Conferenza di D. Bosco ai Salesiani: i lavori e le indulgenze ottenuto dal Sommo Pontefice - Parlata di D. Bosco ai giovani: amore di Pio IX per l'Oratorio: valore dell'indulgenza plenaria: ritratto del Papa con suo autografo - Incarica il Direttore di Lanzo di ringraziare i suoi alunni per una lettera che gli hanno mandata a Roma, e di assicurarli dell'affetto che loro porta - Carnevale - Suffragii per un allievo defunto - Don Bosco parla di Roma; il demonio e l'acqua benedetta - Annunzio della Vita di S. Giuseppe in preparazione alla festa del santo Patriarca - I Catechismi della Quaresima e un catechista insigne - Circolare che annunzia l'estrazione della Lotteria e raccomanda lo spaccio dei biglietti -Quel che fece D. Bosco nel suo passaggio a Bologna - Lettere che manifestano l'affetto dei Romani per D. Bosco - Sua lettera che approva la decisione di un avvocato - Articolo dell'Unità Cattolica per lo spaccio degli ultimi biglietti di Lotteria - Lettere di D. Bosco per raccomandarli a varii benefattori e al Duca d'Aosta - Il Ministro di Agricoltura, Industria e Commercio ed il Municipio di Torino accettano i biglietti mandati da D. Bosco -Lettere dei Vescovo di Guastalla a D. Cagliero.
del 04 dicembre 2006
Il 3 marzo, domenica di Quinquagesima, dopo le sacre funzioni Don Bosco radunava a conferenza tutti i confratelli della Pia Società. Erano presenti il Direttore di Lanzo, Don Cerruti Francesco rappresentante il Direttore di Mirabello e Don Pestarino Domenico di Mornese. Questi tre esposero lo stato delle proprie case; e Don Bosco parlò dell'Oratorio, del suo viaggio, della speranza che presto sarebbe approvata canonicamente dalla S. Sede la Pia Società, del progetto di aprire una Casa Salesiana in Roma, e dei favori concessi dal Sommo Pontefice.
Egli aveva ottenuto dal Papa tutto ciò che aveva domandato. Oltre le indulgenze già ricordate, Pio IX aveva data licenza ai preti di benedire le corone e le medaglie e concessa loro indulgenza plenaria ogni volta che celebrassero la Santa Messa: come pure licenza di leggere e ritenere libri proibiti. Questi privilegi però erano personali, e quindi riguardavano solo quelli che si trovavano in que' giorni nella Casa. E come se ciò ancora non bastasse tutte le indulgenze e i favori concessi all'Oratorio aveva estesi ai Collegi di Mirabello e di Lanzo.
Don Bosco aveva portato a tutti i suoi figli anche un crocifisso benedetto dal Papa con 400 giorni d'indulgenza ogni volta che gli si desse un bacio, oppure si desse a baciare ad altri; e l'indulgenza plenaria a tutti quelli che lo avrebbero baciato in punto di morte.
Dopo aver esposto queste cose ai Salesiani, coll'animo pieno d'affetto verso il Pontefice e verso i suoi giovani, parlò a questi dopo le orazioni della sera. Ecco gli appunti di ciò che disse a tutta la comunità:
Pio IX mi ha domandato: - D. Bosco, mi amano i vostri giovani?
- Santo Padre! se vi amano? gli risposi; vi hanno nel cuore! Il vostro nome lo portano intrecciato con quello di Dio! - Grande Pontefice! Nelle sue afflizioni, ne' suoi dolori, mentre tanti cristiani osano fargli guerra, egli trova la sua consolazione nell'udire che voi lo amate!
