Capitolo 48

Prima predica di Giovanni ad Alfiano - Sua passeggiata a Cinzano per visitare Comollo - Sua politica per far apparecchiare un pranzo - Novelle prove di sua memoria.

Capitolo 48

da Memorie Biografiche

del 13 ottobre 2006

Mentre Giovanni passava così felicemente le sue vacanze, lavorando materialmente, studiando, facendo ripetizione e radunando giovanetti alla domenica, fu invitato a tenere il discorso del Rosario nel vicino paese di Alfiano.

Col permesso e coll'assistenza del suo caro prevosto accettò l'invito e per la prima volta salì il pulpito di quel paese, fortunato di poter consacrare le primizie della sua predicazione a quella Signora, che più volte gli si era manifestata Madre e guida. Il suo primo argomento fu adunque quella potentissima preghiera in onore di Maria SS., della quale sarà apostolo infaticabile il sapientissimo Leone XIII, sicuro che con essa si otterrà dal Signore la restaurazione sociale. Non a caso facciamo questa riflessione: il lettore ne intenderà lo scopo dallo svolgimento del nostro racconto.

Comollo intanto non dimenticava l'amico e gli scriveva:”Ho già passato circa due mesi di vacanze, i quali anche con questo gran caldo mi hanno fatto assai bene per la corporale sanità. Ho già studiato quegli avanzi di logica e di etica, che si sono omessi nel decorso dell'anno; leggerei volentieri la storia sacra di Giuseppe Flavio, che mi suggerisci: ma ho già cominciato a leggere la storia delle eresie, onde verrà a mancarmi il tempo. Spero che ciò farò un altr'anno. Del resto la mia stanza è tuttora l'ameno paradiso terrestre; qui dentro rido, salto, studio, leggo, canto, e non ci vorrebbe altro che te per far la battuta. A mensa, in ricreazione, a passeggio sempre mi godo la compagnia del caro mio zio, il quale, sebbene cadente pegli anni, è sempre giulivo e lepido, e mi racconta ognor cose una più bella dell'altra, che mi contentano all'estremo. Ti attendo pel tempo stabilito, stammi allegro; e se mi vuoi bene, prega il Signore per me”.

Il chierico Bosco non mancò di accondiscendere all'invito di Comollo. Non era mai stato a Cinzano, e vi giunse in compagnia del chierico. Garigliano, del giudice, del segretario comunale e del geometra G. B. Paccotti, coi quali era in intimità. Questi avevano stabilito di passare allegramente una giornata in casa del prevosto. All'arrivo della comitiva, gli amici, che ivi abitavano, vennero ad annunziare come il parroco col nipote fossero andati in quel giorno alla solita mensile conferenza morale, che tenevasi in Sciolze, dal vicario foraneo. Non erano dunque aspettati. Che fare? Mandare a monte la partita? È ciò che non si voleva. Il parroco di Cinzano, zio di Comollo, era un venerando vecchio di ottanta anni, il quale, andato a Chieri e a Castelnuovo, più volte aveva invitato il nostro Giovanni a venire a visitarlo in Cinzano, aggiungendo che facevalo padrone di casa sua. Ma la fantesca, che con piena padronanza maneggiava l'azienda domestica, da brava economa e fedele fino allo scrupolo, ora non avrebbe certamente aperta la porta di casa e dato da pranzo al primo venuto e tanto meno ad una comitiva di gente allegra, senza ordini precisi. Giovanni capì doversi aprire trattative diplomatiche per riuscire nell'intento; ciononostante assicurò gli amici della vittoria.

Non conoscendo la fantesca, chiese notizie del suo nome e del suo naturale; poi senz'altro si avviò col solo Garigliano alla canonica. La fantesca, che non lo aveva mai visto, lo accolse freddamente, annunziandogli che il prevosto non c'era. - Mi rincresce molto, rispose Giovanni con quella grazia e candore che gli era proprio: siamo buoni amici e lo conosco da un pezzo. Ci fosse almeno la Sig. Maddalena, che mi fu detto essere persona così cortese e bene educata; ma essa avrà accompagnato il prevosto a Sciolze. È impossibile che quel buon vecchio vada fuori di casa, senza colei che sa consigliarlo così opportunamente in ogni circostanza, Son passato anche per riverire dessa, la signora Maddalena; ma se non ci fosse, pazienza; passerò a riverirla un'altra volta. Lei intanto appena la vedrà, le presenti tanti rispetti la parte mia. - La buona fantesca, così lusingata, sorrideva modestamente, e poi interrompendolo: - Maddalena non è andata a Sciolze.

