Capitolo 5

Letture Cattoliche - VITA DEL SOMMO PONTEFICE S. CALLISTO I - Venerazione degli alunni di D. Bosco per Mons. Fransoni - Magone Michele e i pericoli di chi va a casa in vacanza - La Passeggiata autunnale - Accoglienze ospitali a Chieri - Riconoscenza di Magone .per i suoi benefattori e per D. Bosco - Predisposizioni - Umili preghiere a Dio e lagrime di Magone - La festa del Santo Rosario - Escursioni in varii paesi circostanti a Murialdo - Visita alla tomba di Savio Domenico e pranzo dal Teol. Cinzano - Ritorno a Torino - Ricorso al Ministero della Guerra per ottenere vestiarii fuori di uso dai magazzini militari - Dimanda di sussidio all'Opera Pia di S. Paolo Per le spese dei sotterranei della chiesa - Predica sulla virtù della purità.

Capitolo 5

da Memorie Biografiche

del 29 novembre 2006

Avvicinandosi il tempo della passeggiata ai Becchi, si conducevano a termine le stampe per le Cattoliche dei mesi di ottobre e novembre. In quello di ottobre si pubblicava: La Lampada del Santuario del Cardinale Wiseman, traduzione dall'Inglese. È un racconto dei più ingenui e dei più commoventi. La fiammella della lampada d'argento, innanzi all'altare di Maria, a traverso i vetri della finestra, gettava la sua luce nelle ore notturne, sopra un punto del sentiero montano, ove allo svolto si inabissava un ripido burrone. Una verginella, consacrata alla Madonna e da Lei miracolosamente guarita, una notte sale al Santuario. In quel mentre il perverso suo padre spegne la lampada per rubarla; e la fanciulla giunta al luogo del pericolo e non vedendo la solita luce, continua il cammino, mette il piede in fallo, precipita e muore. Ma la sua morte converte il padre.

Pel mese di novembre era pronta la Vita del Sommo Pontefice

S.Callisto I, per cura del Sac. Bosco Giovanni (G.). Egli descrive la chiesa di S. Maria in Trastevere, il martirio di S. Callisto ed esorta i cristiani a professare coraggiosamente la fede, vincendo le passioni, le lusinghe del mondo ed il rispetto umano.

Questi fascicoli delle vite dei Papi, prima esposte da D. Bosco sul pulpito, ispiravano nel suo giovane uditorio un grande rispetto e sottomissione alle prescrizioni non solo del Pontefice, ma di tutti i Vescovi e specialmente a quelle dell'Arcivescovo di Torino. La condotta di Monsignor Fransoni, era stata giudicata meno rettamente da una parte del clero; ma i giovani educati da D. Bosco si erano mantenuti fermi e fedeli nel venerarlo e difenderlo. In quest'anno un suo chierico, trovandosi in Airasca nella casa parrocchiale, in mezzo a varii sacerdoti intervenuti ad una festa, un maestro sacerdote di Torino, prese a sparlare di Mons. Fransoni, dicendo che gli stava bene l'esilio per la sua ostinatezza irragionevole verso il Ministro Santa Rosa, al quale aveva negato il Viatico per essersi rifiutato a fare la ritrattazione per le censure incorse. Siccome nessuno si alzava a difendere l'operato retto e secondo i canoni dell'Arcivescovo, si alzò il chierico a protestare e difenderlo, e lo fece con tanto calore, che stupito il detto maestro sacerdote, domandò chi fosse il suo giovane avversario. Saputo che era un chierico di D. Bosco, disse: - Oh! con quei di D. Bosco bisogna guardarsi dal toccare certe questioni.

Il chierico era Cagliero Giovanni.

Intanto incominciava la novena per la festa del Rosario. Magone Michele a Pasqua erasi recato a casa di .sua madre, alla quale portava grande affetto, ma non volle pi√π andarvi nelle vacanze autunnali, anche a persuasione di D. Bosco. Gliene fu chiesta pi√π volte la cagione ed egli si schermiva sempre ridendo.

Finalmente un giorno svelò l'arcano ad un suo confidente. - Io sono andato una volta, disse, a fare alcuni giorni di vacanza a casa, ma in avvenire, se non sarò costretto non ci andrò più.

 - Perchè - gli chiese il compagno.

 - Perchè a casa vi sono i pericoli di prima. I luoghi, i divertimenti, i compagni mi strascinano a vivere come faceva una volta, ed io non voglio più che sia così - .

