D. Bosco si adopera perchè sia approvata da Roma la Pia Società - Fa copiare le Regole - Riceve lettere commendatizio di cinque Vescovi - Scrive al Can. Vogliotti e gli è' consegnata la Commendatizia dei Vicario Capitolare di Torino - Conferenza del Capitolo dell'Oratorio e accettazione di nuovi socii - D. Bosco spediste una sua lettera al Santo Padre, le Regole, le Commendatizie e alcune carte relative alla Pia Società - Il Card. Antonelli riceve il plico con un foglio di D. Bosco - Risposta del Cardinale - I documenti mandati da D. Bosco sono consegnati ali Papa e da lui rimessi alla Sacra Congregazione dei VV. e RR. - Relazione del Consultore sulle Regole della Pia Società alla Sacra Congregazione.
del 01 dicembre 2006
In una grave ma soave occupazione erasi intrattenuto D. Bosco nei giorni di carnevale e nei seguenti.
Il 9 febbraio, narra la Cronaca, D. Bosco fa trar copia delle Regole della Pia Società per mandarle al Papà ed ottenerne l'approvazione ”.
Le sue Istituzioni però non erano complete interamente e l'ultimo passo doveva essere fatto nel 1875 coll'opera dei cooperatori.
Intanto alle lettere commendatizie dei Vescovi di Cuneo di Acqui e di Susa si erano aggiunte quelle dei Vescovi di Mondovì e di Casale.
D. Bosco perciò, costretto dalla necessità, ancor una volta si rivolgeva al Can. Vogliotti.
 
Ill.mo e M. R.do Signor Rettore,
 
Venerdì prossimo mattino avrei un'occasione sicura per fare pervenire il mio piego alle mani dei S. Padre; non mi manca più altro che la implorata commendatizia che V. S. Ill.ma e M. Rev.da mi aveva fatto sperare. Se pertanto EIla me la può terininare mi farebbe duplice favore e per la cosa in sè e per l'occasione favorevole che mi si presenta. Voglia perdonarmi il replicato disturbo e mi creda quale con sincera gratitudine ho l'onore di potermi professare,
Di V. S. Ill.ma e Rev.ma
 
Torino, 10 Febbraio 1864.
 
Obbl.mo Servitore
Sac. Bosco GIOVANNI.
 
Colla risposta ei riceveva il desiderato documento.
 
COMMENDATIZIA DEL VICARIO GENERALE DI TORINO.
 
Nei presenti gravi bisogni d'istruzione ed educazione sì religiosa che, civile ci riesce di dolcissima consolazione il Vedere come l'Oratorio di S. Francesco di Sales, fondato or sono tre lustri dal benemerito Sacerdote Bosco D. Giovanni nelle regioni di Valdocco in questa città, non solo si conservi ma fiorisca e vada ampliandosi di casa e di persone.
 In questo convitto, ossia Oratorio, sono raccolti molti giovani che per difetto di parenti o per mancanza di fortuna, sarebbero quasi abbandonati a se stessi, od almeno sforniti dei mezzi di ricevere un'educazione cristiana e civile adattata alla loro condizione. Molti di questi giovani vengono ammaestrati in qualche arte o mestiere, con cui potersi procacciare onestamente il vitto; altri vengono avviati agli studi inferiori ed addottrinati nelle belle lettere, per intraprendere poi un corso regolare di studi conveniente alla loro condizione e capacità. Fra questi non pochi abbracciarono lo stato Ecclesiastico, e terminato lo studio Teologico furono promossi al Sacerdozio e cooperano con zelo alle sollecitudini del comun loro Padre.
Dall'Oratorio predetto dipendono pure due altri Oratorii cioè quello detto dell'Angelo Custode nel borgo di Vanchiglia e l'altro di S. Luigi a Porta Nuova, nei quali Oratori si radunano nei di festivi molte persone per udire la S. Messa e l'istruzione della Dottrina Cristiana e vengono esortate alla santificazione delle feste nonchè alla frequenza dei SS. Sacramenti. Tante cure e fatiche adoperate da questo egregio Sacerdote nel rinfrancare i giovanetti buoni nel sentiero della virtù e ritrarre altri dalla via dell'errore e del vizio, tanto zelo per la salute spirituale ed anche temporale del prossimo e per educare al Santuario giovani di buone speranze, meritano certamente i distinti encomii del Superiore Ecclesiastico. Questi novelli Sacerdoti poi e coadiutori del lodato Sacerdote vivono sotto certi regolamenti e con tale regolare condotta he riescono di edificazione agli allievi alla loro cura affidati. Motivo per cui credo degno di essere raccomandato alla S. Sede questo pio Sacerdote, acciò ottenga quelle grazie e favori che possono procurare incremento all'Oratorio e Religiosa in miglia, e recar maggior bene spirituale alla città e diocesi di Torino.
Quindi è che lo raccomandiamo umilmente e con calore alla bontà del Santo Padre gloriosamente regnante, ben persuasi che le nostre raccomandazioni saranno benignamente accolte e che le benedizioni del Santo Padre porteranno all'Oratorio i più grandi vantaggi
Torino dalla Curia Arcivescovile, li II febbraio 1864.
 
