1869 - Personale della Pia Società - La Provvidenza in soccorso dell'Oratorio - Una preziosa eredità - Una causa dell'affetto de' benefattori per Don Bosco - Una sua letterina ad un chierico - Letture Cattoliche: LA CHIESA CATTOLICA E LA SUA GERARCHIA - Un dono del Re a Don Bosco, e nuovo invito di recarsi a Firenze - Straordinaria conversione nella Chiesa di Maria Ausiliatrice - Don Bosco si dispone a partire per Firenze e per Roma - Prende congedo dai suoi alunni - Il Rosario quotidiano prescritto a tutti nella Pia Società - Partenza di Don Bosco Per Firenze - Lettera di Mons. L. Gastaldi al Cardinal Prefetto della sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari in favore di Don Bosco - Questi è aspettato a Firenze - Il Padre Verda e il suo desiderio di una casa Salesiana a Firenze.
del 05 dicembre 2006
Sul principio del 1869 i Sacerdoti Salesiani erano ventidue e con questi, meno uno, altri ventisei membri della Società avevano fatto i voti perpetui. Erano legati dai soli voti triennali trentatre; e gli aspiranti erano trent'uno. Il numero totale 93. “ Gli alunni interni dell'Ospizio erano più di 800, scrive D. Rua nella sua cronaca, e l'Oratorio viveva pienamente abbandonato nelle braccia amorose della Divina Provvidenza.
Devesi notare come al principio di quest'anno eranvi a soddisfare numerosi e grossi debiti. Il banchiere commendatore Giuseppe Cotta aveva promesso per i primi di gennaio 1869 la somma di lire 10.000: egli morì sul finire del 1868 e nel suo testamento nulla si trovò notato per l'Oratorio. Ma il Signore dispose che in tale circostanza, ci venissero recati d'altronde aiuti straordinarii, con cui si poté comodamente far fronte ad ogni debito e ad altre spese non indifferenti.
” Sul finire del 1868 moriva il signor Carlo Bertinetti di Chieri e nei primi giorni del 1869 moriva pure sua moglie e lasciarono per testamento le loro sostanze a Don Bosco, di cui ammiravano le belle opere. Questo però non poté coadiuvare in nulla al sollievo degli urgenti bisogni di que' giorni, e, giacché, per i primi tempi dopo ricevuta tale eredità, non si ebbe che a spendere per coprire le passività e le spese che occorrono in tali circostanze ”.
Tuttavia recò un grande sollievo. Munifico era stato quel dono ed anche prezioso, perchè alcune stanze dell'abitazione del Bertinetti avevano fatto parte dell'antico palazzo dei Della Rovere; e precisamente di quella che ospitò S. Luigi Gonzaga in occasione di una sua gita a Chieri per visitare quei nobili signori, parenti della Marchesa sua madre.
Quell'eredità e la costante larghezza dei benefattori nel soccorrere Don Bosco sono una prova continua e mirabile dei totale distacco del cuore del Servo di Dio, da ogni cosa della terra. Il Venerabile Beda, commentando la promessa del Divin Salvatore, che cioè colui il quale per amor suo lascerà famiglia, casa, campi, riceverà il centuplo anche in questo mondo, così spiega: Qui enim terrenis affectibus sive possessionibus pro Christi discipulatu renuntiaverit, quo plus in eius amorem profecerit, eo plures inveniet qui se interno suscipere affectu et suis gaudeant sustentare substantiis.
E Don Bosco godeva alla sua volta nel ringraziarli. Scriveva al Chierico Bartolomeo Giuganino di Villastellone, nipote del Teol. Appendino, mandandogli un'immagine di San Luigi Gonzaga.
 
 
Carissimo Giuganino,
 
Ringrazio te e la persona pia che manda franchi 30 per sua quarta offerta che fa a Maria Ausiliatrice. Dille così: Maria è potente e ricca; e non si lascierà certamente vincere in generosità dalla sua divota.
Fa' i miei saluti al tuo sig. Zio, a tua sorella e ai tuoi parenti; prega per me che ti sono di cuore
 
Torino, 2 del 69.
Aff.mo in G. G.
Sac. GIOVANNI BOSCO.
 
