D. Bosco celebra la messa a Santa Maria sopra Minerva - D. Bosco alla presenza di Pio IX - I sotterranei della Basilica Vaticana.
del 29 novembre 2006
Il 9 marzo fu adunque il giorno dell'udienza papale; e D. Bosco, avendo bisogno di parlare prima di questa al Card. Gaude, andò a dir messa alla chiesa di S. Maria sopra Minerva, che è uno dei più belli e ricchi edifizi sacri di Roma. Sotto l'altar maggiore avvi il corpo di S. Caterina da Siena. Offerto il S. Sacrifizio, egli si recò dal Cardinale, al quale potè parlare subito, ed avuti consigli ed informazioni, ritornò alle Quattro Fon­tane, affrettandosi di' preparare le domande da farsi al S. Padre.
  Non erano lontane le undici, e D. Bosco e il Ch. Rua in mantelletta, occupati da mille pensieri, giungono al Vaticano e ne montano le scale più macchinalmente che scientemente. Entrati nelle sale Pontificie, custodite da guardie svizzere e da guardie nobili, i camerieri li salutano, facendo un profondo inchino; prendono la lettera per l'udienza che D. Bosco teneva in mano, e di sala in sala lo conducono col suo compagno, fino all'anticamera del Pontefice.
Siccome vi erano parecchi altri in attesa di essere introdotti, così dovettero aspettare circa un'ora e mezza. “ Quel tempo, scrisse poi D. Bosco, l'abbiamo impiegato ad osservare i luoghi ove ci trovavamo. Le sale sono grandi, maestose, ben tappezzate, ma niente di lusso. Un semplice tappeto verde copriva il pavimento. Le tappezzerie erano di seta rossa, ma senza ornati, le sedie di legno duro. Un solo seggiolone, posto sopra un palchetto alquanto elegante, indicava che quella era la sala Pontificia. Questa cosa abbiamo veduta con piacere, ricordando le mordaci ed ingiuste imputazioni che taluni vanno facendo contro allo sfarzo ed al lusso della corte Pontificia ”.
   All'improvviso suona un campanello, e il prelato d'anticamera fa loro cenno di avanzarsi e di entrare nella stanza del Papa. In quel momento D. Bosco restò come confuso e dovette farsi una specie di violenza per non perdere l'equilibrio. - Coraggio, disse, andiamo. - Il Ch. Rua lo segue portando una copia, legata artisticamente, di tutti i fascicoli delle Letture Cattoliche. Entrano, ed eccoli finalmente alla presenza di Pio IX; fanno una genuflessione all'ingresso della sala, l'altra nella metà e la terza ai piedi del Pontefice. Ma cessò quasi intieramente la loro apprensione, quando videro in Pio IX l'aspetto di un uomo il più affabile, il più venerando e nel tempo stesso il più soave che possa dipingere un pittore. Non gli poterono baciare il piede, perchè era seduto al tavolino; gli baciarono la mano, e il Ch. Rua, memore della promessa fatta a' suoi compagni, la baciò una volta per sè e una volta per essi. Allora il Santo Padre fe' loro segno di alzarsi e mettersi davanti a lui. Obbedirono, ma D. Bosco volendo parlare secondo che l'etichetta prescriveva, si rimise ginocchioni - No, replicò il Papa, alzatevi pure.
Conviene qui notare, che annunziando Don Bosco al Papa, il prelato introduttore aveva letto male il suo nome perchè invece di scrivere Bosco aveva scritto Bosser; perciò il Papa incominciò ad interrogarlo così:
     - Voi siete piemontese?
     - Si, Santità; sono piemontese e in questo momento provo la più grande consolazione della mia vita, trovandomi ai piedi del Vicario di Gesù Cristo.
     - E in quale cosa vi occupate?
     - Santità, io mi occupo nella istruzione della gioventù e nelle Letture Cattoliche.
     - L'istruzione della gioventù fu cosa utile in tutti i tempi; ma oggidì è più necessaria che mai. Vi è anche un altro in Torino che si occupa dei giovani.
     Qui D. Bosco si accorse che non era dato giusto il suo nome, e in pari tempo il Papa comprese altresì che egli non era Bosser, ma Bosco, Direttore dell'Oratorio di S. Francesco di Sales. Allora prese un aspetto assai più ilare e continuò: - Che cosa fate nel vostro Ospizio?