GIUSEPPE ZAPPATA Vic. Gen. Capii.
T. GIUSTETTI G. Segret.
 
D. Bosco, appagato quel suo desiderio, radunava in sua camera l'II del mese i membri del Capitolo per dar loro la consolante novella di quelle pratiche fin'ora riuscite, e per loro proporre alcuni alunni che desideravano di far parte della Congregazione. Sì legge nel Verbale del Capitolo:
Li II febbraio 1864 radunatosi il Capitolo della Società di S. Francesco di Sales furono accettati alla prova: Ansaldi Bernardo, Bonetti Enrico, Cerruti Felice, Grassi Giovanni, Norza Pietro.
Il giorno dopo ei consegnava ad un messo speciale le commendatizie dei Vescovi, le Regole e una lettera sua indirizzata al sommo Pontefice.
 
Santissimo Padre,
 
Coll'unico scopo e soltanto col desiderio di promuovere la gloria di Dio e il bene delle anime, umile, mi prostro ai piedi di V. S. per domandare l'approvazione della Società di S. Francesco di Sales. È questo un progetto da me molto meditato e lungo tempo desiderato. L'anno 1858 quando io aveva la felice ventura di potermi presentate a V. S., all'intendere gli sforzi che faceva l'eresia e l'incredulità per insinuarsi nei popoli e sopratutto fra la povera ed inesperta gioventù, accoglieva con segno di gradimento l'idea di una Società, che di quella pericolante porzione del gregge di Gesù Cristo si prendesse cura particolare. La medesima S. V. degnavasi di tracciarmene le basi, che io ho fatto quanto ho potuto per svolgere in questo piano di regolamento. Ma sebbene io abbia avuto ferma volontà e siami secondo le mie deboli forze adoperato per mettere in opera i consigli di V. S., tuttavia nella esecuzione del lavoro temo di essermi di troppo, in cose anche essenziali, allontanato da quanto erami proposto. Per questo motivo io domando piuttosto la correzione di queste progettate costituzioni, anzichè l'approvazione.
Pertanto Vostra Santità, o chi Ella si degnerà di deputare, corregga, aggiunga, tolga quanto giudicherà tornare a maggior gloria di Dio. Io non farò osservazione di sorta, anzi mentre mi offro di dare qualunque spiegazione, che si ravvisi necessaria ed opportuna, mi professo fin d'ora obbligatissimo verso di chiunque mi aiuterà a perfezionare gli statuti di questa Società e ridurli quanto più possibile, stabili e conformi ai principi di Nostra Santa Cattolica Religione.
Gli statuti sono composti di 16 capitoli, divisi in brevi articoli di cui unisco una copia. In foglio a parte si dà ragione di alcune cose più importanti.
I Vescovi di Acqui, di Cuneo, di Mondovì, di Susa, di Casale e il Vicario Capitolare di questa nostra Archidiocesi ebbero la bontà di fare commendatizie in favore della medesima Società. Essa attualmente è composta di oltre settantacinque Socii, tutti deliberati d'impegnare vita e sostanze per la gloria di Dio e per la salute delle anime.
Mentre noi tutti nella preghiera aspettiamo le decisioni del Supremo Gerarca della Chiesa, di Vostra Santità, ci prostriamo supplicandola di volerci anticipare il segnalato favore coll'impartire ad ognuno la Vostra Santa Apostolica Benedizione, intanto che a nome di tutti ho il massimo degli onori di potermi dichiarare ai piedi di V. S.
 