 - Bisogna andare con buona volontà e mettere in pratica gli avvisi, che ci danno i nostri superiori prima di partire.

 - La buona volontà è una nebbia, che scomparisce di mano in mano, che vivo lungi dall'Oratorio; gli avvisi servono per alcuni giorni, di poi i compagni me li fanno dimenticare.

 - Dunque secondo te niuno dovrebbe più andare a casa a fare le vacanze, niuno a vedere i proprii parenti?

 - Dunque secondo me vada pure in vacanza chi sentesi di vincere i pericoli; io non sono abbastanza forte. Quello che credo certo si è, che se i compagni potessero vedersi nell'interno, se ne scorgerebbero molti, i quali vanno a casa colle ali da angeli, ed al loro ritorno portano due corna sulla testa come altrettanti diavolotti.

Ma D. Bosco non permise che Magone rimanesse privo di un necessario ristoro, e a titolo di premio volle farselo compagno di viaggio, conducendolo ai Becchi, colla prima squadra di pochi altri giovani, fra i quali D. Garino Giovanni testimonio di ciò che narriamo. Si partiva il 30 settembre, festa di S. Gerolamo. Durante il cammino D. Bosco ebbe tempo a discorrere a lungo con Magone e ravvisare in lui un grado di virtù di gran lunga superiore alla sua aspettazione.

Per la strada furono sorpresi dalla pioggia; e giunsero a Chieri tutti inzuppati. Si recarono dal Cav. Marco Gonella, il quale con bontà soleva accogliere i giovani dell'Oratorio tutte le volte, che erano di andata e di ritorno da Castelnuovo di Asti. Egli somministrò a D. Bosco ed a' suoi quanto occorreva per gli abiti e poi loro apprestò una refezione da signore.

Dopo qualche ora di riposo ripigliarono il cammino. Percorso un tratto di strada Magone rimase indietro dalla comitiva ed uno dei compagni, pensando che fosse per istanchezza, gli si avvicinava, quando si accorse che bisbigliava sotto voce.

 - Sei stanco, gli disse, caro Magone, non è vero? le tue gambe sentono il peso di questo viaggio?

 - Oibò: stanco niente affatto; andrei ancor sino a Milano.

 - Che cosa dicevi ora che andavi sotto voce da solo parlando ?

Io recitava il rosario di Maria SS. per quel signore, che ci ha accolti tanto bene; io non posso altrimenti ricompensarlo, e perciò prego il Signore e la B. Vergine, affinchè moltiplichino le benedizioni sopra di quella casa, e le doni cento volte tanto di quello che ha dato a noi.

È difficile dire quanto Magone fosse grato per ogni favore ricevuto. Non rare volte stringeva affettuosamente la mano a D. Bosco e, guardandolo cogli occhi pieni di lagrime, diceva: - Io non so come esprimere la mia riconoscenza per la grande carità, che mi ha usato coll'accettarmi nell'Oratorio. Studierò di ricompensarla colla buona condotta e pregando il Signore, affinchè benedica lei e le sue fatiche.

Passando intanto per Buttigliera, ove la Contessa Miglino aveva preparata la merenda pei giovani, sul far della notte giungevano festosamente ai Becchi, ove predicava D. Chiatellino.

D. Bosco in uno di questi giorni andava in un paesello vicino per trattare coll’amico parroco di qualche suo interesse.

Costui avea una vecchia fantesca così avara nell'interesse del suo padrone, che non solo, facendo il viso brusco e con sottili e mal preparate porzioni a pranzo, avea allontanato da lui gli amici, ma di più il padrone stesso teneva a stecchetto, più di quello che richiedesse la stessa necessità. Il prete che conoscevala fidata, riserbata nel parlare, e veramente buona cristiana tollerava e lasciava fare. Molte volte aveala avvertita delle sconvenienze di quel procedere, ma erano parole gettate al vento.

D. Bosco adunque, sapendo con chi avea da fare, bussò alla porta della canonica.

Si affacciò la serva con un brusco - Chi cerca?

- Il parroco sarebbe in casa?

 - È uscito.

 - E starà molto a rientrare?

 - Non lo so. Potrebbe anche star fuori qualche ora.

 - Se permette lo aspetterò. Intanto ho piacere di poterla salutare. Ho sentito parlare tante volte così bene di lei .......

 - Di me? replicò la serva rabbonendosi.

