Il Duca e la Duchessa di Sora - Attinenze di questi Signori con Don Bosco - Due loro memorie per iscritto sulla visita di Don Bosco a Villa Ludovisi nel 1867 - Due lettere del Venerabile a questi benefattori, di quello stesso anno - Don Bosco a Roma nel 1869: lettere e visite: prega il Duca ad aiutarlo per la compra del locale a S. Caio.
del 05 dicembre 2006
Fra tanti nobili amici che Don Bosco contava a Roma non ultimo era D. Rodolfo Boncompagni Ludovisi, Duca di Sora, poi Principe di Piombino. Il Cav. Oreglia di S. Stefano gli aveva fatto conoscere Don Bosco, e già da più anni, prima del 1869, egli era col Servo di Dio in cordiale relazione, che durò fino al 1888. Nel 1867 il Principe aveva 35 anni: e non morì che il 12 dicembre 1911.
La sua nobile consorte Donna Agnese, figlia del Principe Borghese Boncompagni, Principessa di Piombino, e ai tempi del Venerabile, Duchessa di Sora, fece lo spoglio delle carte appartenenti al venerando suo defunto marito, e trovò cinque lettere di Don Bosco e alcuni foglietti di ricordi sulla visita di questi a Villa Ludovisi. Ed ella di tutto traeva copia, la faceva autenticare dalla Curia Vescovile di Foligno, e la trasmetteva all'Oratorio di Torino; lamentandosi che non poche altre lettere di Don Bosco doveva aver ricevute il Principe, ma disgraziatamente dovevano essere state distrutte o smarrite prima della morte del Venerabile.
La lettera con cui accompagnò i documenti porta la data - La Quiete, Foligno 3 settembre 1912. - “ Dica al Venerabile - diceva tra le altre cose - che mi ottenga la salvezza, anche per ritrovare il piissimo mio marito, che voglio sperare stia in paradiso ”.
Ai foglietti del marito aggiungeva per iscritto anche i suoi ricordi, i quali riguardano le relazioni che Don Bosco ebbe con loro nel 1867. Noi ne abbiamo già scritto nell'ottavo volume delle nostre Memorie, e vogliamo completare quella narrazione.
Primieramente esponiamo la nota della Principessa, aggiungendo alla narrazione le postille spiegative da lei stessa apposte anni dopo.
Oggi 12 gennaio, sabato, Don Giovanni Bosco viene a dirci la Santa Messa dopo la quale parlò sul Sacrifizio della Messa e Gesù Sacramentato; poi viene su e con noi prende il caffè.
Benedice i 5 ragazzi, parla a Ugo per la sua prima comunione: è colpito da Luigi pel suo buon carattere. Io gli dò, incaricata da papà, un involtino di biglietti, sul quale esso aveva scritto a Don Bosco p. g. r.; e Don Bosco, che forse aveva dimenticato ciò che scrissi e la promessa fatta, mi disse di avere particolarmente piacere di quelle 3 lettere. Ecco l'occasione di quest'elemosina. Nel mese di maggio, quando il Cavaliere Oreglia era qua, papà era tutto preoccupato di Paolo. M'incaricò di scrivere che se, un buon matrimonio si decideva per esso, nei 6 mesi, darebbe 1000 fr. per l'Opera di Don Bosco.
Sappiamo ora che, dopo 6 mesi e pochi giorni, il matrimonio non era solo combinato, ma fatto.
16. - Mi confesso da Don Bosco.
Il 17 venne da me il Principe Pignatelli e mi domanda a nome del Re di preparare un appuntamento per esso. Scrivo a questo fine a Don Bosco.
Il 18 altra domanda della Duchessa di S. Cesario per l'istesso fine.
Or ecco il manoscritto del Principe:
 
 
Sabato, 11 maggio 1867.
 