Ricordate l'elemosina di 400 lire che mandò all'Oratorio non è gran tempo con queste poche parole: - Un povero padre ai suoi poveri figli! - Ma egli ben altre prove volle darvi dell'amore che vi porta, vi concesse ciò che quasi mai si concede. D. Bosco gli domandò per voi l'indulgenza plenaria tutte le volte che farete la Comunione; di più l'indulgenza in articulo mortis, ancorchè non sia presente alcun prete autorizzato a darvi la benedizione papale; di più ancora l'indulgenza plenaria una volta al mese in forma di giubileo nell'Esercizio della Buona Morte.
Quando feci queste domande, Pio IX rimase un istante pensoso e senza parlare; ed in ultimo esclamò: - Facciamo uno sforzo di nostro potere. Sinora non ho concesso a nessuno quanto domandate; ma a voi lo concedo!
Io però, dubitando che il Papa non avesse capita tutta l'estensione della mia supplica, Aggiunsi: - E queste grazie solamente per alcuni? - Voleva io dire se per quelli solo della Congregazione o se anche per i loro alunni.
Pio IX replicò: - Se debbo concederle per alcuni, perchè non a tutti? - E così furono compresi tutti i giovani attualmente accolti nelle nostre case. Di quanti preziosi privilegi ci ha favoriti il Papa!
Ma voi domanderete: - Che cosa vuol dire indulgenza plenaria? - Vuol dire che quando vi confesserete bene, non rimarrete solamente assolti dal peccato, ma, fatta la Comunione, eziandio dalla pena temporale, dalle pene del purgatorio meritate pel peccato stesso. La pena temporale è condonata dall'indulgenza. Comunicatevi dunque sovente. Che bella fortuna saldare tutte le volte che si vuole le proprie partite col Signore, e saldarle completamente.
Pertanto, figliuoli miei, nella vostra vita non dimenticate mai che il Papa vi ama, e quindi dalla vostra bocca non esca mai parola che possa essere a lui d'insulto, le vostre orecchie non ascoltino mai con indifferenza ingiurie e calunnie contro la sacra sua persona, i vostri occhi non leggano mai giornali o libri, che osino vilipendere l'altissima dignità del Vicario di Gesù Cristo.
In fine vi dirò che si è pensato di procurarvi una memoria che vi ricordi l'amore e i privilegi coi quali il Sommo Pontefice volle onorarvi. Questa memoria, a chi la vorrà, costerà qualche cosa, perchè colui che la provvide dovette sborsare una bella somma.
- Ma quanto costerà questa memoria? - domanderete.
“ Ecco: 5 soldi; 25 centesimi. “
E' un bel ritratto di Pio IX in fotografia, il quale avrà dietro una pagella stampata, ove saranno notate le ultime grazie concesse dal Pontefice. A giorni questi ritratti saranno pronti e depositati in dispensa, donde verranno distribuiti a chi li richiederà.
Così aveva parlato D. Bosco. Applaudirono i giovani e tutti andarono a gara nell'acquistare il sopradetto ricordo. Esso, dinanzi, aveva il ritratto di Pio IX in piedi, in atto di benedire. Sotto l'effigie era imitato un autografo del Santo Padre, che egli aveva scritto sotto una fotografia presentatagli da D. Bosco:
Initium sapientiae timor Domini - subjugate intellectum vestrum.
PIUS P.P. IX.
 