 - Ma sì, sì. Non è lei la signora Domenica?

 - Sono io. Ma come ha fatto a sapere il mio nome? Chi glie lo ha detto?

 - Chi me lo ha detto? Ho sentito lodarla tante volte e so che la signora Domenica è una valente cuciniera, una brava signora, di abilità e di buon cuore.

 - E lei chi è?

 - Sono D. Bosco.

 - D. Bosco? D. Bosco dei Becchi?

 - Precisamente.

 - D. Bosco! D. Bosco! Venga, venga avanti .......

 - Non vorrei averla disturbata ..

 - Ma no; nessun disturbo, è un piacere Si accomodi, D. Bosco! - E così l'introdusse mentre D. Bosco continuava a farle il panegirico.

 - Si fermerà bene a pranzo con noi?

 - Se la signora Domenica avrà la bontà di darmi un po' di zuppa .......

 - Si immagini: troppo volentieri. Se andasse via prima di pranzo ci farebbe un gran torto.

Intanto il parroco ritornò. La Perpetua appena egli mise il piede sulla soglia annunziogli l'arrivo di D. Bosco e poi corse in cucina. Il buon prete fece all'amico le più cordiali accoglienze, ma era in angustie pensando al magro desinare, che Domenica avrebbe apprestato: tanto più si confermò nella sua opinione, perchè a mezzogiorno il pranzo non era ancora in ordine.

Ma ecco la serva tutta raggiante di gioia venir ad annunziare, che la minestra era in tavola. Il parroco stupì al vedere un antipasto svariato ed abbondante e poi piatti sopra piatti che non volevano più finire.

 - Brava; viva la signora Domenica che sa preparare pranzi così buoni! - diceva di quando in quando D. Bosco.

 - Se l'avessi saputo che veniva lei oggi… ma così all'improvviso… non ci fu neppur tempo a preparare! - esclamava Domenica. E suggeriva al parroco la tale e la tal'altra qualità di vino migliore, riposta nella cella.

 - Ma come hai fatto ad addomesticare così quella buona donna, diceva sottovoce il parroco a D. Bosco, mentre Domenica era ritornata in cucina -  insegnami il segreto.

 - Te lo dirò poi: adesso mangia e sta allegro.

 - Sì sì, son troppo contento della tua venuta; anzi ti prego: Vieni a farmi visita una volta per settimana.

 - E perchè?

 - Così potrò di quando in quando interrompere la mia eterna quaresima.

Quelle lodi e specialmente il titolo di signora Domenica avevano operato quel miracolo.

Così D. Bosco raggiungeva un suo fine cioè di predisporre l'animo della buona fantesca in favore de' suoi alunni quando fossero venuti in quel paese per la passeggiata. E per la sua fatica, aveale donato una buona mancia.

Alla sera D. Bosco ritornava in mezzo ai suoi giovani che avevano avuto occasione di ammirare un bel atto di virt√π del caro Magone. Erano andati a divertirsi nella vicina boscaglia. Chi andava in cerca di funghi, altri di castagne, di noci; alcuni ammassavano foglie e simili cose, che per loro formavano il pi√π gradito passatempo. Erano tutti attenti a ricrearsi quando Magone si allontana da' compagni e tacito tacito va a casa. Uno lo vede, e nel timore che avesse qualche male lo segue. Michele pensandosi di non essere veduto da alcuno entra in casa, non cerca persona, non fa parola con chicchessia, ma va direttamente in chiesa. Chi gli tien dietro, giunge a trovarlo, tutto solo ginocchioni accanto l'altare del SS. Sacramento, che con invidiabile raccoglimento pregava.

Interrogato di poi sullo scopo di quella partenza inaspettata da' suoi compagni per andare a fare la visita al SS. Sacramento, schiettamente rispondeva: - Io temo assai di ricadere nell'offesa di Dio, perciò vado a supplicare Gesù nel SS. Sacramento, affinchè mi doni aiuto e forza a perseverare nella sua santa grazia.

Altro curioso episodio succedette in quei medesimi giorni. Una notte mentre tutti i giovani riposavano, Don Bosco ode uno a piangere. Si mette pian piano alla finestra e vede Magone in un angolo dell'aia che mirava il cielo e lagrimando sospirava. - Che hai, Magone, ti senti male? - gli disse.

