La settimana Santa - D. Bosco sviene in sagrestia - Sua risposta a chi lo consiglia di riposarsi - Ricorda che un uomo vale per uno - Virtù di alcuni giovani - Preghiere esaudite di chi per dar sollievo a D. Bosco è, pronto ad accettare il suo male - Testimonianze di questo fatto - D. Bosco presiede alla conferenza della Compagnia dell'Immacolata e raccomanda gli alunni che ritornano dalle vacanze - Una lettera del Card. Marini afferma l'affezione che il Papa ha per D. Bosco - Il Can. Gastaldi e i chierici dell'Oratorio: sua Lettura Cattolica: il Canonico rimprovera i detrattori di D. Bosco - D. Bosco non aspetta la mercede dal mondo - Egli soccorre anche le sante imprese che non gli appartengono - Chiede soccorsi per lettera al Marchese Fassati - Gli esercizi spirituali nell'Oratorio: avvisi e consigli di D. Bosco ai giovani: orario - Una coscienza tranquillata dalla Madonna - D. Bosco la pronostici sull'avvenire di alcuni alunni - Sua parlata alla sera: spiegazione di un globo di fuoco visto sull'Oratorio: qualcuno non ha fatto bene gli esercizi: egli conobbe chiaramente lo stato di tutte le coscienze - Testimonianze - Ricordi ad un giovane che ha fatto la prima comunione - Suffragi per due alunni defunti - Nuovi confratelli accettati dal Capitolo.
del 01 dicembre 2006
 Dal 25 febbraio eransi fatti con gran zelo i catechismi della quaresima nei varii Oratorii festivi ed il 29 marzo ricorreva la Domenica delle Palme. Il mercoledì I° aprile una grande parte di alunni andava in vacanza a' proprii paesi per otto giorni dopo aver soddisfatto al precetto pasquale. Da più anni si celebravano regolarmente le funzioni della settimana santa nella Chiesa di S. Francesco di Sales e D. Alasonatti era sempre il celebrante divoto ed appassionato. D. Bosco riservava a sè la messa del giovedì santo e la lavanda dei piedi, mentre nelle altre funzioni assisteva ognora puntualmente.
In questo anno essendo molto affaticato per le confessioni senza numero degli esterni, il sabato santo svenne in sagrestia. Ma appena riavutosi andò a prendere un po' di latte e poi continuò nelle sue occupazioni, benchè i medici lo costringessero a rimanere qualche tempo in camera.
 - Ma potrebbe prendersi un po' di riposo! gli dicevano i giovani.
 - Come volete, rispondeva loro, che io mi pigli riposo, mentre il demonio non riposa mai?
Tuttavia soggiungeva ai chierici: - Un uomo solo vale per uno. Niuno deve sforzarsi a fare per due, altrimenti si logora troppo presto e si riduce ad essere incapace, proprio quando sarebbe tempo Ai fare il miglior bene.
Ma il suo esempio contraddiceva per necessità alle sue parole; tuttavia eragli a quando a quando di notevole sollievo la carità de' suoi alunni. Abbiamo già detto come negli anni anteriori D. Bosco vedendo qualche alunno oppresso da gravi dolori, per sollevarlo pregasse il Signore a voler mandare a lui que' mali; e fosse esaudito. Ora accadde che i giovanetti lo contraccambiassero degli antichi sacrifizii per i suoi allievi, quando scorgevano che le infermità, gli impedivano di proseguire ne' suoi lavori opprimenti.
Si legge nella cronaca di D. Bonetti. “ La sera del 9 aprile D. Bosco parlando del suo star meglio in salute, disse: - Le preghiere dei giovani sono potenti. C'è uno specialmente il quale, soltanto che preghi, ottiene in un subito che il male fugga da me e vada addosso a lui medesimo. Io poi lo raccomando a Savio Domenico perchè lo faccia guarire, ed in breve tempo ambedue ci troviamo a star bene.
” Disse ancora: - Abbiamo nella casa alcuni giovani ed anche chierici i quali sono di tale virtù, da lasciare indietro lo stesso S. Luigi, qualora continuino nella via che battono. Quasi ogni giorno io veggo nella casa cose tali, che non si crederebbero se si leggessero nei libri: eppure Iddio si compiace di farle fra di noi ”.