 - Non è andata? possibile? Eppure a quello che mi hanno fatto supporre

 - Le torno a dire che Maddalena non è andata... perchè... Maddalena sono io.

 - Oh! lei! la signora padrona?

 - Che padrona! Io sono una povera serva.

 - Non dica questo; se non fosse per lei, che cosa sarebbe di questo povero parroco? Sappiamo che è lei quella che accudisce ogni sua cosa, che governa la casa, che dirige l'economia domestica. D. Comollo non ha parole per lodarsi di lei, che è così attenta e premurosa in tutto ciò che può fargli piacere o recargli giovamento.

 - Tutta bontà sua! faccio quel poco che posso... esclamò Maddalena, vinta da quelle lodi realmente meritate; del resto mi rincresce che, mentre lei è venuto, il parroco non sia in casa: ma prima di notte son certa che sarà di ritorno.

 - Rincresce anche a me: avevo fatto conto di passare la giornata con lui.... ma quando è così rassegnamoci. Io vado, ma ritornerò presto. Intanto sono ben contento d'aver potuto riverire la signora Maddalena.

 - Ma dove vuole andare? Lei ha forse già pranzato?

 - Io no; ma lasci fare; mi aggiusterò.

 - Ma sa dove andare?

 - Per dire la verità è quello che non saprei.

 - Ma dunque perchè fa complimenti? Si accomodi, entri...

 - Ma non essendoci il padrone...

 - Se non c'è il prevosto, ci sono io... Il prevosto è generoso e non se l'avrà a male.... Venga avanti.

 - Ma lei ha troppo da fare, non voglio darle tanto incomodo...

 - No, no: troppo grande piacere sarà il mio nel darle un po' di pranzo alla buona. Lasci fare a me.

 - Ma, a dir la verità, non sono solo: ho anche cinque o sei amici nel paese.

 - Li faccia venire essi pure.

 - Ma poi?

 - Non dubiti, che ce ne sarà per tutti.

 - Lo vedo che è proprio vero quello che tutti dicono, lei esser molto brava; ma noti che i miei amici sono persone di un certo riguardo...

 - Vedrà, vedrà che resteranno contenti.

 - Ma le chiavi della cantina il parroco le avrà chiuse in sua stanza.

 - Le chiavi della cantina? Vorrei veder questa! Tutto, tutto è in mano mia. - E battendo colle mani le chiavi che aveva attaccate al grembiale: Sono qui sa! Crede ella che io voglia dar loro dell'acqua da bere?

Maddalena andò subito a preparare il pranzo, e Giovanni mandò a chiamare i suoi amici, i quali tosto vennero e tutti si assisero a tavola. Non poteva desiderarsi pranzo più delicato ed abbondante. Furono pure sturate bottiglie di vino prelibato. Giovanni ne era alquanto impensierito, perchè non aveva previsto tale imbandigione, ma non era caso di far rimostranze. Viva la padrona! Viva Maddalena! gridavano i convitati. Per quella buona donna fu un giorno di trionfo.

Tuttavia i convitati non tardarono ad accorgersi che la burla aveva passato un po' il segno. Maddalena si affrettò a sparecchiare, gli amici ritornarono alle loro case, decisi di non dir parola, che potesse compromettere la fantesca. Intanto giungevano da Sciolze il prevosto col nipote, che fecero mille feste a Giovanni, il quale, nulla disse dei pranzo nè allora, nè poi finchè visse il suo giovane amico; e solo dopo la sua morte narrò tutto al prevosto, che fece le più grasse risa e ricordò il versicolo dell’Ecclesiastico; “L'amico costante sarà come tuo eguale e porrà le mani liberamente nelle cose della tua casa”.