Egli che pensava di essere solo, nè essere da alcuno, veduto, ne fu turbato, e non sapeva che rispondere; ma replicando D. Bosco la domanda, rispose con queste precise parole:

 - Io piango nel rimirare la luna e le stelle, che da tanti secoli compariscono con regolarità a rischiarare le tenebre della notte, senza mai disobbedire agli ordini del Creatore, mentre io che sono tanto giovane, io che sono ragionevole, che avrei dovuto essere fedelissimo alle leggi del mio Dio, l'ho disobbedito tante volte, e l'ho in mille modi offeso. - Ciò detto si mise di nuovo a piangere. D. Bosco lo consolò con qualche parola, onde egli dando calma alla commozione, andò di nuovo a continuare il suo riposo.

Ma ormai si era alla vigilia della festa del Rosario e una sessantina di giovani dell'Oratorio, fra i quali i musici, giungevano ai Becchi seguendo lo stesso itinerario della prima squadra. All'indomani la solennità fu oltremodo edificante, perchè si vide quella divota gioventù accostarsi alla sacra mensa insieme con molte altre persone venute da que' dintorni. La musica della Messa Grande e della benedizione del SS. Sacramento, riuscì non meno devota che splendida. D. Bosco predicò.

Anche prima della festa i giovani erano andati a visitare qualche paese vicino ai Becchi, ma le passeggiate, che meritarono dagli alunni con questo titolo fastoso, erano sempre riservate dopo la solennità del Rosario. Ancora per quest'anno le escursioni duravano per mezza giornata od una giornata intera e si ritornava alla sera ai Becchi dove era fissato il quartiere generale. Montiglio, Passerano, Primeglio, Marmorito, Piea, Moncucco, Albugnano, Montafia, Cortazzone, Pino d'Asti accolsero festosamente negli autunni i giovani condotti da D. Bosco.

Pi√π volte furono a vedere il Santuario del Vezolano, del quale il servo di Dio narrava loro la leggenda. Queste passeggiate si prolungavano pi√π o meno giorni, secondo il tempo del quale D. Bosco poteva disporre.

L'ultima visita fu alla tomba di Savio Domenico in Mondonio, dal quale alcuni dei suoi compagni, invocandolo, aveano attenute grazie segnalate, e prima di allontanarsi da Castelnuovo andarono presso D. Cinzano, che aveali invitati a lieta mensa in casa sua. La sera di quel giorno arrivati tutti all'Oratorio, Magone Michele disse a D. Bosco. - Se Lei è contento domani io fo' la Comunione pel signor Prevosto, che ci ha fatto stare allegri quest'oggi. - Don Bosco non solo glie lo permise, ma esortò gli altri di fare altrettanto, come era solito di raccomandare in simili occasioni, per i benefattori dell'Oratorio.

Ritornato in Valdocco si dava subito attorno per trovare vestiarii onde riparare dal freddo i suoi ricoverati, e danaro per pagare i lavori del nuovo refettorio, che sul finir del dicembre incominciò eziandio ad essere sala del teatrino. Per questi fini scriveva due lettere.

Una al Marchese Lamarmora Ministro della Guerra.

 

Ill.mo e Benemerito Sig. Ministro,

 

All'avvicinarsi della stagione invernale mi accorgo del gran bisogno di provvedere oggetti di vestiario per li miei poveri ragazzi. Il numero dei ricoverati in quest'anno è di circa duecento, più grande è quello di coloro che vengono alla scuola diurna e serale, di gran lunga è poi maggiore il numero di coloro, che intervengono nei soli giorni festivi per le sacre funzioni, per la ricreazione, o per aver padroni presso cui collocarsi a lavorare. Ma questi ragazzi, chi più, chi meno, si trovano tutti in bisogno.

Egli è a nome di questi che ricorro a V. E. supplicandola a voler loro concedere qualche oggetto di vestiario: coperte, lenzuola, scarpe, mutande, camicie, giacchette, calzoni ecc. di qualsiasi taglio o colore; e comunque logori o cenciosi da noi si aggiustano e si fanno servire a coprire e riparare dal freddo un povero ragazzo e metterlo così in grado di potersi collocare presso ad un padrone.

Nella fiducia d'essere anche in quest'anno aiutato, e pieno di gratitudine per i favori ricevuti, Le auguro ogni bene dal Cielo, mentre con pienezza di stima mi professo

Di V. E.

Torino, 14 ottobre 1858.

Obbl.mo ricorrente

Sac. Bosco GIOVANNI.

