Capitolo 60

Morte della Marchesa di Barolo - Sua carità per D. Bosco ne' principii dell'Oratorio - Gratitudine di D. Bosco e sua continua benevolenza Per gli Istituti fondati dalla Marchesa - Lettera di D. Bosco al Can. Vogliotti: lo prega della vendita di una striscia di terreno del Seminario per la sua Chiesa e insisto per avere la commendatizia del Vicario Capitolare - La benedizione del Papa - D. Bosco in cerca dei sussidii per edificare il santuario a M. A. - Largizione del re sul tesoro Mauriziano - Motivo pel quale il Municipio di Torino non può concorrere - Proposta generosa del Cani Gastaldi - Ricorso alla Direzione delle ferrovie per ottenere il trasporto gratuito delle pietre - D. Bosco confida all'infermiere il nome de' due artigiani che morranno prima di Pasqua - Un giovane muore prima del Carnevale siccome era stato predetto Orario della casa nei primi giorni di febbraio - Parlata: modo di santificare il Carnevale: due giovani vogliono andare in paradiso prima di Pasqua - Ottimi esami dei chierici in Seminario - Un dramma: S. Eustachio - Elenco degli invitandi al teatro - Il Carnevale - Il catechismo della Quaresima.

Capitolo 60

da Memorie Biografiche

del 04 dicembre 2006

 Erano giorni di lutto. Il 19 gennaio la Marchesa 19 Giulietta di Barolo moriva nel suo palazzo in Torino fra il compianto di tutta la città da lei in tanti modi beneficata. Le sue ultime parole furono le seguenti: - Sia fatta la volontà di Dio in me e per me, nel tempo e nell'eternità.

Era stata la prima benefattrice di D. Bosco. Una lettera di Silvio Pellico, che ultimamente ci fu consegnata, dimostra la premura che la Marchesa aveva per lui ne' primi tempi della sua dimora al Rifugio.

Le cordiali attinenze fra la Marchesa e D. Bosco erano svanite per le cause che abbiamo esposte nei precedenti volumi; da più anni non si erano incontrati, nè l'Oratorio aveva ricevuti più soccorsi dall'illustre matrona, che però aveva impiegato tutto il suo colossale patrimonio nella fondazione di opere caritatevoli.

Tuttavia D. Bosco le si mostrò riconoscente, e i suoi giovani andarono al Refugio nel giorno della trigesima e cantarono la messa funebre di D. Cagliero. Nello stesso tempo prima di questa morte e poi fino al termine della sua vita egli continuò a dar prove di benevolenza alle suore degli Istituti della Marchesa. Per ora basti il seguente foglio indirizzato a D. Bosco.

 

Molto Reverendo Padre,

 

La bontà singolare colla quale V. R. mi favorì nell'accettare il mio vecchio padre nel suo Oratorio fu la cagione della sua salvezza. Fece anche il possibile pel mio fratello onde metterlo sulla strada del Cielo, ma sino ad ora egli non ha corrisposto e lo raccomando perciò alle sue sante orazioni. Le sono anche riconoscente della carità colla quale m'insegnò l'Aritmetica. Tutti questi favori mi impongono l'obbligo per tutto il corso del viver mio, della più viva riconoscenza, della quale io possa essere capace.

Ora avrei bisogno di una doppia grazia cioè spirituale e temporale perciò imploro una delle, sue Ave Maria. Di più noi abbiamo il bene di avere un'ottima Madre Superiora che noi amiamo teneramente e alla quale desideriamo ogni felicità. Il di 23 corrente è il giorno suo onomastico: fosse un po' vero che la Madre Emanuella avesse la fortuna che ebbe la Madre Eulalia! Che cioè V. P. Rev.ma abbellisse la festa con qualche parola in comune, e poi anche un piccolo quarto d'ora riserbasse per udire la nostra buona Madre che certamente avrà più cose a dirle. Ma nel caso che non abbia tempo pel giorno 23, sia certa V. R. che sarà ancora in tempo se, può disporre di qualche minuto nel giorno di Natale.

La supplico faccia il possibile; si tratta di consolare una comunità e di liberare la Superiora da un vizio capitale (invidia, ma santa). Termino con presentarle i miei cordialissimi augurii di buone feste Natalizie, buon fine ed ottimo principio di anno. Si degni impartirmi la sua paterna benedizione, perchè riesca nel mio impiego di Maestra delle Maddalenine, a gloria di Dio, a vantaggio dei prossimo ed a salute dell'anima mia. Baciandole rispettosamente la mano mi professo colla massima venerazione.

