Capitolo 56

Cause che hanno ritardate le pratiche per l'approvazione della Pia Società - D. Bosco chiede al Vicario Capitolare di Torino e a varii Vescovi lettere commendatizie per la Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari - Commendatizia del Vescovo di Cuneo - Alcuni fioretti per la novena dell'Immacolata - Muore un giovane e D. Bosco afferma non essere quello da lui indicato - Due lettere di D. Bosco al Provicario: gli manda la commendatizia del Vescovo di Cuneo: dà notizie di un seminario: si lamenta perchè gli fu tolto un chierico: chiede che vengano dispensati dal servizio della Cattedrale i suoi chierici: li manderà alla scuola in Seminario - D. Bosco presenta al Congresso degli Ordinarii della provincia Eccl. Torinese un memoriale sul proselitismo dei protestanti - Sua lettera a D. Rua: Gli dice che ringrazi il Regio provveditore per l'offerta di un onorevole incarico, che non è libero di accettare: dà un consiglio: Promette preghiere: annunzia che presto scriverà ciò che ha visto colla mente a Mirabello - Il Municipio di Torino non può concorrere per la fabbrica della Chiesa.

Capitolo 56

da Memorie Biografiche

del 01 dicembre 2006

 Don Bosco in questi anni aveva sempre fisso in mente e procurato lo svolgimento della Pia Società di San Francesco di Sales. Abbiamo già detto quanto avesse studiato nella compilazione delle sue regole e il metodo da lui tenuto col praticarle esso stesso e facendole praticare. Fin dal 1846 aveva tracciato alcune norme maestre, che ne dovevano formare l'intera ossatura. Ma trattandosi di una impresa vasta e complicata, come aveangli fatto intravvedere i varii sogni, associati i primi suoi collaboratori, aveva lasciato all'Istituzione stessa, con piena confidenza nel Signore, la cura di costituirsi e ordinarsi definitivamente sotto la prova del tempo e dell'esperienza. Infatti costituita una società omogenea di membri stretti da un vincolo facilmente accettabile di comune solidarietà, col figliale consenso di questi era andato a poco a poco aggiungendo ciò che richiedeva la sua vita, la sua attività e i suoi bisogni. Ei si era avvicinato sempre più al suo ideale, ma sempre con grande prudenza. Non scriveva un articolo prima d'aver fatto un passo, ma ad ogni passo un articolo. Egli era persuaso che gli articoli scritti, prima di aver fatto alcun passo, possono restare lettera morta, anzi impedire i passi che altrimenti si potrebbero fare.

Ciò appare dalle note aggiunte, dalle modificazioni e anche mutazioni dei paragrafi delle Regole prima di andare a Roma; e dopo aver conferito col Sommo Pontefice nel 1858.

Rimesse le Costituzioni nelle mani di Pio IX, aveva sperato di ottenere in tempo abbastanza breve dalla Santa Sede il decreto generale di collaudo, che era il primo passo necessario a farsi per giungere poi all'approvazione. Ma le pratiche iniziate a Roma nel 1858 erano state interrotte per la morte del Cardinal Gaude. Mons. Fransoni, letto egli stesso il Regolamento del nuovo sodalizio, non ostante il parere contrario di qualche esaminatore sinodale, lo aveva rinviato con lettere di soddisfazione al suo Vicario Generale in Torino, affinchè ne facesse attento esame per venirne poi ad una canonica approvazione. Ma la Divina Provvidenza aveva chiamato il Venerando Arcivescovo dal terrestre esiglio alla patria dei beati, e il Vicario capitolare, che gli succedeva nel l'amministrazione della Diocesi, andava a rilento nel dare un suo giudizio.

Ammirabile però si manifestava la pazienza di D. Bosco.

Imperturbabile ed instancabile procedeva con costanza, come uno che sa di essere sicuro nella sua via.

Nell'agosto del 1863 le dette costituzioni furono mandate per la seconda volta a Roma, ma di là si ebbe per risposta essere necessaria la commendatizia di un certo numero di Vescovi in favore della Pia Società e l'approvazione della Autorità Diocesana.

A questo fine pertanto D. Bosco indirizzava una prima supplica al Vicario Capitolare della Diocesi di Torino.

 

Torino, settembre 1863.