D. Bonetti nota nelle sue memorie: “ Io conosco quel giovane fortunato che ha la bella sorte di ottenere da Dio la guarigione temporanea di questo nostro amantissimo Padre e di caricarsi del suo male. Egli mi è molto amico e vedendolo a quando a quando male in salute una volta ne parlai a Don Bosco e fra le altre cose gli dissi: - Io temo che lei non lo allevi questo giovane, ma presto lo abbia a perdere. Giovane come egli è, e già di così cagionevole salute, non la può durare a lungo. - La sera dello stesso giorno facendo coraggio a quel caro amico, ei mi disse: - Domani sarò guarito; me lo disse D. Bosco. - E così fu: il giorno dopo andò a scuola, venne a pranzo cogli altri, mentre il giorno prima poteva a mala pena reggere il caffè sullo stomaco. Ne fui grandemente maravigliato, come colui che più da vicino degli altri suoi compagni conosceva il pessimo stato di sua sanità. Io tuttavia nulla ancora dubitava che egli venisse ammalato del male di D. Bosco, quando una sera trovandomi con D. Bosco In sua camera ed avendogli chiesto come stesse di salute (poichè il giorno prima era molto incomodato) mi rispose star meglio e soggiunse: - C'è N. N. che si prende il mio male. - Allora incominciai a capire un po' meglio quei repentini cangiamenti di salute e dell'uno e dell'altro e mi convinsi che Dio si compiace talvolta scherzare colle anime amanti di lui.”
Di un fatto simile testifica D. Francesia. D. Bosco un mattino aveva male agli occhi e questi qualche ora dopo pranzo,  erano perfettamente sani. Fu interrogato della causa di così repentina guarigione ed egli rispose,  he il male suo era passato negli occhi di un altro, il quale aveva pregato il Signore a mandarglielo per sollevare D. Bosco.
D. Sala Antonio volle avere una prova di questo singolare fenomeno. Molte volte ci raccontò ciò che accadde a lui stesso. Era a Roma con D. Bosco, il quale doveva un mattino parlar in una conferenza, ma preso da fortissimo male di capo sentivasi tanto abbattuto, che non gli sarebbe stato possibile uscir di casa. Dovea trattare di cose sommamente importanti, e D. Sala vedendolo in quello stato gli disse: - Oh D. Bosco se bastasse pregare il Signore che trasferisse a me il suo male, io lo prenderei volentieri, perchè lei rimanesse in libertà.
 - Povero D. Sala! rispose D. Bosco ...: ebbene ti cedo il mio male, finchè sia finita la conferenza. - D. Bosco uscì di casa e un atroce mal di capo prese a tormentare D. Sala, cessando solamente al ritorno di D. Bosco. Ciò accadde varie volte ad altri.
“ Nello stesso giorno 9 aprile giovedì, contigua D. Bonetti, mentre i giovani ritornavano dalle vacanze pasquali, D. Bosco era andato a presiedere la conferenza dell'Immacolata Concezione. Sul fine prese la parola e, fra le altre cose, ci raccomandò queste due pel bene dei nostri clienti: - I° Ciascuno di voi stia attento quando arriva il suo cliente dalle vacanze pasquali; e sia egli il primo ad andarlo a salutare e a ricominciare la relazione d'amicizia. Osservi se il suo patrocinato abbisogni d'avvisi e glieli dia e ciò si faccia in questi giorni specialmente. Di più in ogni giorno di vacanza, e al giovedì in modo particolare, ciascuno procuri di trovar modo di trattenersi più spesso col suo cliente; e in generale qualunque volta egli conosca essergli necessaria un'ammonizione non la trascuri, e vada, lo cerchi, lo tiri a parte e con carità gli dica quello che occorre. - 2° Un'altra cosa ancora vi raccomando ed è che ciascuno quando ha da andarsi a confessare cerchi di condurre insieme, con lui anche il suo cliente. Ditegli per es.: - Ho volontà di andarmi a confessare, ma mi rincresce di andar solo; vieni tu a farmi compagnia. - Per lo più egli va e così si mette nell'occasione di parlare col suo confessore e qualora non essendo disposto, non ricevesse l'assoluzione, riceverà nondimeno dal confessore alcuni avvisi che gli faranno sempre bene. - Infine disse che considerava questa Compagnia come la sua guardia imperiale e siccome un imperatore si tiene sempre sicuro in trono e mette in fuga i suoi nemici, finchè si mantiene in piedi e forte la guardia imperiale, così egli sperava col mezzo nostro di sbaragliare i nemici delle anime e conservare nella casa il trono del Signore ”.
Nobili signori piemontesi e sacerdoti in que' giorni erano tornati da Roma, ove, per raccomandazioni ricevute da Don Bosco, avevano potuto assistere a loro agio alle funzioni della Settimana Santa in S. Pietro.
Di uno di questi rimasto ancora a Roma, così scriveva a D. Bosco il Card. Marini:
 