A tergo portava stampata la seguente scritta:
 
S. S. PIO IX
felicemente regnante
in udienza del 12 gennaio 1867 concedeva al giovane ................
1° La sua speciale benedizione apostolica;
2° Indulgenza plenaria ogni volta che confessato si accosterà alla S. Comunione;
3° Indulgenza plenaria in articolo di morte.
Torino, 4 marzo 1867.
Sac. Giov. Bosco.
 
Questi, fin dal primo momento che era giunto a Torino, in cima ai suoi pensieri teneva anche gli alunni del Collegio di Lanzo, i quali, mentre egli era a Roma, gli avevano mandato una lettera di affettuosi saluti sottoscritta da tutti; e non ne avevano ricevuta risposta. Perciò dava incarico al Direttore, venuto a Torino per la festa di S. Francesco di Sales e per la Conferenza, di tornare al più presto fra i suoi giovani, per ripeter loro i sentimenti, che egli aveva già espressi a quelli dell'Oratorio, suggerendo quel di più che voleva fosse detto. E a Lanzo così parlava il Direttore nella sera del 4 marzo.
 Cari figliuoli. Eccomi stassera ad adempiere l'incarico commessomi da D. Bosco di parlarvi a nome suo. Ha fatto menzione di voi con tanto amore! Mi disse che vi aveva sempre presenti nella memoria, sempre scolpiti nel cuore; che nelle sue preghiere voi tenevate il primo posto, che mentre celebrava la S. Messa nel momento dell'elevazione diceva sempre a Gesù che vi benedicesse e che un solo era l'affetto che dominavalo: tornare in mezzo a voi, godere della vostra compagnia, esultare della vostra contentezza. Siete i suoi figliuoli e non volete che vi ami? Se entrava nelle sale dorate dei principi in mezzo al fiore della nobiltà romana, il discorso cadeva sempre su di voi che siete la sua gloria e la sua corona. Se nelle gallerie del Vaticano s'intratteneva coi Cardinali e cogli altri prelati, era sua soddisfazione raccontare i fatti della vostra pietà, la vostra compostezza nella chiesa, la vostra frequenza ai Sacramenti. Il Santo Padre lo mandava a chiamare ed era consolato nel parlare di voi e nell'udire come voi siate buoni cristiani e veri figli della Chiesa. D. Bosco andava a visitare Collegi e ai plausi di quei giovani egli gioiva, perchè in quei volti parevagli di vedere i vostri e a quelle voci parevagli di ascoltar le vostre.
D. Bosco mi disse pure che più di una volta col suo spirito era venuto a visitarvi, a passeggiare per i vostri corridoi, ad aggirarsi per le vostre camerate, ad osservare la vostra condotta, e che venendo saprà dirvi qualche cosa in proposito.
Ora che è tornato da Roma, non crediate che sia venuto a mani vuote! No! Ha portato a tutti un bel regalo, una medaglia e forse una corona per ciascuno, benedetta dal Sommo Pontefice, in memoria della sua gita a Roma. Di più, venendo a farvi una visita, darà a ciascuno un biglietto nel quale troverete scritti i benefizi, le indulgenze, le benedizioni che il S. Padre vi concede. Vedete da ciò quanto D. Bosco vi ami.
Ha sentito con dispiacere che non avete ricevuto risposta alla vostra lettera che gli fu tanto di gradimento. Esso la lesse e con infinito piacere. Aveva incaricato D. Francesia di rispondere, ma questi, distratto da molte occupazioni, si dimenticò; ha scritto a Torino, a Mirabello, ma Lanzo fu posto nel dimenticatoio, D. Bosco pertanto vuol riparare a questo errore ed egli stesso vi scriverà. Non vuole che i suoi cari figliuoli di Lanzo siano trascurati.
Siete contenti così? E sapete perchè D. Bosco vi ama tanto? Miei cari, avete un'anima redenta dal sangue di Gesù Cristo, voi siete destinati ad essere principi del Paradiso e un giorno, se voi lo meriterete, abiterete cogli angioli, in compagnia della Vergine benedetta. Coraggio adunque. Amate D. Bosco e amate l'anima vostra.
Si era nei giorni di Carnevale; e nell'Oratorio ai divertimenti e alle rappresentazioni teatrali si alternavano, gioconde, le pratiche religiose. D. Bosco avea ripreso il suo posto nel confessionale, con gioia di tanti giovani desiderosi di aprirgli il cuore. Il martedì, 5 marzo, si fece l'esercizio della Buona morte ed il Pater Noster solito a recitarsi “per quello che fra noi sarà il primo a morire ” giovò all'anima dell'alunno Fogliari Cipriano di Santa Domenica (Svizzera). Moriva in quello stesso giorno a casa sua e il Parroco, dopo oltre un mese, così ne scriveva a D. Bosco:
 
Santa Domenica, 15 aprile 1867.
 