Di vostra Paternità Rev.ma

 

Torino, 16 Dicembre 1864.

           Umil.ma figlia e serva in C.

           Suor Maddalena Teresa

 

 

Era stata consegnata a D. Bosco la Commendatizia del Vescovo di Susa il giorno 19 gennaio, ma l'aspettata con vivo desiderio era quella del Vicario Capitolare di Torino. Questi si trovava ad aver dinnanzi un problema da sciogliere che doveva interessare grandemente tutta la diocesi, per tante ragioni facili ad intendersi. Noti dobbiamo omettere che qualche rispetta­bile ecclesiastico suo consigliere non vedeva di buon occhio la Pia Società. Pertanto D. Bosco che aveva già pregato il Can. Vogliotti a fargli cedere, mediante equo compenso, una striscia di prato in Valdocco, appartenente al Seminario, gli scriveva in questi termini:

 

Ill.mo e M. Rev.do Signore,

 

Fra tanti che continuamente La disturbano annoveri anche me ed abbia pazienza. Se può condurre le trattative del terreno che occorre ancora, per l'area della desiderata chiesa, a qualche buon termine, mi fa molto piacere e mi raccomando.

Mi raccomando pure per la nota commendatizia per la povera no­stra Società; perchè io temo molto che qualche nicchia del Campo Santo venga ad incagliare i miei progetti.

Compatisca il disturbo e gradisca che Le auguri ogni bene dal Si­gnore e mi professi con pienezza di stima,

Di V. S. Ill.ma e M.o R.a

 

Torino, 26 Gennaio 1864.

Obbl.mo Servitore

Sac. Bosco Giovanni.

 

 

In que' giorni oltre la commendatizia del Vescovo di Susa, gli recava sollievo una lettera di un suo grande amico.

 

 

Sia lodato Ges√π Cristo nel SS. Sacramento.

 

Roma, 21 Gennaio 1864.

 

Molto Rev.do Sig. D. Bosco,

 

Esco dall'udienza del Santo Padre, il quale sta benissimo e mi trat­tenne a lungo con molti discorsi. Mi lasciò di scrivere alla S. V., man­dandole di cuore la Sua Santa Benedizione da me chiesta pel caro Don Bosco e per tutti i suoi figli spirituali.

Insieme con questa benedizione Le mando pure cento mila cordia­lissimi saluti e mi raccomando alle sue preghiere. Se posso qualche cosa mi scriva prima della Quaresima e sarà servito.

Il Padre Oreglia, nella cui camera scrivo con molta fretta, mi lascia di salutarla insieme col fratello Cavaliere.

Di cuore tutto suo per Ges√π Cristo,

 

Fedelissimo servo

Manacorda Emiliano, sacerdote.

 

 

Casa Colombo, Via Pane Perna.

 

 

La benedizione del Papa, la speranza per la desiderata approvazione della Pia Società, aggiungevano nuova fiamma all'ardore che animavalo per la sua nuova Chiesa. Appena la stagione lo avrebbe permesso si sarebbero ripresi i lavori.

Fin d'allora si dava attorno per avere i soccorsi necessarii. Ricordava un'antica promessa al Conte Cibrario, il quale rispondevagli:

 

              

 IL GRAN MAGISTERO

DELL'ORDINE DEI SANTI MAURIZIO E LAZZARO

 

Torino, il 21 Gennaio 1864.

 

A seguito di mia proposta e in udienza d'oggi S. M. il Re, Generale Gran Mastro, si è degnata di concedere una largizione straordinaria di L. 250 sul Tesoro Mauriziano, quale concorso dell'Ordine nella costruzione di una nuova Chiesa in Valdocco.

Mentre mi è grato di avere ad annunziare a V. S. Ill.ma questo nuovo tratto della Reale Munificenza. La prevengo che il relativo mandato di pagamento, spedito in di lei capo, sarà deposto fra pochi giorni presso questa Tesoreria.

Colgo intanto quest'opportunità per rinnovarle gli atti della mia distinta considerazione.

