Capitolo 42

'La Storia Sacra' - Metodo pedagogico adottato da Don Bosco in questo libro - Alcune citazioni.

Capitolo 42

da Memorie Biografiche

del 26 ottobre 2006

 Si resta sbalorditi pensando al cumulo di affari che D. Bosco fin da questi tempi incominciò simultaneamente a sbrigare e che più non tralasciò con una tranquillità ammirabile, fino al termine della sua vita. Le angustie che gli cagionava il suo Oratorio non avevano impedito la compilazione della “Storia Ecclesiastica” e di altri libri, e in questo stesso anno egli portava a compimento una bella Storia Sacra. Per questa sua assiduità nello scrivere a lui si possono applicare le parole di N. Signor Gesù Cristo: “Ogni scriba istruito pel regno dei cieli è simile ad un padre di famiglia, il quale cava fuori dal suo tesoro roba nuova e roba antica”. Egli però, come l'abbiamo udito ripetere più volte e come già abbiamo sopra detto, provava una grande apprensione nel dare scritti alla stampa, ma si vinceva per amore de' suoi giovani. L'umiltà guidava sempre i suoi passi, e andando al Convitto Ecclesiastico per studiare e scrivere, consegnava i fogli della “Storia Sacra” al portinaio perchè li leggesse; e ritornando si faceva dire se ne aveva capito il senso. In caso contrario, rimaneggiava il lavoro, rendendosi ancor più semplice e popolare.

In questo volume di circa duecento pagine, edito dalla Tipografia Speirani e Ferrero, egli esponeva i fatti più importanti della Bibbia, con lingua purgata, in forma piana, con stile chiaro, come furono poi sempre la caratteristica in tutti i suoi libri, sicchè i fanciulli non penassero guari ad intenderne la narrazione e a ritenerla a memoria. I racconti di questa prima edizione finiscono coll'ascesa di Gesù al cielo, e Doti Bosco facendone il riassunto stabiliva tre corollari: La certezza della venuta del Messia, essendosi compiute in Gesù Cristo tutte le profezie; L'esistenza di una Chiesa, unica arca di salvezza per tutti gli uomini, divinamente fondata da questo Messia, infallibile nell'insegnamento della dottrina e nell'assegnare il vero senso ai libri sacri, indefettibile sino alla fine del mondo per l'assistenza continua del suo Fondatore; Questa Chiesa essere la Cattolica, Romana la quale sola a traverso i secoli tenne sempre le verità insegnate e confermate da Gesù Cristo, e nella quale non è interrotta la successione legittima dei Pontefici dall'attuale Papa regnante risalendo fino a S. Pietro; e questi investiti su di essa di un potere pieno, assoluto, indipendente da ogni umana autorità.

Nel medesimo tempo il suo lavoro era tutto nel combattere i Protestanti, ma senza avvertirlo, senza eccitare rumore. Per i suoi giovani aveva preparato un antidoto efficace contro gli errori irruenti. I Protestanti imputavano ai cattolici di non conoscere la Bibbia, e combattevano le cattoliche verità asserendo non aver molte di esse fondamento nella Sacra Scrittura. Perciò D. Bosco narrando i fatti del nuovo e del vecchio Testamento fa risaltare il culto esterno, il purgatorio, la necessità delle buone opere per salvarsi, la venerazione alle reliquie, l'intercessione dei Santi, il culto a Maria Vergine, la Confessione, la presenza reale di Gesù Cristo nell'Eucarestia, il primato del Papa, ed analoghi argomenti. Quasi tutte le storie sacre che usavansi allora in Piemonte trascuravano queste necessarie riflessioni.

