Margherita Bosco e i giovani interni dell'oratorio - Spirito di sacrificio, di carità e di prudenza - Vigilanza e rimproveri - Lodi cordiali - Misericordia verso i colpevoli - I proverbi - Amore materno e cristiano - L'ordine nell'oratorio assente D. Bosco - Spirito di preghiera.
del 10 novembre 2006
 La nostra descrizione della vita intima di casa Pinardi non è perfetta: oltre il padre i giovani rico­verati avevano la madre loro, Margherita Bosco.
In lei splendevano le virtù di una vera madre cristiana, un buono spirito, molta semplicità, pazienza e carità. Era ammirabile la sua vita, tutta sacrificata in beneficio dell'opera santa di suo figlio. Si contentava del cibo frugale preparato per D. Bosco, cibo che se veniva suggerito dallo spirito di mortificazione, sovente era imposto dalla povertà. Non dava nell'occhio, vivendo ella ritirata; faticava continuamente e pregava sempre; e, col crescere dei giovani cresceva il suo lavoro. Tutti la chiamavano Mamma.
Fra sola in questo tempo, eppure pensava e provvedeva a tutto. Oltre attendere alla cucina, rammendava i panni; le camicie, le mutande, le calze erano opera delle sue mani. Spettava a lei presiedere alle lavandaie. Si faceva una gloria che i giovanetti andassero convenientemente vestiti nei giorni feriali e che comparissero lindi e puliti alla Domenica, mentre insinuava loro i portamenti convenevoli e la bontà domestica.
I giovani, quando loro occorresse qualche cosa, solevano rivolgersi a lei, ed ella potendolo, subito li aiutava, somministrando loro il bisognevole. Per gli stessi suoi due figli Giovanni e Giuseppe non avrebbe potuto fare di più; anzi avrebbe fatto meno, perchè il resistere ad una vita così pesante, era grazia datale da Dio per la sua nuova missione.
Margherita poneva ogni studio nell'indovinare le intenzioni di D. Bosco. Nell'ordinamento della casa e nell'economia ne interpretava così fedelmente la volontà, ne preveniva in modo così felice i pensieri, che D. Bosco con sua meraviglia sovente trovava fatta una cosa, prima di aver parlato. A tutti la sua presenza nell'Oratorio sembrava ed era, diremo, indispensabile. Ogni volta che si trovava obbligata ad allontanarsene per qualche giorno, la sua assenza pareva lasciasse un vuoto rincrescevole nella casa, e quando ritornava, era sempre accolta con acclamazioni festive.
Sempre allegra, sempre amorevole e generosa si faceva amare da tutti. Bello era il vedere la parte che prendeva nella direzione dell'Oratorio. Sorvegliava continuamente che ogni cosa riuscisse bene: la sua voce era sempre in aria quando si trattava di riprendere, avvertire, comandare, impedire qualche guasto. Soleva però sempre mischiare il rimprovero colla lode. La sua eloquenza naturale, energica, ricca di figure, di parabole, spesse volte attirava l'attenzione dello stesso D. Bosco, il quale, dietro ad una imposta, osservava, ed udiva con piacere e talora con meraviglia la vigoria di quelle uscite. I giovani poi stavano innanzi a lei con un rispetto e cori un silenzio ammirabile, sicchè la buona donna tanto più si sfogava quanto meno trovava opposizione. E chi avrebbe osato fare opposizione alla mamma di D. Bosco? Ella però non si abusava di tale prerogativa, anzi mai che se ne valesse per dominare nell'oratorio. Aveva sempre di mira che il figlio in nessun modo potesse venir costretto a sostenerla, con scapito di quella confidenza assoluta che si era acquistata fra i giovani Seppe eziandio sempre schivare quelle piccole gelosie, quell'apparenza di dualismo, di comando, quelle suscettibilità che si trovano necessariamente in una accolta di persone diverse per indole, per inclinazione, per educazione e per ufficio. Perciò quando fu imposta la veste clericale al primo giovanetto che aspirava alla carriera Ecclesiastica, e costui incominciò ad avere autorità, ella prese a trattarlo subito come suo superiore e si ritirò completamente da tutto ciò che riguardava l'avvisare, il correggere o il dare disposizioni. Da quel momento si mostrò umile e sottomessa innanzi ad un giovane chierico, il quale però, come prima per più anni, così dopo, continuava a chiamarla rispettosamente col nome di Madre.