 

Ill.mo e Rev.mo Mons. Vicario Generale,

 

Espongo rispettosamente a V. S. Ill.ma e Rev.ma come fin dall'anno 1858 abbia fatto pervenire a S. R. Rev.ma nostro Arcivescovo di felice memoria, il progetto di una Congregazione sotto il titolo di Società di S. Francesco di Sales, diretta a conservare lo spirito ed i modi che dalla pratica si poterono conoscere più utili nell'esercizio del Sacro Ministero a favore de' giovanetti più poveri ed abbandonati.

S. E. si degnava di leggerlo e con lievi osservazioni lo inviava al Sig. Canonico Fissore, allora nostro Vicario Generale. Esso lo fece ancora esaminare da persone giudicate capaci ed intelligenti in tali materie; Mons. Manzini Vescovo di Cuneo, S. R. il Cardinale de Angelis si compiacquero anche di leggerlo e di proferirne il prudente loro parere, altri e poi altri lo lessero. Ciascuno fece i suoi riflessi e se ne tenne conto prezioso, sia in quanto rendevano il regolamento più conforme allo spirito della Chiesa, sia in quanto ne facilitavano la pratica. In questo progetto io aveva in mira di effettuare un consiglio più volte datomi dalla prelodata Eccellenza Sua e di mettere in pratica un suggerimento, anzi un piano di Società, suggerito da Sua Santità il Regnante Pio IX.

Nella estensione de' singoli capi ed articoli ho in più cose seguito altre società già dalla Chiesa approvate, le quali hanno uno scopo affine a questo. Tali furono per es. le regole dell'Istituto Gavanis di Venezia, dell'Istituto della Carità, de' Somaschi e degli Oblati di Maria Vergine.

Mio scopo è di stabilire una Società che mentre in faccia alle autorità governative conserva tutti i diritti civili ne' suoi individui, in faccia alla Chiesa costituisca un vero corpo morale, ossia una Società Religiosa.

Ora considerando che vi potrebbero nascere non lievi inconvenienti se la morte mi sorprendesse prima che questa Società fosse dal Superiore Ecclesiastico approvata:

Ritenuto l'esperimento di queste regole fatto nello spazio di una quindicina di anni, durante i quali si poterono introdurre quelle modificazioni, che dietro a prudenti consigli sembrarono opportune:

Considerato il vistoso numero de' soci in essa inscritti che tra Sacerdoti, Chierici e Coadiutori giungono a sessanta:

Avuto eziandio riguardo alla molta e svariata messe evangelica che si offre in questa Capitale, tanto per parte di giovani ricoverati che in questa casa sommano a settecento, quanto per parte delle scuole feriali e delle radunanze festive che hanno luogo nell'Oratorio di S. Francesco di Sales in Valdocco, dei Santo Angelo Custode in Vanchiglia, di S. Luigi a Porta Nuova, quindi maggior bisogno di un vincolo sicuro e regolare che unisca gli spiriti e si conservino invariabili quelle pratiche le quali poterono conoscersi maggiormente fruttuose al bene delle anime:

Tenendo anche conto dell'occasione in cui mi trovo per una casa novella che si sta preparando e che a Dio piacendo col beneplacito di Lei si aprirà nel prossimo mese di ottobre in Mirabello presso a Casal Monferrato:

Per tutti questi motivi, a nome di tutti i membri di questa Società, fo umile preghiera onde siano al più presto appagati i nostri comuni desiderii, degnandosi di approvarla con tutte quelle clausole, osservazioni e condizioni che a Lei sembrassero tornare a maggior gloria di Dio e vantaggio delle anime.

Tutti uniti La ringraziamo anticipatamente del favore che speriamo e di tutto cuore pregando il Signore che Le doni sanità e grazia a fine di poter promuovere il bene di questa nostra Archidiocesi, mi reputo al più alto onore di potermi a nome di tutti professare,

Di V. S. Ill.ma e Rev.ma

 

Sac. Bosco Giovanni

 

Quindi si era dato attorno in settembre ed ottobre per ottenere le commendatizie da alcuni Vescovi, mandando loro suppliche modellate su quella del Vicario Capitolare di Torino con alcune leggere modificazioni. Scrisse altre lettere, fece visite, addusse le ragioni delle sue umili domande e diede copia delle Regole, perchè fossero esaminate e giudicate se meritevoli di benigna considerazione.