Ma ciò che vi ha ancora di più fruttuoso in questo libro si è il metodo pedagogico, col quale da ogni fatto scritturale ci sa ricavare una massima educativa ed esprimerla in modo adatto alla giovanile età. Tale era il suo metodo, eziandio parlando. Ne riferiamo alcune. Descritto il sacrificio d'Abramo, soggiunge: Il Signore benedice sempre coloro che sono obbedienti a' suoi precetti. Dopo le stragi di Sichem: Questo fatto ci insegna quanto i pubblici spettacoli siano pericolosi specialmente per la gioventù. A proposito di Giuseppe, liberato dalla carcere ed esaltato: il Signore fa servire ogni cosa a bene di chi lo ama. Scrivendo del bestemmiatore e del profanatore delle feste fatti lapidare da Mosè, esclama: Esempio, terribile per coloro che osano bestemmiare il nome santo del Signore o profanare i giorni a lui consacrati. Gli stessi o forse maggiori castighi devonsi temere, o nella vita presente o nella futura. Alla morte di Eli: Il Signore anche in questa vita talvolta castiga i genitori indolenti, ed abbrevia la vita ai figliuoli indisciplinati. Lodando l'amicizia di Davide e Gionata: Esempio ben degno d'essere imitato, specialmente dai giovani, i quali dovrebbero scegliersi per amici soltanto quelli che veggono amanti della virtù. Dice di Salomone: È da preferirsi la miseria di Giobbe al trono di Salomone, perchè in Giobbe si ammira un modello di virtù, che corona i santi; in Salomone si piange la caduta di un uomo, che, colla più sublime sapienza, non seppe guardarsi dalla superbia e dal veleno delle prosperità. Tratteggiando la divisione del regno d'Israele da quello di Giuda, conchiude: Non andiamo mai a chiedere consiglio dagli orgogliosi, nè da chi non ha esperienza. Riflettendo sul miracolo del corvo che reca il pane ad Elia: Ecco come Iddio prende cura sollecita de' suoi. Serviamo il Signore, ed egli ci provvederà in tutti i nostri bisogni. Narrando degli orsi che sbranarono i giovani schernitori di Eliseo: Terribile esempio a chi osa motteggiare i maggiori di età od i ministri del Signore. Giosafaf sconfitto, essendo alleato dell'empio Achabbo, gli porge occasione d'insegnare che: La frequenza dei cattivi compagni espone a gravi pericoli. La morte di Oloferne gli ispira la grande verità: Tutti gli eserciti sono un nulla se non hanno con sè l'aiuto del Cielo. Propone a modelli Daniele e i suoi tre compagni nella corte di Babilonia: La temperanza è benedetta dal Signore, e giova alle facoltà dell'intelletto ed alla corporale sanità. Presenta eziandio preziose osservazioni sulla preghiera, sulla fiducia nella misericordia e bontà di Dio, sulle profezie riguardanti il futuro Messia e la SS. Eucaristia.

Della storia del nuovo Testamento mi riduco a riferire un solo tratto riguardante il Paralitico: In tutte le guarigioni operate dal divin Salvatore, noi dobbiamo ammirare la singolare bontà con cui prima guariva i mali dell'anima e appresso quelli del corpo, dandoci così il grave ammaestramento di mondare la nostra coscienza prima di ricorrere a Dio nei nostri bisogni temporali. Ed ecco perchè D. Bosco, a quanti ricorrevano a lui per ottenere qualche grazia dalla Madonna, suggeriva per prima condizione l'accostarsi ai santi Sacramenti.

Nella prefazione veniamo a conoscere quanto D. Bosco fosse assiduo e diligente negli studi sacri e per indiretto arguiamo le continue lezioni che dava sulla religione ai giovani del suo Oratorio e a quelli delle scuole elementari e ginnasiali della città. È una pagina storica del suo zelo sacerdotale. Ecco com'egli si esprime: “Il metter mano a un nuovo corso di Storia Sacra parrà certamente a taluno fatica inutile, mentre ne esistono già tanti da poter soddisfare ogni condizione di persone. Così pareva anche a me; ma postomi a far l'esame di quelli che maggiormente vanno per le mani de' giovanetti, ebbi a convincermi che molti sono o troppo voluminosi, o troppo brevi, e spesso ancora, per sfoggio di concetti e di frasi, perdono la semplicità e la popolarità dei libri santi. Altri poi omettono quasi interamente la cronologia, di modo che l'inesperto lettore può difficilmente accorgersi a quale epoca appartenga il fatto che legge, se più si approssimi alla creazione dei mondo, oppure alla venuta del Messia. Quasi in tutti poi s'incontrano espressioni, che a me sembrano poter destare men puri concetti nelle mobili e tenere menti dei fanciulli.

” Indotto da queste ragioni, mi proposi di compilare un corso di Storia Sacra, che contenesse le più importanti notizie de' libri santi, e si potesse presentare ad un giovanetto qualunque, senza pericolo di risvegliare in lui idee meno opportune. A fine di riuscire in questo divisamento, narrai ad un numero di giovani d'ogni grado ad uno ad uno i fatti principali della sacra Bibbia, notando attentamente quale impressione facesse in loro quel racconto e quale effetto producesse di poi. Questo mi servì di norma per tralasciarne alcuni, accennarne appena altri, e corredarne non pochi di più minute circostanze. Ebbi eziandio sott'occhio molti compendi di Storia Sacra, e tolsi da ognuno quello che mi parve più conveniente.

” Per quanto appartiene alla cronologia, io mi attenni a quella del Calmet, eccettuate alcune piccole variazioni, le quali da alcuni moderni critici sono reputate necessarie. In ogni pagina attesi sempre allo scopo di illuminare la mente per migliorare il cuore, e render popolare, quanto più si può, la scienza della sacra Bibbia.

” Il fine provvidenziale de' sacri libri essendo stato di mantenere negli uomini viva la fede del Messia promesso da Dio dopo la colpa di Adamo, anzi tutta la Storia Sacra dell'Antico Testamento potendosi dire una costante preparazione a quell'importantissimo avvenimento, volli in modo speciale notare le promesse e le profezie che spettano al futuro Redentore.