Reverendo mio Signore,
 
Le persone che mi vengono raccomandate da V. S. mi sono care come D. Giovanni Bosco; perciò con vero piacere ho accolto il Sig. Canonico Davicino, il quale per meglio vedere le funzioni della Settimana Santa mi ha fatto da caudatario.
Nel prossimo lunedì spero di presentare al S. Padre il suo raccomandato; e La ringrazio che mi abbia dato occasione di conoscere un degno ecclesiastico.
Mi congratulo del sempre felice prosperamento delle opere di vera carità, ch'Ella promove e sostiene a Torino: non potendo contribuirvi in altro modo pregò Iddio che sempre La benedica. Il Santo Padre si è degnato parlarmi con grande affetto della di Lei persona, ed avendogli parlato del Canonico Davicino e del servizio che ha voluto prestarmi facendo da caudatario, il Santo Padre lo chiamava: Pro Bosco.
Sempre desideroso di servirla, ove possa valere la povera mia persona, accolga intanto la protesta della mia pi√π sincera stima con che mi confermo
Dì V. S. R.
 
Roma, 18 Aprile 1863.
 
Servitore ed amico aff.mo
P. Card. Marini.
 
 
 
Intanto il Canonico Lorenzo Gastaldi, uscito dalla Congregazione Rosminiana, si recava frequentemente a predicare la Domenica in Valdocco facendo gran bene; e dietro invito e preghiera di D. Bosco per due mesi, una volta alla settimana, era venuto a fare una lezione di sacra eloquenza ai chierici e ai preti. Il suo insegnamento era molto vantaggioso per le idee esatte e chiare che esponeva.
Si compiaceva talvolta entrare in polemiche religiose. Egli nelle sue missioni in Inghilterra aveva potuto occuparsi in studii profondi sulle presenti condizioni del Protestantesimo, sulla stretta parentela della rivoluzione coll'eresia, sull'indole dei tempi presenti e sui mali morali che affliggono la moderna società.
Chierici e sacerdoti insegnanti, col consenso di D. Bosco, molto facilmente si recavano a casa del Canonico per avere da lui indirizzo negli studii teologici, per udire ripetizioni di morale, ed anche per confessarsi. Fra questi vi erano D. Anfossi e D. Bongiovanni Domenico.
Il Can. Gastaldi mostrava una gran benevolenza a D. Bosco e alle sue Istituzioni.
Pei mesi di maggio e giugno aveva preparato il fascicolo delle Letture Cattoliche, soddisfacendo al desiderio di Don Bosco: Cenni storici sulla vita del sacerdote Giovanni Maria Vianney Parroco d'Ars, raccolti dal Sacerdote Canonico Lorenzo Gastaldi Teologo Collegiato. Un'appendice conteneva molti pensieri sopra le principali verità della nostra santa fede, espressi da quel Servo di Dio ne' suoi catechismi e sermoni.