 

PS. I due giovanetti Berardi e Litardi, dalla carità di Lei raccomandati, continuano ad essere in questa casa e sono ambedue avviati ad una professione.

Altra lettera D. Bosco indirizzava al Presidente dell'Opera Pia di S. Paolo.

 

Ill.mo Signore.

 

Tutte le volte che mi sono trovato in grave bisogno e che ho fatto ricorso alla Pia Opera di S. Paolo, per ottenere sussidio per l'Oratorio di San Francesco di Sales, son sempre stato favorito. Un caso eccezionale mi stringe pure in quest'anno a ricorrere a questa fonte di beneficenza.

L'umidità della chiesa mentovatale in altra mia l'aveva resa veramente insalubre ai poveri giovani che ivi intervenivano, e guastava gli oggetti ed i paramenti destinati al divin culto. Fu pertanto fatta fare una volta collo scavo sotto il pavimento, lavoro che da prima sembrava non tanto dispendioso, ma che va montando ad una somma eccedente le mie forze e le oblazioni di alcuni pii benefattori. La spesa totale monta a sei mila franchi; per quattro la Divina Provvidenza ha già aperta la strada. Mancano ancora due mila franchi che mi sono d'urgenza, che non so dove prendere, e senza cui dovrei con grave danno sospendere i lavori.

È per questa somma che io umilmente ricorro alla bontà di V. S. Ill.ma supplicandola di venire anche questa volta in mio soccorso ed aiutarmi a compiere un'opera, che unicamente tende a promuovere il divin culto fra i fedeli cristiani e specialmente fra la gioventù pericolante.

Pieno di fiducia nella provata di Lei bontà, Le auguro ogni bene dal Cielo, mentre con pienezza di gratitudine e stima mi professo

Di V. S. Ill.ma

Torino, 15 ottobre 1858.

Obbl.mo ricorrente

Sac. Bosco GIOVANNI.

 

E sempre da notarsi come D. Bosco in mezzo alle continue cure eziandio materiali nulla perdesse della sua unione con Dio, come lo dimostrava la sua attitudine attuale ad ogni ufficio del Sacro Ministero. D. Bonetti Giovanni ci conservò traccia ordinata di una predica fatta da D. Bosco in quest'anno sulla virtù della purità. Chi la medita sente l'efficacia che sta latente sotto quei periodi, quantunque manchi l'espressione della sua voce, del suo sguardo e la vivacità delle sue descrizioni. Don Bosco adunque così aveva parlato a' suoi giovani.

Il mese di ottobre viene dalla S. Chiesa consacrato in gran parte a Maria SS. La prima Domenica è dedicata alla Madonna del Rosario in memoria delle innumerevoli grazie ottenute, e dei stupendi prodigi operati per la sua intercessione: grazie e favori che Maria SS. invocata con questo titolo impartì ai suoi divoti. - Nella seconda Domenica si celebra la Maternità di Maria SS.. per ricordare ai Cristiani, che Maria è nostra madre e noi tutti siamo i suoi cari figli. La terza Domenica, che quest'oggi, si celebra la sua purità, quella virtù che la rese tanto grande presso Dio e che formò di essa la più bella delle creature. Essendo già due Domeniche che voi mi udite narrare le glorie di Maria SS., questa sera, invece di parlarvi della Vergine benedetta, vi parlerò di questa bella virtù col dimostrarvi quanta stima ne abbia Iddio stesso. Oh quanto io mi stimerei felice se questa sera io potessi insinuare nei vostri teneri cuori l'amore a questa angelica virtù! Statemi attenti!

Che cosa è la virtù della purità? Dicono i Teologi che per purità si intende un odio, un abborrimento a tutto ciò che è contro il sesto precetto, sicchè qualunque persona, ciascuna nel suo stato, può conservare la virtù della purità. Questa purità è tanto grata a Dio, che in ogni tempo premiò coi più stupendi  prodigi coloro che la conservarono e punì coi più severi castighi coloro che si diedero al vizio opposto. Fin dai primi tempi del mondo, sebbene gli uomini non si fossero moltiplicati grandemente, essendosi essi posti sulla via del disordine, Enoc aveva conservato a Dio puro il suo cuore. Iddio perciò non volle che rimanesse tra gente viziosa e gli angioli mandati da Lui, tolsero Enoc dal consorzio degli uomini, trasportandolo in un luogo misterioso, da dove poi, dopo la sua morte, sarà introdotto in Cielo da Gesù Cristo.