 

Il Ministro di Stato

Primo Segretario di S. M. Sen. del Regno

Cibrario.

 

 

D. Bosco aveva anche iterate le sue domande al Municipio di Torino per ottenere il sussidio solito a destinarsi per la costruzione e di una nuova Chiesa parrocchiale. Ma non ebbe ri­sposta favorevole.

 

 

               CITTÀ DI TORINO

III ufficio. Protocollo dell'ufficio N. 126.

Risposta alla lettera del 24 dicembre p. p.

 

Torino, addì 28 Gennaio 1864,

 

Il Municipio non ha finora preso impegni per concorrere alla costruzione di chiese che non fossero parrocchiali. Nè bastò che i costruttori avessero il disegno o la speranza di ottenere dalla Curia Arcivescovile l'erezione in parrocchia delle loro chiese, per indurre l'Amministrazione Comunale a prestare il suo concorso. Lo stesso sussidio, votato in favore della Chiesa di Vanchiglia, fu preceduto dalla formale assicurazione che quella chiesa sarebbesi eretta in Parrocchia ed il Sig. Curato della SS.ma Annunziata diede ogni guarentigia.

Il sottoscritto pertanto, non potendo discostarsi dalle deliberazioni prese dal Consiglio, deve con suo rincrescimento dire all'Onorevole Sig. D. Bosco, che allo stato delle cose, non può accogliere con favore la sua domanda.

 

L'Assessore

Baricco.

 

 

Questo non era stato che un tentativo con poca probabilità di riuscita, ma la speranza di D. Bosco si appoggiava sulla carità dei fedeli.

Fra i primi il Canonico Lorenzo Gastaldi facevagli una generosa proposta.

 

Via Giulio, Torino, 28 Febbraio 1864.

 

Molto Rev. Signore e amico mio carissimo,

 

Ho promesso di dare ad imprestito a V. S. Lire 5000 per 20 anni senza interessi, ad oggetto di erigere una Chiesa pubblica vicino all'Oratorio di S. Francesco di Sales: e manterrò senza dubbio la mia promessa. Ma che direbbe V. S. se io invece le offerissi in proprietà Lire 2000 da pagarsi entro il prossimo giugno, purchè a quel tempo le fondamenta della Chiesa fossero già incominciate? Abbia la bontà di prepararmi una risposta per Venerdì 6 Marzo verso le sette della sera.

Sempre con tutto il rispetto ed affetto, di V. S. Ill.ma molto reverenda,

 

Dev.mo

Can. Lorenzo Gastaldi.

 

 

Ma D. Bosco, mentre cercava elemosine, studiava anche il modo di ridurre a meno le spese. Si rivolse pertanto al Commendatore Bona, Direttore generale delle ferrovie, incoraggiato da una promessa che aveva da lui ricevuta. E Commendatore e il Ministero dei Lavori Pubblici continuavano a raccomandare giovanetti.

 

Ricorro a V. S. Chiarissima per un'opera di pubblica beneficenza. Nel popolatissimo quartiere di Valdocco avvi una grande estensione di caseggiati abitati da circa trentamila cittadini, fra cui non vi è Chiesa nè grande nè piccola pel Divin culto.

Spinto dal bisogno e dal desiderio di provvedere a questa grave deficienza, ho divisato di tentare la costruzione di una Chiesa che possa servire e pei giovani che soglionsi qui radunare nei giorni festivi e pel pubblico che desidera approfittarne. A tale effetto si è già fatto acquisto del terreno e fu già trasmesso agli edili l'analogo disegno.

Ogni cosa si cominciò e si affidò alla carità cittadina e molti vi hanno già preso parte. Trattandosi ora di dar principio alla costruzione, si fece acquisto di ducentomila miria di pietre in Borgone. Egli è pel trasporto di queste pietre che, eziandio a nome dei cittadini di Valdocco, mi raccomando alla nota bontà di Lei implorando il trasporto gratuito di questi materiali da Borgone a Torino.

È questa un'opera che riguarda al pubblico vantaggio per cui Ella tanto volentieri ci prende parte. Pertanto pieno di fiducia di essere favorito l'assicuro della gratitudine di tutti i beneficati e specialmente da parte mia, che reputo sempre il massimo degli onori ogni volta che mi è dato di poterle augurare ogni bene dal cielo; e professarmi

Di V. S. Ill.ma

 

Obbl. Servitore

Il Sac. Giovanni Bosco.

