Capitolo 57

Le dame romane si accordano per offrire un magnifico tappeto all'altar maggiore di Maria SS. Ausiliatrice - Si pensa al ritorno in Torino - Progetto di altre signore per concorrere alle spese dell'altare di S. Pietro nella suddetta chiesa - Segreto di coscienza svelato - Visita al Direttore dell'Osservatore Romano - Spaccio di biglietti di Lotteria - La nomina dei Vescovi certa, ma ancor segreta - Continue visite aristocratiche a D. Bosco - Il Principe Falconieri - Due profezie avverate - Lettera di D. Bosco a D. Rua per alcuni pagamenti da farsi - Indirizzo degli alunni del Collegio Nazzareno ai giovani dell'Oratorio - Risposta di questi.

Capitolo 57

da Memorie Biografiche

del 04 dicembre 2006

Roma andava a gara con Firenze nell'aiutare Don Bosco a costrurre ed ornare la Chiesa di Maria Ausiliatrice. Le Dame di Firenze avevano fatto una colletta per offrire a D. Bosco sei magnifici candellieri per l'altare maggiore. Una principessa romana lo seppe e le venne in mente un bel pensiero. Una sera andò a conversazione nella casa di una nobile amica e vi trovò radunato un gran numero di Dame. La principessa incominciò a parlare di cose indifferenti, poi discorse delle cose politiche, da queste a parlar di Torino non era che un passo, e quindi come a caso accennò all'Oratorio di S. Francesco di Sales e a D. Bosco; e a poco a poco infervorandosi il discorso si vennero a magnificare le cose meravigliose che egli faceva. Quando la principessa vide gli animi ben caldi, narrò del dono fatto a D. Bosco dalle Dame Fiorentine e concluse:

- Noi Dame Romane ci lasceremo vincere in generosità dalle Dame Fiorentine? Mai no; facciamo vedere che nessuno può superarci in grandezza di animo!

Le Dame accettarono con entusiasmo la proposta, si discusse sul da farsi e si deliberò di offrire a D. Bosco un magnifico tappeto per l'altar maggiore, tale che fosse un capo d'opera di lavoro romano!

D. Francesia, continuando a mandar notizie a Torino, scriveva all'Economo dell'Oratorio ed accennava ad un altro disegno di molte Signore.

 

Carissimo D. Savio,

 

Si preparino i pifferi; si incomincia a pensare al ritorno. D. Bosco saluta particolarmente Buzzetti con tutta la sua banda. Gli ultimi giorni di carnovale saremo costi anche noi a mangiare li agnellotti e a sentire le vostre armonie. Vorrei dare un consiglio da poeta; di mettere insieme un inno da cantarsi da tutti a coro. Avete ancora tempo. Ma forse l'avrete già fatto ed il mio consiglio giunge tre ore dopo...

V'ha una buona quantità di signore che vogliono fare una colletta per mettere su qualche centinaio di scudi pel nostro altare di S. Pietro. Può essere che con questa carestia di danari non vada avanti il progetto, ma dimostra tuttavia il buono spirito che vi ha per D. Bosco nei Romani. Oh se fossero tempi più calmi, quanto meglio sarebbe! È mirabile però quanto siano appassionati per D. Bosco.

Oggi andò a confessare in una chiesa di Roma e ad una penitente aveva già scritto prima di lasciarla tre ricordi; uno riguardante il passato, uno l'avvenire e l'altro il presente. L'afflisse e l'incoraggiò a sentirsi a dire chiaramente cosa a lei sola nota, comunicata mai a nessuna anima viva, riguardante il passato. Ora per lei D. Bosco è tutto; se le dicesse di farsi monaca, credo che non metterebbe tempo in mezzo.

Caro D. Savio, la mia vita è monotona, come la pioggia che mi chiude in casa. Per fortuna abbiamo un legnetto; del resto come fare? Siamo partiti da Torino senza neppure prenderci un parapioggia! Prega per D. Bosco e per chi l'accompagna .....