Quando ancora era sola con D. Bosco, vigilava sull'andamento di tutta la casa, e specialmente i giovani più bizzarri e più caparbi erano l'oggetto delle sue cure più tenere e insistenti. Suoi moventi la giustizia e la carità. Talora s'imbatteva in qualcuno di quelli indisciplinati, che nessuno poteva tenere a freno, ed ella: - Già!  - Gli diceva - e quando ti metterai ad essere buono? Non vedi che sei come il cavallo di Gonella che sovra la sola coda aveva cento guidaleschi? Tutti al mondo studiano di rendersi capaci a qualche cosa, e tu invece studi ogni mezzo per diventar cattivo e farti rimproverare. Oh prova un giorno solo quanto sia bello essere stimato dai compagni, veder sereno il volto dei superiori, aver nulla da rimproverarsi, pensare che Dio è contento di te!
Altra volta ad un altro che a malincuore imparava il suo mestiere: - D. Bosco da mane a sera suda sangue per cercare un pezzo di pane per te, e tu non vuoi lavorare? Non hai rimorso di mangiarlo a tradimento? Vergogna! Possibile che non abbi cuore? e che non ti metta una volta a consolare chi ti vuol bene? Se non impari l'arte, come farai ad avere un pane quando sarai grande? Bisognerà pure che mangi! E allora? Vuoi guadagnarti la prigione? L'infamia di qui e l'infamia di là, l'inferno di qui e l'inferno di là.
Talora a chi, essendo rissoso, era facile ad accapigliarsi coi compagni, andava dicendo: - Sai che cosa ti so dire? Che tu sei peggiore di una bestia. Infatti non so che differenza ci sia fra te ed un animale irragionevole. I cavalli, le pecore, non si battono tra di loro e quasi quasi si direbbe che al confronto sono migliori di te. Battere i compagni! Dio non è padre di tutti? I compagni non sono dunque tuoi fratelli? Chi si vendica, non sarà un giorno castigato dal Signore?
A chi sorprendesse nell'atto di mangiare cori troppa avidità e soverchiamente, ovvero era abbattuto per qualche indigestione: - Ma guarda! ripeteva. Le bestie, che sono bestie, mangiano quanto basta alla loro necessità e non di più; e tu vuoi rovinarti la sanità a questo modo! Chi non sa frenar la gola non è uomo, e la golosità è madre di mille vizi. Vuoi morir giovane? Vuoi andare a finire i tuoi giorni in un ospedale?
Accadde che un giovanetto, raccolto di mezzo ad una strada, nelle prime settimane non voleva assolutamente andare all'officina. Passando vicino a lei cercava di schivarla, ma ella lo chiamò, e fermatolo gli diceva: - Tu non vuoi lavorare; vuoi mangiare il pane del sudore altrui. Or bene: quando sarai grande, fuori di qua non ti resterà altro mezzo per vivere che rubare e fare l'assassino: ecco il tuo avvenire.
Il giovane a quell'apostrofe cercava di ritirarsi, ma la buona madre proseguì arrestandolo: - Non andartene, non impazientirti, ascoltami: Vedi tu là il Rondò? e gli accennava il luogo vicino ove in quei tempi si eseguivano le sentenze capitali. E il patibolo che forse ti aspetta, povero disgraziato! Credi a me! Provvedi a te stesso. Il fanciullo piangeva, e Margherita con voce blanda gli soggiunse: - Ma a tutto c'è rimedio, sai. Se vuoi farti buono è cosa facile. Mettiti fin d'oggi ad essere obbediente, a rispettare i tuoi superiori, e va a lavorare. Incomincia a pregar bene, incomincia a pregar bene In cento altre circostanze trovava parole adattate, ora in pubblico ed ora in privato, secondo i caratteri. Ma bisogna averla veduta, averla udita per farsi un'idea dell'efficacia delle sue sentenze. Ai suoi affettuosi rimproveri furono visti piangere non solo i ragazzi, ma i giovani, adulti e talora eziandio i chierici. Ciò che in lei era però ancora più sorprendente si è che, col suo naturale sempre calmo, passava in un istante dal rimprovero alla lode. Mentre terminava di dare un avviso, ecco comparire poco lontano da lei un giovanetto di buona condotta: - Bravo! - Gli diceva - vieni qua! Continua così come hai incominciato! D. Bosco è contento di te, ed eziandio il Signore ne è contento! Non dimenticarti del premio che sta preparato per i buoni in paradiso e procura di ottenerlo.