     - Un po' di tutto, santo Padre: dico la messa, predico, confesso, faccio scuola; alcune volte mi tocca andare in cucina ad insegnare al cuoco, ed anche scopar la chiesa.
   Il Santo Padre sorrise a questa risposta, e gli domandò più cose riguardanti ai giovani, ai chierici, ed agli Oratorii, dei quali era già informato. Lo richiese pure del numero e del nome dei sacerdoti che lo aiutavano, e di coloro i quali collaboravano nella pubblicazione delle Letture Cattoliche. Voltosi poi al Ch. Rua, gli chiese se era già Sacerdote, ed egli rispose:
     - Santità, non ancora, ma sono solamente chierico e percorro il terzo anno di teologia.
     - Che trattato studiate?
     - Studio il trattato de Baptismo e de Confirmatione - e mentre voleva terminare l'elenco degli altri, il Papa osservò:
     - Questo è il trattato più facile. - Quindi vóltosi nuovamente a Don Bosco, con aria ridente gli disse: Mi ricordo dell'oblazione mandatami a Gaeta, e dei teneri sentimenti con cui quei giovanetti l'accompagnarono.
   D. Bosco approfittò di quel medesimo discorso per esprimergli l'attaccamento di tutti i suoi giovani alla Sacra sua persona, e lo pregava di gradirne un segno in una copia delle Letture Cattoliche.
     - Santità, gli disse, Le offro una copia di quei libretti finora stampati, e la offro a nome della Direzione; la legatura è lavoro dei giovani di nostra Casa.
     - Quanti sono questi giovani?
     - Santità, i giovani della casa sono circa 200: i legatori 15.
     - Bene, egli rispose, io voglio mandar una medaglia a caduno. - Quindi, andato in un'altra camera, dopo brevi istanti ritornò, portando quindici piccole medaglie della Concezione. - Queste saranno pei giovanetti legatori, disse a D. Bosco, mentre gliele porgeva. - Rivoltosi poi al Ch. Rua, gliene diede una più grande, dicendo: Questa è pel vostro compagno. - Quindi rivoltosi nuovamente a lui, gli porse una piccola scatola, che ne rinchiudeva un'altra ancora più grande, dicendo: - E questa è per voi. - Essendosi essi inginocchiati per ricevere i preziosi regali, il Santo Padre loro disse di alzarsi.
   Credendo poi che eglino volessero già partire, Pio IX stava per congedarli, quando Don Bosco prese a parlargli così: -Santità, avrei qualche cosa di particolare da comunicarle.
     - Va bene, rispose il Papa.
Allora si fè cenno al Ch. Rua di ritirarsi, ed egli fatta la genuflessione in mezzo alla camera, se ne uscì.
  Il Santo Padre ragionò di nuovo con D. Bosco intorno agli Oratorii e sullo spirito che vi s'insinua, e lodò la pubblicazione delle Letture Cattoliche, dicendogli d'incoraggiarne i collaboratori, che egli di cuore benediceva. Tra le cose che ripetè con vera compiacenza fu questa: Quando penso a quei giovani, rimango ancora intenerito per quelle trentatre lire inviatemi a Gaeta. Poveri giovani, aggiungeva, si privarono del soldo destinato alla pagnottella e al companatico: gran sacrifizio per loro!
  D. Bosco rispose: - Il nostro desiderio era di poter fare di più, e fummo grandemente consolati alla notizia che l'umile nostra offerta tornò gradita a Vostra Santità. Vostra Santità sappia, che là in Torino ha una numerosa schiera di figli, che la amano teneramente, ed ogni qualvolta loro accade di parlare del Vicario di Gesù Cristo, lo fanno col più vivo trasporto di gioia.
  Il Santo Padre udì ciò con molta soddisfazione, e fatto ricadere il discorso sugli Oratorii, ad un certo punto uscì spontaneamente in questa dimanda a D. Bosco:
   - Mio caro, voi avete messo molte cose in movimento, ma se voi Veniste a morire che cosa ne sarebbe dell'opera vostra?