“ Il Canonico, scrive D. Bonetti, era uno di que' distinti personaggi di merito superiore ad ogni encomio, i quali avevano una gran stima di D. Bosco. In un giorno della settimana dopo la Domenica in Albis, egli si trovò in una compagnia di Ecclesiastici e laici. Dopo varii discorsi si venne a parlare di D. Bosco e a criticare e disapprovare e lui e quel che faceva. Il Canonico sempre si tacque. Quando vide che gli altri avevano detto quanto volevano, così prese la parola: - Scusino un momento; stimo bene di far loro una breve risposta a quanto hanno detto finora. Io conosco D. Bosco da lungo tempo, io frequento il suo stabilimento e perciò con tutta franchezza rispondo con queste sole parole: Tutto quello che hanno detto è tutto falso. Io stava attento se almeno avessero dettò qualche cosa di vero; ma non la dissero. Perciò, o essi sono bene ignoranti di D. Bosco e delle sue cose, o pure sono buoni calunniatori. E che cuore hanno le Signorie vostre di criticare in tal modo un uomo, che si sacrifica pel bene della gioventù? Facciano essi altrettanto, se sono capaci!
” I chierici saputo il fatto, riferirono a D. Bosco che taluno parlava male di lui. Allora D. Bosco senza punto turbarsi, disse: - Io non mi stupisco niente che sianvi alcuni i quali parlino male di me. Chi più santo di un Canonico Anglesio? Io sfido il più rigido Teologo a trovare in quest'uomo un'azione degna di rimprovero. E pure non sono rare le volte che io debbo sentire a parlare contro di lui nel modo più maligno; che egli è un superbo, che è severo, che è senza compassione e cose simili. È impossibile piacere al mondo. Il migliore consiglio si è di fare bene quanto possiamo e poi non aspettarci la mercede dal mondo, ma da Dio solo ”.
Con questo pensiero egli faceva bene quanto meglio poteva  D. Ruffino scrisse, nel mese di aprile 1863, la seguente nota: “ Innumerevoli sono le spese alle quali D. Bosco deve fare fronte in quest'anno. Nuove fabbriche nell'Oratorio di Valdocco, la nuova Chiesa della quale stanno per porsi le fondamenta, il collegio di Mirabello che è in via di costruzione; senza tutte le altre spese ordinarie. Ciò non ostante mentre si crederebbe che D. Bosco non debba cercare più modi per spendere danaro, pure trova ancora mezzi per venire in soccorso ad altre pie opere. Nel Borgo di S. Salvario si sta innalzando una Chiesa parrocchiale colle oblazioni di persone generose. Si tratta di concorrere a salvare anime; di provvedere il necessario alimento spirituale a tante persone, che, nella città di Torino così popolata, per mancanza di questo corrono grave pericolo della salute spirituale. Tale motivo è più che sufficiente perchè D. Bosco non badando ai proprii bisogni mandi anch'esso a quel parroco, Teol. Arpino, quanto può raggranellare nella sua borsa; Cioè 200 lire, oltre molti biglietti ritenuti e pagati alla Commissione della Lotteria, aperta in favore di quel nuovo tempio ”.
Prova delle strettezze di D. Bosco è una sua lettera al Marchese Fassati.
 