Con ciò non vogliamo dire che l'eloquenza di Margherita producesse sempre effetti infallibili. Talvolta vi erano dei biricchini i quali, mentre la mamma gridava, stavano in contegno, e quando ella si allontanava si permettevano di fare qualche smorfia. Allora accadeva una scena graziosa: si aprivano le imposte di una finestra e compariva D. Bosco. A quella vista, e preso sul fatto, il bricconcello si copriva il volto colle mani. Intanto Margherita persuasa d'averlo convinto saliva nella camera del figlio, e: - Poveri figliuoli! esclamava: se loro non si parla chiaro, non capiscono! Ma ho schiuse ad essi le orecchie e vedrai che cambieranno, condotta! Sono di buon cuore! Ma sono tanto giovani! Riflettono così poco! Usiamo loro carità. La carità trionfa sempre!
Tuttavia non era così facile ingannare la buona madre, poichè, siccome affermava D. Bosco, ella conosceva non solo la condotta e l'indole di ciascun ricoverato, ma ne indovinava con facilità e sicurezza la stessa intenzione.
Al sabato sera i giovani artigiani che lavoravano in città portavano a casa il salario settimanale, e lo consegnavano a D. Bosco come era prescritto. Un cattivello volle ritenerlo per sè e un giorno, graffiatosi il viso e piagnucolando, venne raccontando a D. Bosco, alla presenza di tutti i compagni, come i ladri lo avessero derubato di quei pochi soldi e lo avessero per sopramercato battuto aspramente, perchè aveva tentato difendersi. D. Bosco lo compativa; senonchè mamma Margherita, avvicinatasi a suo figlio, gli disse sottovoce:
 - E tu gli credi?
 - Lo so che vuole ingannarmi, le rispose D. Bosco a bassa voce per non essere udito; ma se io in questo momento non faccio le finte di credergli, esso mi perderebbe la confidenza. - D. Bosco così si regolava, sperando col non svergognarlo in pubblico, di riuscir poi a farlo ravvedere del suo, errore e della sua brutta menzogna. Questo giovane però non corrispose alla carità del suo educatore e fece una cattiva riuscita. Mamma Margherita anche per altro motivo si meritava ogni più grande elogio. Ella non lasciava mai di tener d'occhio, coloro che avevano ricevuta una seria riprensione dai capi d'arte, ovvero si trovavano in castigo. Teneva per massima che non bisogna lasciarli soli a ruminare quel po' di fiele che in taluni fa nascere il vedersi contrariati; ma ritrarli dal meditare l'umiliazione che si sono meritata. - Dopo la ferita, ci vuole sempre l'impiastro, soleva dire, e conviene far loro conoscere che è per loro bene che si sono usate misure alquanto severe. I modi che usava D. Bosco nell'educare e correggere i giovanetti tendevano a farli migliori per coscienza, e non per timore di un rimprovero o di un castigo. D. Bosco allora era solo, ma il suo ausiliare, il prefetto, l'assistente, il censore era la coscienza stessa dei giovani, che per amor di Dio e del loro buon Direttore si astenevano dal male, ovvero si riconoscevano colpevoli. Il detto di S. Paolo: Chi non lavora non mangi, era invalso nell'Oratorio come assioma impreteribile, e la frase burlesca: Qui non laborat, non mangiorat, era continuamente sulle labbra degli artigianelli. Se talora qualcuno per poltroneria o per altro motivo aveva commessa qualche mancanza, D. Bosco, saputa la cosa, gli andava incontro: - Ebbene, come va? Come ti regoli? È vero quello che ho udito di te? Possibile che tu non voglia una buona volta metterti a far bene? Se tu fossi superiore ed io al tuo posto e mi regolassi come ti regoli tu, che cosa faresti? Giudicati da te stesso. Che cosa ti meriti?
D. Bosco si ritirava nella sua stanza, lasciando il giovane alle sue riflessioni; ed il colpevole, venuta l'ora del pranzo, invece di andare cogli altri a mensa, si ritirava solitario in un angolo del cortile e stava pensieroso, mortificato, colla testa bassa. Mamma Margherita però non tardava ad andargli vicino: - Che cosa hai fatto, gli diceva amorevolmente; sono queste le consolazioni che ci dái? Noi desideriamo il tuo bene, e perchè tu non ti avvezzi ad essere buono e laborioso? Se tu fai così essendo ancor giovanetto, avendo tanti buoni esempi dinanzi e con tanti buoni consigli, quando sarai grande, lontano da questi luoghi che cosa farai? Sarai un disgraziato! Povero figlio! - E intanto traeva fuori di saccoccia un bel pezzo di pane, nel quale aveva nascosto un po' di pietanza. Quell'atto di madre pietosa commoveva fino alle lagrime il piccolo colpevole, il quale alcune fiate esitava perfino ad accettare quel dono, se non fosse poi stato costretto ad un comando di Margherita.
