D. Bosco a Castelnuovo - Vi stabilisce una società per la diffusione de' buoni libri - Sua lettera al teol. Appendini - Spera di andare a Roma - Da Buttigliera a Moncucco: il cane misterioso - Il principio dell'anno scolastico: gli insegnanti: gli studenti nell'Oratorio - La dolcezza raccomandata a tutti i superiori - Il Ministro della Pubblica Istruzione incoraggia D. Bosco a continuare le sue scuole popolari - Chiusura dell'Oratorio dell'Angelo Custode - D. Bosco predica a Neive: relazione di quell'Arciprete e lettera a lui diretta da D. Bosco - Giovanetto ricoverato dopo perduti i genitori in una inondazione.
del 04 dicembre 2006
Con la solita compagnia de' suoi giovani il Servo di Dio si recò ai Becchi per celebrarvi la festa della Madonna del Rosario, che quest'anno ricorreva il giorno 7 ottobre. Egli, che non lasciò sfuggire occasione per fare quel bene che reputava necessario, aveva deciso d'accordo col Prevosto di Castelnuovo, D. Cinzano, di stabilire in paese una società per la diffusione de' buoni libri. L'idea, che avealo ispirato nel 1859 a formare a questo scopo una società d'interesse generale nei grandi centri di popolazione, venne da lui meditata e maturata per renderla più semplice e più facile ad attuarsi, nell'interesse particolare dei borghi e dei villaggi.
Il programma presentato ed attuato era il seguente:
 
SOCIETA' PER LA DIFFUSIONE DEI BUONI LIBRI
stabilita in Castelnuovo d'Asti sotto il Patrocinio dei Santi Apostoli coll'approvazione dell'Ill.mo e Molto Rev.do Sig. Prevosto Vicario Foraneo.
 
1° Scopo della Società è promuovere fra il popolo la lettura di libri buoni.
2° Può essere ascritto alla Società chiunque ne faccia domanda.
3° I Soci debbono fare ogni mese un'elemosina a volontà.
4° Le limosine servono a comprar libri da distribuirsi ai Soci, ed anche ad estranei.
5° I libri donati da pie persone sono tenuti a disposizione dei Soci che bramino leggerli e farli leggere ad altri.
6° I Soci faranno opera grandemente commendevole e meritoria, se imiteranno gli antichi fedeli che raccoglievano libri cattivi e li abbruciavano.
 
ARTICOLI ORGANICI.
 
1° Socio è ogni persona inscritta nelle tabelle della Società, che soddisfaccia regolarmente all'obbligo dell'elemosina mensile.
2° I Soci ricevono tutti i mesi un libretto, ed hanno diritto di servirsi dei libri della biblioteca.
3° Per ciascuna dozzina di Soci vi ha un Collettore che raccoglie le limosine e distribuisce i libretti.
4° Le cose della Società, nei paesi fuori della sede, sono affidate alle cure di Corrispondenti che vi rappresentano la Direzione.
5° La Direzione si compone del Presidente, della Direttrice (che fa le veci del Presidente nelle relazioni colle persone del proprio sesso) del Segretario, e di tre Consiglieri.
 
LA BIBLIOTECA.
 
1° La Biblioteca della Società è formata con libri donati.
2° Presso ciascun corrispondente si tiene in deposito un certo numero di libri ch'egli avrà cura di rinviare alla Direzione appena siano stati letti, e che verranno surrogati con altri.
3° Le opere più ragguardevoli sono conservate presso la Direzione, ed ogni Corrispondente ne avrà un elenco, affinchè i Soci possano domandarli quando lo vogliono.
4° La cura di rifornire ed accrescere la Biblioteca si commette allo zelo dei Corrispondenti che potranno rivolgersi alle pie persone, offrendo loro un facile mezzo di esercitare un'opera nobilissima di carità cristiana.
Da Castelnuovo D. Bosco scriveva una lettera al Teol. Appendino a Villastellone:
 