Il 12 gennaio di quest'anno Don Bosco venne a celebrare la messa nella nostra cappella della Villa. Comunicò varii e, finita la messa, ad istigazione di D. Cesare  risalì l'altare per dirci qualche buona Parola. Premesso che i sacerdoti debbono celebrare la messa con vero spirito, esorta noi tutti ad avere la pratica di ascoltare la messa ogni giorno, quindi c'inculca la bella divozione di pregare innanzi al SS.mo Sacramento con gran calore, poichè dobbiamo domandare a Gesù tutte le grazie ed offerirgli tutti i nostri affanni, pregare per il Papa, per l’estirpazione delle eresie che invadono oggi la nostra Italia. Riscaldandosi disse quindi: “ Fede, fede, fede dobbiamo aver sempre e specialmente in questi tristissimi tempi ”. Salito al salone, ad uno ad uno parlò con tutti noi; a tutti dette qualche avvertimento, e parlò pure con Bertelli,, tuttora convalescente.
Anche per me viene la mia volta e incomincio col raccomandargli P... e la sua conversione sollecita; per questo gli prometto una offerta per la sua chiesa, ed esso mi promette che gli scriverà, appena sarà in Torino, per raccomandargli i suoi ragazzi e la sua chiesa. Gli parlo di me e del mio poco fervore, mi dice di star tranquillo... Mi andai poi a confessare da lui e la volli fare generalissima. Detti i miei falli, mi disse che mi riconciliava con Dio mi assolveva da tutto... mi esortava a migliorarmi, a vincere l'accidia nella preghiera, mi prometteva che avrebbe pregato per me e per i miei. Avendo avuto qualche dubbio, dopo due ore vi sono tornato ad esporglieli... Mi disse: “ State tranquillo; sui peccati che avete fatti fino al 19 gennaio 1867, ore 10 1/2, ne rispondo io e non ci pensate più ..... ”.
Don Bosco, ritornato a Torino, scriveva nel 1867 queste lettere al Duca e alla Duchessa.
 
 
Eccellenza e carissimo signor Duca,
 
Ricevo con gran piacere la sua lettera e la ringrazio che nella sua carità si ricordi tuttora del povero Don Bosco, come esso si ricorda di Lei e di tutta la sua famiglia ogni giorno nella santa messa. Cominciando dimani, domenica, farò una novena in cui io celebrerò ogni giorno la messa ed alcuni dei miei più buoni giovanetti faranno la loro comunione per la Signora di Lei moglie; le faccia coraggio, preghiamo con fede e speriamo molto. Non mancherò di raccomandare il nostro caro Ugo nella santa messa; mi faccia poi sapere il giorno della sua prima Comunione ed io in quel giorno dirò la santa messa per Lui.
Mi rincresce che ho mandato un pacco di biglietti con mille commissioni per la Signora Duchessa di Lei moglie, cui Ella certamente non potrà applicarsi; abbia Ella la bontà di aiutarla. Oltre alle persone là indicate può anche portare alcuni biglietti alla Signora Principessa Altieri per cui ivi unisco una lettera, che Ella può racchiudere in un pacco di trecento biglietti e mandarlo da parte mia. Ella mi dice che è sempre un cattivaccio, ed io sono contento che, se lo creda, perchè questo è segno che non lo è, ma io voglio pregar molto per Lei affinchè non solo si faccia buono, ma si faccia santo come santi certamente si faranno la Signora moglie, i suoi giovanetti e tutta la sua famiglia.
Dio la benedica, e benedica tutti quelli di sua casa e la Santa Vergine ci aiuti tutti a camminare per la via del Paradiso. Amen.
Colla pi√π sentita gratitudine mi raccomando alle sue preghiere e mi professo
Di V. E., Signor Duca,
 
Torino, 29 marzo 1867,
Obbl.mo servitore
Sac. G. Bosco.
 
P. S. I miei ossequi al Rev. do Sig. D. Cesare.
 
 
Benemerita Signora Duchessa,
 
Con grande mio piacere ho ricevuto i cristiani augurii che nella sua grande carità si compiacque di farmi. Dio la rimeriti, e centupli sopra di Lei e sopra tutta la sua famiglia quelle benedizioni che si degnò pregarmi al giorno di S. Giovanni.
Desideravo di sapere di sue notizie ed avevo già scritto in proposito a Roma per avere il suo indirizzo, quando mi giunse la sua lettera. Dica così al Signor di Lei marito che io ho raccomandato la sua sanità e continuerò a raccomandarla nella Santa Messa ed ho ferma fiducia nella potenza di Maria Ausiliatrice che nello stato suo attuale non le accadrà niun sinistro. Dica al caro Ugo che ben volentieri dimanderò al Signore per lui la virtù dell'umiltà e della carità, siccome mi ha scritto; e vi aggiungerò la preghiera alla B. V. Ausiliatrice che lo faccia un modello di virtù pei suoi fratelli e la consolazione dei suoi genitori. Al sig. D. Cesare che lo ringrazio delle belle espressioni che volle aggiungere nella stessa lettera. Lo raccomanderò in modo speciale al Signore, affinchè Dio gli ispiri tutte quelle parole, tutti quei pensieri che servono a fare altrettanti S. Luigi tutti quelli di sua famiglia. Le do anche di nostre notizie. Noi qui godiamo ottima salute, ma abbiamo il colera nei paesi vicini che fa strage. Ricevo lettera da Roma in cui mi si dice che si è sviluppato il mal nero, che ignoro quale sia. Noi abbiamo piena fiducia in Maria Ausiliatrice. Ella pure colla sua famiglia vivano tranquilli! Niuno di quelli che prendono parte alla costruzione della chiesa in onore di Maria Ausiliatrice sarà vittima di questi malanni, purchè si riponga fiducia in Lei.
A proposito di questa chiesa le dirò che si lavora alacremente, Maria continua a fare la questuante, e tutto si spera che col terminare di questo anno i lavori siano tutti compiuti. Chi sa che Ella o la famiglia non vengano a fare una visita?
Chi sa che Don Bosco non passi a Senigallia? Vedremo. Dio benedica Lei, Signora Duchessa, e con lei benedica tutta la sua famiglia, dia a me, a loro tutti, la grazia di perseverare nella santa via del cielo fino alla fine della vita.
Raccomando in fine me e li miei poveri giovinetti alla carità delle sante sue preghiere e mi professo con profonda gratitudine di V. E.
 
