Capitolo 67

Letture Cattoliche: IL PASTORELLO DELLE ALPI OSSIA VITA DEL GIOVANE BESUCCO FRANCESCO - Indirizzo di D. Bosco ai giovani - Il Sacramento della penitenza e il confessore stabile - Generosità di D. Bosco nel diffondere buoni libri - Il R. Provveditore e la ginnastica nell'Oratorio - D. Bosco chiede gli attrezzi di ginnastica all'Arsenale - Il Ministro dell'Istruzione pubblica ordina che gli sia trasmessa una relazione sulle scuote privato, su quelle rette da Corpi morali e dalle famiglie religiose e sui piccoli Seminari - Decreti, circolari, legge a danno degli Ordini - religiosi, dei Seminarii e dei chierici, i quali non si vogliono più esenti dalla leva militare.

Capitolo 67

da Memorie Biografiche

del 01 dicembre 2006

In quest'anno D. Bosco aveva passato il pomeriggio di molti giorni nel Convitto Ecclesiastico di S. Fran­cesco d'Assisi, per intrattenersi su questioni di mo­rale col Teol. Bertagna G. B., col quale aveva intima fami­gliarità; e per comporre fascicoli delle sue Letture Cattoliche.

Oltre ai due già summentovati, scritti in quest'anno 1864, nel mese di giugno finiva di comporne un terzo destinato per i mesi di luglio e di agosto. In queste pagine aveva messo tutto il suo cuore di padre, che narra le virtù di uno suo dilettissimo figlio. Lo dice il titolo.

Il Pastorello delle Alpi, ovvero vita del giovane Besucco Francesco d'Argentera, pel Sacerdote Bosco Giovanni. Al frontispizio sotto il ritratto stava scritto: Io muoio col rincrescimento di non aver abbastanza amato Iddio come si meritava. Vi è un appendice sopra il benedetto Crocifisso di Argentera.

Così D. Bosco offriva il nuovo lavoro ai suoi alunni.

 

Carissimi Giovani,

 

Mentre aveva tra mano a scrivere la vita di un vostro compagno, la morte inaspettata del giovane Besucco Francesco mi fece sospendere quel lavoro per occuparmi di lui medesimo. Egli è per appagare le vive istanze de' suoi compatriotti, de' suoi amici e per secondare le molte vostre dimande, che ho divisato di mettermi a raccogliere le più interessanti notizie di questo compianto vostro compagno, e di presentarvele ordinate in un libretto, persuaso di farvi cosa utile e gradita.

Taluno di voi potrà chiedere a quali fonti io abbia attinte le notizie, per accertarvi che le cose ivi esposte siano realmente avvenute.

Vi soddisferò con poche parole. Pel tempo che il giovane Besucco visse in patria, mi sono tenuto alla relazione trasmessami dal suo Parroco, dal suo maestro di scuola e da' suoi parenti ed amici. Si può dire, che io non ho fatto altro, che ordinare e trascrivere le memorie a questo uopo inviatemi. Pel tempo che visse tra noi ho procurato di raccogliere accuratamente le cose avvenute in presenza di mille testimoni oculari; cose tutte scritte e firmate da testimonii degni di fede.

È  vero che ci sono dei fatti, i quali recano stupore a chi legge, ma questa è appunto la ragione per cui li scrivo con premura particolare; poichè, se fossero soltanto cose di poca importanza, non meriterebbero di essere nemmeno pubblicate. Quando poi osserverete questo giovanetto a manifestare nei suoi discorsi un grado di scienza ordinariamente superiore a questa età, dovete notare che la grande diligenza del Besucco per imparare, la felice memoria nel ritenere le cose udite e lette, e il modo speciale con cui Iddio lo favorì dei suoi lumi, contribuirono potentemente ad arricchirlo di cognizioni certamente superiori alla sua età.

Una cosa ancora vi prego di notare riguardo a me stesso. Forse troppa compiacenza nello esporre le relazioni che passarono tra me e lui. Questo è vero e ne chiedo benevolo compatimento; vogliate qui ravvisare in me un padre che parla di un figlio teneramente amato un padre, che dà campo ai paterni affetti, mentre parla a' suoi amici figli. Egli loro apre tutto il suo cuore per appagarli, ed anche istruirli nella pratica delle virtù, di cui il Besucco si rese modello. Leggete adunque, o giovani carissimi, e se nel leggere vi sentirete mossi a fuggire qualche vizio, o a praticare qualche virtù, rendetene gloria a Dio, solo Datore di veri beni.

Il Signore ci benedica tutti e ci conservi nella sua santa grazia qui in terra, affinchè possiamo giungere un giorno a benedirlo eternamente in cielo.