” Per seguire poi il parere di saggi maestri, ho fatto inserire varie incisioni attenenti a' fatti più luminosi, per insegnare così la Storia Sacra col sussidio delle carte figurate. Siccome poi i fanciulli restano impacciati per alcuni nomi di cose, di paesi e di città menzionate nella Storia Sacra, i quali non si vedono più nelle carte geografiche d'oggidì; così mi sono adoperato di aggiungere un piccolo dizionario, in cui, mercè breve spiegazione, i nomi antichi sono messi a riscontro de' moderni.

” La storia è divisa in epoche, e queste ripartite in capitoli, i quali sono eziandio divisi in paragrafi, che indicano la materia in ciascuna parte del capitolo contenuta. L'esperienza suggerì essere questo il metodo più facile, perchè un racconto qualunque possa essere dalla mente di un giovane appreso e ritenuto.

” Lo studio della Storia Sacra mostra l'eccellenza sua da se stesso, e non ha bisogno di essere raccomandato, chè la Storia Sacra è la più antica di tutte le Storie; è la più sicura, perchè ha Dio per autore; è la più pregevole, perchè contiene la Divina volontà manifestata agli uomini; è la più utile, perchè rende palesi e prova le verità di nostra Santa Religione. Nessun studio adunque essendo di questo più importante, non deve esservene alcun altro più caro a chi ami davvero la Religione. Se questa mia fatica, qual ch'essa sia, sarà a taluno giovevole, ne sia gloria a Dio, pel cui onore fu da me unicamente intrapresa.”

Siccome questo era un libro scolastico, la prefazione della prima edizione ha due citazioni, tolte poi dalla terza, che indicano la previdente prudenza di D. Bosco. Ove dice di aver atteso sempre allo scopo di illuminare la mente e ammigliorare il cuore, metteva in nota: Sac. Feccia ne “L'Educatore Primario”, prog.; e ove annuncia aver fatte inserire varie incisioni, pone a piè di pagina: Vedi: F. Aporti, “Educat. Prim.” Vol. I, pagina 406. Era questa come una raccomandazione del suo libro, presso certi insegnanti. Un'approvazione giusta fa sempre piacere, e l'Abate Aporti era sensibile a questi segni di rispetto; e D. Bosco, come soleva in tali circostanze, gli regalò una copia di questa sua opera, accompagnata da una breve lettera bellamente lusinghiera, condita con un pensiero delle cose eterne. La lode non era immeritata pei benefici che recava cogli scritti e coll'opera alla gran causa umanitaria dell'istruzione popolare.

Egli conosceva lo stato di animo di un povero sacerdote, e anche di altri che deviano dal retto sentiero e formano un partito. Fra di loro regna l'egoismo, l'interesse, la gelosia, la diffidenza e sovente la soggezione ad un tirannico potere. Non ostante gli applausi e gli onori dai quali fu esaltato, l'Abate Aporti sentì più volte amarissima questa terribile verità, specialmente quando votò in senato contro l'emendamento Des Ambrois, che metteva pienamente in balia del Governo, non solo i beni dei conventi, ma gli stessi religiosi. Con tutto che avesse egli reso molti e molti servigi alla causa che propugnavano gli Italianissimi, tutti i giornali libertini l'ebbero amara contro di lui, lo conculcarono, lo gettarono nel fango, e uno di costoro giunse perfino a minacciargli due dita alla gola. Al cospetto poi de' buoni i traviati coprono coll'alterigia il loro avvilimento e i rimorsi; loro par di essere da questi disprezzati, li sospettano di apprezzamenti poco benevoli, li credono nemici. Il loro cuore ha bisogno di affezione, e ne sono privi; perciò molti, se incontrano un vero amico, sanno pregiarlo. Tale l'Aporti riconobbe D. Bosco, che, leale, non tradiva mai la verità, e che se approvava, lo riconosceva sincero: il suo volto franco ed aperto, i suoi modi rispettosi, le sue parole amichevoli non gli permettevano un pensiero diffidente, e così con lui si incontrava volentieri. Perciò l'Aporti gli corrispose coll'essere un valido sostegno e un caldo encomiatore delle e, scuole dell'Oratorio delle quali conosceva pienamente lo spirito cattolico e papale. Se dal 1847 al 1860 D. Bosco potè tenere tranquillamente le sue classi senza intromettenze, formalità, ispezioni dell'Autorità, doveva provenire dall'opinione favorevole che erasi formata persistente, fra coloro che reggevano la cosa pubblica. In ciò non dovette certamente essere estranea l'azione dell'Abate Aporti. Intanto la Storia Sacra venuta in luce a forma di dialogo, nel 1847, fu subito adottata in molte scuole pubbliche e private, per le quali era stata scritta. Essa portava la revisione e la licenza della Curia Arcivescovile. Nel dare queste notizie noi ebbimo sottocchio le prime ristampe e specialmente quella del 1853, dove meglio svolgesi il metodo pedagogico, arricchito dai nomi della geografia sacra confrontati coi nomi moderni. Di quest'opera, alquanto modificata, ed utile ad ogni stato di persone, si fecero poi ben ventitrè edizioni, e fino ad oggi se ne sparsero circa sessantamila copie.

 

 

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