioretto e da un bell'esempio.
Gli ossequi per la novena erano i seguenti:
1. Ogni giorno almeno mattina e sera nel recitare l’Angele Dei, abbiate anche l'intenzione di ringraziare Iddio della bontà usata a nostro bene nel darci per custodi principi del Paradiso così eccelsi.
2. Quando andate in Chiesa, specialmente in tempo della S. Messa, invitate il vostro buon Angelo ad adorare Ges√π Sacramentato con voi; e per voi quando non potete andarvi. Fate proponimento di salutare Maria SS. tre volte al giorno colla recita dell'Angelus Domini, ossequio a lei graditissimo ed eziandio agli Angeli, arricchito dai sommi Pontefici di molte indulgenze.
3. Ogni prospero successo di affari ben riusciti e di rischi evitati, riconoscetelo dalle preghiere, dai lumi e dall'assistenza del s. Angelo: perciò pregatelo mattino e sera, nei dubbi, nelle angustie, specialmente nell'intraprendere qualche viaggio; nell'uscir di casa, pregatelo di cuore che vi benedica e vi liberi dalle disgrazie.
4. Avvezzatevi ad offerire a Dio le vostre orazioni per mano del s. Angelo: per tale offerta esse acquisteranno maggior pregio e valore. Nella messa S. Chiesa prega che il sacrificio presentisi per manus Angeli, per mano degli Angeli: perciò anche voi quando ascoltate la S. Messa, presentate l'Ostia santa col calice alla Divina Maestà, per mano del vostro Angelo. Oggi poi eccitatevi ad una speciale divozione nell'assistere alla S. Messa
5. Nelle tentazioni rivolgetevi subito al vostro Angelo Custode, dicendogli col pi√π vivo affetto del cuore: Angelo mio Custode, assistetemi in questo punto, non permettete che io offenda il mio Dio.
6. Nelle molestie che vi converrà incontrare conversando tra gli uomini, e specialmente d'indole e costumi diversi dal vostro, animatevi a tollerarle anche per questo, cioè per godere poi senza fine la compagnia dei santi Angeli in cielo.
7. Fuggite più che la peste le cattive compagnie e le conversazioni sospette, tra le quali il vostro buon Angelo non può vedervi che con disgusto, perchè l'anima vostra è in pericolo. Allora potrete con fiducia ripromettervi l'assistenza dell'Angelo.
8. Ogni giorno mattina e sera raccomandate di cuore all'Angelo vostro Custode le ultime ore di vostra vita e protestatevi di affidare nelle sue mani la vostra eterna salute: in manibus tuis sortes meae. Oggi in suo onore fate una visita a qualche infermo, oppure date qualche cosa in elemosina.
9. Ravvivate ogni dì la fiducia nel vostro Angelo Custode, tenendo per certo che se gli sarete fedeli in vita egli si adoprerà tutto per voi in morte e nel giudizio. Oggi fate un esatto esame di coscienza e preparatevi a fare una buona confessione. - A questo ricordo aggiungeva un'altra pratica: - Adoperatevi quanto più potete per soccorrere le anime dei trapassati, i quali di mezzo alle fiamme dei purgatorio dimandano a voi soccorso e pietà. Tanto più che colla stessa misura che farete loro del bene, Iddio disporrà che altri ne facciano per voi. Oggi offrite la recita dell'Angele Dei, dell'Angelus Domini colle indulgenze annessevi, in suffragio delle anime sante dei purgatorio.
Celebrate il giorno della festa coll'accostarvi fervorosamente ai SS. Sacramenti della confessione e comunione. Ricorrete con preghiere affettuose e piene di fiducia al vostro buon Angelo, acciocchè non permetta che abbiate a macchiarvi di colpa.
Si noti come di questa divozione e di tutte le altre che raccomanderà, metta sempre per base la comunione frequente.