“ Egli, scrisse D. Ruffino, si raccomandava alle preghiere dei suoi alunni per affari importanti e riceveva la prima commendatizia, quella del Vescovo di Cuneo in data dei 27 novembre.

Fra le religiose istituzioni che Dio fe' sorgere in mezzo alla sua Chiesa, in questi tempi di materialismo, di corruttela, d'incredulità, vuol essere annoverata anzi ammirata la Società ossia Congregazione di S. Francesco di Sales, istituita in Torino nel sobborgo di Valdocco dall'ottimo Sacerdote D. Giovanni Bosco, il cui precipuo scopo si è d'istruire ed educare cristianamente la povera gioventù e ricevere in apposite case di ricovero i giovanetti abbandonati e dispersi. Sorta essa, come tutte le opere di Dio, da umili principii nel 1841, crebbe già a quest'ora siffattamente, che possiede, oltre la casa madre di Torino presso l'Oratorio di S. Francesco di Sales, con due altri Oratorii in Torino stessa di S. Luigi Gonzaga e dell'Angelo Custode, la casa di Genova e quella di Mirabello, contando sessanta confratelli o congregati tra Sacerdoti e chierici; e ricoverando in Torino settecento sessanta giovani, cento in Genova, ed altrettanti a Mirabello e raccogliendo ne' giorni festivi nei tre soli Oratorii di Torino oltre a tremila giovani.

La Società è regolata da un corpo di leggi o statuti dettati del pio fondatore, pieni di celeste sapienza e prudenza e affatto adattati ano scopo della medesima. Il bene che già produce nella gioventù di tutte le diocesi del Piemonte la predetta Società è grandissimo e forma la consolazione e l'ammirazione di tutti i buoni, i quali desiderano che essa si consolidi e si propaghi; il che otterrà infallibilmente qualora conseguisca l'approvazione della S. Sede Apostolica e la benedizione del Vicario di Gesù Cristo.

Egli è per ciò che il sottoscritto e per la stima che professa grandissima al pio Istitutore e per l'intimo convincimento che ha, che questa istituzione sia per essere uno dei mezzi precipui ordinati da Dio a rimediare al guasto spaventoso, che oggidì si cagiona dalle sette alla povera inesperta gioventù e pei non piccoli vantaggi che da essa ne risente sin d'ora anche la sua diocesi, osa raccomandare alla Santa Sede Apostolica la predetta società col suo pio Istitutore, implorando col medesimo che ne vengano approvate le regole ossia gli statuti, con quelle modificazioni ed aggiunte che alla Santità di nostro Signore piacerà d'ordinare.

Cuneo, addì ventisette del mese di novembre l’anno mille ottocento sessantatrè.

 

+ Fr. Clemente Vescovo di Cuneo.

 

 

Questa commendatizia perveniva a D. Bosco nel principio della novena di Maria SS. Immacolata, che egli celebrava con grande devozione. La cronaca di D. Ruffino, ci dà qualche notizia di ciò che riguarda D. Bosco in questi giorni.

“ D. Bosco ogni sera propose ai giovani un fioretto da praticare. Qual primo fioretto raccomandò le preghiere in suffragio delle anime del purgatorio. Era morto il 25 novembre, nel Collegio di Mirabello il giovane Boriglione Antonio calzolaio, di anni 18, il quale da quasi due mesi era stato mandato colà dall'Oratorio, perchè guarisse la sua malferma salute e nello stesso tempo si occupasse in qualche lavoro manuale. D. Bosco diceva in pubblico non essere ancora Boriglione il designato da lui per l'eternità e che quegli, del quale aveva inteso parlare sul principio di novembre, era già, almeno indirettamente, avvisato di prepararsi.

” Nel secondo giorno propose loro di parlare in lingua italiana. Un altra sera diede eziandio per fioretto: - Trattare con rispetto i Chierici e che perciò i giovani non dessero più a loro del tu; si usasse questo riguardo specialmente co' maestri, coi capi di camerata e con l'assistente di studio. Eccettuò D. Bosco da questa regola solamente coloro che avevano già prima presa l'abitudine di dare del tu a certi chierici, mentre erano ancora condiscepoli laici. A costoro permise di continuare nell'antica famigliarità. - Era necessario questo avviso, perchè il numero ognor crescente degli alunni cessasse da un linguaggio che non era più compatibile col rispetto dovuto all'età e condizione de' Superiori subalterni”.