 

Sac. FRANCESIA G. B.

 

Un altro foglio, diretto al Cav. Oreglia, dava pi√π importanti notizie.

 

Roma, 13 febbraio 1867

 

Ieri sera fui dal Marchese di Baviera, Direttore dell'Osservatore Romano. Fu graziosissimo e assicurò che avrebbe parlato del Centenario di S. Pietro. L'Avv. Casoni era a Bologna. Ma ieri sera stessa i due sullodati signori furono qui ad ossequiare D. Bosco, a offrirgli i loro servigi, a prestarsi per le opere sue. Lei riceverà, anzi avrà già ricevuto il loro giornale e fra breve vedrà che han parlato della lotteria; tanto promisero di fare. È vero che farà più poco il giornale dopo il moltissimo che fecero le pie turbe che procurarono uno spaccio incredibile di biglietti. L'immenso numero di questi mandato da lei è quasi esaurito .....

Mi spiace di non poterle dir nulla riguardo a quella certa sua domanda sulla proclamazione dei Vescovi. Se ne parlò in principio, anzi me ne parlò D. Bosco; e mi aveva soggiunto che in Roma si voleva differire sino a quel tempo, ma che egli aveva raccomandato, ed era stato in quel giorno ascoltato per sollecitare la cosa. E che allora si era poi stabilito di nominarne alcuni in un Concistoro da farsi anche negli ultimi giorni di carnevale, poi di tratto in tratto sarebbero stati proclamati tutti gli altri. So pure che D. Bosco parlò e fu ascoltato con molta deferenza, in favore di alcuni e propose alcuni che furono accettati. Chi siano questi io lo so, e credo prudente ancora non annunziarlo. Nè solo a Roma questi tali piacquero, ma piaceranno anche costà .....

Ieri pure si ebbe un'udienza tutta aristocratica. Le principesse Aldobrandini, Orsini, Borghese, il Duca Salviati, il Principe Torlonia, vennero a parlare ed a lungo con D. Bosco. Qualcuno ha già fatto per la casa nostra qualche cosa, ma promette di fare di più. Sono però favorevoli e basta. Altri non fece e farà. Preghino che il Signore nella sua misericordia voglia benedire la casa Torlonia ed essa ne sarebbe gratissima. D. Bosco non potrebbe essere più contento della sua gita a Roma, dove ha trovato tanta cortesia ed aiuto. Dopo tanti danari che si mandarono, mi pare inutile soggiungere che D. Bosco ha avuto dei sussidi. Il dirlo però mi va a genio. Eravamo tanto incerti della riuscita in questi tempi, che ci fa maggior impressione.

Per mezzo dei tipografo che viene da Roma le mando un ritratto di Pio IX in grande. Ha questo nella parte di dietro una scrittura. Fu un regalo che il fotografo faceva al sig. Pardini, nostro mastro di casa; ed ora il medesimo lo dona a D. Bosco. Come vede ha un esempio di pi√π della somma gentilezza ed emulazione che tutti, regis ed exemplum, hanno per noi.

Abbiamo parlato e pranzato col principe Falconieri. Che uomo simpatico ed originale è mai costui! Buono come il sole ed allegro e gioviale come un ragazzo. Accetta biglietti, li pagherà subito e si obbligò di fare un'oblazione all'Oratorio nel corso di quest'anno medesimo.

Dal Piemonte a D. Bosco fioccano lettere perchè voglia far eleggere questi o quelli per Vescovi ed Arcivescovi. Fra coloro che scrissero in questo senso, sa chi vi è? niente meno che D. Beg... da Torino. Costui è ben singolare; ha sì poca stima per D. Bosco e poi crede che sia in suo potere il fare gli Arcivescovi di Torino. D. Bosco gli rispose faccia pure eleggere il Canonico A o il Canonico B, che egli ne sarebbe contento...