Rev. sig. Don Bosco,
 
già passato un mese che io doveva e voleva scriverle la presente... Fogliani Cipriano non è più! Dopo pochi giorni del suo arrivo in patria, dovette mettersi a letto per non più uscirne, se non per essere portato alla sepoltura. In tutto il corso della sua lunga malattia, ha dato esempi sublimi di cristiana rassegnazione, senza mai conturbarsi menomamente nei suoi dolori di viscere. La sua quotidiana preghiera al Signore e alla Vergine Immacolata era questa: - Se col guarire posso salvarmi, fatemi guarire: in ogni cosa però sia fatta la vostra divina volontà. - Egli ricevette tutti i conforti della Religione: si confessò varie volte durante la malattia, e per l'ultima volta si confessò appena un quarto d'ora prima di spirare. Nel mentre io gli recitava le preghiere dell'agonia, egli le accompagnava colla sua mente e le ripeteva muovendo le labbra moribonde e baciando il crocifisso con grande edificazione della molta gente accorsa. La morte di questo buon giovane fece una così viva impressione in questa popolazione, che a stento abbiamo potuto cantar l'uffizio e la Messa da morto, sebbene la chiesa fosse piena di gente. Moriva il 5 marzo 1867, in età di 14 anni.
Fra PRUDENZIO,
Cappuccino di Cavallermaggiore,
Parroco di Santa Domenica.
 
Dopo il carnevale, il Venerabile per varie sere tenne discorsetti ai suoi alunni di più cose viste in Roma: Basiliche, tombe di martiri, anfiteatri, monumenti di miracoli strepitosi, e da tutto ricavava qualche massima morale che servisse di eccitamento a santificare la quaresima. Di queste parlate una sola è ricordata nelle nostre Memorie, ed è quella detta la sera del giorno 7.
In San Pietro in Vaticano vi è una pila d'acqua lustrale veramente bella. La conca è sorretta da un gruppo rappresentante la tentazione. Vi è un demonio spaventoso, colle corna e colla coda, che corre dietro ad un giovanetto per afferrarlo. Il poverino fugge, ma è vicino a cadere nelle unghie di quella brutta bestia: in atto di gridare spaventato solleva le braccia, mettendo le mani nell'acqua benedetta e il demonio spaventato a sua volta non osa accostarglisi.
L'acqua benedetta, miei cari giovani, serve a cacciare le tentazioni e lo dice il proverbio accennando ad uno che fugga con rapidità: - Scappa come il demonio dall'acqua benedetta.
Nelle tentazioni adunque, e quindi principalmente entrando in chiesa, fate bene il segno della Croce, perchè è lì dove il demonio vi aspetta per farvi perdere il frutto della preghiera. Il segno della croce respinge il demonio per un momento; ma il segno della croce coll'acqua benedetta lo respinge per molto tempo. Santa Teresa un giorno era tentata. Ad ogni assalto essa faceva il segno della croce, e la tentazione cessava, ma l'assalto ritornava pochi minuti dopo. Finalmente stanca di lottare S. Teresa si asperse di acqua benedetta e il demonio dovette andarsene colla coda fra le gambe.
Avvicinandosi la festa di S. Giuseppe, l'Unità Cattolica di martedì 12 marzo 1867 dava il seguente annunzio:
“ Vita di S. Giuseppe, raccolta dai più accreditati autori, colla novena in preparazione alla sua festa. - Tipografia dell'Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino. - Questo librettino, oltre ad essere prezioso, perchè porge ai cristiani belle cognizioni sulla vita di un santo che a tutti è per mille motivi carissimo, ne rende anche più facile e più estesa la divozione. Tutti possono spendere 25 centesimi e con sì poca spesa tutti possono imparare a conoscere il più valido protettore, dopo Maria, presso il nostro Redentore Gesù. L'essere uscita fra le Letture Cattoliche di Torino, redatte dal Sac. Bosco, è guarentigia sufficiente della bontà dell'operetta e del frutto che ne potrà derivare a chi lo legge ”.
Intento l'II marzo erano incominciati i catechismi quaresimali. Qui ricordiamo d'aver veduto più di una volta il giovane Agostino Richelmy, già studente di liceo, nei nostri Oratorii festivi, circondato da una numerosa schiera di ragazzi operai e poverelli a cui faceva in bel modo il catechismo. La sua venuta segnava sempre qualche copiosa elemosina nella cassetta dell'Oratorio. Sovente ne spiegava anche lo scopo dicendo: - Desidero che domenica si diano le castagne a tutti quelli che verranno. Qui c'è la spesa. - Era l'uso del danaro che i parenti gli davano perchè se ne servisse a suo piacere, e già fin d'allora il miglior piacere per lui era quello di allettare la gioventù di Torino ad accorrere agli Oratorii.
Esemplare nella pietà, Agostino Richelmy primeggiava anche per ingegno nelle pubbliche scuole del ginnasio e del liceo, terminate le quali, si decise per la carriera ecclesiastica.
Prima però di prendere l'abito clericale ebbe a consultare chi meglio poteva fargli sapere la volontà di Dio a suo riguardo. E noi sappiamo che parlandosi con D. Bosco del nuovo alunno del nostro Seminario, egli che era solito a ricevere le visite e le pie elargizioni di casa Richelmy, ebbe a dire: - Vedrete, vedrete che cosa sarà un giorno questo virtuoso chierico! - Ed il felice presagio non poteva meglio avverarsi: egli divenne Cardinale Arcivescovo di Torino.
In mezzo al lavoro dei catechismi Don Bosco non dimenticava gli altri impegni e quindi neppur quello di condurre a buon termine la lotteria. Fin dai primi del mese aveva mandato alle stampe e pubblicata un'altra circolare.
 
