Decreto di Collaudazione della Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari per l'Istituto Salesiano - Tredici osservazioni sulle Regole dell'Istituto - Lettera di D. Bosco in ringraziamento del Decreto al Cardinal Quaglia - Memoriale di D. Bosco alla S. Congregazione sulle tredici osservazioni - Traduzione delle Regole in Lingua Latina.
del 01 dicembre 2006
Una grande gioia era preparata per D. Bosco in questi giorni. La Sacra Congregazione de' Vescovi e Regolari udito il parere di varii consultori, fatto minuto esame, emanava in data del 23 luglio 1864, colla sanzione del Sommo Pontefice, il Decreto detto di lode ossia di collaudazione, approvando l'esistenza e lo spirito della nuova Società. Si differiva però a tempo più opportuno l'approvazione delle Costituzioni e, attese le speciali circostanze de' tempi e de' luoghi, costituivasi D. Bosco Superiore Generale a vita, fissando a dodici anni la durata in officio del suo successore.
Questo decreto, colla consueta lettera, fu indirizzato al Vicario Capitolare di Torino, il quale lo trasmise a D. Bosco.
 
DECRETO
 
della S. Congregazione dei Vescovi e Regolari per l'Istituto Salesiano.
 
Mosso a pietà della condizione de' fanciulli più poveri, il sacerdote Giovanni Bosco della Diocesi di Tonno, fin dall'anno 1841, coll'aiuto eziandio di altri Preti, incominciò a raccoglierli insieme, insegnar loro i primi elementi della Cattolica Fede, e soccorrerli con aiuti temporali. Di qui ebbe origine la pia Società, che prendendo nome da San Francesco di Sales, consta di Preti, Chierici e laici. I soci fanno professione coi tre consueti voti semplici di Obbedienza, Povertà e Castità, sono sotto la direzione del Superiore Generale, che viene chiamato Rettor Maggiore, ed oltre la propria santificazione, si propongono per fine principale di attendere ai bisogni sì temporali come spirituali dei giovanetti specialmente più miserabili.
Sino dal principio della pia Congregazione, con tale studio e diligenza curarono quelle cose, le quali giudicarono poter giovare al loro scopo, che a tutti fu noto il grandissimo vantaggio, che colle loro fatiche recarono alla Cristiana Religione; e moltissimi Vescovi li chiamarono nelle rispettive Diocesi, e li associarono come solerti e laboriosi operai nel coltivare la Vigna del Signore. Ma al prenominato sacerdote Giovanni Bosco, che è Fondatore ed insieme Superiore Generale della Pia Società, sembrò mancar molto a sè ed ai suoi Socii, se non s'aggiungesse alla medesima Società l'Apostolica Sanzione.
Raccomandato pertanto da moltissimi Vescovi ha testè domandato con umilissime preghiere la prefata Sanzione alla Santità di Nostro Signore Pio Papa IX, e presentò le Costituzioni per l'approvazione. Sua Santità nell'Udienza avuta dal sottoscritto Mons. Pro Segretario, della Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari in data del i Luglio 1864, la ricordata Società, attese le lettere Commendatizie dei predetti Vescovi, con amplissime parole lodò e commendò, come col tenore del presente Decreto loda e commenda quale Congregazione di voti semplici, sotto il governo del Superiore Generale, salva la giurisdizione degli Ordinarii, secondo il prescritto dei Canoni e delle Apostoliche Costituzioni, differita a tempo più opportuno l'approvazione delle Costituzioni. Inoltre la Santità Sua, attese le circostanze speciali, concedette, siccome col tenore di questo Decreto concede, che l'attuale Superiore Generale, ovvero Rettor Maggiore, rimanga per tutta la vita nella sua carica, quantunque sia stabilito che il Superiore Generale della medesima Pia Società resti in carica soltanto per dodici anni.
Dato in Roma dalla Segreteria della Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari in questo giorno 23 Luglio 1864.
 