 

 

Le faccende che occupavano D. Bosco per la chiesa non disturbavano l'andamento ordinario, benchè tanto meraviglioso, dell'Oratorio.

D. Bosco aspettava commendatizie e sussidi, mentre i giovani attendevano l'avveramento delle sue predizioni. Egli l'II gennaio aveva detto che in questo stesso mese sarebbe morto un artigiano e fra tre mesi due altri alunni. In quanto al primo aveva aggiunto che sarebbe andato a terminare il carnevale in paradiso.

Ora, il 29 gennaio, palesava all'infermiere che assistevalo una circostanza di tempo riguardo ai due altri alunni, della quale abbiamo un prezioso documento in conferma.

 

Pro memoria. Oratorio di S. Francesco di Sales il 30 gennaio 1864.

 

Ecco qui sotto vergate le precise parole dettemi dall'Ill.mo e M. Rev.do Sig. D. Bosco, mio padrone e tutore dell'anima mia la sera delli 29 di gennaio, mentre si coricava. - Caro Mancardi! Nota bene: due sono gli artigiani che prima del finire della prossima vegnente quaresima dovranno andare in paradiso. Sono Tarditi e Palo. Sta attento.

 

Mancardi Ignazio

Infermiere.

 

Questo foglio fu sigillato e consegnato, nello stesso giorno nel quale era stato scritto, nella nostra Prefettura con questo indirizzo:

Al Chiarissimo Sig. D. Alasonatti, Prefetto. - MANCARDI.

 

D. Alasonatti Vittorio, ricevuto il plico, avuta confidenzialmente notizia del contenuto, vi scrisse sopra: Predizioni di D. Bosco da aprirsi dopo Pasqua 1864.

Ma una prima conferma della veridicità di D. Bosco si ebbe in questo stesso giorno. Si legge nelle tavole necrologiche:

“ 30 gennaio: Muore all'Ospedale del Cottolengo il giovane Cavaglià Stefano da Santena in età di anni 18 ”. Il 9 febbraio era l'ultimo giorno di carnevale.

Ed ora continuiamo a seguire la cronaca di D. Ruffino anche nelle sue minutezze.

“ I  febbraio. - In questa settimana scuole regolari ”.

“ 2 febbraio. - Purificazione di Maria SS. Benedizione delle Candele ”.

“ 3 febbraio. - S. Biagio. Benedizione della gola ”.

“ 4 febbraio. - D. Bosco disse alla sera parlando ai giovani:

- Voglio che facciamo tre carnovali. Due per noi ed uno per gli altri. Il primo per noi sia del corpo. Voglio che in questi giorni abbiate qualche cosa di più a tavola; ma di ciò lasciamo il pensiero a D. Savio. Il secondo per noi sia per risarcire il Signore delle offese che riceve in questi giorni. S. Geltrude vide Gesù Cristo con accanto S. Giovanni Evangelista che scriveva. Chiese che cosa scrivesse l'Apostolo, e le fu risposto scrivere esso le opere che dai buoni Cristiani si fanno in questi giorni. Il terzo carnovale sia per le anime purganti coll'acquistare le sante Indulgenze. Una cosa ancora che non dovrei dire, ma bisogna che faccia il mio dovere. Prima di Pasqua vi sono nella casa giovani che vogliono andate in Paradiso e sono in numero plurale!

” Privatamente aveva già detto: - Fino ad ora la morte lavorò fra gli studenti; ora lavorerà fra gli artigiani: - Soggiunse poi: - Sono quelli che prima di Pasqua vogliono andare in paradiso ”.

“ 5 febbraio. - Per le questioni col R. Provveditore degli studii di Alessandria, D. Bosco manda una sua lettera a Mirabello ”.

” 6 febbraio. - Ventisette chierici, si presentano all'esame in Seminario e ottengono: Uno la lode; tre il per optime: quindici l'optime: sei il fere optime: due, bene. È  indicibile l'interesse che i giovani prendono colle loro preghiere alla buona riuscita di questi esami de' loro maestri ed assistenti ”.

In questa decade l'Oratorio ebbe i suoi speciali sollazzi.