Andiamo più avanti. Gli uomini sulla terra si erano moltiplicati in gran numero; scordandosi del loro Creatore si erano immersi ne' vizi più vituperevoli: Omnis caro corruperat viam suam. Sdegnato Iddio di tanta iniquità, stabilì di schiantar dal mondo le umane generazioni con un diluvio universale. Salva però Noè colla sua moglie e i tre suoi figliuoli colle loro consorti. Ma perchè usa simile preferenza con costoro? Perchè conservarono la bella ed inestimabile virtù della purità.

Veniamo più avanti. Dopo il diluvio gli abitanti di Sodoma e di Gomorra si erano dati ad ogni sorta di disordini. Iddio stabili di sterminarli, non più con un diluvio di acqua, ma con un diluvio di fuoco. Tuttavia prima che cosa fece? Girò gli occhi su quelle infelici città e vide che Lot colla sua famiglia erasi conservato virtuoso. Manda subito un angelo ad avvertire Lot acciocchè si allontani con tutti i suoi da quei paesi. Lot obbedisce, ma appena è fuori ecco un mare di fuoco con fragori orribili e lampi e tuoni piomba su quelle misere città e le sprofonda con tutti gli abitanti. Lot e la famiglia erano salvi, ma la moglie per un tratto di curiosità incorse nello sdegno di Dio. L'angelo aveva proibito ai fuggitivi di voltarsi indietro, quando avessero udito lo scroscio del castigo di Dio. Ora la moglie di Lot all'udire tanti fragori, da parer che l'inferno tutto si riversasse in quella valle, non potè trattenersi dal rivolgersi indietro: ma sull'istante medesimo fu mutata in statua di pietra o sale metallico. Così se Iddio l'aveva salvata per la sua purità dal comune eccidio, nondimeno la castigò per l'immodestia dei suoi occhi. Con ciò Iddio voleva dimostrare a noi che dobbiamo tenere gli occhi modesti, non appagare ogni nostra curiosità perchè altrimenti ne resteremo vittima, non solo del corpo, come fu della donna di Lot, ma nell'anima. Gli occhi sono due porte per cui entra quasi sempre il demonio.

Andiamo innanzi! Portatevi col pensiero in Egitto. Là vedrete un giovanetto il quale per non aver voluto acconsentire ad una azione cattiva soffre mille persecuzioni, la calunnia e la prigionia. Ma permette forse Iddio che perisca Giuseppe? No! Aspettate un po' di tempo e voi lo vedrete sul trono d'Egitto, e coi suoi consigli salvar dalla morte non solo gli Egiziani, ma la Palestina, la Siria, la Mesopotamia e molte altre nazioni. E donde gli venne tanta gloria? Da Dio il quale volle premiare il suo amore eroico per la virtù della purità.

lo non la finirei più se volessi contarvi le glorie delle anime pure. Di una Giuditta che salvò Betulia dagli eserciti stranieri, di una Susanna, esaltata per la sua incrollabile virtù fino al Cielo, di un'Ester salvatrice della sua nazione, dei tre fanciulli illesi tra le fiamme di una fornace, di Daniele salvo nella fossa dei leoni. Perchè Dio operò tinti prodigi in favore di costoro? Per la loro purità, per la loro purità. Sì! la virtù della purità è tanto bella, tanto grata al cospetto di Dio, che in tutti i tempi, in tutte le circostanze non lasciò mai senza protezione, coloro che la possedevano.