In questi giorni D. Bosco avvisava il Provicario Can. Vogliotti, della Commendatizia ricevuta dal Vescovo di Cuneo. Il Canonico lo invitava a recargliela in Curia, e nello stesso tempo lo pregava confidenzialmente a riferirgli ciò che avesse udito intorno al Seminario di Chieri.

D. Bosco gli mandava la commendatizia, colla seguente lettera:

 

 

 

Torino, 6 Dicembre 1863.

 

Ill.mo e M. Rev.do Signore,

 

Trasmetto a V. S. Ill.ma e M. R.da la commendatizia che il Vescovo di Cuneo compiacevasi di fare per la Società di S. Francesco di Sales. Voleva portarla personalmente, ma non avendo potuto, la mando quivi acchiusa.

Ella mi diceva che se mi fosse venuta qualche cosa a notizia che avesse potuto contribuire al bene morale del Seminario di Chieri glielo avessi comunicato. A questo fine Le trasmetto qui una lettera del Ch. Strumia, non perchè vi siano delle cose gravi, ma perchè conosca quale spirito domini in taluno dei chierici. Bramerei che questa lettera ed altre che mi cadranno nelle mani servano per Lei di norma e non a danno individuale di chi le scrive.

Bellagarda fu dimandato pel Seminario ed io ne sono contento, ma non posso a meno di dirle che sento il peso di questo rifiuto. È  il solo chierico che io dimandassi mentre quasi tutti quelli che testè entrarono in Seminario partivano da questa casa.

Dovrò per necessità raccomandarmi ai Vescovi di altre diocesi per avere assistenti nella casa, e fortunatamente trovo molta accondiscendenza. Sia per quelli che dovettero andare a Mirabello, sia per quelli che furono chiamati in Seminario, il numero de' chierici essendo assai ristretto, credo che vorrà dispensarli dal servizio che solevano prestare gli anni addietro nella Metrop. di S. Giovanni.

La prego di gradire una copia della Storia Sacra testè uscita dalla nostra piccola Tipografia. Prego la Santa Vergine a volerle ottenere dal suo divin Figliuolo sanità durevole: preghi, anche per me che di cuore Le sono

 

Um. Servitore

Sac. Bosco Giovanni

 

D. Bosco aspettava che gli fosse restituita quella commendatizia, quando con sua sorpresa il Provicario scrivevagli di non averla ricevuta. Ei tosto gli rispondeva.

 

Ill.mo e Molto Rev.do Signore,

 

Abbia la bontà di dare ancora un'occhiata se mai esistesse presso di Lei la commendatizia fatta da Mons. Vescovo di Cuneo, altrimenti dovrò cercarla non so dove. Sul mio tavolino non esiste, forse fa spedita chiusa in qualche altro pacco a non so quale indirizzo. Credo però che mi sarà rimandata. Ad ogni buon evento gliene mando una copia che della medesima aveva fatto trascrivere.

Dimani i nostri chierici si troveranno per la scuola; se non potessero andare anche coloro che sono vestiti in borghese, sarei in un vero imbroglio, essendo già l'anno scolastico oltre all'epoca stabilita per essere accolti in altre scuole; ma anche questo in qualche modi si aggiusterà.

Mi è sempre caro ogni volta Le posso augurare ogni bene dal Signore e professarmi con pienezza di gratitudine

Di V. S. Ill.ma

 

Torino, 8 Dicembre 1863

 

Obbl.mo Servitore

Sac. Bosco Giovanni

 

Ma un gran pensiero di D. Bosco in questo mese era eziandio quello di impedire il danno che recavano i protestanti alla vigna evangelica. Si dovevano radunare in Torino tutti i Vescovi e i Vicari generali Capitolari della Provincia Ecclesiastica per trattare degli affari delle loro diocesi.

D. Bosco pertanto scriveva un memoriale ai venerandi prelati, e davalo a copiare a D. Giovanni Cagliero, il quale, ritenuta un'altra copia per gli archivii dell'Oratorio, vi scriveva in calce la seguente postilla:

“ Questa relazione, scritta di propria mano dal Rev. D. Bosco, mi fu consegnata per spedirne copia a Monsignor Vescovo d'Acqui Fra Contratto Cappuccino, nell'occasione che presiedeva alla radunanza fattasi dai Reverendissimi Monsignori Vescovi e Vicarii Generali Capitolari dell'Archidiocesi di Torino nei giorni 10 e II dicembre 1863. - 10 dicembre 1863 - D. Cagliero Giovanni ”.