 

Sac. FRANCESIA G. B.

 

Fra le nobili Signore, che si recarono a visitare D. Bosco, fu l'Ecc.ma Principessa Barberini, la quale ottenne una grazia singolare.

Io qui sottoscritto sono stato in Roma dal 1850 al 1881 Segretario prima del fu Em.mo Sig. Cardinale Benedetto Barberini e poi del vivente Ecc.mo D. Enrico Principe Barberini. Premetto ciò unicamente onde si comprenda subito come io naturalmente ero nell'intimità di quella Ecc.ma famiglia. Conosceva io quindi le grandi angustie del sullodato Principe D. Enrico, e quelle molto maggiori della di lui consorte Donna Teresa, nata Principessa Orsini, perchè non avevano prole; benchè uniti in matrimonio da molti anni.

La Principessa, piissima signora, non cessava perciò di pregare, far celebrare tridui e novene in varii celebri santuari d'Italia, e raccomandarsi alle preghiere delle persone più conosciute per virtù e santità di vita.

Quando nel 1867 D. Giovanni Bosco venne in Roma, per la prima volta preceduto dalla fama delle sue virtù e della sua bella e santa opera, alla quale egli aveva dedicata la sua vita, tutti i buoni Romani facevano a gara per vederlo e conoscerlo; e la suddetta Principessa andò essa stessa a S. Pietro in Vincoli, ove D. Bosco dimorava, onde pregarlo di venire a celebrare la S. Messa nella cappella del suo palazzo, facendogli conoscere il perchè ricorreva alle di lui orazioni. D. Bosco glielo promise ed il giorno fissato egli venne a celebrare giusta il desiderio di quella signora.

Non assistettero alla Messa che gli Ecc.mi sposi, io e qualche intimo di casa. Dopo la messa fecero servire a D. Bosco il caffè in una stanza, ove gli Ecc.mi Signori a porte socchiuse si trattennero con lui circa mezz'ora. Di là usciti lo accompagnarono sino alla stanza ove mi teneva io, onde accompagnarlo sino alla porta.

Rimasto io solo con D. Bosco gli dissi:

- Io sono il segretario di Sua Eccellenza e so il perchè l'hanno pregata di venire a celebrare qui. Cosa ne pensa ella del desiderio di questa povera signora?

Egli mi rispose subito graziose parole e poi mi soggiunse asseveratamente in questi precisi termini:

- Ebbene, sì, il Signore vuole consolarla! Poverina! Ella vorrebbe un maschio, ma il Signore non vuole accordarle che una femmina! Bisogna che si rassegni e si contenti di aver una femmina! Ma questa sarà la sua consolazione.

Debbo confessare che io rimasi assai sorpreso a queste sue parole, benchè da lui dettemi con tutta convinzione e come ispirato. E la mia sorpresa nasceva dall'aver io antecedentemente inteso dal Dottore di casa e da altri dottori varie volte soprachiamati e consultati, che la principessa era sterile, che non poteva concepire, e che se per impossibile ciò fosse avvenuto sarebbe morta nel parto. Invece, qualche tempo dopo concepì non solo, ma partorì poi felicemente dopo diciotto anni di sterile matrimonio una figlia attualmente vivente, sana, robusta, virtuosa alla quale hanno voluto porre il solo nome di Maria.

Avendo io giorni fa narrato quanto sopra al mio amico D. Giuseppe Ronchail (Direttore dello stabilimento di D. Bosco in Nizza Mare) ed avendomene egli richiesto un attestato, volentieri glielo rilascio, pronto a confermarlo con mio giuramento.

In fede, ecc.

Roccabruna (Alpi Marittime), 20 gennaio 1887.

 

Can. G. B. GRANA,

Dottore in Sacra Teologia ed in ambe leggi.