Benemerito Signore,
 
La Lotteria più volte raccomandata alla carità di V. S. Benemerita stando per finire, io sento in modo speciale il bisogno dell'appoggio della sua mano benefica.
I pubblici avvenimenti dell'anno scorso ci hanno incagliato lo spaccio dei biglietti. Soffra adunque quest'ultimo invio e veda se può in qualche modo ritenere od esitare le qui unite N… decine. Vi è tempo fino al 10 di aprile, giorno in cui avrà luogo la pubblica estrazione.
Quindici giorni prima di tale opera è pregata di far pervenire alla sala dell'esposizione quei biglietti che non intendesse di ritenere; che se mai Ella conoscesse caritatevoli persone, presso cui poterne ancor altri collocare, io mi raccomando con tutto il cuore di volerlo fare, perchè ne esiste ancora una notabile quantità da spacciare.
Iddio, ricco in grazie e benedizioni, rimeriti con largo guiderdone tutta la sua beneficenza e conceda sanità e giorni felici a Lei e a tutti quelli che in qualunque modo concorrono a beneficare i poveri giovanetti dalla Divina Provvidenza a me affidati e a compiere i lavori della chiesa qua posta in costruzione.
Colla pi√π sentita gratitudine ho l'onore di potermi professare,
Di V. S. Benemerita,
Obb.mo Servitore
Sac. Bosco GIOVANNI.
Oratorio di S. Francesco di Sales - Torino-Valdocco.
Non si può credere qual cumulo di lettere erano spedite e ricevute dall'Oratorio! Una di queste, indirizzata a Don Bosco, ci fa conoscere alcunchè di quello che egli fece a Bologna nel suo ritorno.
 
Bologna, 10 marzo 1867.
 
Motto Rev. Signore,
 
Non ho mancato di mandare al Rev.mo Mons. Canzi, a D. Lanzerini, come anche al Marchese Prospero Bevilacqua ed alla contessa Sassatelli, i biglietti ad essi destinati.
 Non le so esprimere quanto mio marito ed io siamo stati dispiacenti di non aver potuto ottenere che Ella prolungasse un poco più la sua graditissima visita, solo ci consola la promessa solenne, fattaci in presenza di due testimoni, di non tardar molto a rinnovare con più comodo la sua visita; speriamo che Ella non si dimenticherà di tale promessa e che prenderà le sue misure per poter non solo celebrar la Santa Messa nella nostra cappella (sempre secondo la solenne promessa), ma anche aver tempo di visitare il celebre Santuario della nostra Madonna di S. Luca, quello di S. Caterina di Bologna, e ciò che potrebbe ancora interessare la pietà di V. S.
Il Conte Malvasia m'impone di presentarle i suoi più distinti saluti: la sua sanità è stata migliore dopo che Ella lo ha visitato; oggi abbiamo incominciata la novena del Patriarca S. Giuseppe, ma il tempo non si annunzia propizio acciò che egli possa sortire in carrozza il giorno della festa di questo gran Santo, dopo un anno e mezzo che non è affatto uscito di casa. Però egli ha gran fiducia nella sua parola e vuole che le dica che aspetta da Lei la spinta per andare a Roma pel Centenario di S. Pietro.
La prego…. per carità di ricordarsi di me, di mio marito, della mia famiglia e del povero nipotino sordo, che Ella ha benedetto qui in casa
nostra, nelle sue orazioni… Tanti doveri al suo giovane compagno.
 