Torino, 12 febbraio 1864.
 
Umil.mo, obbl.mo aff.mo figliuolo
di S. Chiesa e di V. Santità
Sac. Bosco Giovanni
 
 
 
Alla lettera univa il seguente foglio:
 
COSE DA NOTARSI INTORNO ALLE COSTITUZIONI DELLA SOCIETÀ
DI SAN FRANCESCO DI SALES
 
Lo scopo di questa Società, se si considera ne' suoi membri, noti è altro che un invito a volerà unire in ispirito tra di loro per lavorare a maggior gloria di Dio e per la salute delle anime a ciò spinti dal detto di S. Agostino: Divinorum divinissimum est in lucrum animarum operari.
Se poi si considera in se stessa ha per iscopo la continuazione di quanto da circa 2o anni si fa nell'Oratorio di S. Francesco di Sales. Imperocchè si può dire che qui non si fece quasi altro che ridurre la disciplina, praticata finora in questo Oratorio, ad un'ordinata Costituzione, secondo il consiglio dei Supremo Gerarca della Chiesa.
In questo regolamento non si parla esplicitamente dei Sommo Pontefice, sebbene sia scopo principale di esso il sostenere e difenderne l'autorità con tutti quei mezzi che i tempi, i luoghi, le persone permetteranno di poter prudentemente usare. Il motivo per cui si esprime meno esplicitamente si è che questa casa essendo già stata più volte perquisita dall’Autorità civile, ad oggetto di trovarvi relazioni compromettenti (si diceva) con Roma, quindi la Società correrebbe rischio di essere posta a repentaglio, qualora questo regolamento, cadendo in mano a taluno vi si trovassero espressioni non opportune
In quanto al costitutivo delle regole, ho consultato e, per quanto convenne, ho eziandio seguito gli statuti dell'Opera Cavanis di Venezia, le costituzioni dei Rosminiani, gli statuti degli Oblati di Maria Vergine, tutte corporazioni o società religiose approvate dalla S. Sede. I Capitoli 5°, e 7° che riguardano la materia dei voti, furono quasi interamente ricavati dalle costituzioni de' Redentoristi. La formola poi dei voti fu estratta da quella dei Gesuiti.
Nel capitolo 8°, articolo 2°, si domanda che i chierici siano posti sotto la giurisdizione dei Superiore Generale della Società. - I° Perchè questa società, avendo unione di case di diocesi diverse, non potrebbe disporre de' suoi membri Secondo i varii bisogni, giacchè potrebbero essere dall'Ordinario liberamente inviati altrove a piacimento.
2° Ne' nostri Stati essendo gli ordini religiosi legalmente soppressi, quei pochi che sono eccettuati non potendo più godere alcun privilegio nel richiamo della leva militare, devono ricorrere ai Vescovi che, secondo le leggi finora conservate, possono richiamarne alcuni, cioè ogni ventimila richiamare annualmente un chierico. Per la qual cosa è di tutta necessità che i membri aspiranti allo Stato Ecclesiastico si possano mandare da una casa ad un'altra secondo che il Vescovo Ordinario della medesima può o non può richiamarli dal servizio militare.
3° Havvi ancora una terza ragione che riguarda al sacro ministero I membri di essa hanno per iscopo di esercitarlo verso la gioventù che è un lavoro delicato e difficile e che per lo più non s'impara che coll'esperienza e con lungo studio, specialmente vivendo e trattando con coloro stessi di cui si vuole prendere cura. Questa esperienza, questa unità di spirito si potrebbe difficilmente acquistare e mantenere, senza che il Superiore generale abbia piena giurisdizione sopra i membri della Società.
La persona di fiducia giunta a Roma, secondo le istruzioni ricevute, consegnava al Card. Antonelli il plico ed una lettera di D. Bosco. In questo foglio ei si raccomandava a quell'Eminentissimo, Perchè si degnasse di presentare al Papa i documenti trasmessigli: e nello stesso tempo gli mandava un suo manoscritto con brevi notizie della Pia Società, indirizzato alla Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari.
Il Cardinale rispondevagli:
 