Ill.mo e Car.mo sig. Marchese,
 
Se far vuole il giubileo Sig. Marchese vi è un tempo opportunissimo; io mi trovo nel bisogno di pagare tre mila franchi al panettiere dimani mattina prima delle dieci e finora non ho ancora un soldo. Io mi raccomando alla sua carità, affinchè faccia quello che può in questo bisogno eccezionale; è proprio un dar da mangiare ai poveri affamati. Nel corso della giornata passerò da Lei ed Ella mi darà quello che il Signore e la Santa Vergine Le ispireranno in cuore.
Dio benedica Lei, Sig. Marchese, la sig. Marchesa ed Azelia e doni a tutti sanità e grazia con un bel premio nella patria dei beati. Amen.
Con pienezza di stima mi professo
Di S. V. Stim.ma e car.ma
 
Torino, 18 aprile 1863.
 
Obbl.mo Servitore
Sac. Bosco Giovanni.
 
 
Il giorno dopo che D. Bosco aveva scritto la lettera al Marchese, e chi sa quante altre a' suoi benefattori, dovevano incominciare nell'Oratorio i santi spirituali esercizi.
D. Ruffino dice nella cronaca: - “ Domenica a sera, 19 aprile, si dava principio agli esercizi. D. Bosco parlò dopo le orazioni della sera. Raccomandò rigoroso silenzio, eccettuati i tempi di ricreazione, in cui proibì i giuochi di schiamazzo, compreso il giuoco del pallone: ma permise
la barra rotta. Una cosa domandò ai giovani e fu che, durante gli esercizi, desiderava che ciascuno gli scrivesse un foglietto nel quale, si notassero due cose: I° Ciò che ciascuno vuol fuggire; 2° Ciò che vuol praticare. - Ed aggiunse: - Io questi biglietti li conservo: primieramente per memoria degli esercizi: in secondo luogo quando qualcheduno non starà alle promesse fatte, io prenderò il biglietto e glielo farò leggere. Vedete; io conservo ancorai biglietti che mi scrissero i giovani nel 1845. Tutti questi biglietti vado ora leggendoli di quando in quando.
” - Finalmente ciò che vi raccomando molto si è l'esattezza nell'eseguire l'orario, nel portarvi in Chiesa; e poi fare tutti in modo che i predicatori, i quali sono venuti qui per farvi del bene, siano contenti di voi. Essi sono disposti a fare del bene alla casa, non solo spiritualmente ma anche materialmente ed ho bisogno che vedano che siete bene educati; perciò incontrandoli nel cortile o nei corridoi, salutateli; ma non con aria truce, sibbene con aria allegra. Vedete; io sono un po' superbo, che si dica i miei giovani essere buoni e bene educati; ma per questo è necessario che vi facciate veder tali e che per conseguenza procuriate di esserlo.
” - Riguardo al da farsi, state a quello che vi diranno i predicatori e perciò procurate di star attenti alle prediche, e badate che specialmente il Canonico Gastaldi, uno dei predicatori, durante la ricreazione interrogherà forse qualcuno intorno alla predica e non vorrei che non sapeste rispondere.
Gli esercizi si fecero con grande fervore: un alunno mantenne il proponimento di non parlare.
Come ricordo di questi giorni di salute ci fu comunicato un biglietto scritto da un buon giovane, ora sacerdote, nel 1863.
“ Nei tre giorni degli esercizi spirituali dei giovani studenti in questo stesso anno, facendo io allora la prima ginnasiale, sebbene D. Bosco in confessione mi dicesse di non più pensare al passato e di star tranquillo su tutto, e lasciassi a lui ogni responsabilità, pure io mi trovava sempre in una profonda inquietudine, nel timore che i peccati della mia vita passata non mi fossero ancora stati perdonati. Ma la notte seguente la mia confessione, mi apparve in sogno una Signora di bell'aspetto, vestita da contadina e con volto lieto ed ilare; e vedendomi così melanconico, mi disse: - Dall'istante che hai promesso d'essermi divoto e hai risoluto di consecrarti a me per tutta la vita, tutto ti è stato rimesso. Non inquietarti più del passato. Procura solo di essere sempre fedele alla tua promessa e non temere più di nulla. - Detto questo essa scomparve ed io mi svegliai. Questo non è che un sogno, ma mi rimase molto impresso e mi consolò e tranquillizzò assai, perchè era una conferma delle parole di D. Bosco ”.