MARIA MALVASIA nata TIMONI.
 
Altre lettere da Roma, mentre rispondevano all'invito per la lotteria, mandando i residui delle somme riscosse per spaccio di biglietti, manifestavano le impressioni affettuose lasciate da D. Bosco. Raccogliamo alcune frasi scritte al Cav. Oreglia:
Il Conte Scipione Conestabile della Staffa: “ La stima che gode D. Bosco, lo precede, lo accompagna, lo siegue, e lascia delle sue virtù incancellabile memoria, inimitabile esempio ”. - La Duchessa di Sora: “D. Bosco ha lasciato a tutti noi generalmente un'impressione di pace; egli era tutto a tutti. Spero che non ci dimenticherà, ma gli dica che non parli di gratitudine. Dette da lui queste parole mi sembrerebbero una derisione, se non sapessi che Egli ha troppa carità per ridere ”.
A D. Francesia il Marchese Angelo Vitelleschi: “ Quanto ci manca, mancandoci la compagnia di D. Bosco; ci eravamo abituati a quella cuccagna, ed ora è duro il non vederlo e non udirne le parole”. - E il Conte Vimercati: “Circa alla mia salute, le cose stanno al solito. Gli urti nervosi non fanno tregua, anzi paiono più frequenti e mi abbattono assai. Dio sia benedetto. Se piacerà a Maria SS. interporre la sua valida protezione, potrò averne qualche sollievo, altrimenti sarò egualmente contento e tranquillo .Non passa un momento che io e la mia gente non facciamo cordiale commemorazione di loro! Io mi trovo proprio come in un deserto e sconsolato. Oh! quelle care e confortanti benedizioni di D. Bosco non ci sono più! -Povero me! ”
Provenienti da Roma e da altre parti, molte lettere che abbiamo sott'occhio e dirette a D. Bosco, esigevano da lui stesso una risposta. Si chiedevano consigli persino su cose intime di famiglia, sul tramutarsi da una città all'altra, sull'aspirare ad un impiego, sulla composizione di una lite, sull'abbracciare una professione, sul contrarre un imprestito, sul modo di regolare la propria casa, sull'educazione di un figlio, sulla scelta dello stato, e su cento altre dubbiezze e necessità che s'incontrano nella vita. D. Bosco a queste lettere non mancava di fare adeguate risposte, delle quali una ci fu rimessa.
 
Carissimo nel Signore,
 
Se potessi parlarle verbalmente, potrei dimandarle e risponderle quanto non si può confidare alla carta.
Stando per altro a quanto mi scrive io dico che può andare avanti nel contratto di matrimonio progettato senza timore di opporsi alla volontà del Signore.
Posto poi che Ella possa vivere fuori delle occupazioni legali, dove eziandio si può fare molto bene, si appigli pure ad una sfera più vasta di occupazioni scientifiche e specialmente, come mi dice, cose che possano tornare a vantaggio di nostra Santa Religione.
Chi sa che qualche occasione non ci porti a poterci parlare? Allora potremmo parlarci ed intenderci meglio.
Dio benedica lei e le sue fatiche, preghi per me e per questa mia famiglia e mi creda con pienezza di stima
Di V. S. Carissima,
Torino, 7 Marzo 1867.
Aff.mo Servitore
Sac. Giov. Bosco.
All'Ottimo Giov. Mazzotti,
Dottore in leggi etc.
Provincia di Brescia Chiari.
 
Intanto l'Unità cattolica del 26 marzo ricordava il termine della lotteria.
 