Ill.mo Signore,
 
Il desiderio manifestatomi da V. S. Ill.ma col foglio in data 12 dei corrente ebbe pronto effetto con deporsi nelle venerate mani dei S. Padre il regolamento da Lei inviato con corredo di alcune carte relativamente alla Congregazione religiosa, di cui Egli ebbe già a lodare il progetto quando la S. V. trovavasi qui a tenergliene discorso.
La compiacenza allora espressale dall'Augusto Pontefice sarà bastevole a farle immaginare con quale interesse siensi or da Lui accolti i rassegnatigli documenti.
Quanto a me non occorre dirle del piacere e della premura nel compiere la raccomandatami onorevole consegna, potendo ben Ella argomentare dalla parte da me presa sul principio, come Ella stessa ricorda nel menzionato foglio, sul commendevole suo intento.
Nel pregare dall'Altissimo a di Lei riguardo benedizioni e favori corrispondenti al pio e fervoroso zelo ond'Ella tanto si adopera in vantaggio della Religione e della Chiesa, mi è grato confermarle i sensi della mia distinta stima.
Di V. S. Ill.ma
 
Roma, 19 Febbraio 1864,
        Servitor vero
G. C. ANTONELLI.
 
 
Il Papa infatti colla solita bontà, mostrando speciale premura per quei documenti, li trasmise al Cardinale Quaglia, Prefetto della Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari. Il Cardinale li fece consegnare al Pro - Segretario della suddetta Sacra Congregazione accompagnati dalla seguente lettera.
 
Ill.mo e Rev.mo Sig. P.ne Col.mo,
 
In adempimento dei venerati comandi del S. Padre mi reco a premura di rimettere qui acchiuso a V. S. Ill.ma e Rev.ina un plico contenente gli statuti della Società di S. Francesco di Sales tracciati dal Sac. Giovanni Bosco di Torino che ne è il fondatore.
Giusta la mente di S. S. occorre che Ella deputi un consultore di cotesta Sacra Congregazione per prenderli ad esame, e quindi voglia farne alla stessa S. S. la debita relazione.
In tal congiuntura mi pregio ripeterle i sensi della mia distinta e rispettosa stima.
Di V. S. Ill.ma e Rev.ma
 
Li 18 Febbraio 1864.
 
Dev.mo Obbl.mo Servo
LUCA PACIFICI.
 
Dietro a questo foglio fu scritto: Die 18 feb. 1864. P. Savini Consultori pro voto. - S. Svegliati Pro - Secretarius.
Il Consultore esaminate le Regole, presentava il suo giudizio alla Sacra Congregazione col seguente scritto.
 
RELAZIONE DI FR. A. SAVINI
SULLE REGOLE DELLA SOCIETÀ DI S. FRANCESCO DI SALES.
 