Oltre agli Ordinarii della Provincia, convennero i Vescovi di Savona, di Biella, e d'Iglesias. Mons. Contratto aveva la presidenza, essendo il decano per la morte poc'anzi avvenuta del Vescovo di Saluzzo. Le deliberazioni principali, che allora si presero, furono di presentare al Senato un memoriale contro il disegno del matrimonio civile, come essi fecero poi nel novembre del 1864, e di condursi in modo uniforme di fronte alle nuove pretese del Governo sui seminarii, messe fuori dal Ministro Pisanelli con lettera circolare del 13 settembre 1863.

Il 9 dicembre D. Bosco presentava il suo memoriale.

 

Al Congresso dei Vescovi della Provincia Ecclesiastica di Torino, radunati dal Decano Vescovo d'Acqui.

 

LAVORO DI PROTESTANTI PER FARE PROSELITI.

 

Per lo addietro i protestanti lavoravano clamorosamente coi giornali, con promesse e lusinghe di ogni genere; attualmente hanno cangiato mano e lavorano clandestinamente quanto loro è possibile.

I mezzi da loro usati sono tre:

I° Largizioni; 2° Catechismi; 3° Libri.

Per largizioni s'intendono impieghi di commercio, di uffizio, di servizio, di lavoro, somministranze o largizioni di danaro, promesse di ogni genere.

Per catechismi s'intendono le conferenze che fanno gli Evangelisti nella città e nei paesi di Provincia; scuole infantili scuole elementari, spiegazioni della Bibbia ne' giorni festivi.

Per libri s'intendono le stampe in giornali, libri, foglietti, almanacchi, Bibbie del Diodati, che i loro venditori (detti colptori) d'accordo cogli evangelisti locali, spacciano ovunque possano e a qualunque prezzo. I principali librai sostenuti dalla Evangelizzazione Inglese sono come segue. (V. Coperta dell'Amico di casa). I venditori ambulanti sono in numero grandissimo. - Sono sparsi in molti paesi. Per es. a Cuneo lavora il prof. Botta, ed il Padre Bonelli ex - frate e segretario presso al Rett. della R. Università. Non possono fare radunanze regolari finora, ma brigano per poterle tenere.

In Saluzzo vi è il Comandante dei RR. Carabinieri, e secreta­mente (si dice) il P. Francesco.

In Alessandria vi è l'evangelista Fanini che tiene conferenze, scuola quotidiana elementare dietro l'albergo dell'Universo via Marengo.

Pietra Marazzi e Montecastello sono i paesi pi√π travagliati dai protestanti nella diocesi di Alessandria.

In Acqui non v'è ancora conferenza regolare, spesso va certo Musso ex - fratello delle scuole cristiane di Montechiaro; conta già una trentina di addetti. Lo stesso Musso con un certo Gay lavorano regolarmente nella città e diocesi d'Asti. Il paese più travagliato è Piea. Qui capo delle adunanze è certo Vercelli Veterinario: ogni mercoledì il Musso va a fare una conferenza.

Queste radunanze (specialmente in Alessandria) sono spesso fatte od assistite da D. Bruschi ex - canonico d'Intra ammogliato e residente in Genova. Ma questi lavori sono un nulla in confronto di quanto si fa nella città e diocesi di Torino. Si dà un cenno della sola capitale. In Borgo S. Donato presso il Sig. Caffarelli si fa scuola e catechismo di questo genere. Così pure a Borgo nuovo, in piazza Vittorio Emanuele etc. A fianco la Chiesa Valdese vi è una scuola elementare di 50 alunni, di cui soltanto dieci sono valdesi, gli altri tutti cattolici.

In via Dell'Arco havvi altra scuola dell'Evangelista Rossetti, successore del De Sanctis, dove sono circa 80. A poca distanza da questa vi è altra scuola dello stesso genere di circa settanta fanciulle; quindi un'altra sostenuta dal Ministro Bert e da Meile e sono 60 circa. Nella loro scuola infantile sono più di cento. Questi ragazzi hanno palle, minestra, farina, carne, vestiario per allettamento. I parenti dicono che sono piccoli perciò fuori di pericoli. Ma la cosa non è così. Molti toccano già i 10 i 12 anni, alla festa sono tutti obbligati andare al tempio per recitare alcuni versetti del Diodati, che è loro spiegato con serie di errori contro alla religione cattolica.