A. Card. QUAGLIA Prefetto.
STANISLAO  SVEGLIATI Pro - Segretario.
 
 
Al surriferito decreto di lode intorno alla Pia Società d S. Francesco di Sales, erano state unite dalla Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari le seguenti tredici osservazioni sulle Costituzioni.
 
Animadversiones in constitutiones Sociorum sub titulo S. Francisci Salesii in diocesi Taurinensi.
 
I°. Munus Rectoris Majoris seu superioris Generalis ad duodecim annuos erit duraturum, nec in eo poterit confirmari sine venia S. Sedis.
z° Consultius erit expungere in Constitutionibus verba quibus so­ciis prohibetur ne in rebus politicis partes assumant:
3° Vota quae in hujusmodi Institutis emittuntur sunt S. Sedi re­servata, ideoque delendum in Constitutionibus praedicta vota dispen­sari posse a Superiore Generali.
10 Permittendum non est, ut Superior Generalis relaxare possit so­ciis piì Instituti Litteras Dimissoriales ad Ordines suscipiendos, idque pariter in Constitutionibus deleatur.
5° Reservandum erit Beneplacitum Apostolicum pro alienationi­bus ac debitis contrahendis ad praescriptum sacrorum canonum. 6º Non expedit remittere arbitrio Sociorum depositionem Rectoris Maioris, seu Superioris Generalis, sed praescribendum erit, ut depo­sitio effectum habere nequeat inconsulta hac Sacra Congregatione. 7° Pro fundatione novarum domorum, et pro suscipienda in poste­rum ab Ordinariis directione Seminariorum recurrendum erit in sin­gulis casibus ad S. Sedem.
8° Optandum est ut socii plusquam unius horae spatio orationi vo­cali et mentali quotidie vacent, et ut quolibet anno per decem dies spiritualia peragant exercitia.
9° Approbandum non est, ut personae extraneae pio Instituto adscri­bantur per ita dictam affiliationem.
10º In formula Professionis addendum erit nomen Rectoris coram quo emittitur Professio, et verbis « volermi comandare senza riserbo » substituantur sequentia alia verba: « e volermi comandare a tenon delle nostre Costituzioni ».
I I° Quolibet triennio Rector Major sen Superior Generalis relatio­nem status proprii Instituti ad hanc Sacram Congregationem trasmit­tere teneatur, quae quidem relatio complecti debet tam statum ma­terialem et personalem, nempe numerum domorum et sociorum, quam disciplinarum, scilicet Constitutionum un observantiam, nec non quae respiciunt adtninistrationem oeconomicam.
12º Prout moris est penes pias Praesbyterorum Congregationes Con­stitutionum traductio e vernacula in latinam linguam fiat.
13' Ne scrupulis et anxietatibus detur locus, deleantur in Consti­tutionibus verba, quibus Superioris praeceptum obligare sub culpa statuitur.
 
STANISLAUS SVEGLIATI Pro-Secretarius.
 
D. Bosco ricevuto dalla Curia Arcivescovile di Torino il prezioso decreto, indirizzava la seguente lettera al Cardinale Quaglia.
 