 

In questi preziosi cenni biografici D. Bosco non tralasciò di raccomandare ai giovani, come faceva in ogni occasione, i Sacramenti della Penitenza e dell'Eucaristia e il modo di riceverli con profitto, presentando il caro Besucco qual modello da imitarsi.

In quanto alla confessione egli dopo aver narrato come il buon giovane consigliasse con lettera un suo amico a confessarsi ogni otto giorni, prosegue, dando un avviso importantissimo.

Mentre lodo grandemente il Besucco intorno a questo fatto, raccomando coi più vivi affetti del cuore a tutti, ma in ispecial modo alla gioventù i voler fare per tempo la scelta d'un confessore stabile nè mai cangiarlo, se non in caso di necessità. Si eviti il difetto di alcuni che cangiano confessore quasi ogni volta che vanno a confessarsi; oppure dovendo confessare cose di maggior rilievo vanno da un altro, ritornando poscia dal confessore primitivo Facendo così costoro on fanno alcun peccato, ma non avranno mai una guida sicura che conosca a dovere lo stato di loro coscienza. A costoro accadrebbe quello che ad un ammalato il quale in ogni visita volesse un medico nuovo. Questo medico difficilmente potrebbe conoscere il male dell'ammalato, quindi sarebbe incerto nel prescrivere gli opportuni rimedi.

Che se per avventura uesto libretto fosse letto da chi è dalla divina Provvidenza destinato all'educazione della gioventù, io gli raccomanderei caldamente tre cose nel Signore. Primieramente inculcare con zelo la frequente confessione, come sostegno della instabile giovanile età, procurando tutti i mezzi che possono agevolare l'assiduità a questo Sacramento. Insistano secondariamente sulla grande utilità della scelta d'un confessore stabile da non cangiarsi senza necessità, ma vi sia copia di confessori, affinchè ognuno possa scegliere colui, che sembri più adattato al bene dell'anima propria. Notino sempre per altro, che chi cangia confessore non fa alcun male, e che è meglio can­giarlo mille volte piuttosto che tacere alcun peccato  in confessione.

Nè manchino mai di ricordare spessissimo il grande segreto, della confessione. Dicano esplicitamente che il confessore è stretto da un segreto naturale, ecclesiastico, divino e civile per cui non può per nessun motivo, a costo di qualunque male fosse anche la morte.

manifestare ad altri cose udite in confessione o servirserne per sè; che anzi può nemmeno pensare alle cose udite in questo Sacramento; che il confessore non fa alcuna meraviglia, nè diminuisce l'affezione per cose

comunque gravi udite in confessione, al contrario acquista credito al penitente. Siccome il medico quando scopre tutta la gravezza dei male dell'ammalato gode in cuor suo perchè può applicarvi l'op­portuno rimedio; così fa il confessore che è medico dell'anima nostra e a nome di Dio coll'assoluzione guarisce tutte le piaghe dell'anima.

Io sono persuaso che se queste cose saranno raccomandate e a dovere spiegate, si otterranno grandi risultati morali fra i giovanetti, e si co­noscerà coi fatti qual maraviglioso elemento di moralità abbia la cat­tolica religione nel Sacramento della penitenza.

 

La vita di questo ammirabile giovanetto fu accolta con entusiasmo dagli associati alle Letture Cattoliche e come quelle di Comollo, Savio e Magone posta in vendita a parte per pochi soldi, andò a ruba. D. Bosco ci teneva al maggior spaccio possibile dei fascicoli indirizzati alla gioventù. Scrisse D. Ruffino: “ Un giorno, aveva rimproverato il Direttore della tipografia perchè avesse tassato con un prezzo troppo alto la biografia di Besucco. Il tipografo rispondeva essere quello il prezzo ordinario delle Letture Cattoliche. Allora D. Bosco replicò: - Io non guardo a nessun prezzo, io guardo solo che si diffondano buoni libri. Noi due non c'intediamo ancora; ella sa che D. Bosco ha bisogno di danaro e perciò vuol dargliene: io so esserci bisogno che i buoni libri si diffondano, perciò non guardo a danari ”.

Egli intanto mentre stava per terminare questo suo lavoro riceveva due circolari dal, R. Provveditore agli studi. Ecco la prima.

 

REGIO PROVVEDITORE AGLI STUDI

della Provincia di Torino

Torino, addì 3 giugno 1864.

Circolare N. 41. Serie 3°

 

Il Ministro giustamente apprezzando i benefici effetti che dalla ginnastica provengono alla educazione della giovent√π, la fece obbligatoria in tutti i pubblici istituti e ne ottenne soddisfacenti risultati.