“ Il 20 aprile, continua D. Ruffino, dopo pranzo D. Bosco era nel refettorio vicino alla cucina attorniato, secondo il solito, da un bel numero di giovani e chierici, che avidamente accoglievano ogni sua parola. Egli trattenevali in dolce ricreazione colle sue arguzie e morali lepidezze: quando tutto ad un tratto interruppe il discorso di cose indifferenti, li guardò sorridendo e disse: - Oh quanto io godo nel pensare al bene che voi farete nella Chiesa!
” Uno dei giovani lo interrogò dicendo: - Vi sarà qualcheduno fra di noi che si distinguerà in modo particolare?
D. Bosco girò lo sguardo attorno a sè, osservando chi fosse presente, fissandoli in fronte ad uno ad uno; e rispose: - Sentite! Fra quelli che ora sono qui, due si distingueranno nella scienza e nella pietà, due nel male. - Tutti fecero le meraviglie di questa risposta ed egli soggiunse:
” - Per giudicare di quello che dissi, bisogna aspettare fra dieci anni. Allora direte: quando vi era ancora D. Bosco, un giorno ci disse questo e questo; e allora vedrete quelli che si distingueranno.
” I giovani restarono un poco contristati nell'udire quelle parole. - Due si distingueranno nel male - e Berto Gioacchino, studente di I° ginnasiale, quasi piangendo si fece più vicino a D. Bosco e gli chiese in un orecchio: - Sono forse io uno di quelli che dovranno distinguersi nel male? - D. Bosco stringendo tra le sue mani e al suo cuore il capo del giovane, con grande affetto, gli rispose sorridente all'orecchio: - Anzi da te spero molto ”.
D. Ruffino in questa sua relazione del suddetto trattenimento di D. Bosco coi giovani, aggiunse la seguente nota.
“ I giovani che erano presenti sono: D. Bongiovanni Giuseppe da Torino; Ruffino Domenico e Giacomo fratelli; Chicco Stefano ch. da Sommariva; Racca Pietro da Volvera; Lupotto Simone da Cambiano; Costa Augusto da. Pinerolo; Costa Giovanni da Spezia; Barberis Giulio da Mathi, Cottino (artigiano); Berto Gioachino; Ternavasio Oddone da Brà; Buratto ch. Selvatico; Pittaluga Giuseppe da Tortona; Gorelli Guglielmo; Ecclesia da None; Tamietti; Baccolla; Sandrone; Patarchi Filippo da Roma; Martina; Croserio Augusto; ch. Gallo, venuto da Chivasso ove è assistente Nasi ”.
“ Il 23 Aprile, nota D. Ruffino Domenico, terminati gli Esercizi spirituali D. Bosco venne alla sera a parlare ai giovani dopo le orazioni ed incominciò così:
Ieri sera si vide sulla casa nostra un globo di fuoco. Di questo molti mi chiedono spiegazione.Io dirò che anticamente quando su qualcuno cadeva il fuoco era un segno di castigo. Ciò non ostante io non voglio credere che il Signore vorrà castigare la nostra casa. Tuttavia se volete che io ne tragga un qualche significato ve lo posso dare; ed è che parecchi non hanno fatto bene gli esercizi spirituali. Questo forse sarà un segno che il Signore vuole ancora dar loro tempo perchè si convertano.