Don Bosco, che stava per entrare nel suo argomento principale, colse tosto la propizia occasione, e risposto che era appunto venuto a Roma per provvedere all'avvenire degli Oratorii, gli presentò la lettera commendatizia di Mons. Fransoni. E soggiungeva: - Supplico Vostra Santità a volermi dare le basi di una Istituzione che sia compatibile nei tempi e nei luoghi in cui viviamo. - Il Vicario di Gesù Cristo, letta la raccomandazione dell'intrepido esiliato, conosciuti i progetti e le intenzioni di Don Bosco, se ne mostrò molto contento e disse: - Si vede che andiamo tutti e tre d'accordo. - Pio IX esortò pertanto D. Bosco a redigere le regole della Pia Società, secondo lo scopo che ne aveva concepito, e gli diede in proposito importanti suggerimenti. Tra le altre cose gli disse: - Bisogna che voi stabiliate una Società, la quale non possa essere incagliata dal Governo; ma nel tempo stesso non dovete contentarvi di legarne i membri con semplici promesse, perchè altrimenti non esisterebbero gli opportuni legami tra soci e soci, tra superiori ed inferiori; non sareste mai sicuro dei vostri soggetti, nè potreste fare lungo assegnamento sulla loro volontà. Procurate di adattare le vostre regole sopra questi principii, e compiuto il lavoro, sarà esaminato. L'impresa però non è tanto facile Si tratta di vivere nel mondo senza essere conosciuti dal mondo. Tuttavia, se in questa opera avvi il volere di Dio, Egli vi illuminerà. Andate, pregate e dopo alcuni giorni ritornerete e vi dirò il mio pensiero.
  Pio IX era pronto nel capire le domande e spedito nel dare le risposte. In cinque minuti si poteva trattare con lui di affari pei quali con altri si sarebbe richiesta un'ora. Per il che, non solo il progetto della nuova Istituzione, ma più altri affari si trattarono in quell'udienza. D. Bosco gli domandò pure vari favori, che benignamente gli furono concessi. Fra questi vi fu l'Oratorio privato per la nostra Casa e per quella dell'Abate Montebruno di Genova.
Presentò anche la supplica di D. Cafasso, per quella indulgenza straordinaria in punto di morte e nello stesso, tempo pregò perchè fosse eziandio concessa e in modo distinto a lui e a tutti coloro che attualmente si trovavano, nell'Oratorio di S. Francesco di Sales, formanti famiglia; e anche a un certo numero indeterminato di benefattori; e il Papa, letta la supplica, annuì a tutto e promise il Rescritto per D. Cafasso.
   In fine D. Bosco chiese la benedizione sopra le persone che in qualche modo lo riguardavano.
   Allora fu richiamato il Ch. Rua, rientrato il quale D. Bosco domandò al Papa la santa benedizione, ed ambedue s'inginocchiarono per riceverla. - Ve la do di cuore, rispose il Santo Padre con voce intenerita, mentre erano ancor essi del pari commossi. Ed ecco la formula speciale che usò Pio IX, e che giudichiamo bene di registrare quale gloriosa rimembranza.
   Benedictio Dei Omnipotentis, Patris et Filii et Spiritus Sancti descendat super le, super socium tuum, super tuos in soriem Domini vocatos, super adiutores et benefactores tuos et super omnes pueros tuos, et super omnia opera tua, et maneat nunc et semper et semper et semper.
   Questa singolare benedizione di Pio IX produsse il suo effetto, e il Ch. Rua Michele ne ebbe la sua parte distinta. Ne sono prova eloquente le opere dell'Oratorio, compiutesi da quel giorno in poi.
   Sul finir dell'udienza il Papa, chiesto a D. Bosco se già avesse visitata la Basilica di S. Pietro, gli dava il più ampio permesso di poter vedere ogni monumento o cosa notabile che vi fosse nell'alma città, ordinando al Monsignore dell'anticamera che innanzi a D. Bosco si aprisse ogni più recondito ripostiglio. - Procurate di vedere tutto ciò che è visibile - gli disse.
   “ La bontà del Santo Padre, notò D. Bosco, il mio vivo desiderio d'intrattenermi con lui avevano portata l'udienza oltre a mezz'ora, tempo assai considerevole, sia riguardo alla sua persona, sia riguardo all'ora del pranzo che per nostra cagione gli era ritardato. Compresi di stima e di venerazione, confusi da tanti segni di benevolenza partimmo dal palazzo pontificio e ce ne andammo al Quirinale. L'impressione di questa udienza sarà certamente incancellabile dal nostro cuore, ed è poi per noi un argomento di fatto per poter dire che basta l'accostarci al Pontefice per ravvisare in esso un padre che altro non desidera che il bene dei suoi figliuoli, i fedeli di tutto il mondo. Chi lo ascolta a parlare, egli è costretto a dire in cuor suo: - In quell'uomo avvi qualche cosa di sovra umano che non apparisce negli altri uomini ”.