ESTRAZIONE DELLA LOTTERIA DI VALDOCCO.
Col 1° aprile termina il tempo della pubblica esposizione dei doni offerti per la lotteria di Valdocco, ed avrà luogo l'estrazione dei numeri vincitori. Siccome rimane ancora notabile quantità di biglietti, così chi volesse concorrere ad una vera opera di carità e di pubblica beneficenza potrebbe acquistare o spacciare alcuna di quelle cartelline che sono al tenue prezzo di mezzo franco caduna. Il provento è specialmente destinato a sollevare i poveri giovanetti che in numero di circa ottocento sono raccolti nella casa detta Oratorio di S. Francesco di Sales, ed a continuare i lavori della chiesa ivi posta in costruzione in onore di Maria Ausiliatrice.
Non ostante la strettezza dei tempo, il Venerabile continuava a fare larga distribuzione de' suoi biglietti in varie città a quelli dai quali poteva sperare un immediato aiuto.
Scriveva alla Signora Guenzati a Milano.
 
Benemerita Signora,
Ho ricevuto il suo dispaccio ed ho subito pregato e fatto pregare per l'ammalato che mi raccomandava e continuiamo a raccomandarlo al Signore.
La Lotteria si avvicina al suo termine ed abbiamo ancora molti biglietti; faccia quello che può per aiutare il sig. Pedraglio per ispacciare i biglietti che gli furono trasmessi. La Contessa Caccia potrà forse aiutar lei a compire quest'opera di carità.
Dio benedica Lei, suo marito, e tutta la sua famiglia e preghi anche Ella per me che rispettosamente mi professo nel Signore
Torino, 21 marzo 1867,
Obb.mo Servitore
Sac. Gio. Bosco.
 
Un'altra lettera ad un sacerdote, suo grande amico, diceva:
 
Carissimo D. Tomatis,
 
Ci troviamo sul termine della Lotteria già altre volte alla provata di Lei carità raccomandata, ed abbiamo ancora una notabile quantità di biglietti da esitare. Potrebbe Ella ritenere dieci decine di essi per soccorrere i nostri poveri giovanetti e per continuare i lavori della Chiesa in costruzione ad onore di Maria Ausiliatrice? Ecco l'umile mia domanda. Faccia quel che può, se poi non può, rimandi pure liberamente quanto non giudica di ritenere.
Il Santo Padre le manda la sua benedizione colle indulgenze indicate nella lettera ivi unita, ed io le professo tutta la mia gratitudine per la carità usata in più occasioni; ed augurandole ogni benedizione celeste ho l'onore di potermi con pienezza di stima dichiarare
Di V. S. Carissima,
Torino, 29 marzo 1867,
Obbl.mo Servitore
Sac. Bosco GIOVANNI.
 
Indirizzava pure una supplica a S. A. R. il Principe Amedeo di Savoia.
 
Altezza Reale,
 
Sotto i gloriosi auspizii di V. A. R. abbiamo cominciata la nostra Lotteria che col primo aprile volge al suo termine. Ogni cosa riuscì colla massima soddisfazione, ma ora rimane ancora una notabile quantità di biglietti e per questo mi fo ardito di raccomandarne ancora n. 50 decine con umile preghiera di volerli accogliere per fare un'opera di carità ai nostri poveri giovanetti, che nutrono la più cordiale venerazione verso l'augusta di Lei persona.
Io mi unisco coi beneficati per augurarle dal Cielo copiose benedizioni e pregare Iddio che lungamente ci conservi un principe che forma la delizia di quanti lo conoscono.
Colla pi√π sentita gratitudine reputo il pi√π alto onore di potermi professare,
Di V. A. R.,
Torino, 22 marzo 1867,
Obbl.mo Umil.mo suddito
Sac. Bosco GIOVANNI.
 
Erasi eziandio rivolto al Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, perchè si accettassero alcuni pacchi di biglietti e riceveva la seguente risposta.
 
REGNO D'ITALIA MINISTERO DI
AGRICOLTURA, INDUSTRIA E COMMERCIO
SEZIONE GABINETTO
Del Registro d'Entrata 7588
Del Prot. Divisionale 410                     Torino, addì 25 marzo 1867.
Della Posizione 5120.
 