Carissimo Sig. Teologo,
 
Le nostre intelligenze confidenziali non furono mai dimenticate; le pratiche erano già bene inoltrate quando si cangiò Ministero ed ogni cosa ritornò da capo.
Adesso ho di nuovo iniziata la pratica e non la perderò di vista. In tutti i casi, tra dicembre e gennaio prossimo spero di fare una gita a Roma e là credo poter ottenere quello che qui cagionasse qualche difficoltà.
Sia pure contento, come Ella dice, di quanto ha fatto, perchè tutto fu ad onore della Santa Madre di Dio, che a suo tempo sa e può pagare in modo degno di Lei.
Ella poi alla carità temporale aggiunga la carità spirituale, pregando Dio per me e per questi giovanetti, mentre le auguro ogni bene dal cielo: e mi professo con gratitudine e stima
Di V. S. Car.ma,
Castelnuovo d'Asti, 8 ottobre 1866,
Obbl.mo allievo
Sac. Bosco GIOVANNI.
 
Da Castelnuovo D. Bosco non mancava di recarsi a Moncucco alla cascina di Luigi Moglia. Intrattenuto a Buttigliera da persone conoscenti e accompagnato per un buon tratto di via da quel parroco, il Teol. Vaccarino, rimase solo in sul tramonto a metà strada nella valle tra Moriondo e Moncucco, in mezzo ai boschi. La notte non tardò a sorprenderlo, oscura, nuvolosa, benchè senza pioggia. Doveva passare per luoghi che dicevansi infestati da ladri, e presso cascine e vigne guardate da terribili mastini. Per di più egli era uscito di via e non sapeva dove andasse. Era un camminare angoscioso perchè incontrando siepi ed intoppi doveva fare larghi giri. Tutto sudato giunse ai piedi di un alto declivio e lo saliva faticosamente. Fermatosi un istante per riavere il respiro: - Oh se avessi qui il mio Grigio, disse, quanto mi sarebbe opportuno! Ei mi caverebbe d'imbroglio! - Parve che quel cane misterioso fosse là ad udirlo. Il Servo di Dio fu scosso da un tronco abbaiamento, poi da un secondo, ed ecco il Grigio comparire sull'alto della ripa, scendere incontro a lui con mille feste e accompagnarlo per tutto il tratto di via, che rimaneva a fare, di circa tre chilometri. Fortuna per Don Bosco che si ebbe quell'accompagnamento; poichè giunto presso ad una cascina sbucarono fuori rabbiosamente due cagnacci che incutevano terrore; ma il Grigio saltò loro addosso, e li costrinse a ritirarsi così malconci, che, riempiendo l'aria di guaiti, ne uscirono gli stessi padroni per vedere che cosa fosse accaduto alle povere bestie. Il Grigio guidò il suo protetto direttamente alla casa ove era aspettato. Qui tutti furono stupefatti nel vedere un sì bel cane, ed ognuno tempestava Don Bosco di domande: dove l'avesse preso, se veniva da Torino, se da casa sua, se da qualche cascina, e via dicendo. Messisi a cena, il Grigio fu lasciato in riposo in un angolo della sala. Finita la refezione:
- Bisogna dare da mangiare al Grigio! - disse il signor Moglia, e andò per recargliene. Ma cerca da una parte, cerca dall'altra, chiama di qua, chiama di là, non fu più possibile il rinvenirlo. Tutti rimasero meravigliati perchè non si era aperto nè uscio, nè finestra, nè i cani della famiglia avevano dato segno della sua uscita. Si rinnovarono le indagini nelle stanze superiori, ma inutilmente. Il cane era scomparso, e dopo d'allora nessuno di quelle parti ne seppe più nulla.