Altre volte, dopo che i giovani avevano fatto il loro pasto, ella andava a prendere chi si era nascosto in una stanza, sapendo di meritare una punizione e temendo di essere svergognato dai compagni. - Che cosa hai tu fatto, gli diceva; le belle cose, non è vero? Sempre dispiaceri!... Ma non sono venuta per rimproverarti! Sarai buono? Sì? Ed io ti levo di castigo! - Così dicendo, lo conduceva in cucina e qui ripigliava la sua predica mostrandogli i danni spirituali e materiali che in avvenire si sarebbe tirati sopra colla sua sregolata condotta. Quindi proseguiva: - Quanti dispiaceri hai già dati a D. Bosco! Egli si logora per provvederti di tutto, e tu come lo ricompensi? Va dunque a domandargli perdono e promettigli che non farai più quello che hai fatto.
 - Sì, sì; farò quanto mi dite; rispondeva il fanciullo.
 - Ma chiedere perdono a D. Bosco non è tutto, continuava Margherita. E Dio! Sai tu chi è Dio? - E qui prendeva un fare e un tono maestoso tale da disgradarne Demostene e Cicerone. - Dio! A Lui prima di tutto devi chiedere perdono. Egli vide non solo le opere tue, ma eziandio i tuoi pensieri più nascosti, forse la stizza interna che ti agitava mentre D. Bosco ti ammoniva, e forse eziandio la poca voglia che tu avevi di cambiar costume. Domandagli dunque perdono di tutto, ma di vero cuore.
Intanto gli preparava da pranzo, lo faceva sedere, gli metteva innanzi la minestra, mentre il giovane, convinto e consolato, proponeva di farsi migliore. - Ma non dirlo a nessuno che io ti ho dato il pranzo, continuava quella buona donna. Io farei una brutta figura: sembrerebbe che io tenessi mano alle tue biricchinate. Si direbbe forse che la mia dabbenaggine è causa della tua insolenza. E poi non voglio che D. Bosco resti compromesso. Altrimenti guarda che è peggio per te. Non desidero aver fama di proteggere chi non lo merita, ma sebbene voglio che si creda, che tu hai riconosciuto il tuo torto e che ti sei pentito del fallo.
Queste sue maniere la rendevano padrona dei cuori. Tutti coloro che ebbero la fortuna di godere l'amabile compagnia di Margherita e gustare i tratti del suo materno amore, ora divenuti uomini, ricordano con gran piacere quegli anni felici della loro fanciullezza; e non dimenticano il sorriso inalterabile che rifluiva sulle labbra di quella buona donna, e il suo repertorio di proverbi popolari, coi quali infiorava il suo discorso e scolpiva nelle menti massime morali e di prudenza.
E qui contenteremo anche vari antichi allievi, che insistono di vedere in queste carte ricordate certe piccole graziose scenette delle quali or l'uno or l'altro furono testimoni e anche parte.
Margherita è seduta nella sua stanza, e a destra e a sinistra sono alcune sedie sulle quali stanno ammonticchiate le robe da cucire. Cucisce indefessamente senza alzare gli occhi. Un giovinetto le sta innanzi colla testa bassa. Prima era docile e devoto, ed ora incomincia a divenir capriccioso e dissipato. Margherita gli sta dicendo: - E perchè sei così cambiato da quello di una volta? Perchè sei diventato cattivo? Perchè non preghi! Se Dio non ti aiuta, che cosa vuoi fare di bene? Se non ti emendi dove andrai a finire? Guarda che il Signore non ti abbandoni. - E concludeva: - Scende chi vuole, monta chi può. Quando aveva da fare con un imprudente gli diceva: - Il mondo è rotondo e chi non sa navigare va al fondo.
Un altro che ha commesso qualche fallo non tanto leggiero, viene a chiederle un favore. Colla destra tesa, colla mano aperta attende di essere contentato, ma colla sinistra un po' vergognosetto si copre una parte della faccia. Margherita gli dice: - Sì: farò quel che tu domandi; ma dimmi: sei andato a confessarti?