Il libretto terminava colla lode scritta da Silvio Pellico: Angioletto del mio Dio ecc., coll'elenco delle indulgenze concedute alla Compagnia canonicamente eretta nella Chiesa di S. Francesco d'Assisi, con un esercizio di divozione al s. Angelo custode che D. Bosco poi ristampò nel Giovane Provveduto: ed incominciava con un'introduzione in questi termini: “Un argomento che mostra l'eccellenza dell'uomo, è certamente l'aver un Angelo per custode. Creato che ebbe Iddio il cielo, la terra e tutte le cose che nel cielo e nella terra si contengono, lasciò che seguissero da per se stesse il corso delle leggi loro naturali, secondo l'ordine della quotidiana provvidenza che le conserva. Dell'uomo non fu così. Oltre averlo arricchito di nobili facoltà sì spirituali come corporali, costituito a presiedere a tutte le altre creature, volle che un celeste Spirito ne prendesse la cura, per modo che, fin dal primo istante, che egli compare al mondo, l'assista di notte e di giorno, l'accompagni nei viaggi lungo le strade, lo difenda dai pericoli tanto dell'anima che dei corpo, l'avvisi di ciò che è male perchè lo fugga, gli suggerisca ciò che è bene perchè lo segua. Grande dignità dell'uomo, grande bontà di Dio, incalzante dovere per noi a corrispondervi!” Per animare pertanto i fedeli a mantener viva divozione verso questi beati Spiriti, che dall'ineffabile Provvidenza sono destinati a noi per custodi, i Romani Pontefici già concedettero molte indulgenze alle preghiere che in onore dei medesimi si recitano, ed alle Compagnie a loro venerazione istituite. Affine poi di risvegliare vieppiù la gratitudine e la fiducia che noi dobbiamo avere verso questi nostri celesti benefattori, venne epilogata la presente operetta, in cui sono esposti in forma di novena quei più gagliardi e teneri motivi che ci devono spingere ad armarci del santo loro patrocinio. Felice chi meditando il gran merito del suo Angelo praticherà gli ossequi suggeriti in questi fogli, e verrà ad esserne costantemente devoto: egli avrà con sè non dubbio segno di eterna salute, giacchè tra i segni di predestinazione riconoscono fondatamente i Teologi ed i maestri di spirito, sopra l'autorità delle Divine Scritture e dei santi Padri, una tenera e costante divozione verso i santi Angeli Tutelari. “Benedica il Signore questa operetta e chi la leggerà”.
Con questo suo lavoro egli intendeva eziandio di ottenere dagli Spiriti celesti sicurezza, stabilità, difesa al suo Oratorio e alle altre opere che imprenderebbe, perchè sta scritto: “Calerà l'angelo dei Signore intorno a coloro che lo temono, e li libererà”.
Ei finiva di comporre al Rifugio questo suo caro libretto cercando soprattutto, nello scrivere, la tanto da lui amata semplicità e chiarezza. Prima di stamparlo leggevalo a Pietro Malan, soprannominato il Parin, primo fondatore del Rifugio e in quei tempi portinaio di questo stabilimento. Dico fondatore, perchè il bravo uomo vedendo ragazze abbandonate per le vie dai parenti, talora senza ricovero, in mezzo a mille pericoli, incominciò, anni prima, a raccoglierne alcune, conducendole nella propria casa, e consegnandole a sua moglie perchè loro facesse da madre. Questa preparava ad esse il cibo, le teneva con sè per qualche tempo anche di notte, mentre suo marito lavorando provvedeva loro il necessario e cercava di metterle a servire in una buona famiglia, o nella bottega di qualche donna di coscienza. La Marchesa di Barolo conosciuta quest'opera di eroica carità, volle prenderla sopra di sè, fondò il Rifugio, come abbiamo già detto e vi stabilì il Parin a guardiano esterno. Questo Malan adunque, essendo poco istruito, pure prestava tutta la sua attenzione alla lettura di D. Bosco, ma talvolta non l'intendeva. Per esempio ascoltando il racconto di quel giovane muratore graziato dall'Angelo, mentre precipitava dai ponti di costruzione, intese che fosse caduto mentre pronunciava una bestemmia ed esclamò! - Ben ti sta, con Dio non si scherza! - D. Bosco rimase sorpreso di questo e di altri equivoci del suo portinaio e vedendo che ne era colpa il suo stile piuttosto elevato, rifece con gran pazienza il lavoro, lo lesse di bel nuovo al Malan, il quale questa volta capì.
Il libro fu dato alle stampe nel 1845 dai tipi di Paravia e largamente diffuso, servì ad eccitare in molti la divozione verso gli Angioli Custodi, come asseriva un pio Ecclesiastico al nostro D. Rua.
 
 
 
 
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