Don Bosco stesso raccontò questo fatto alcuni anni dopo, perchè essendo caduto il discorso sul famoso Grigio, gli era stato domandato se dal 1855 non lo avesse mai più visto: - Anzi, aggiunse, dopo i primi anni mi sono incontrato con lui più altre volte, quando a sera molto avanzata mi trovava senza compagno... - E noi con molti altri eravamo presenti al racconto.
In quei giorni Don Bosco annunziava ai genitori de' giovani studenti dell'Oratorio, di Mirabello e di Lanzo che le scuole avrebbero avuto principio il 19 ottobre.
Il Ch. Luigi Delù colla patente per le classi elementari inferiori, ottenuta in Alessandria, ritornò a Lanzo. Il Ch. Giuseppe Mignone colla patente di professore delle prime tre classi ginnasiali fu titolare della seconda classe del ginnasio nell'Oratorio; e i suoi colleghi erano i professori dell'anno passato. Il totale dei loro discepoli era di 315, senza contare gli studenti esterni; in quinta ginnasiale erano 40. Anche gli artigiani ebbero i loro maestri; e il coadiutore Giuseppe Rossi, con lettera commendatizia, ebbe l'incarico di andare a far compere e provviste per l'Oratorio.
A tutti i Superiori, insegnanti, assistenti e maestri d'arte, mentre ricordava l'obbligo di prevenire i disordini e mantenere ferma l'osservanza del regolamento, salvaguardia della moralità, D. Bosco non ommetteva di raccomandare continuamente la carità, i modi affabili, e in certi casi anche la tolleranza nell'esigere obbedienza. Alle volte diceva a chi era di un naturale aspro:
- Desidero che tu d'ora in poi guadagni i cuori senza parlare; e, se parli, il tuo parlare sia sempre condito colla dolcezza.
Ad un altro:
- Ricordati che le mosche non si pigliano coll'aceto.
Un giorno egli prese il Prefetto dell'Oratorio e con tutta serietà: -Mio caro, gli disse, dàmmi retta: mettiti a negoziare olio. - Negoziare olio! soggiunse tutto meravigliato il Prefetto. - Sì, negoziare olio. - Ma D. Bosco, un religioso! - Precisamente. O non sei tu il prefetto, e come tale incaricato delle riparazioni occorrenti nell'Oratorio? Ora mi pare di avere udito certi usci stridere, ed un po' d'olio ai cardini accomoderebbe tutto. - Oh! come mai! Ma, non vedo la ragione... - E poi, riprese Don Bosco con dolce sorriso spiccando le parole, e poi... i tuoi dipendenti stridono in una maniera!... Dunque ci siamo intesi? Quando tratti con loro, non dimenticare che fai o meglio che devi fare il mercante d'olio.
Don Rua capì ed ognuno, vedendo quant'egli sia stato buono, affabile, dolce, in una parola un altro D. Bosco, può persuadersi che il Servo di Dio non isprecava il tempo, dando colla maggiore affabilità lezioni tanto preziose.
A quelli che dovevano insegnare nelle scuole popolari degli Oratorii festivi - che presto dovevano riaprirsi - raccomandava eziandio una pazienza inalterabile. Egli desiderava ardentemente che fiorissero; e lo stesso Governo riconosceva la sua attività e le sue benemerenze.
 
UFFICIO DEL R. ISPETTORE PER GLI STUDII PRIMARII
DELLA PROVINCIA DI TORINO
N. 2465.
 
Torino, addì 15 ottobre 1866.
 
Il sottoscritto è lieto di annunciare alla S. V. Illustrissima che il sig. Ministro d'Istruzione Pubblica, sulla proposta del Comitato per le Scuole, per incoraggiarla a continuare nell'Opera caritatevole a cui da molti anni attende d'istruire i figli del popolo nelle scuole festive e nelle scuole diurne gratuite, le ha assegnato un sussidio di L. 500. Questa somma sarà pagata tra pochi giorni.
Il R. Ispettore
BARICCO.
 