Questa piccola avventura, che apprendemmo dallo stesso D. Bosco, ci fa conoscere come fin d'allora avesse una singolare attitudine nel piegare l'altrui volontà alla propria. La sua affabilità, unita ad una profonda conoscenza del cuore umano, sapeva vincere gli animi avversi, ostinati, scoraggiati o capricciosi. Quando si avvedeva che le ragioni di convenienza, di carità o di dovere a nulla avrebbero approdato, egli, con arte finissima e senz'ombra di adulazione o di menzogna, facevasi alleato il loro amor proprio; e sapeva solleticare in modo questa corda, da farla rispondere a quella nota che aveva in mente. Una sua parola di lode, un ricordo onorevole, un atto e un motto di stima, di confidenza, di fiducia, di rispetto, faceva la maggior parte delle volte sparire ogni difficoltà od avversione, riuscendo, egli così ad ottenere dalle persone di casa o dalle estranee quanto desiderava. Ci vorrebbero più volumi a descrivere queste scene ora lepide, ora commoventi e talora perfino, eroiche. Infatti, vinte le ripugnanze, purificate le intenzioni, quanti generosi abbiamo noi veduti far atti duraturi, nobilissimi di abnegazione e di sacrifizio, dei quali nessuno li avrebbe creduti capaci. Ed erano le sante industrie di D. Bosco, che producevano simili portenti. “Le labbra del giusto, stillano cose gradevoli. Il flauto e il saltero fanno soave concerto, ma l'uno e l'altro è superato da una lingua soave”.

Giovanni allora si fermò alcuni giorni a Cinzano, ammirando sempre più l'angelica condotta, la frequenza ai Sacramenti, l'assiduità alle sacre funzioni di Comollo. Aveva le sue stesse, inclinazioni, e quindi puntuale nel far il catechismo ai ragazzi in chiesa ed anche per le vie ogni volta gli avveniva d'incontrarne. I due amici parlarono lungamente di cose di pietà, dei loro progetti e de' loro studii. E Comollo fu meravigliato di una prova, che Giovanni gli diede della potenza di sua memoria, sicchè dovette concludere esservi pochi al mondo arricchiti di simile dono dal Signore. Aveva letti una volta sola i sette volumi della storia di Giuseppe Flavio, ed ora, toltili dalla biblioteca del prevosto, li porgeva a Comollo dicendogli: - Chiedimi pure quale capitolo vuoi che io reciti, purchè mi dica il titolo. - Comollo lo contentò, e quel capo fu recitato con mirabile prestezza dalle prime parole all'ultime. Dopo il primo capo, ne recitò altri ancora. - Adesso, proseguì Giovanni, domandami qualunque fatto ti piaccia scegliere. Comollo guardò l'indice e chiese il primo fatto che gli cadde sott'occhio: Giovanni lo sapeva così a mente, che non ne sbagliò una sola frase. - Ora, disse ancora Giovanni, apri pure quei libri a qual pagina più ti aggrada e dimmi le prime parole della prima riga, eziandio se il periodo fosse a metà. E così faceva Comollo, e Giovanni recitava come se avesse la pagina sotto gli occhi. Finalmente, accennato da Comollo un fatto, sapeva in quale pagina si trovasse e in quale punto di questo incominciasse il testo. Questa prova aveala già data al suo prevosto il teologo Cinzano, il quale ne faceva fede più tardi ai giovani dell'Oratorio, quando andavano a visitarlo nel tempo delle passeggiate.

Di questa sua portentosa memoria abbiamo altre prove e senza numero. Mi ricordo che D. Bosco a Lanzo verso il 1870, scrivendo l'Orfanella degli Apennini, mandò un suo prete a cercare un volume determinato del Bercastel, e poco più e poco meno indicogli la facciata, perchè trovasse il racconto della solitaria dei Pirenei. Si cercò I' opera, si prese il volume e si trovò subito quel che D. Bosco voleva. E notare che non aveva più letto riga di questo libro dacchè era uscito dal seminario.

Egli conosceva a menadito un'infinità di libri. I suoi preti ebbero da ciò un grande aiuto e risparmio immenso di tempo, poichè dovendo far prediche, panegirici, prepararsi ad esami, scrivere libri, ricorrevano a lui, il quale indicava sempre cinque o sei volumi, accennava qual fosse l'autore più stimato, precisava il modo, coi quale dovevano avvantaggiarsene. Nel 1865 dovè D. Cagliero surrogare un predicatore, che, preso l’impegno, non poteva recarsi fuori di città a fare il panegirico di un Santo, del quale il nome era poco conosciuto. D. Cagliero ne ignorava interamente le gesta. D. Bosco era lontano da Torino. La predica doveva farsi prima che D. Bosco fosse di ritorno. D. Cagliero, per cavarsi d'impiccio in quelle strettezze di tempo, scrive un biglietto a D. Bosco, il quale risponde a volta di corriere, indicando volume e pagina dei Bollandisti. D. Cagliero, benchè assuefatto a queste meraviglie, appena ricevuto il biglietto, lo legge ad un compagno, e con esso sale in biblioteca per verificare con quel testimonio la giustezza dell'indicazione. Prende il volume, cerca la pagina, ed ecco le notizie desiderate.

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