Chi sostiene queste scuole è il Ministro Guicciardini che ordinariamente dimora a Firenze e Lord Stuart pastore inglese dimorante a Livorno.

D. Ambrogio presentemente è pagato dal partito di azione e trovasi a Voghera e a Stradella.

Sembra che sarebbe molto utile che i Vescovi prendessero ulteriori informazioni; dessero istruzioni ai loro vicarii foranei ai loro parroci. - In generale non si hanno norme da seguirsi I) nel combattere le tre armi dei protestanti cioè largizioni, libri, catechismi; 2) Che deve fare un parroco quando gli viene a notizia che si vogliono introdurre nella sua parrocchia? 3) Come deve regolarsi quando ci fossero?

Iddio ispiri ai suoi pastori quanto devono fare. La Santa Vergine ci conservi la nostra santa religione.

 

Sac. Bosco Giovanni.

 

D. Bosco aveva finito questo scritto nella novena della Immacolata Concezione di Maria SS. e in que' giorni riceveva da Mirabello una lettera che recavagli novella prova della stima nella quale erano tenuti i suoi alunni dall'autorità scolastica. Il Regio Provveditore degli studi in Susa avendo saputo il merito letterario di D. Rua, credette potergli offrire una cattedra in quel ginnasio governativo. D. Rua avea informato D. Bosco, il quale conoscendone l'animo cosi rispondeva.

 

D. Rua carissimo,

 

Rispondi al Provveditore che lo ringrazii di vivo cuore, ma che avendo accettato l'incarico di Direttore del piccolo Seminario Vescovile, proposto dal Vescovo di quella diocesi, non sei pi√π libero, alme per ora, di accettare l'onorevole incarico che ti propone.

In quanto alla Sup. prendi la medicina di San Bernardo che di Unde venis, quid agis, quo vadis? Queste parole pesate nella mente umana, possono produrre, come nel passato, gran santi.

In questa bella solennità di Maria Immacolata ho pregato per te per li tuoi figliuoli e spero che la Santa Vergine li conserverà sempre sotto alla santa ed efficace di Lei protezione.

Dio benedica te, mio caro Rua, benedica tua madre, casa Provera tutti i tuoi figliuoli. Amen.

Scriverò presto qualche lettera in cui voglio notare tutto quel che ha veduto nelle vane mie visite che ho fatto colla mente, in vai epoche della settimana ed in ore diverse del giorno.

Prega per me e per i tuoi amici ed abbimi

 

Torino, 10 Dicembre 1863.

 

Aff.mo in G. C.

Sac. Bosco Giovanni

 

Il domani gli fu recapitata una risposta poco soddisfacente dal Municipio di Torino da lui pregato, eran ormai sette mesi, a concorrere per la fabbrica della Chiesa di M.ria SS. Ausiliatrice. Gli scavi delle fondamenta erano molto avanzati, ma ora sospesi dall'invernale stagione. Egli ave sperato il sussidio di 30.000 lire, poichè pareva molto probabile che la Chiesa un giorno avrebbe titolo di parrocchia

 

         

CITTÀ DI TORINO

UFFICIO LAVORI PUBBLICI, NUM. 993.

Torino, addì II Dicembre 1863­

 

La Giunta Municipale prese in attenta considerazione il memoriale presentato al Municipio nel mese di Maggio p. p. dal Molto Reverendo Sig. Sacerdote Giovanni Bosco diretto ad ottenere una sovvenzione per la costruzione di una Chiesa, che esso intende di erigere in terreno di sua proprietà in via Cottolengo, ed avrebbe provato grande soddisfazione se avesse potuto secondare la domanda; ma non potendosi essa dipartire dalla massima stabilita dal Consiglio comunale di concorrere solamente per l'erezione di Chiese Parrocchiali, ha dovuto con rincrescimento lasciare la domanda inesaudita.

Il sottoscritto confida che il predetto Rev. Sig. Sacerdote Giovanni Bosco apprezzerà questa ragione ed ama sperare che all'eseguimento dell'utile opera non mancherà l'efficace concorso dei cittadini

 

Il Sindaco

Rorà

 

 

 

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