 - Ieri mattina non ebbi tempo.
 - E sabato?
 - Ce ne erano troppi intorno al confessionale.
 - E Domenica?
 - Non ero preparato.
 - Già! Una cattiva lavandaia non trova mai una buona pietra.
Uno è in atto di presentarle una giubba, facendole vedere che manca un bottone e pregandola a volerglielo cucire. Essa gli porge bottone e ago, e gli dice: - E perchè non puoi cucirlo tu stesso? Prendi il filo, prendi l'ago. Bisogna avvezzarsi a fare un po' di tutto: - Non sai che colui il quale non è capace a tagliarsi le unghie con tutte due le mani, non riuscirà a guadagnarsi il pane?
Un piccolino è venuto piangendo a lamentarsi con lei dei torti che gli sembra di aver ricevuti, ovvero degli sgarbi che gli hanno fatto i compagni. Si è seduto sovra uno sgabelletto ai piedi della buona mamma; e in atto di sorridere, mentre coi dosso della mano si asciuga le ultime lagrime. Margherita gli ha detto una facezia e gli porge un grappoletto d'uva. Essa in questi casi era mirabile nel consolare gli afflitti; diceva: - Piangi solamente per questo? Oh minchione! Non lo sai che bisogna avere un po' di pazienza? Solo in paradiso starai tranquillo. Già si sa: In nessun paese si sta più male che nel paese di questo mondo: Ovvero: Non vi è alcun paese in cui vi siano tante miserie come al di qua e al di là di Po.
Uno spensierato è intento a stracciare un fazzoletto lacero per fare una palla o un libro già usato per i suoi divertimenti. Margherita lo sorprende in quell'atto e gli toglie di mano quell'oggetto, dicendogli: - E perchè sciupi a questo modo la roba? Mi dici che non serve più: Fino le unghie vengono a proposito per togliere la pelle all'aglio. - E questo proverbio lo ripeteva parlando della preziosità del tempo, del tener conto delle minime cose, del disimpegnare contemporaneamente vari uffici quando si poteva.
Alcune volte un bricconcello riusciva a sottrarle dalla cucina una cipolla, o altra cosa di simil genere e sorridendo la faceva vedere di nascosto ad un compagno, che stava in agguato osservandolo. Margherita colla coda dell'occhio lo sorprendeva in quell'atto: - Ma bravo, gli diceva: - La coscienza è come il solletico: chi lo sente, e chi non lo sente.  - Frase che ripeteva eziandio tutte le volte che uno si scusasse quando era avvertito, o diceva: Che male ho fatto io! Quando un allievo non si correggeva di qualche suo difetto, se qualcuno lo scusava col dire che era giovane e che farebbe giudizio poi, ella rispondeva: - Chi a venti (anni) non sa, a trenta non fa e sciocco morrà!
Le erano pure comuni certi frizzi per insegnare ai giovani quei principi di buona educazione che si confanno ad ogni classe di gente. Per dire di alcuno, se un fanciullo entrava in sua camera lasciando la porta spalancata: - Pst, pst, te, te!  - essa diceva, come chiamando un cagnolino.
Con ciò indicava che i cagnolini entrano per una porta senza chiuderla. Lo spensieratello intendeva benissimo quel gergo e arrossendo chiudeva adagio adagio la porta mentre Margherita sorrideva. Di tutte queste piccole scene famigliari se si volessero ritrarre le varie circostanze, se ne potrebbe comporre una piccola galleria di quadretti da sbizzarrire il pittore più fantastico, ornate di un'ingenuità e placidezza da rapire i cuori.
Che se tanta diligenza usava Margherita pel bene dei ricoverati, non prendevasi minor cura di quello del suo amatissimo D. Giovanni, specialmente per conservarlo in sanità. Ma nulla gli procurava di costoso o di superfluo. Le sue premure erano improntate a profonda saviezza mirando, nel mantenimento della salute corporale, a far sì che potesse meglio provvedere al vantaggio spirituale del prossimo. Ella che nei giorni di festa solenne portava tutto il peso dell'apparecchio del pranzo, e questo preparava nel modo che si conveniva alle persone invitate, negli altri giorni si accomodava ad allestire un cibo frugalissimo, e nulla trovava a modificare. Conosceva l'importanza della mortificazione cristiana, senza che però ignorasse la prudenza che ne deve accompagnare la pratica. Quindi se il figlio in giorno di digiuno giungeva a casa stanco e affranto dalla fatica per la predicazione o pe' viaggi e voleva stare alle prescrizioni della legge ecclesiastica, essa glielo proibiva dicendo: - Non sei tu che predichi che il digiuno non obbliga, quando da questo ne viene danno alla sanità? - E bisognava che D. Bosco si piegasse al suo volere.