Andiamo pure avanti che questo non basta. Già era giunto il tempo tanto desiderato nel quale nascere doveva il Salvatore del mondo. Ma chi sarà mai colei, che avrà la gloria d'essergli madre? Dio gira gli occhi su tutte le figlie di Sion e una sola ne vede degna di tanta dignità. Maria Vergine! Da lei nacque Gesù Cristo, per opera dello Spirito Santo. Ma perchè tanto prodigio e privilegio? In premio della purità di Maria, che fra tutte le creature fu la più pura, la più casta. Qual credete voi che fosse il motivo pel quale Gesù Cristo amava tanto di stare, di conversare coi fanciulli, di accarezzarli, se non perchè questi non avevano ancor perduta la bella virtù della purità? Gli Apostoli volevano cacciarli, avendo le orecchie intronate dai loro schiamazzi, ma il Divin Salvatore riprendendoli. comandò che li lasciassero venire a lui. Sinite parvulos venire ad me; talium est enim regnum coelorum e soggiungendo che essi Apostoli non sarebbero entrati nel regno de' cieli, se non fossero divenuti semplici, puri, e casti come quei fanciulletti. Il Divin Salvatore risuscitò un fanciullo ed una fanciulla; ma perchè? Perchè, interpretano i Santi Padri, non avevano perduta la purità. Perchè Gesù Cristo dimostrò tanta predilezione per S. Giovanni? Ascende al monte Tabor per trasfigurarsi? Conduce per testimonio S. Giovanni. Vuole andare a pescare cogli Apostoli? Preferisce di montare sulla barca di Giovanni. Nell'ultima cena lascia che Giovanni declini il suo capo sovra il suo petto, lo vuole compagno nell'Orto di Getsemani, lo vuole suo testimonio sul monte Calvario. Confitto in croce si rivolge a Giovanni e dice: - Figlio, ecco qui tua madre: Donna ecco qui tuo figlio. - A Giovanni viene affidata da Gesto sua Madre, la più grande creatura che sia mai uscita dalle mani di Dio e simile alla quale nessuna giammai uscirà! Ma perchè tanta preferenza? Perchè? Perchè, o cari giovani, S. Giovanni aveva un titolo speciale all'affetto di Gesù per la sua verginale purità. E questo amore di predilezione di Gesù verso di lui era tale da destare gelosia negli altri Apostoli, sicchè già credevano che Giovanni non avesse a morire, avendo Gesù detto a Pietro: - E se volessi che costui vivesse finchè io venga, a te che importa? - S. Giovanni infatti fu colui che sopravvisse di molti anni a tutti gli altri Apostoli, e a lui Gesù Cristo fece vedere la gloria che godono in Cielo coloro, i quali hanno in questo mondo conservata la bella virtù della purità. Egli stesso scrisse nella sua Apocalisse che essendo entrato nell'ultimo cielo, vide una gran schiera di anime vestite di bianco con un cingolo d'oro e portanti una palma in mano. Queste anime stavano continuamente coll'Agnello Divino e lo seguivano ovunque egli andasse. Esse cantavano un inno così bello, così soave, che Giovanni non potendo più reggere a tanta dolcezza d'armonia, rivolto all'angelo che lo accompagnava gli disse: - Chi sono costoro che circondano l'Agnello e che cantano un inno sì bello, che tutti gli altri santi non possono cantare? L'angelo rispose: - Sono quelle anime che hanno conservato la bella virtù della purità: virgines enim sunt.

O anime fortunate che non avete ancora perduta la bella virtù della purità, deh! raddoppiate i vostri sforzi per conservarla. Custodite i sensi, invocate spesse volte Gesù e Maria, visitatelo Gesù nel SS. Sacramento, andate sovente alla Comunione, obbedite, pregate. Voi possedete un tesoro così bello, così grande, che fino gli angeli ve lo invidiano. Voi siete, come dice il nostro stesso Redentore Gesù Cristo, voi siete simili agli angioli. Erunt sicut Angeli Dei in coelo.

E voi che per vostra disgrazia l'avete già perduta non iscoraggiatevi. Le giaculatorie, le frequenti e buone confessioni, la fuga delle occasioni, le visite a Gesù vi aiuteranno a ricuperarla. Fate ogni vostro sforzo; non temete; la vittoria sarà vostra, perchè la grazia di Dio non mancherà mai. E vero che non avrete più la bella sorte di appartenere a quello stuolo di santi, che in paradiso hanno un posto separato dagli altri, non potrete più andare a cantar quell'inno, che solo i vergini possono cantare, ma ciò non importa per la vostra futura perfetta felicità. Un posto vi è ancora per voi nel cielo, così bello, così maestoso, al cui confronto sono come fango e spariscono i troni dei più ricchi principi e più potenti imperatori, che siano stati e che potranno mai essere sovra questa terra. Sarete circondati eziandio, di tanta gloria, che lingua nè umana, nè angelica potrà mai spiegare. Potrete ancora godere della cara, bella compagnia di Gesù e di Maria, di quella nostra buona Madre che colà ansiosa ci aspetta: la compagnia di tutti i santi, di tutti gli angioli, che ora e sempre sono pronti ad aiutarci, purchè ci stia a cuore di conservare la bella virtù della purità.

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