Torino, 30 - 7 - 67.
Obbl.mo Servitore
SAC. Bosco GIOVANNI.
 
Ritornato Don Bosco a Roma nel 1869, continuarono le corrispondenze e si rinnovarono le visite.
 
 
Benemerito e carissimo Signor Duca,
 
Sono spiacente di non essermi trovato a casa, quando Ella si compiacque di venire, ed inviare persona presso di me.
Domani alle 9 circa mi reco a casa sua e, se nulla osta, celebrerò la Santa Messa e intanto avrò l'onore di ossequiare Lei colla rispettabile di Lei famiglia. Dio benedica Lei, la signora Duchessa, con tutti i suoi figliuolini, e a tutti conceda sanità e benedizione, mentre con profonda gratitudine ho l'onore di potermi professare
Di V. E.
 
Roma, 28 - 69,
Obbl.mo Servitore
Sac. GIOVANNI Bosco.
 
 
Eccellenza e carissimo Signor Duca,
 
Ricevo la graziosa somma di fr. 100 che V. E. nella sua carità offre per estinguere i debiti incorsi nella costruzione della chiesa di Maria Ausiliatrice, e ci ho subito messa una intenzione particolare affinchè il Pater noster, che i nostri giovinetti dicono tutte le sere alla benedizione del SS. Sacramento, sia secondo la intenzione che mi accenna; vale a dire affinchè Dio sollievi la Signora Duchessa nello stato interessante in cui si trova. Fede e tranquillità e non si tema niente. Ora avrei bisogno che tra lei e la Signora Duchessa facessero un miracolo, ma un miracolo grande. Di consenso col Santo Padre si trovò conveniente l'acquisto della chiesa di S. Cajo, detta delle Barberine, col locale annesso. Qui noi potremmo fare, ossia iniziare una casa, fare catechismi ed anche scuola ai poveri ragazzi tra il Quirinale e la Trinità dei Monti.
Ma per fare l'istrumento vi vuole la piccola somma di fr. 50.000. Non dico che la prepari tutta Ella o la Signora di Lei moglie, perchè qualche cosa ho già. Si adoperi per cercarmene almeno una particella e così l'anno del Concilio Ecumenico sarebbe segnalato, fra le altre cose, dall'impianto di una nostra casa in Roma. Farà questo miracolo, non è vero?
Dio benedica Lei, la Signora Duchessa e tutta la rispettabile sua famiglia e raccomandandomi alla carità delle Sante sue preghiere mi professo di V. S.
 
Roma, 15 febbraio 69.
Obbl.mo Servitore
Sac. Gio. Bosco.
 
 
Roma, 20 febbraio 69.
 
Carissimo Signor Duca,
 
La E. V. mandò qui per avere da me qualche risposta che io pensavo già di aver fatta, la ricevuta cioè dei 100 franchi, che Ella offriva affinchè si pregasse in modo particolare la S. Vergine (per) la Signora Duchessa di Lei moglie. La sua volontà fu fedelmente eseguita e nella mia pochezza continuo a fare ogni giorno un memento speciale nella santa Messa.
Io provo gran pena per gli affanni che prova questa Signora, ma sono pieno di fiducia che sarà solamente esercizio di pazienza e che non vi saranno cattive conseguenze.
Dio benedica Lei, tutta la sua famiglia e mi creda con gratitudine di V. E.
 
Obbl.mo servitore
Sac. Gio. Bosco.
 
P. S. - Il miracolo per la casa di S. Cajo si fa?
 
Nel trascrivere queste pagine noi pensiamo... quanti tesori di lettere e memorie scritte sono nascoste, e ne siamo certi, in tante nobili Case, non solo in Roma, ma in cento altre città d'Italia, Francia, Spagna, che tennero rapporti col nostro Fondatore, ne ricevettero le visite, ed ebbero anche la felicità d'ospitarlo!
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