Da quanto si è detto, si argomenterà qual fosse la grandezza e sensibilità di cuore di Margherita. Tuttavia in lei non prevaleva il cuore, ma sebbene la mente che regolava ogni più piccolo moto del cuore. Intorno a lei ogni cosa era ordine ed in lei poteva dirsi personificato l'Oratorio. Infatti in quei primi anni D. Bosco era quasi sempre fuori di casa per visitare carceri, ospedali, ospizi e dettare missioni, tridui, novene in moltissimi luoghi; e più volte alla settimana si recava a confessare in vari Istituti di Torino. Alcuni non sapevano capacitarsi come quelle assenze così protratte non recassero danno veruno al buon andamento dell'Oratorio, anzi meravigliavano nel vedere le cose procedere sempre con perfetta tranquillità. Agente di ciò era il fine buon senso di Margherita, buon senso che valeva un tesoro. Ella scioglieva ogni difficoltà, preveniva ogni inconveniente, ovviava ad ogni sconcio. Non rimaneva mai imbarazzata in nessuna circostanza. Riceveva le visite, trattava eziandio colle autorità di qualunque genere fossero, sbrigava qualunque affare, comprava, vendeva. Per lei tutto era piano e facile; di nulla si sgomentava; vedeva tutto e conosceva tutto.
Quando il figlio tornava a casa, gli andava incontro. Se lo vedeva preoccupato da qualche serio pensiero, nulla gli diceva di quanto era occorso lungo la settimana, rimettendo ciò ad altro tempo. Se invece lo vedeva allegro e gioviale allora gli riferiva per filo e per segno ogni cosa con precisione, in modo conciso, senza commenti, e quindi si ritirava tosto per le faccende domestiche.
Donna ammirabile, perchè informata dallo spirito di preghiera che è maestro di sapienza agli umili ed anche agli ignoranti delle scienze umane, Margherita pregava sempre. Oltre alla Messa ascoltata tutti i giorni, la Comunione frequente, la visita al SS. Sacramento, la recita del Rosario, con una compostezza e devozione al tutto edificante, da mane a sera era in un continuo intrattenersi con Dio. Quante volte interrompeva un Pater od una Salve, per dare un consiglio a questo, un ordine a quello, un avvertimento a quell'altro.
Ad un giovane che entrava in cucina mentre ella aveva qualche faccenda per le mani:
 - Fammi il piacere: togli dal fuoco quel pezzo di legno, è di troppo, così brucia il rame: - Dimitte nobis debita nostra!
 - Eja ergo advocata nostra: Tu - ad uno che incontrava per le scale - prendi la scopa, pulisci qui. Ora si affacciava alla finestra e chiamando un allievo: - Vedi quel lenzuolo che il vento ha gettato per terra? Rimettilo sulla corda: - Angele Dei, qui custos es mei. Talora mentre così pregava le si avvicinava un fanciullo: - Mamma, vorrei dirvi una parola! - Ed ella subito sospendeva la sua orazione, ascoltava, dava la soddisfazione chiesta e quindi ripigliava la sua preghiera.
Se si trovava in mezzo alla gente, proferiva le parole labbreggiando, ma quando era sola, allora ad alta voce per ore continue sfogava i suoi affetti con Dio. D. Bosco nella camera vicina ascoltava tutto, e qualche volta, per svagarla alquanto, chiamandola le diceva: Mamma, con chi avete diverbio?
E Margherita tranquilla: - Oh! no; io non risso con nessuno. Recito una preghiera per i nostri giovanetti e per benefattori. - Quante volte, restandole un momento di respiro, andava ai piedi di Ges√π Cristo in Sacramento nella cappella!
Queste sue costumanze potranno a taluno sembrare alquanto improprie. In altre persone ciò potrebbe forse essere, ma non in Margherita. In essa scorgevasi tanta naturalezza, tanto candore splendeva nei suoi occhi, tanta espressione e compostezza era scolpita sul suo volto, che si vedeva avere ella fisso il pensiero nella presenza di Dio.
 - La sua fiducia nella preghiera era senza limiti; ci affermava lo stesso D. Bosco.
 
 
 
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