Dietro l'accennata immagine di S. Luigi aveva scritto:
Se lo imiti in terra, egli ti aiuterà certamente ad essergli poi un giorno compagno della sua gloria in cielo.
Il Venerabile pel suo attaccamento fermissimo al Papa fu chiamato da certi diarii, ostili alla Chiesa: Il Garibaldi del Vaticano e dei Clericali. Di questa franchezza egli dava prova sul finire del 1868. Le Letture Cattoliche avevano presentato agli associati pel gennaio 1869, il fascicolo seguente: - Del dominio temporale del Papa, conversazioni tra uno studente ed un professore, pel sacerdote Boccalandro Pietro.
Nel fascicolo erano confutati quelli che volevano spogliato il Papa dei suoi dominii e pretendevano esser egli obbligato a rinunziarvi, ed essere in colpa se anche colle armi tentasse di resistere per conservarli. In fine si leggeva il programma della Biblioteca della Giovent√π Italiana.
Egli poi aveva finito in que' giorni di correggere il fascicolo di febbraio: - LA CHIESA CATTOLICA E LA SUA GERARCHIA, pel Sacerdote Giovanni Bosco. - In esso diceva:
 
Al cortese Lettore.
 
Col presente fascicolo noi intendiamo di dare in breve una giusta idea della Chiesa di Gesù Cristo, spiegare i principali gradi dell'Ecclesiastica Gerarchia, non che parlare di quanto ha colla Chiesa Cattolica e colla sua Gerarchia speciale relazione. Molti non avendo di questi vocaboli netta cognizione, né sapendo di essi la sapiente istituzione, rimangono nell'ignoranza o intendono malamente cose assai necessarie al fedel cristiano. Per ovviare a questi difetti noi diamo in questo libretto una breve spiegazione delle accennate cose raccontandone l'origine e il significato morale, il tutto per quanto si può, e lo comporta la brevità, appoggiando sull'autorità dei santi libri, dei santi Padri, o di altri accreditati autori. Alcune citazioni e le più necessarie sono sparse nel corso del libro... Voglia Iddio concedere ai nostri lettori le più elette benedizioni, affinchè possiamo vivere fedeli osservatori dei precetti della pietosa madre, la Chiesa Cattolica, sola maestra, solo centro di unità, fuori di cui non àvvi salute.
Le pagine più belle sono dedicate al Papa, con accenno, anche al suo potere temporale, e notizie storiche di tutti i suoi ornamenti pontificali e regali, e delle ragioni per le quali in certe occasioni è portato in sedia gestatoria. Narra brevemente anche l'origine dei scismi ed eresie nel corsa dei secoli, in ispecie dei Protestanti.
Caro al Pontefice per questa sua devozione illimitata, Don Bosco, per il suo ossequio cordiale a tutte le autorità, era egualmente caro al Re e al Governo.
Don Rua scrive nella sua cronaca: “ 1 gennaio 1869. Don Bosco ricevette in dono da S. M. il Re due daini, dopo aver poco tempo prima ricevuto da parte del Sovrano un altro invito di recarsi a Firenze”.
Queste poche parole non hanno alcuna spiegazione, ma l'invito del Re, dopo quello del Ministro, faceva intendere si trattasse di affari serii e di premura.
La Cronaca continua narrando un trionfo della misericordia di Dio.
 
2 gennaio 1869.
 
Una persona venne oggi a visitare la Chiesa di Maria Ausiliatrice, e, senza dar segni né di divozione né di disprezzo, girò internamente tutta la Chiesa vicino alle mura, osservando ogni cosa, quindi si arrestò a contemplare l'altar maggiore. Dopo aver fissato buon pezzo il quadro della Madonna ritornò verso il fondo vicino alla porta. Qui si volse indietro e lentamente si avanzò di bel nuovo verso l'altar maggiore, passando in mezzo. La Chiesa a quell'ora era deserta.
Sembrava che lo traesse una forza dolce e misteriosa. Giunto sotto la cupola vide un biglietto per terra che era caduto dal libro di un giovane. Quella stessa mattina la Chiesa era stata scopata e il sagrestano non aveva vista quella carta. Quel signore guardò attorno, si curvò, prese il biglietto e vi lesse sopra alcune righe che dicevano così: “ Ai tanti di dicembre è morto un tuo compagno, giovane come sei tu. Se anche te sorprendesse la morte, che ne sarebbe dell'anima tua? E se avessi da comparire adesso avanti al giudice supremo, qual sorte ti toccherebbe? che ne sarebbe di te? O eternamente felice in paradiso, o eternamente dannato nell'inferno ”.
A queste poche righe quel signore restò come fulminato. La sua coscienza era imbrogliata. Una lotta interna vivissima si era accesa ed esso tentava resistere, ma non poteva. La voce di Maria prevalse. Entrò in segrestia, col volto contraffatto, i capelli sconvolti, sicchè metteva paura. Il biglietto avealo riposto nel portafoglio. Si volse al sagrestano, ma per la commozione non poteva parlare. Dopo aver passeggiato su e giù in modo da parer pazzo, chiese di un prete, cadde in ginocchio e si confessò. Ciò fatto si alzò raggiante di gioia, e tratto fuori quel tal biglietto lo presentò al confessore, dicendogli: - Conosce la mano di chi ha scritto questo biglietto? - La conosco: è di un bravissimo giovanetto.
 - Or bene; dica a questo giovane per sua consolazione che di queste sue righe si è servita Maria per salvare un'anima. Sono avvocato e da venti anni non mi ero più accostato ai SS. Sacramenti. Ma da qui innanzi prometto di voler vivere da buon cristiano. Dica a quel giovane che io vorrei potermi inginocchiare ai suoi piedi per ringraziarlo del bene che mi ha fatto, e che il suo biglietto lo conserverò finchè avrò vita, per ricordo delle misericordie di Maria.
 
