Lotte spirituali - D. Bosco spiega in Privato a ciascun giovane la sua parte nel sogno - Strenne - Confessioni aggiustale - Giovani mesti e giovani lieti e santi - Morte imminente scongiurata - Confessioni generali degli artigiani - Si chiede la causa di quelle dolorose scoperte fatte dopo le Comunioni di Natale - D. Bosco dà in pubblico spiegazione del sogno - Perchè D. Bosco ritardò di alcuni giorni la narrazione del sogno - La grazia e la gloria di Dio - Una domanda sulla natura del sogno - Una Vocazione - D. Bosco e le coscienze de' giovani lontani - Felicità di chi si è confessato bene - Lettere di D. Bosco: un libro per un nobile giovinetto e un vestito per un neofito - Letture Cattoliche Indirizzo agli associati ed ai corrispondenti di queste letture.
del 30 novembre 2006
 Non è senza un profondo sentimento di stupore che ammireremo gli effetti prodotti negli alunni di D. Bosco per mesi e mesi dal sogno sovra descritto. D. Bonetti e D. Ruffino ne tennero memoria sulle loro rispettive cronache, sicchè uno completa con sufficiente ampiezza il racconto dell'altro. Essi ci danno un'idea di quanto allora accadde nell'Oratorio nel campo delle cose spirituali; le lotte continue tra la virtù e il vizio, tra lo spirito di Dio e quello delle tenebre; l'alterno succedersi per le anime di vittorie e di sconfitte, di cadute e di risurrezioni; e l'opera del sacerdote ardente di zelo, che sostenuto da un lume e da una divina energia, in mezzo a queste formidabile e misteriose battaglie, infonde coraggio e forza a chi virilmente combatte, ristora la sorte dei vinti, respinge l'ostinato nemico.
Ma il mirabile campo oltramondano di tali avvenimenti apparirà sempre più vasto col succedersi in questo anno di altri sogni, di altri fatti riguardanti non solo le spirituali battaglie degli individui, ma di più le indicate vocazioni di questi alla Pia Società ed allo stato Ecclesiastico; e nei tempi avvenire i casi della loro vita, lo svolgimento della Congregazione e altre meraviglie che riferiremo tra poco. Le due sopradette cronache ci serviranno di scorta, conservandovi la loro forma di diario, sicchè si veda che noi ci atteniamo strettamente alla verità.
Entriamo adunque in argomento.
Bonetti. - “ I gennaio 1861. - D. Bosco non poteva più staccarsi i giovani di dosso. Uno voleva che gli dicesse se era fra gli ammalati, l'altro se il proprio cuore era pieno di terra, un terzo se i suoi conti fossero stati aggiustati e se si fosse trovato nel numero di coloro, che mangiavano i biscottini e gli amaretti. Egli qual padre amoroso, che desiderava di appagar tutti, passò quasi l'intero giorno a soddisfare coloro che uno dopo l'altro andavangli a chiedere confidentemente in un orecchio lo stato dell'anima propria. Ed egli narrava loro il posto che tenevano nel sogno e dava eziandio la solita strenna in particolare. La strenna del Ch Bonetti Giovanni fu la seguente: Quaere animas, et dabis animam tuam Domino.
” Quanto bene abbia prodotto questo sogno fra i giovani non si può dire. Basti il sapere che alcuni di loro i quali non poterono essere richiamati a buoni sentimenti, nè dai santi esempi de' compagni, nè dai salutevoli avvisi e consigli dei superiori, nè anche dalle prediche di parecchi esercizi spirituali, a questo punto non poterono più resistere; e tutti andavano a gara nel fare la loro confessione generale dallo stesso D. Bosco, il quale era pieno di gioia nel vedere come il Signore favorisse in tal modo i suoi cari figliuoli. In questa circostanza, spinto dal desiderio che tutti i giovanetti facessero profitto di quel favore del cielo, ci disse tali cose da non lasciar più luogo a dubitare, che quel sogno misterioso fosse uno di quelli, che il Signore di quando in quando manda alle anime sue elette ”.