Eminenza Rev.ma,
 
Con grande mia consolazione ho ricevuto il decreto di approvazione della Società di S. Francesco di Sales, che con bontà singolare V. E. Rev.ma degnavasi di farmi pervenire. Io sento il dovere di vivamente ringraziarla, e non potendo altrimenti esprimerle la mia gratitudine mi unirò con tutti i membri di questa pia Società e con tutti i giovanetti accolti in questa casa, per invocare ogni giorno le benedizioni del cielo sopra di Lei, affinchè ad multos annos possa continuare nelle sue gravi fatiche a maggior gloria di Dio e della sua Santa Chiesa.
Intanto io mi occuperò per dare corso alle osservazioni fatte sulle Costituzioni di questa Società: dopo mi raccomanderò nuovamente alla provata di Lei bontà perchè si degni condurre al desiderato termine l'opera sì bene incominciata sotto ai benevoli di Lei auspizii.
Un novello favore La pregherei di aggiungere ai già concessi, ed è di voler dire al nome mio e di tutti i membri della Società una parola del più vivo, del più sentito atto di gratitudine, che noi tutti nutriamo in cuore, alla sacra e sempre amata persona di Sua Santità. La assicuro che tutti i palpiti del nostro cuore sono diretti ad amare un sì tenero padre che tanto ci aula nel Signore.
Portatore di questa lettera è il Teologo ed Avvocato Emiliano Manacorda, zelante collaboratore di questa casa. Esso è persona benestante, affezionatissimo alla persona del S. Padre e desideroso di impiegare la sua vita a favore della santa religione cattolica. Se mai Ella potesse valersi di lui in qualche lavoro, egli si offre di tutto cuore per servirla.
Finalmente nella grande sua carità voglia impartire la santa sua benedizione sopra di me e sopra di tutti i giovani di questa casa, mentre con pienezza di stima reputo il più alto onore di poterle baciare il sacro lembo e professarmi.
Di V. Em. Rev.ma
 
Torino, 25 agosto 1864.
 
Umil.mo ed Obbl.mo servitore
Sac. GIOVANNI Bosco.
 
                     Era un gran passo nella via della sua formazione che aveva fatto la Pia Società per forza di questo decreto: ma D. Bosco doveva prendere ad esame le tredici osservazioni fatte alle regole, per vedere come potessero addattarsi alle esigenze dei tempi, dei luoghi; alle difficoltà che dovevano sorgere per causa del Governo, e della natura stessa del nuovo Istituto.
Non pareva che la Sacra Congregazione volesse assoluta­mente imporre tutte le correzioni. Infatti con un foglio firmato da Mons. Svegliati si notava che alcune di esse, specialmente la quarta che spettava alle dimissorie, si erano fatte perché la Pia Società non era ancora definitivamente approvata. D. Bosco aveva anche ricevuto invito di vedere il modo di inserirle al posto opportuno. Bisognava anche che la loro possibilità fosse messa alla prova colla pratica.
Ed egli preparava molto posatamente il memoriale che avrebbe pi√π tardi presentato al giudizio dei Padri della Sacra Congregazione. Riportiamo un suo manoscritto.
 
Supra Animadversiones in Constitutiones Sociorum sub titulo S. Francisci Salesii in Dioecesi Taurinensi.
 