“ Il 7 febbraio Domenica di Quinquagesima si recitò nel teatro S. Eustachio, tragedia, o dramma sacro in versi, di Mons. Allegro. Riuscì in modo da non potersi desiderare di meglio e tutta la rappresentazione terminò alle 9 ½, secondo il volere di D. Bosco ”.

Questa pregievolissima composizione recitata una volta sola tempo prima, nel Seminario di Albenga, era stata dimenticata. Ma D. Bosco facendola presentare più volte, anche negli altri suoi collegi, e dandola alle stampe con più edizioni, le acquistò una fama imperitura perchè meritata. Co­loro che intervenivano alle serate teatrali dell'Oratorio erano il fiore della Società di Torino e di altre città. Da un elenco che D. Bosco fece redigere nel 1864, degli invitati alla Comedia latina e feste principali che hanno luogo nel corso del­l'anno, nell'Oratorio di S. Francesco di Sales Torino Valdocco, noi leggiamo 245 nomi di personaggi fra i più importanti del Clero, come Vescovi, Canonici, Superiori di ordini religiosi, Direttori d'Istituti, Parroci e sacerdoti; fra i più no­bili di famiglie patrizie; fra i più distinti per lauree, cattedre delle scuole pubbliche e della Regia Università; fra i primarii addetti al Ministero dell'Istruzione pubblica e ad altri Mi­nisteri; si aggiungano que' de' banchieri, de' professori, degli avvocati, de' medici e' notai, de' giudici, de' giornalisti Cat­tolici. Ad ogni nome era scritto in margine l'indirizzo e l'invio  comprendeva anche la famiglia. In questo elenco non mancava il nome di quelli che prima avevano appartenuto all'Oratorio, come il Teologo Carpano Rettore in S. Pietro in Vincoli, D. Turchi Giovanni, professore di Valsalice, D. Grassino G. B., Direttore del Seminario di Giaveno.

Ad ogni recita chi spediva gli inviti trascriveva questo elenco, che per decessi o per assenze modificavasi ogni anno; ed era tolto ogni pericolo di scordare qualcuno degli invitandi.

Così i figli del popolo incominciavano il loro carnovale colla più eletta cittadinanza di Torino.

Continua la Cronaca: “ 8 febbraio. - Levata alle 6; ci fu scuola mezz'ora più tardi, cioè al mattino alle 9 e ½, alla sera dalle 2 ½, fino alle 4. Non si fece l'esercizio di buona morte perchè l'ultimo era stato fatto da poco tempo. Tuttavia D. Bosco alla sera confessò i giovani e dopo le orazioni raccomandò che il giorno seguente tutti facessero la S. Comunione o Sacramentale o Spirituale; ed aggiunse: - Ciascheduno procuri domani di andare in Chiesa per fare visita al SS. Sacramento: ma non una visita lunga: 4, o 5 minuti, e non più: non voglio che perdiate la ricreazione. - Dopo cena non vi fu scuola di canto. Prima D. Bosco aveva ordinato che si facesse, ma poi sentendo che mancavano alcuni maestri revocò l'ordine. Gli premeva che i giovani in questa sera fossero radunati e non dispersi in cortile “.

“ 9 febbraio. - Giorno di carnevale. Al mattino dopo la santa Messa si dà un'ora e mezzo di ricreazione. A pranzo, minestra, vino, pietanza e frutta. Dopo il pranzo il giuoco della pignatta. Per appagare tutti ciascuna scuola ruppe la propria pignatta. I maestri trassero a sorte in iscuola i nomi di coloro che dovranno romperla. Alle 3 si va in chiesa: vespro, dialogo tra il Teologo Borel e D. Cagliero: benedizione col SS. Sacramento. Il teatro termina alle 9. A cena i giovani oltre la minestra ebbero vino e pietanza. Le orazioni si dissero in refettorio ”.

“ 10 febbraio. - Giorno delle ceneri che sono messe sulla fronte dei giovani. Vacanza come al giovedì ”.

“ II febbraio, giovedì. - Scuola regolare. Coloro che debbono andare a far il catechismo della quaresima agli esterni pranzano mezz'ora prima degli altri e quindi si recano alle classi loro destinate. Gli studenti invece di uscire dalle scuole al mezzodì escono al quarto. Nelle scuole di prima e seconda ginnasiale, oltre la solita lezione settimanale di catechismo, se ne dànno altre due ogni settimana ”.

 

 

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