Bonetti. - “ 10 gennaio. - In questo giorno un altro fatto venne sempre più a convincere i giovani che, con quel sogno strepitoso, il Signore aveva rivelate a D. Bosco le coscienze de' suoi figliuoli. Ecco una splendida prova. Un giovane aveva già parecchie volte taciuto un peccato in confessione. In questi giorni di salute, tormentandolo sempre più lo stato miserabile di sua coscienza, determinò di fare una confessione generale e andò a farla dal Sig. D. Picco, il quale appunto in quei giorni incominciava a venire all'Oratorio, per aiutare D. Bosco nelle confessioni dei giovani. Dissegli e confessogli tutta la sua vita passata, ma, giunto a quel peccato, già parecchie volte taciuto, non osò più andare avanti e nuovamente lo tacque. Questa mattina, scendendo D. Bosco di camera per andare in sagrestia, incontrò su per le scale quel povero giovane, e così gli disse:
- Quando verrai a fare la tua confessione generale?
- L'ho già fatta, rispose.
- Oh! sta un po' cheto!
- Sì, sì! L'ho fatta solamente ieri l'altro dal Sig. Don Picco.
- No, no! Hai fatta nessuna confessione generale. Dimmi un poco: perchè hai taciuto quel tale peccato così e così?
A tali parole quel povero giovane abbassò la testa, gli vennero le lacrime agli occhi; poi si mise a piangere dirottamente e subito portossi in sagrestia e fece la sua confessione nel modo il più consolante ”.
Il Chierico Giovanni Cagliero, che era stato presente al racconto del sogno ed era l'amico di tutti gli alunni, avendolo interrogato, quegli a lui rivelò, quantunque un po' a malincuore, quanto D. Bosco gli aveva detto. Il servo di Dio Rulla a nessuno svelava di ciò conosceva e sapeva dai sogni in particolare; ma dalle confidenze reciproche di alcuni giovani consolati dalla sua carità, ne veniva sempre più in chiaro essere Dio che parlava per bocca sua.
Ruffino. - “ 11 gennaio. - Molti giovani sono soprapensiero, mesti e turbati; parecchi si preparano a fare una confessione generale. Moltissimi desiderano di parlare a Don Bosco il quale dice a tutti cose importantissime dell'interno di loro coscienza. Ve ne sono alcuni che io vidi piangere, come se loro fosse stata manifestata una qualche grave sciagura. Altri sono lieti per aver udita una parola rassicurante.
” Un chierico, che io ben conosco, gli domandò lo stato in cui si trovava e D. Bosco glielo espose così: - Fa coraggio; procura di distaccare il tuo cuore dalle cose mondane. Apri bene gli occhi per allontanare le tenebre dalla tua mente e conoscere la vera pietà lontana dalla gloria propria. Procura col farmaco della confessione di rimuovere ogni cosa, che possa ancora guastarlo. Ravviva bene la tua fede, la quale è l'occhio della pietà per bene conoscerla ed animarti ad essa. Ecco: questo era il tuo stato.
” Un gran bene vi è sempre nell'Oratorio e D. Bosco disse in mezzo ad un crocchio numeroso in tempo di ricreazione: - Vi sono dei giovani nella casa, che superano Savio Domenico nella pietà. Uno specialmente, poco conosciuto, sa dirmi dopo la santa Messa le distrazioni ed i pensieri che io ebbi durante quella ”.
Bonetti e Ruffino. - “ 12 gennaio. - D. Bosco questa mattina, chiamò un giovane in sua camera e gli disse così: - Io vidi la scorsa notte la morte che andava minacciosa verso di te. Quando fu al tuo fianco stava in procinto di vibrarti un colpo colla tremenda sua falce. Io ciò vedendo corsi subito ad arrestare il suo braccio; ma essa rivoltasi verso di me, disse: - Lasciami. Costui è indegno di vivere? Perchè tollerare che stia al mondo uno, il quale non corrisponde alle tue cure e abusa così delle grazie del Signore, - Ma io la scongiurai a risparmiarti e ti lasciò.
” Quel poveretto udito il sogno, tanto ne rimase colpito e commosso che tra le lagrime ed i singulti, fece subito la sua confessione e moltissime promesse.
” D. Bosco la sera di questo stesso giorno raccontò il sogno e il fatto a tutta la comunità, non dicendo però che fosse egli che avesse fatto quel sogno e non indicando che riguardasse qualcuno dell'Oratorio. La cosa sarebbe rimasta segreta se il giovane C.... Bartolomeo, appena disceso D. Bosco dalla cattedra, non si fosse avvicinato al Chierico Bonetti e in tutta confidenza gli avesse detto, D. Bosco essere quegli che aveva fatto il sogno, sè essere quel tale chiamato da D. Bosco al mattino; e concluse candidamente che dopo la prima comunione non si era più confessato bene; ma ora ogni suo conto con Dio essere aggiustato ”.