Ma, per poter conoscere come e quanto venga dalla pubblica opinione apprezzata tale istituzione, desidera sapere in quali e quanti istituti privati siasi stabilita.

A tal fine si trasmette a V. S. Ill.ma l'acchiuso specchio, pregandola di rispondere alle indicazioni in esso contenute e di restituirlo, dalla S. V. firmato, a questo ufficio.

Alla colonna decima sia compiacente d'indicare di quali e quanti ordigni sia provveduto cotesto istituto.

 

Il R. Provveditore

F. SELMI

 

Al Direttore del Ginnasio Convitto dell'Oratorio di S. Francesco di Sales in Valdocco - Torino.

Gli attrezzi della ginnastica nell'oratorio non erano troppi, poichè si limitavano alle parallele, all'altalena, al piano d'assalto, al passo volante, ma supplivano i giuochi a corsa delle ricreazioni che erano preferiti dagli alunni e più igienici e più morali. Il 17 giugno D. Alasonatti rispondeva al R. Provveditore, e D. Bosco pensando che la spesa di provvedere gli attrezzi completi di ginnastica sarebbe stata per lui troppo grave, e che nei magazzini del Governo avrebbe potuto trovare quanto era necessario per soddisfare le esigenze del Ministero, in data 5 Agosto scrisse al Direttore dell'arsenale, Colonn. Audisio. Esponeva il suo caso, e mandava l'elenco degli attrezzi che gli mancavano. Il Colonnello gli rispondeva che nell'Arsenale non si trovavano gli oggetti richiesti, d'altronde sarebbe stata necessaria un'autorizzazione del Ministero della guerra.

D. Bosco per altra via, come vedremo, ottenne ciò che aveva domandato.

La seconda circolare del Provveditore trattava di pi√π serio argomento.

 

REGIO PROVVEDITORE ECC.

Circolare N. 43 - Serie 3°                                                                                 Torino, addì 10 giugno 1864­

 

Con recente disposizione del Ministro della Pubblica Istruzione essendo fatto obbligo al sottoscritto di trasmettere al Ministero, non pi√π tardi del 10 agosto venturo, la relazione sull'istruzione privata e sulle scuole rette da Corpi morali, da famiglie religiose e sui Seminarii di studi secondari, egli deve pregare la S. V. Ill.ma a voler compiacersi di trasmettere a questo ufficio, prima che termini il mese di luglio prossimo, la relazione del proprio Istituto.

Il R. Provveditore

P. SELMI.

 

Queste domande facevano sospettare che il Ministero avesse progetti ostili agli educatori ecclesiastici. 1 giornali della rivoluzione insistevano perchè fossero aboliti i corpi religiosi insegnanti. Il Ministro Pisanelli con decreti e regolamenti prendeva continuamente odiose misure contro la Chiesa; e in gennaio con varii soprusi aveva tentata la secolarizzazione dei seminarii, fatto chiudere quello di Caltanisetta, e proibito in giugno agli Ordini Religiosi di ricevere novizi. E i sospetti dei Cattolici si facevano più gravi perchè il Ministro Amari il 20 luglio ordinava con decreto che fossero abolite le scuole secondarie annesse al Seminario di Bergamo, mentre si tentava di sopprimere con lunghe persecuzioni due collegi diocesani della stessa provincia di Bergamo. Il 13 settembre Pisanelli con una circolare a tutti i Vescovi pretendeva che gli dessero conto esatto de' Seminarii, dei loro professori, del numero degli scolari chierici e non chierici, delle pensioni, delle rendite, del numero delle ordinazioni in un decennio; e colla narrazione dei come procedette per ogni rispetto ciascun Seminario dalla sua fondazione fino ai tempi presenti. Ma la caduta del Ministero il 23 settembre doveva rendere vana la prepotenza di quel tristo avvocato; e nello stesso tempo mettere da parte un odioso progetto di legge che da mesi si andava agitando.

Il 28 aprile il Ministro della Guerra, generale Della Rovere, aveva presentato alla Camera il progetto per abolire ogni esenzione dalla leva militare in favore dei chierici; e nel giugno la Commissione, incaricata di esaminare un tal progetto, trovava giuste le premure del Governo e i suoi intendimenti. L'8 di luglio la legge era approvata nella Camera dei deputati con 161 voti contro 4.5. Non si fece verun caso di moltissime petizioni in contrario, firmate da migliaia di cittadini, e dei richiami dei Vescovi. Ma il A luglio, avendo termine le tornate del senato, non si potè discutere ed approvare definitivamente la legge.

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