Dal benemerito Sac. Gio. Bosco sono circa sei anni, ebbe principio in Torino l'istituto denominato Società di S. Francesco di Sales, nello scopo d'assistere la gioventù, massime povera, con aiuti spirituali e temporali. Si compone esso di Sacerdoti, chierici e laici, legati dai voti semplici di povertà, castità ed obbedienza, prima temporanei, poscia perpetui, governati da un Rettor maggiore a Vita, assistito da Consultori. Presentemente tale società conta tre case e più di settantacinque individui.
Avendo il fondatore chiesta alla S. Sede l'approvazione dell'Istituto e relativi statuti, Monsignor Prosegretario ha voluto demandarne l'esame per l'analogo parere al Consultore Fra Angelo Savini Carmelitano. Sembra al medesimo alquanto prematura la domanda d'approvazione per una Società di fresca data, non per anco fornita di un corpo completo di regolamenti, nè decorata di un decreto di lode. Il quale decreto potrebbe senza più accordarsi alla medesima in vista dello scopo santissimo, delle lodi che in due Brevi il Regnante Sommo Pontefice impartì alle buone opere dei Soci non che all'Istituto, e delle raccomandazioni dei Superiori Ecclesiastici di Torino, Casale, Mondovì, Susa, Cuneo, Acqui e intanto comunicare le osservazioni sugli Statuti presentati.
Statuto N. 3 § I. - I. L'Educazione del clero giovane per disposizione canonica è attributo esclusivo dei Vescovi. In Italia tale legge è ora nel suo pieno vigore e se non fosse converrebbe in tutti i modi richiamarla. Sembra che l'introduzione di un Istituto avente per scopo l'educazione del giovane clero possa generare col tempo gravi difficoltà.
Statuto N. 3 § 7. - II Non sembra prudente vietare ai Socii di prendere parte a cosa che possa comprometterli in fatto di politica e meglio sarebbe lasciare la cosa secondo le norme del diritto comune.
Statuto N. 4 § 9. - III. Pare troppo che il Superiore abbia facoltà di sciogliere i voti anche perpetui; sarà meglio obbligare i socii di ricorrere alla Santa Sede, la quale per tale via potrà conoscere meglio lo stato interno del Corpo.
Statuto N. 5 § 3. - IV. Il Paragrafo 3 del N° 5° in cui si determina quando il precetto del Superiore obbliga sotto colpa mortale potrebbe forse in pratica recare difficoltà e si crederebbe ben fatto cancellarlo interamente.
Statuto N. 8 § 4. - V. Sembra troppo per ora accordare ad un Istituto nascente il privilegio delle Sacre Ordinazioni, proprio degli Ordini approvati. Ad altri nuovi Istituti è stato negato.
Statuto N. 9 § 2. - VI. Per i contratti ed alienazioni non si fa motto delle Costituzioni Apostoliche. Sembra ben fatto ricordarle ed inculcarne l'osservanza, accordando qualche larghezza per un tempo determinato.
Statuto N. 9 § 4. - VII. Nei casi di correzione ed anche deposizione del Rettor Maggiore, in luogo di convocare il Capitolo sarebbe salutare ad un Istituto novello di prescrivere come unico rimedio il ricorso alla S. Sede, da cui otterrebbe le opportune disposizioni reclamate dal caso.
Statuto N. 10 § 2. - VIII. Come pure la conferma del nuovo eletto Rettor Maggiore, come che a vita, è meglio che sia devoluta alla Sacra Congregazione, non al Vescovo della Casa Madre.
Statuto N. 12 § I e 2 - IX. Per la fondazione di nuove Case, accettazione di Seminarii Vescovili, recezione all'abito, e professione dei novizii (N. 13 § I. e segg.) non si toccano le licenze necessarie della S. Sede: meglio fia ricordarle, ed ingiungerne la richiesta.
Statuto N. 14 § 4. - X. Un'ora sola al giorno di orazione tra mentale e vocale sembra poca, e sarebbe pur bene determinare il numero dei giorni destinati agli Esercizii spirituali, che viene taciuto.
Statuto X. 16. - XI. Crederei ben fatto cancellare tutti gli articoli di questo Numero 16, come quelli che presentano una novità nelle affigliazioni all'Istituto di persone estranee, ed un vero pericolo, fatta ragione dei tempi che corrono e dei luoghi poco sicuri.
Statuto N. 17. - XII. Non sarebbe male che nella formola della Professione si ponesse il nome e cognome del Rettor Maggiore e si togliessero le parole volermi comandare senza riserbo - che potrebbero cambiarsi in queste: - volermi comandare a tenore del nostro regolamento.
XIII. Come ad altri, così a questo Istituto potrebbe prescriversi il rendiconto triennale alla S. Sede tanto pel materiale, quanto per le cose dello spirito.
 
Traspontina, 6 aprile 1864.
 
Fr. ANGELO SAVINI Carmelitano.
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