Ruffino. “ 13 gennaio, Domenica. - Una gran parte degli artigiani, specialmente i legatori di libri, andarono a fare la loro confessione generale, senza che alcuno a ciò li eccitasse.
”Un alunno incontrato D. Bosco nel cortile gli domandava: - Mi dica un po': come va che essendoci quasi tutti confessati il giorno di Natale, vossiginoria vide nel sogno tanti in sì deplorevole stato? - Mi domandi cosa, gli rispose D. Bosco, che io non posso dire; io lo so: e in quanto a questo neppure sono legato, ma in pubblico non posso dirlo: lo dirò in privato a chiunque venga a domandarmi; molte cose però non posso dirle neppure in privato ”.
Bonetti e Ruffino. - “ Il giorno 13. -D. Bosco disse dopo le orazioni: -Al punto in cui si trovavano le cose, io mi credo obbligato di parlare e togliere il velo al signore. Vi aveva detto che questo sogno straordinario mi avvenne tre notti consecutive. La prima volta sognai, essendo il 28 dicembre, e il sogno si ripetè nella notte del 29 e del 30. Nella prima notte si trattarono punti e questioni di teologia riguardanti il tempo presente, ossia le cose del giorno, ed ebbi molti lumi.
” La seconda notte molte questioni di morale pure riguardanti il tempo presente, intorno ai varii casi di coscienza dei giovani dell'Oratorio.
” La terza notte furono casi pratici, coi quali conobbi l'interno morale di ciaschedun giovane in particolare. Nel primo, giorno io non voleva dare retta, poichè il Signore ce lo proibisce nella Sacra Scrittura. Ma in questi giorni scorsi, dopo aver fatte parecchie esperienze, dopo aver presi diversi giovani a parte, e aver detto loro le cose tali e quali le aveva viste nel sogno, e che essi mi assicurarono essere proprio così, allora io non potei più dubitare, che questa sia una grazia straordinaria, che il Signore concede a tutti i figli dell'Oratorio. Io perciò mi trovo in obbligo di dirvi che il Signore vi chiama e vi fa sentire la sua voce, e guai a coloro che vi resistono.
”D. Cafasso adunque fece andare tutti in una sala e a tutti diede la loro pagina. Alcuni avevano l'intero conto aggiustato. Altri avevano i numeri, ma vi era ancor da fare un'addizione. - E la pagina la presero tutti? - No: perchè molti erano fuori, chi coricati su pagliericci, chi seduti sopra scanni, chi per terra e nel fango: alcuni tutti coperti di ferite e di piaghe che facevano ribrezzo.
” Quelli che presero la loro cartella uscirono poi a fare la ricreazione; ma neppure la facevano tutti; perchè molti di essi avevano gli occhi attorniati da una nebbia, altri gli occhi bendati, altri il cuore tutto tarlato.
” Quelli che avevano la cartella aggiustata sono quelli che hanno la loro coscienza in ordine.
” Quelli che avevano la loro cartella ma non compita, sono quelli, la cui coscienza è aggiustata, ma ci manca ancora l'addizione almeno dell'ultima confessione.
” Quelli che avevano gli occhi avvolti nella nebbia o bendati, sono quelli animati dallo spirito di superbia e d'amor proprio. Quelli che erano sdraiati io saprei nominarli ad uno ad uno e dire il perchè erano sui pagliericci o sugli scanni o per terra. Vidi l'interno dei cuori. Molti lo avevano ripieno di cose belle: di rose, di gigli, di violette fragrantissime. Questi fiori indicavano le varie virtù. Ma gli altri!... Il cuore tarlato significava quelli che nutrono odii, rancori, invidie, antipatie, ecc. ecc.
” Alcuni avevano il cuore pieno di vipere, indizio dei molteplici peccati mortali. Altri lo avevano pieni di terra e sono quei che hanno il cuore attaccato alle cose terrene, alle cose sensuali. Molti poi avevano il cuore vuoto e sono quelli che si trovano bensì in grazia di Dio e non sono attaccati alle cose terrene e sensuali, ma non procurano colle pratiche di pietà di riempirlo di timore di Dio. Vivono sbadatamente, e se non cadranno al primo laccio che loro tenderà il demonio, tuttavia a poco a poco diverranno cattivi.