Il 7 gennaio D. Bosco chiese al Vicario Generale Mons. Giuseppe Zappata la licenza, e una lettera commendatizia, per rimanere tre mesi fuori diocesi.
Don Rua scrive nella cronaca.
 
7 gennaio 1869.
 
Parole di Don Bosco dopo le orazioni della sera, colle quali diede l'addio a tutti i giovani della casa radunati nello studio, prima di partire per Roma:
“ Voleva partire di nascosto, disse, ma da ieri a quest'oggi si divulgò talmente la nuova della mia partenza, che andando oggi per Torino una persona mi diceva: - Aspetti, ho una commissione da lasciarle! - E voi, o miei cari giovani, volete sapere dove vado? Vado a Roma, perchè ho affari di molta importanza e vado per voi; per far danari, se posso, e poi per un'altra cosa che vi dirò a suo tempo e ne sarete molto contenti, perchè sarà di grande utilità all'Oratorio. Starò a Roma tutt'al più fino al 1° febbraio, e desidero che la festa di S. Francesco si trasporti fino alla metà circa di febbraio. Se la cosa va bene starò di più, se no, ritornerò più presto. Pregate per me, fate la comunione per me, e poi state buoni, e tenete buona condotta.
” Voglio che quest'anno facciamo una bellissima festa di S. Francesco, quale non abbiamo mai fatto né forse faremo più. Pregate molto per me. Aiutatemi colle vostre orazioni. Vi esorto caldamente a recitare fino alli 7 di marzo un Pater ed una Salve secondo le mie intenzioni. Addio; a rivederci ”.
Il Venerabile andava a Roma soprattutto per ottener l'approvazione della Pia Società e, fra gli altri motivi, aveva pur quello di ottenere dal S. Pontefice speciali indulgenze ad un'Associazione di divoti di Maria SS. Fin da quando si era dato principio alla costruzione della chiesa di Valdocco, i fedeli avevano fatte ripetute domande perchè venisse, iniziata una pia Associazione di divoti, i quali, uniti nel medesimo spirito di preghiera e di pietà, facessero ossequio alla gran Madre del Salvatore, invocata sotto il titolo di Ausiliatrice. Compiuta la consecrazione del tempio, mentre moltissimi accorrevano in sagrestia per scrivere il loro nome in un registro, si erano moltiplicate le suddette richieste da tutte le parti e da persone di ogni età e di ogni condizione. E il Venerabile, come vedremo, pensava già a soddisfarle.
Vivo era sempre in Don Bosco il desiderio di onorare Maria Santissima. Un altro segno del suo grande amore era questo. Nella copia delle Regole, che portava con sé a Roma, per presentarle alla Sacra Congregazione, aveva aggiunto (ciò che per altro era in uso costante) che anche i suoi sacerdoti e i suoi chierici avrebbero recitato ogni giorno il Santo Rosario, mentre nel manoscritto delle Regole del 1864 ciò si diceva dei soli coadiutori laici.
Don Bosco adunque partì, senza compagno, il giorno 8 gennaio alla volta di Firenze.
Nello stesso giorno Mons. Lorenzo Gastaldi scriveva a Roma a Sua Eminenza il Cardinale Prefetto della Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari.
 
 
Saluzzo, 8 gennaio 1869.
 
Eminenza Reverendissima.
 