Ho un'altra cosa a dirvi ed è che durante questi esercizi io mi trovai, per rispetto ai giovani, in uno stato, nel quale fui mai per lo addietro ad eccezione di una volta. Io in tutti questi giorni vedeva nel cuore dei giovani nel modo stesso che se leggessi in un libro: vedeva ben chiarì e - distinti tutti i loro peccati ed i loro imbrogli; quindi tanto era per me l'udire da loro i peccati quanto il dirli io; con questa differenza che se lasciava dir loro era come se leggessero una parola in principio un'altra sul fine di quel libro, che io aveva davanti; mentre invece se diceva io poteva dire ad essi tutti i loro peccati in modo ordinato e chiaro. Anzi di più sul fine della loro confessione io poteva suggerire ad essi un ricordo che era la vera definizione di tutti i loro bisogni. Passati questi giorni io ritornai all'oscuro; mi provai questa sera, ma non era più così: io ero come nelle tenebre.
Qualcuno mi chiederà: D. Bosco si ricorderà ancora di quello che vide nel cuore di ciascuno? ed io rispondo he non ricordo più che qualche cosa in confuso, come quando uno, letto una sola volta un libro, di ciò che ha letto non si ricorda più, se non in confuso. Io perciò adesso vi raccomando che ciascuno ricordi bene quelli avvisi od anche quel solo consiglio che ebbe da me nella confessione di questi giorni e procuri di metterli bene in pratica. Se questo fatto mi arrecò grandi consolazioni, io ebbi anche un grave dispiacere ed è che molti i quali io attendeva non vennero; li feci cercare ma non fu possibile per me il trovarli; altri da me invitati promisero di venire e non vennero. Non voglio dire che costoro abbiano fatto male gli esercizi, tutt'altro! ma se fossero venuti da me io avrei potuto meglio aggiustare gli affari della loro anima.  
” In conferma di quanto disse D. Bosco, io Ruffino Domenica, posso attestare come un giovane mi abbia riferito che andatosi a confessare a D. Bosco avesse solo intenzione di fare una confessione particolare; ma D. Bosco gli disse essere meglio che la facesse generale. Quel giovane rispose che l'avrebbe fatta, ma che per allora non era preparato . Allora D. Bosco gli, disse: - Non crucciarti di ciò; quello che non dici tu lo dirò io. - Quindi D. Bosco incominciò ad enumerargli i peccati, e glieli fece passare tutti, senza dirne uno di troppo.
” Un altro giovane mi attestò pure che andatosi a confessare di un peccato la cui manifestazione cagionavagli grande vergogna, D. Bosco non solo glielo svelò, ma di più gli manifestò certe circostanze, che era impossibile fossero conosciute per scienza umana”. Continua D. Ruffino: “ 25 aprile. - D. Bosco fu interrogato da me se il suo leggere chiaramente nel cuore dei giovani era un fatto che avvenisse solo in tempo di confessione, oppure anche in altro tempo. Egli rispose: - In ogni ora del giorno anche fuori delle confessioni ”.
In que' giorni ad un figlio del Cav. Zaverio Collegno di Provana D. Bosco scriveva:
 
 
RIMEMBRANZE DELLA PRIMA COMUNIONE.
 
I° Fuga dell'Ozio - Diligenza nei proprii doveri.
2° Obbedienza ai Superiori e specialmente al sig. padre.
3° Divozione in Chiesa, carità in casa, rispetto a tutti.
4° Confessione e Comunione frequente.
 
Torino, 23 aprile 1863­
 
Sac. Bosco Giovanni.
 
 
D. Bosco dopo la festa del Patrocinio di S. Giuseppe doveva raccomandare ai suoi alunni le anime di due loro compagni.
Il 27 aprile era spirato all'Ospedale Cottolengo il diciottenne Cucco Paolo di Chivasso; e nello stesso mese mancava ai vivi in Villafaletto Damasco Giuseppe di anni 20.
Sul cominciare del mese consacrato a Maria alcuni alunni chiedevano di far parte della Pia Società. Nei Verbali del Capitolo si legge: “ Li 8 maggio 1863 furono accettati dal capitolo Gallo Giuseppe, Baracco, Birocco Giovanni Antonio, Pelazza Andrea, Tamietti Giovanni.”
 
 
 
Versione app: 3.26.4 (097816f)