” Coloro pertanto che non hanno, ancora le cose dell'anima aggiustate, deh! non aspettino oltre ad aggiustarle: vengano pure: mi promettano solamente di non negarmi cosa alcuna che io loro domanderò; poi, se essi non sapranno dire, dirò io per loro. Io mi trovo in istato di dire a ciascuno il passato, il presente ed anche un po' del futuro. Io vi dico in questo punto certe cose che non dovrei dire! Oh cari giovani! Inorridisco al pensiero! Vi assicuro che io non avrei mai creduto che nella nostra casa vi fossero tanti giovani che avessero le cose della loro coscienza così disordinate, così male aggiustate: no, io non l'avrei creduto mai!
” Quanti vi erano di quei piagati distesi per terra! Io ve lo assicuro, che passai notti e giorni terribili. Lodo coloro che pensarono già ad aggiustare la loro coscienza; ma molti altri ancora non ci pensano. - Dicendo queste parole, con voce commossa, grosse lagrime gli cadevano dagli occhi. Dopo breve pausa, augurò la buona notte. Non pochi dei giovani piangevano pure. Queste parole ottennero l'effetto desiderato ”.
Ruffino. - “ 15 gennaio. -Gli artigiani continuano a fare la confessione generale.
” Oggi da alcuni si rivolse a D. Bosco questa interrogazione: - Come va che avendo fatto il primo sogno circa a Natale, aspettò a raccontarcelo?
- Dirò quello che ho già detto; io feci quel sogno, ma per una parte non voleva darvi retta; per l'altra parte lo vedeva troppo importante, e perciò esaminai ben bene la cosa. Poi chiamai un giovane che aveva veduto nel sogno dei più sconciamente piagati e gli dissi: - Tu stai così e così di coscienza; secondo le piaghe che gli avevo vedute. E l'altro rispose che veramente era tale il suo stato. Ne chiamai un altro e trovai la stessa esattezza di risposte, concordante con le cose da me viste. In un terzo ancora da me esaminato vidi verificarsi il mio sogno. Allora non potei più dubitare. In quel sogno io conobbi lo stato di coscienza di tutti i giovani, il loro stato presente e molto anche del futuro.
” D. Bosco disse eziandio ad alcuni pochi: Io ebbi maggiori cognizioni sulla teologia, in quelle tre notti, che non in tutto il tempo che studiai in Seminario ”.
Ruffino. - “ 16 gennaio. - D. Bosco dopo pranzo fu interrogato dai chierici del suo parere intorno alle opinioni teologiche delle varie scuole di morale ed ai sistemi dell'efficacia della grazia; e rispose: - Io studiai molto tali questioni, ma il mio sistema è quello che ridonda a maggior gloria di Dio. Che importa a me, di avere un sistema stretto o largo ?... Purchè mandi le anime al paradiso!...
” Infatti ogni qual volta D. Bosco viene a parlare di qualche cosa da farsi, sua norma è sempre l'esaminare se in questa vi è la maggior gloria di Dio. Quando vi è questa, egli non guarda nè a fatica, nè a spesa: tutto ciò è niente, ma sempre pur che vi sia la maggior gloria di Dio. Sovente D. Bosco ci raccomanda di fare ogni nostro possibile per impedire qualche male morale. - Trattandosi dell'offesa di Dio, egli dice, non si guardi a nulla, purchè si impedisca.
” D. Bosco fu anche interrogato da D. Rua: - È egli veramente un sogno quello che ci ha raccontato?
- Nol saprei neanch'io precisamente. Il fatto sta che quando fu terminato io mi trovava seduto sul letto avendo ben freddo. -E sorrideva.
” Ma che non fossero semplici sogni le narrazioni di D. Bosco, lo dimostrano gli effetti. Quando Dalmazzo Francesco venne nell'Oratorio, D. Bosco gli chiese: - Che cosa vorrai tu fare quando abbia compiuti i tuoi studi?
- Il farmacista o qualche cosa di simile, rispose il giovanetto.
- Non ti piace farti prete?
- No.
- Eppure io ti voglio far prete.
” Dalmazzo guardò D. Bosco sorridendo, e disse: - Oh! non ci riuscirà.