Nell'Oratorio dell'Angelo Custode in Vanchiglia, che sotto l'alta sua direzione aveva continuato nel sito medesimo dove era stato aperto nel 1849, non v'erano scuole, ma soltanto il trattenimento domenicale, dove si impartiva ai giovanetti delle piazze e delle strade l'istruzione religiosa e morale. Or essendo stata eretta in quel borgo la chiesa di Santa Giulia, per opera della Marchesa Giulia di Barolo; e aprendosi per disposizione testamentaria della medesima un Oratorio accanto a quella nuova Parrocchia, D. Bosco vide che questo bastava al bisogno, e perciò chiuse il suo, applicandone i chierici ed i sacerdoti all'Oratorio di S. Giuseppe in Borgo S. Salvario dove maggiormente se ne sentiva il bisogno.
Ordinate le cose dell'Oratorio pel nuovo anno scolastico, riprese i viaggi e il primo fu a Neive, per invito di quel degno Arciprete, che ne tenne memoria.
 
Neive (Alba), 14 marzo 1891
 
Rev.mo Signore,
 
In seguito all'invito che ho letto nel Bollettino Salesiano mi fo pregio di rassegnare alla S. V. Rev.ma l'acchiusa lettera di D. Bosco di santa memoria. Nell'anno 1866, e precisamente nei giorni 21, 22, 23 di ottobre ebbi la ventura e l'inesprimibile consolazione di ospitare in questa Casa Parrocchiale il veneratissimo D. Bosco, venuto per far la predica della Purità di Maria Santissima. Furono tre giorni di sante emozioni e di grandissima edificazione per me e per li miei coadiutori. Giorni sì belli non li ho passati mai in mia vita, e non potrei chiamarli con altro nome che dicendoli giorni di Paradiso. La conversazione di D. Bosco nell'aurea sua semplicità istruiva, ammoniva, confortava, eccitava al bene. Una sera ci fece una dottissima dissertazione sul magnetismo, e tutti si pendeva dal suo labbro. Altra volta ci fece gustare alcuni aneddoti, ancor affatto inediti della sua vita miracolosa, e segnatamente ci parlò a lungo di quel famoso cane che aveva preso a difenderlo da' suoi arrabbiati avversarii.
Non si poteva a meno di ripetere: “ Ove passa un Santo, ivi passa Iddio ” come si disse nella casa dei genitori del Curato d'Ars nel passaggio di quel povero straordinario, che si seppe in seguito essere il Santo Benedetto Giuseppe Labre.
Col pi√π profondo ossequio ho l'onore di professarmi
Di V. S. Rev.ma
Dev.mo Obbl.mo Servitore
PIETRO BONINO, Arciprete Vic. For
 
Or ecco la lettera di D. Bosco:
 
Carissimo Sig. Arciprete,
 
Le mando le 20 decine di biglietti di lotteria che nella sua carità mi ha già pagato. Ne aggiungo altre venti con alcuni programmi pregandola a volerne tentar lo smercio. Forse la contessa Cocino e la contessa di Castelborgo, persone di molta carità, lo aiuteranno a spacciarli. D. Chiesa, D. Giacosa, il suo Curato credo che daranno la mano. Se però in fine della Lotteria ne avesse ancora un numero troppo grande, li può senza difficoltà ritornare all'Oratorio di S. Francesco di Sales.
Tante grazie della carità e cortesia usatami da Lei e da tutta la sua famiglia. Dio li rimeriti tutti. La cosa per altro che mi rimase profondamente impressa fu l'esemplare attenzione con cui Domenica i suoi parrocchiani ascoltarono la parola di Dio. Avendone occasione li ringrazii e si rallegri con loro da parte mia.
E' poi inteso che Ella verrà a farci il discorso di Santa Cecilia.
Gradisca una copia della Storia d'Italia.
Dio ci benedica tutti e ci aiuti colla sua grazia a guadagnare molte anime pel cielo e fra le prime sia la nostra propria. Amen.
Con gratitudine mi professo nel Signore,
Torino, 24 ottobre 1866,
Aff.mo amico
Sac. Bosco GIOVANNI.
 