   D. Bosco si giovò della licenza del Papa per visitare i sotterranei della Basilica Vaticana. Nell'innalzare la nuova basilica per preservarla dall'umidità ne fu elevato il piano; quindi si lasciò intatto il pavimento della chiesa Costantiniana: come pure la parte più bassa di essa per tre metri e mezzo, con tutte le colonne in piedi troncate al punto ove stan loro sopra i voltoni. Questo spazio tra l'antico e nuovo pavimento costituisce appunto quei sotterranei detti anche grotte Vaticane. Qui furono posti quasi tutti i monumenti che esistevano nella chiesa antica, fra i quali pregevolissime opere di scultura e pittura: e quadri in mosaico, sepolcri dei Papi, sarcofaghi di personaggi celebri, statue, lapidi e altari. D. Bosco narrava poi ai giovani: “ Ci vorrebbe un volume per notare le grandi cose ivi vedute; ma noto una cosa sola ed è un'immagine di Maria detta della bocciata. Questa immagine è posta in un altare sotterraneo ed è molto antica. Tal nome le fu dato pel fatto seguente. Un giovane, per disprezzo o forse inavvertitamente, con una boccia andò a colpire in un occhio l'immagine di Maria. Avvenne un gran prodigio. Grondò sangue dalla fronte e dall'occhio, che si vede ancora rosseggiante sopra le gote dell'immagine. Due gocce sprizzarono lateralmente sovra un sasso che conservasi gelosamente riparato con due cancelli di ferro.
  Ma in que' sotterranei ciò che più attraeva D. Bosco era la memoria del Principe degli Apostoli. Accompagnato da Mons. Borromeo consumò la maggior parte di quel giorno a visitare la Confessione. Poi si fece aprire la cripta sotterranea dove era la tomba di San Pietro. Guardò, esaminò ogni oggetto, ogni angolo, le mura, le volte, il pavimento. Quindi chiese se non vi era più nulla da vedere. - Più nulla, gli fu risposto.
  Ma proprio la tomba del santo Apostolo ove è? - Qui sotto! È  sita profondamente sottoterra nello stesso luogo che occupava quando era in piedi l'antica Basilica; e non fu più aperta da molti secoli per timore che taluno possa tentare di spezzarne qualche reliquia.
     - Ma io vorrei giungere fin là.
     - Non è possibile.
     - Mi hanno detto però che in qualche modo si potrebbe vedere.
     - Tutto ciò che si può far vedere glielo ho fatto, vedere: il di più è rigorosamente proibito.
     - Ma il Papa mi ha detto essere ordine suo che nulla mi si tenga celato. Quando ritornerò a lui e mi chiedesse se ho visto tutto, mi rincrescerebbe di non poter dire di sì.
   Monsignore mandò a prendere alcune chiavi ed aprì una specie di armadio. Qui vi era un foro che scendeva sotterra. D. Bosco guardò, ma tutto era tenebre.
     - È  contento? disse il Monsignore.
     - Non ancora; vorrei vedere.
     - E come vuol fare?
     - Mandi a prendere una canna ed un cerino.
   Venne la canna ed il cerino, che appiccicato sulla punta di quella venne calato giù. Ma si spense tosto nell'aria morta. La canna però non giungeva al fondo. Allora fu fatta venire una seconda canna, che aveva all'estremità un uncino di ferro. Così si giunse a toccare il coperchio della tomba di S. Pietro. Era sepolta a sette od otto metri di profondità. Battendo leggermente, il suono che veniva su, ora indicava che l'uncino urtava nel ferro ed ora nel marmo. Ciò confermava quello che avevano scritto gli storici antichi. D. Bosco visitava tutto con ogni diligenza per servirsene nel correggere la vita da lui già scritta di S. Pietro, guidato dalle opere di Sartorio, di Cuccagni, e dai Bollandisti, 29, 30 giugno.
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