” Ed ora sono già passati tre buoni mesi dell'anno scolastico, e Dalmazzo è uno dei più attaccati a D. Bosco, cui sovente dice: - Se lei sarà contento io mi farò prete ”.
Ruffino. - “26 gennaio. - Pare che D. Bosco nel sogno abbia visti altri giovani che attualmente non sono nell'Oratorio. Essendosi avvicinati a lui alcuni de' suoi confidenti, egli ricordando varii giovani, che una volta erano nella casa, ed ora menano una vita cattiva, esclamò: - Oh se potessi loro parlare, io credo che sentendosi palesare così chiaramente il loro interno si arrenderebbero! Per es. Ard… io non l'ho mai conosciuto e ciò non ostante potrei manifestargli tutta la sua coscienza. - Ciò detto tacque, e dopo essere stato alquanto pensoso, continuò: - Se alla sera io potessi vedere come al mattino, confesserei un numero triplo di giovani; al mattino mentre ne confesso uno, ne ho molti avanti a me, che attendono il loro turno, e già tutti confessati, benchè non mi abbiano ancora parlato.
” A ciò si deve unire la bontà colla quale accoglieva i penitenti. Un giovane andò a confessarsi. Terminato che ebbe, disse: - Avrei ancora una cosa.
- Quale?
- Vorrei che mi permettesse di baciarle i piedi.
Non fa bisogno, baciami solo la mano, come a sacerdote.
” Il giovane si mise a piangere dirottamente dicendo: - Felice me, se per lo passato avessi aperti gli occhi, come questa sera. Ed è ella che me li aprì. - E se ne andò singhiozzando. Quando poi fu calmo ritornò a conferire con D. Bosco riguardo alle cose dell'anima sua ”.
In questi giorni egli anche interessavasi dei giovani non appartenenti all'Oratorio, come era suo costume, e perciò aveva scritto alla Marchesa Fassati.
 
Benemerita Signora,
 
Giovedì a sera ho dimenticato di parlare con Lei e col Sig. Marchese di due cose: 1° Di pregarla a cercare un libro di divozione per le pratiche quotidiane di chiesa, ma che sia in lingua inglese; la dimanda è fatta dal figlio della Contessa Bosco.
2° La seconda cosa riguarda al giovine neofito Landon Domenico. Egli dovrebbe partire dimani per andare a Biella in qualità di assistente in un ospizio di giovani: così è inteso con Monsignor Losana. Ma egli ha bisogno di qualche poco di vestimenta; e a tale bisogno lo raccomanderei alla carità del padrino e della madrina. Una sola parola detta al chierico Turchi mi basta per risposta.
Il Signore Le doni buona giornata e benedica tutta la venerata famiglia mentre con pienezza di stima mi professo
D i V. S. B.
Torino, Epifania del 1861.
Obbl.mo Servitore
Sac. Bosco Giovanni.
 
 
Ricevuta la risposta comunicavala al nobile giovane Ottavio Bosco di Ruffino.
 
Carissimo Ottavio,
 
La Signora Marchesa Fassati non ha potuto trovare un libro di Chiesa in Inglese come desiderava. Mentre si adopera per ricercarlo, mi dà la pratica di amar Gesù Cristo di S. Alfonso; ella mi dice essere eccellente traduzione e con buona lingua.
Caro Ottavio: coraggio; sta attento ai cattivi compagni e fuggili; cerca i buoni e imitali. Il tesoro più grande è la grazia di Dio: la prima ricchezza il santo timor di Dio.
Prega per me: saluta Maman e tua sorella da parte mia: ed abbimi sempre quale con affetto mi professo di te
Torino, 9 del 1861.
Car.mo affmo Amico
Sac. Bosco Giovanni.
 
 
A pari passo colle cure pei giovani procedeva il lavoro per le Letture Cattoliche. Pel mese di gennaio era uscito dai tipi di Paravia il fascicolo: I figli virtuosi per Luigi Friedel. Sono semplici e affettuose scene di famiglia.
Sul principio di questo libretto leggevasi il seguente indirizzo:
 
AGLI ASSOCIATI E CORRISPONDENTI DELLE LETTURE CATTOLICHE.