Tornato da Neive riceveva gran numero di domande, e parte erano da lui accolte con accettazioni gratuite di poveri giovanetti.
A piedi d'una supplica colla quale da Cassine il 19 ottobre 1866 Marcellino Lucia, vedova di Denicolai G. B. già maresciallo d'alloggio dei Reali Carabinieri, pregava D. Bosco a voler ricoverare il figlio Carlo di anni 13, così stava scritto:
Il sottoscritto si permette di raccomandare alla carità del M. R. Sig. Sacerdote D. Bosco la qui unita petizione di persona veramente povera e lo riverisce distintamente.
Firenze, 28 ottobre 1866.
Sen. C. CADORNA.
 
D. Bosco faceva rispondere da D. Rua al Senatore, come accettasse senz'altro il giovane Carlo: e il Cadorna di proprio pugno scriveva un biglietto di ringraziamento il 14 novembre 1866.
“ Il sottoscritto ringrazia il M. R. Sig. Sacerdote D. Bosco e il sig. Sac. D. Rua del cortese accoglimento fatto alla domanda di Lucia Denicolai pel di lei figlio, e assecondando alla richiesta di schiarimenti contenuta nella lettera del M. R. Sig. Sacerdote D. Rua Prefetto, del 6 corrente, si affretta di trasmettere la qui unita memoria, offerendo ai medesimi gli alti della sua più alta e riverente stima. ”
Non va dimenticato il nome di quest'uomo politico, che fu pi√π volte ministro e Presidente della Camera e del Consiglio di Stato, fratello del generale Raffaele.
In que' giorni Don Bosco aveva anche fatto una di quelle sue spontanee opere di carità che tutti ammiravano.
Una piena di acque spaventosa aveva portato la desolazione e la morte nel Comune di Villarfocchiardo, Circondario di Susa, ed egli aveva scritto al Prefetto Torre dichiarandosi pronto ad accettare un fanciullo rimasto orfano. Il Prefetto rispondevagli:
 
Torino, 29 Ottobre 1866.
 
Non ha tralasciato lo scrivente di far nota alla Giunta Municipale di Villarfocchiardo la generosa offerta fatta dalla S. V. R. di assumersi la manutenzione e l'istruzione gratuita di un povero orfano di detto Comune in seguito alla catastrofe ivi succeduta nel giorno 25 settembre scorso.
Riconoscente quel Municipio ne espresse alla S. V. la sua gratitudine in deliberazione delli 24 Ottobre cadente, ed il sottoscritto mentre è lieto di trasmetterle copia autentica della deliberazione stessa, compie ad un grato dovere porgendole per lo stesso oggetto i proprii sentiti suoi ringraziamenti.
Dalla pure unita lettera di quel sig. Sindaco la S. V. vedrà come l'orfano scelto a godere simile vantaggio chiamasi Dematteis Giusto Antonio, e che egli non aspetta per presentarsi al suo benefattore, se non che di conoscere come e quando potrà ciò fare.
Nel pregarla pertanto di un riscontro in proposito, il sottoscritto si dichiara con distintissima considerazione
 
 
Il Prefetto TORRE.
 
L'atto di ringraziamento era firmato dal sindaco Rosina Francesco e dagli Assessori Pugnante Angelo e Miletto Giuseppe, e controfirmato dal Segretario Comunale Notaio Amprimo.
Il povero Dematteis, di anni 12, era rimasto orfano di entrambi i genitori; e Don Bosco, sempre provvido pei suoi ricoverati, aveva scritto che venisse col corredo e un'offerta, qualora il Municipio avesse potuto disporre di qualche sussidio destinato a questo fine. E il 4 dicembre il Conte Radicati, per avviso avutone dal Sotto-Prefetto di Susa, annunziava a D. Bosco che il giovane, da lui generosamente accettato, sarebbe stato accompagnato all'Oratorio il dì seguente, munito del corredo.
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