Recasi a Roma il Molto Rev. Sig. Don Giovanni Bosco sacerdote Torinese, il quale fino dal 1845 in circa aprì in Torino un Oratorio per educarvi cristianamente la gioventù, il quale fu benedetto dalla Provvidenza così, che ora conta da 800 ragazzi incirca quivi conviventi insieme, oltre a parecchie centinaia che vi vengono solo nei dì festivi. La magnifica chiesa dedicata a Maria SS. Ausiliatrice che fu eretta dallo stesso sacerdote presso a questo Oratorio coll'enorme spesa di oltre un mezzo milione di franchi, e tre altri Oratorii festivi per raccogliervi la gioventù la quale vi accorre nelle Domeniche e feste in numero di presso a 2000 individui, e due collegi convitti aperti e mantenuti per lo stesso scopo a Lanzo Torinese e a Mirabello, diocesi di Casale, e frequentati così che il locale non basta per soddisfare alle domande, dimostrano chiaro che l'opera di questo sacerdote è protetta dalla mano di Dio, e che arreca giovamento alla religione.
Ella è cosa patente di per sé, che quest'opera per conservarsi e procedere abbisogna di molti coadiutori, i quali non possono convivere insieme ed essere uniti da un medesimo scopo ed essere animati dallo zelo e spirito di sacrifizio richiesto alla medesima, senza che essi siano legati insieme da voti religiosi e formino una società religiosa.
Per questo il predetto Don Bosco fin da principio venne formandosi dei chierici e dei sacerdoti, ai quali comunicò il suo spirito, e coll'aiuto dei quali venne reggendo e conducendo a buon fine le sue Istituzioni; e questi chierici e sacerdoti cominciano già a comporre la Società, che avrà da rendere durevole l'opera così bene avviata.
Il sottoscritto vide nascere e crescere questa società, ne conobbe come ne conosce ogni individuo, e non può altro che parlarne con elogi e desiderano lo stabilimento in modo sicuro.
A tal fine è al tutto necessario, che quest'opera ottenga dalla Santa Sede Apostolica quella sanzione, senza della quale essa non potrà mai avere stabilità. Il sig. Don Bosco presentò già alla S. Sede le regole della sua nascente Società e supplicò la medesima a concedergli le grazie ed esenzioni necessarie ad ogni Società Religiosa.
Ed il sottoscritto raccomanda caldamente a V. E. questo desiderio del sig. Don Bosco e la prega di assisterlo, affinchè egli impetri dalla S. Sede quanto gli è necessario per avere bene formata e costituita la sua società: la quale fuor d'ogni dubbio promuoverà come ha promosso e promuove la cosa più urgente che sia nei giorni presenti, cioè la cristiana educazione della gioventù.
Il sottoscritto baciandole la sacra porpora si professa con ossequio profondissimo
Di V. E. Reverendissima
Dev.mo Umil.mo Servitore
LORENZO, Vescovo di Saluzzo.
 
A S. Em. il Card. Prefetto
della S. C. dei VV. e RR.
 
A Firenze Don Bosco era aspettato con vivo desiderio dal Padre Domenico Verda, dell'Ordine dei Predicatori, zelantissimo nel promuovere le associazioni alle Letture Cattoliche. Nel 1866 questo buon religioso erasi raccomandato a Don Bosco perchè la Legge della soppressione dei Conventi non lo scacciasse dal suo, e nel 1869 egli abitava ancora in S. Marco. Venuto per la prima volta all'Oratorio nel 1868 rimase meravigliato per le cose viste e per le accoglienze avute da Don Bosco e dai suoi figli. Raccomandato dal Servo di Dio, da Torino andò a Milano ove fermossi un giorno ospitato dal signor Giuseppe Guenzati che lo trattò con infinite gentilezze.
In questo viaggio era cresciuta in lui la speranza di vedere in Firenze un Ospizio Salesiano, come quello di Torino, e aveva scritto al Cav. Oreglia.
 
Firenze, S. Marco, 24 novembre 1868.
 
Caro Sig. Cavaliere,
 
....Un altro pensiero o sogno che si voglia dire, sarebbe che facesse scrivere da qualche inglese al sig. Sloan, che Don Bosco ha questo istituto di beneficenza, che ne potrebbe fondare uno in Firenze col suo nome; dico così perchè gli uomini vogliono essere presi pel loro debole. Ho detto un sogno, perchè sognai che Lei e D. Francesia erano
fatti due apostoli per Firenze, che avrebbero fondato un magnifico stabilimento sopra di una di queste ridenti colline nei dintorni della città. È vero che ai sogni non ci si deve dare retta, ma il pensarci non vi è niente di male, come io a scriverglielo.
Mi raccomando alle preghiere di Don Bosco perchè il bisogno è grande.
 
P. DOMENICO VERDA
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