 
Trovandoci ormai al compimento dell'anno VIII di nostre popolari pubblicazioni sentiamo il bisogno di rivolgere alcune parole ai nostri Associati ed ai benemeriti signori Corrispondenti. Agli uni ed agli altri prima di tutto mandiamo vivi ringraziamenti. Ai primi di averci assistiti coi loro obolo onde rendere minore il sacrificio, e meno dure le povere nostre fatiche in quest'opera di economia sociale e cattolica. Ai secondi per aver con noi operato per la propagazione e diffusione delle medesime, e per averne diviso con noi il peso ed i disturbi. Noi non possiamo altro che cordialmente ringraziarli; il premio di loro cooperazione speriamo venga loro dato abbondante da Dio, essendo la causa di lui e del prossimo, che abbiamo concordamente trattato e trattiamo.
Sono infatti oltre due milioni di fascicoli contenenti principii e letture morali e cattoliche che nel corso di otto anni noi abbiamo posto nelle mani, specialmente del popolo che è la parte della società più interessante per la semplicità di costumi, e pel suo attaccamento alla Religione Cattolica.
Speriamo che le nostre fatiche, i nostri sacrifizi non siano stati inutili, che anzi abbiano fatto del bene ed impedito qualche male.
Nessuno ignora come i nemici del Cattolicismo e della società medesima siansi adoperati, e con ogni mezzo, a spargere stampe immorali, anticattoliche, fatte a bella posta per guastare i cuori e corrompere l'intelletto; e per quanto ci consta, i libri ed opuscoli che sonosi pubblicati e sparsi negli scorsi due lustri in Italia sommano ad Oltre 30 milioni, senza calcolare quelli che ci vennero dall'estero e le effemeridi d'ogni specie e colore! Ora se non vi fosse stato un antidoto in questi tempi in cui, si può dire, vi ha mania di leggere, Dio sa qual terribile peste non avrebbe guastata la società, specialmente nei villaggi.
Pertanto non crediamo di aver fatto abbastanza, che anzi ogni giorno più dobbiamo convincerci della imperiosa necessità di raddoppiare li sforzi ed i sacrifizii per fare argine all'immoralità che s'avanza qual gigante tra noi. Per questo motivo facciamo un nuovo appello a tutti i buoni, e primieramente agli Associati ed ai Signori Corrispondenti, affinchè  essi pure raddoppino il loro zelo, e procurino che siano le Letture Cattoliche conosciute in tutti i villaggi e da tutti.
Ad ottenere questa maggiore diffusione noi abbiamo divisato di sottoporci a nuovo sacrificio, sperando di venire compensati ed aiutati dai Signori Corrispondenti, perciò abbiamo stabilito di non variare il prezzo di associazione, sebbene ci sia stata notevolmente accresciuta la spesa della stampa.
Preghiamo caldamente i signori Corrispondenti a volere per tempo e prima della fine del mese di febbraio farei conoscere il numero preciso dei loro associati per nostra norma, sia pella stampa dei fascicoli, sia per la pronta spedizione.
Avvertiamo altresì che abbiamo preso le opportune disposizioni col Tipografo, affinchè  in avvenire i fascicoli siano stampati per tempo, e spediti prima del 20 di ogni mese, e così sarà tolto ogni ritardo.
Finalmente annunciamo che abbiamo fatto scelta per l'anno venturo di operette sia originali, che tradotte da lingue straniere, le quali, speriamo, torneranno gradite agli Associati, poichè mentre presentano il dilettevole sono abbondanti di utili istruzioni.
Pel mese di febbraio si pubblicava da Paravia l'operetta del Beato Leonardo da Porto Maurizio: Il tesoro nascosto, ovvero pregi ed eccellenza della santa Messa con un modo pratico e divoto per ascoltarla con frutto. Il Beato prova il suo asserto con molti esempi, e ripete con insistenza: Non lasciatevi mai uscire di bocca la scandalosa proposizione: una Messa di pi√π, una Messa di meno poco importa.
Pel marzo la Tipografia di Luigi Ferrando preparava: la vita del Santo inarlire Toscio Cecilio Cipriano Vescovo di Cartagine raccontata al popolo dal Sacerdote Re. Da questa vita si deduce come sul finire del terzo secolo dell'era cristiana, nella Chiesa si credesse tutto ciò che si crede oggigiorno e in specie l'Unità della Chiesa, la supremazia del Papa, le indulgenze, la S. Messa, il Purgatorio.
Quest'anno 1860 le Letture Cattoliche pervengono in Sardegna: Alghero, Cagliari, Iglesias.
 
 
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