Per la scarsezza di fondi stanziati nel bilancio passivo di questo Ministero non potrei consentire intieramente alla richiesta fattami dalla S. V. Rev.da col foglio del dì 22 volgente; ma avuto riguardo allo scopo che determinò cotesto stabilimento nello iniziare una lotteria a favore dei poveri giovanetti nel detto Stabilimento raccolti, ho disposto che vengano acquistati per conto di questo Ministero venti decine di biglietti della lotteria medesima per la complessiva somma di lire cento che saranno quanto prima esigibili su cotesta Tesoreria mediante mandato a favore della S. V. Rev.ma.
Le restituisco le residue venti decine delle quaranta trasmesse, meno però 20 biglietti che vennero ritenuti a seguito della facoltà concessa di ritenerne sopra dieci uno gratuitamente.
Per il Ministro
OYTANA.
 
Anche il Municipio di Torino rispondeva favorevolmente alla domanda di D. Bosco.
 
CITTA' DI TORINO
3 Ufficio. - N. 204.
Torino, addì 4 aprile 1867.
 
La Giunta Municipale in seduta del 27 marzo p.p., accogliendo la domanda della S. V. Rev.ma, ha deliberato di acquistare i biglietti da lei trasmessile della lotteria a beneficio di codesti Oratorii festivi.
Il sottoscritto ha già dato gli ordini necessarii per la spedizione del mandato relativo di L. 150, che la S. V. potrà fra pochi giorni riscuotere in questa civica Tesoreria.
Per il Sindaco
RICCARDI.
 
Aggiungeremo che il Vescovo di Guastalla Mons. Rota, benchè non invitato e nelle strettezze, chiedeva ancora biglietti di lotteria. Il suo gran cuore si rispecchia nelle lettere che scriveva a D. Cagliero, delle quali trascriviamo qualche periodo.
12 marzo 1867. - Ma e di D. Bosco che cosa mi sa dire? Io sperava di vederlo, scrissi appositamente a Fermo, ma intesi che passava da Reggio senza fermarsi e lo intesi quando era già passato. Quanto volentieri avrei inteso da lui qualche cosa di Roma e di quelle cose che non si potrebbero sentire da altri! Me lo riverisca mille e mille volte e gli dica che, non credendo che egli stesso abbia tempo di scrivermi di sua mano, dica a lei quello che mi ha da scrivere ed ella poi mi dica tutte quelle altre notizie che sa e che possono piacermi e interessarmi.
E il carissimo D. Francesia? Gli dica che io avrei amato tanto che egli fosse venuto a Guastalla e che facesse coi miei alunni, così almeno per un'ora, quel mestiere che egli poi sa... non dico altro. Sono stato deluso nelle mie speranze, ma quod differtur non aufertur. Questa estate lo rivedremo qui colla carovana che ad ogni modo dovrà in quest'anno passare almeno da Guastalla.
Già pel teatro è provveduto. In questo carnevale si è eretto in Vescovado…Veda che cosa fa un Vescovo! Cosa da scandalizzare tutto il mondo!... e in quello si sono cantate per tutto divertimento tre certe romanze che Ella conosce: Il Ciabattino, il Figlio dell'Esule, e lo Spazzacamino! Che ne dice?
18 marzo 1867- La prego a mandarmi due mazzetti della lotteria dell'Oratorio pei quali accludo nella presente un biglietto da lire 10...
Abbiamo letta al focolare la di lei lettera… Godo di tutte le onorificenze ricevute da D. Bosco a Roma; ma che cosa sono quei funesti prognostici di lucerna vicina a morire, ecc.? Sentesi forse male in salute? Voglio sperare che abbia non solo a veder finita la sua chiesa, ma anche a continuare molto tempo l'opera santissima dell'educazione della gioventù.
25 marzo 1867. - Tanti saluti a D. Bosco, ma subito, subito. Egli ha fatto dei Vescovi e credo proprio che abbia scelto bene. Dio volesse che si riempissero così bene tutte le sedi vuote. Saluti poi tutti quanti gli altri, preti e secolari, vecchi e giovani.
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