 

Un altra predizione di D. Bosco si avverava in questo tempo. Nell'anno 1866 alcuni volendo fare il bello spirito avevano fatto intendere alla nipote della Marchesa Villarios come D. Bosco si adoperasse per combinare un matrimonio fra lei e il Conte Francesco De Maistre. Era una pretta invenzione. Ma il De Maistre era giovane, ricco, con un illustre nome, ufficiale nell'armata pontificia, sicchè la figlia si lasciò scaldare la testa. La zia invano si sforzava di persuaderla, e tutta desolata finì con scrivere a D. Bosco pregandolo di un suo biglietto per calmare la giovane.

D. Bosco le scrisse in questi termini: “ Si tranquillizzi, troverà uno sposo non inferiore a quello che sogna. Lei ha fatto molto per la Madonna e la Madonna le manderà lo sposo. Anzi D. Bosco verrà a benedire il matrimonio ”.

Il fatto si avverò l'anno seguente. Il Marchese Patrizi, nipote del Cardinale, ricchissimo e nobilissimo signore, chiese la sua mano. D. Bosco si trovò in Roma nel tempo della celebrazione del matrimonio, andò a visitare gli sposi, e quando ritornarono dal viaggio di nozze, accettò un pranzo nel loro palazzo.

Anche in mezzo alle serie continue di tante udienze, visite, corrispondenze, benedizioni agli infermi, trattative generali per la Chiesa e per lo Stato, particolari per la sua Pia Società e per quanti ricorrevano a lui per mille occorrenze, Don Bosco pensava ai bisogni materiali dell'Oratorio, ringraziando la divina bontà che gliene procurava i mezzi. Scriveva in fretta a D. Rua.

 

R. carissimo,

 

Se il Padre Tomatis ha ancora il denaro a Torino oltre agli ottomila f. puoi prendere gli altri seimila, che io pagherò qui a Roma, appena mi scriverai che li hai ricevuti.

Essi però devono avere una destinazione fissa, cioè f. 2000 a Carlino Buzzetti e gli altri 4000 al panattiere. Per altri affari procureremo mandarvi altro.

Ma tu non mi dai notizia dell'entrata, nè dell'uscita, dei giovani, vivi o morti.

Disponi, da domenica in quindici, che possiamo fare una stupenda festa di S. Francesco di Sales.

Dio ci benedica tutti e ci conservi per la via del Paradiso. Amen. Roma, 13 febbraio 1867.

 

Aff.mo nel Signore

Sac. Bosco GIOVANNI.

 

Nel medesimo giorno i giovani del Collegio Nazzareno, avendo ottenuta da D. Bosco la promessa che sarebbe ritornato a passare qualche ora in mezzo a loro, firmavano un indirizzo per gli alunni dell'Oratorio di S. Francesco di Sales.

 

Carissimi fratelli in G. C. Signor Nostro,

 

E' stata tanta la gioia che ha ricolmato l'animo nostro l'aver conosciuto e conversato qui nel Collegio Nazzareno col vostro, più che amico, tenerissimo Padre D. Giovanni Bosco (delle cui sante industrie a prò delle anime vostre ritraete sì ubertosi frutti), che la nostra consolazione non ci è parsa piena, se non vi si comunicava, con questa nostra lettera che vi mandiamo. Diremo inoltre che con tanto e sì sviscerato amore il vostro buon Padre e Maestro ci ha parlato di voi, delle belle qualità che vi adornano, e del bene in gran copia che se ne ripromette, che noi abbiamo imparato da lui a stimarvi ed amarvi.

Perchè poi questa nostra affezione si mostrasse più presto ad atti che a parole, oltre alle oneste e liete accoglienze, fatte come meglio per noi si è potuto a questo inclito uomo, della Religione e dell'umanità sì altamente benemerito, ci siamo pure dati carico per quanto era in noi di cooperare allo scopo caritatevole e santo, a cui egli tiene rivolto il suo pensiero ed affetto, di soccorrere cioè alle vostre supreme necessità, e in pari tempo di compiere costì magnifica chiesa, dedicata alla Vergine nostra Avvocata e Madre amorosissima. Ne è da credere che l'effetto non debba corrispondere al pietoso desiderio, perchè Dio non potrà che benedire sì nobile impresa; anzi, provvido e misericordioso come Egli è, coi frutti delle vostre buone opere vi mostrerà quanto sia grande e segnalato il benefizio che vi ha fatto di togliervi, massime in questi tempi fortunosissimi e reissimi, dai manifesti pericoli che insidiavano alla vostra innocenza, e ricoverarvi in codesto beato asilo di sicurezza e di pace.

Umiliamoci or dunque davanti al Signore, e dopo averlo ringraziato dei larghissimi beneficii che ci ha concesso e ci concede incessantemente, preghiamolo che ci assista colla sua grazia, perchè conformati in tutto alla sua volontà, colla santa perseveranza nel bene, si tragga vita pura ed incontaminata. E come questo deve essere l'unico fine di ogni nostra azione, così sarà pure il solo premio, la sola corona che si aspettano quelle anime generose che con tante fatiche, annegazioni ed inestimabili sacrifizi cercano ogni via per informarci l'animo alla virtù ed alla vera sapienza.

Frattanto, carissimi fratelli in Gesù Signor Nostro, noi vi abbracciamo con tutto l'affetto e preghiamo continuamente che il Padre, il Figliuolo e lo Spirito Santo abitino sempre nei nostri cuori. Così sia.

Roma, dal Collegio Nazzareno, questo dì 13 febbraio 1867.

 

I decani della VI Camerata:

GIOVANNI DATTI Conv. - GIUNIO DEI -

 FILIPPO NARDUCCI - ERCOLE BALSANO

 -PAOLO CARUSO - GIULIO BUFALINI.

 

Dopo qualche settimana giungeva dall'Oratorio una cordiale risposta.

 

Benemeriti Signori,

 

Quando il venerato nostro superiore anzi padre D. Bosco era costì in Roma, voi lo avete colmo di tante belle accoglienze, che anche il nostro compagno ne fu intenerito e commosso. Nè solo a lui avete voluto dare pietosi segni di amore, ma volgeste il vostro sguardo anche a noi lontani ed a voi tuttora sconosciuti, e ci scriveste parole così piene di affetti quali fratelli ad amati fratelli. Grazie, o signori, grazie infinite.

E mentre in questa vostra bontà vediamo ed apprezziamo l'ottima educazione che vi è data dai seguaci di S. Giuseppe Calasanzio, santo che fu laboriosissimo per la gioventù, vediamo pure la mirabile vostra corrispondenza ai generosi loro sforzi. Oh potessimo, noi imitarvi! Voi invidiaste la nostra fortuna, e ben è tale da meritarcela. Se voi al vedere D. Bosco per una o due volte ne foste così violentemente presi, che dire di noi che lo vediamo ogni giorno, udiamo la sua santa parola, che ogni giorno riceviamo pure da lui il cibo che ci sostiene la vita? Oh potessimo pur mettere in pratica i suoi consigli; potessimo essere sempre fedeli a' suoi ammaestramenti! felici noi su questa terra e per tutta l'eternità!

Senza il suo soccorso che sarebbe mai stato di noi? Egli ci raccolse, ci mantiene colla sua carità e ci educa paternamente agli studi ed alle arti per procacciarci così un giorno onestamente il pane della vita.

Riconoscenti noi tutti per quello che al nostro amato D. Bosco voi avete voluto fare, per l'interesse che avete avuto per soccorrerlo per i nostri bisogni, abbiamo pregato perchè il Signore vi benedica nelle vostre scolastiche fatiche, e dia a tutti forza e grazia a praticare la sua santissima religione. Forse noi non avremo la felice sorte di potervi di presenza vedere in questa vita, ma abbiamo viva fiducia di potervi tutti ossequiare; dove? nella patria dei beati, a cantare al Creatore un eterno inno di gloria.

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