Anno Domini 1864 die prima julii Sanctitas Domini Nos. Pii Papae IX precibus humillime exhibitis, benigne annuens, Societatem S. Fran­cisti Salesii laudare atque commendare dignabatur ad praescriptum SS. Canonum, dilata tamen ad opportunius tempus Constitutionum adprobatione. Insuper Sanctitas Sua attentis peculiaribus circumstan- . tiis, indulsit, ut Bosco Ioannes Sacerdos, sicuti Superior Generalis in suo munere permaneret quoad vixerit, eodemque tempore constituit ut ejusdem Societatis Superior Generalis in posterum duodecim tan­tum annis manus suum exerceat.
Memorato decreto adnectebantur terdecim animadversiones supra ejusdem Societatis constitutiones. Orator gratissimo animo supra dic­tum decretum et animadversiones eidem annexas accepit, statirnque animum intendit, ut ejusdem animadversiones ad praxim traduceret, ut si qua difficultas adpareret, cognosceret, cognitamque explanaret. Omnibus itaque perpensis quae ad majorem Dei gloriam et lucrum animarum conferre sibi visum est, supra memoratis animadversioni­bus hac ratione censetur esse obtemperandum.
Animadversio prima. - « Munus Rectoris Maioris, seu Superioris Generalis ad duodecim tantum annos erit duraturum, nec in eo po­terit confirmari sine venia S. Sedis ».
Adnotatur. -Animadversio haec integra et absque ulla observatione admittitur. Ideo adjunctum fuit quod in constitutionibus ad hoc erat adjungendum atque mutandum.
Animadversio Secunda. - « Consultius erit expungere in constitu­tionibus verba quibus socie prohibentur, ne in rebus politicis partes as­sumant ».
Adnotatur. - Expuncta haec verba fuerunt; nam hic articulas eo tantum spectabat, ut devitarentur vexationes si forte Constitutiones in manus quorundam laicorum inciderent. Qua propter in animad­veisionis obsequium integer articulas expunctus est.
Animadversio Tertia. - «Vota quae in ejusmodi Instituto emittun­tur suret Sanctae Sedi reservata, ideoque delendum in constitutio­nibus praedicta vota dispensari posse a Superiore Generali ».
Adnotatur. - Quod de meliori bono est, quod magis magisque ani­mos cum Supremo Ecclesiae Antistite strictius vincit, libentissime ad­mittimus. Adnotatio'tantum modo fit circa vota triennalia. Pro utili­tate et speciali Congregationis commoditate petitur, ut Superior Generalis a votis triennalibus dispensandi facultate polleat. Non gravis momenti hujusmodi favor videtur, cum a temporariis votis facultas dispensandi a S. Sede facillime semplici confessario concedatur.
Animadversio quarta. - « Admittendum non est ut Superior Gene­ralis relaxare possit sociis pii Instituti litteras dimissioriales ad ordines suscipiendos. Id pariter in Constitutionibus deleatur ».
Adnotatur. - Haec conditio si admitteretur, maximae equidem difficultates pro praxi inde exurgerent, quae hujusmodi societatis modum existendi turbarent, atque fere impossibilem redderent. Enimvero:
I° Regiminis et administrationis unitas conservare difficillime pos­set, cum Episcopus jus habeat socios a societate et ab officies revocandi et ad alia ecclesiastica munera obeunda constituendi. Quo in casa con­tingeret, ut administrator alicuius domus, ab Episcopo alio evocetur dam ipse per obedientiae votum Superiori suo obedire teneatur. Quae quidem vota sunt S. Sedi reservata. Nec Generali Superiori jus competeret suos subditos ad particulares domos regendas mittendi praesertim si domus in diversa dioecesi essent constitutae.
Quid vero esset agendum si Ordinarius volens uti sua jurisdictione ut pluries contigit, mitteret unum aut plures socios aut eumdem Su­periorem Generalem ad aliqua Sacri Ministerii munera obeunda, vel ad paroecias regendas deputaret?
2° Neque spiritus unitas servari potest; nam ut quisque perdifficile ministerium sacrum pro adolescentulis pauperibus et derelictis exer­ceat, debet apposite rebus, libris, monitis studere. Haec autem obtineri nequeunt nisi longa experientia edoceatur, quid et quomodo agen­dam, evitandum, mutandum ; haec omnia difficillime lisci poterunt si incertum esset tempus quo Socius manere possit in congregatione, antequam a proprio Episcopo alio evocetur.
3º Nec servare quidem potest doctrinae et disciplinai unitas. Nan­que quisque Socius dam studiis vacat, debet scholas, caeremonias, col­lationes in Seminario statutas frequentare. Episcopus vero id exi­gere debet, ut de vita et moribus illius informetur quem suo tempore ad sacros ordines admittere debet. At hora, tempus, locus Seminarii poterunt congruere cum muneribus et rebus quae in Societate quoti­die exercentur ?
Praeterea unusquisque praeceptor et antecessor tractatus ad libi­tum conficit, atque mutare et substituere potest, imo novo praècep­tore succedente alii et novi tractatus introducuntur, quae mutationes unitatem doctrinae et disciplinae difficillime et pene decani impossibi­lem redderent. Idem dicatur de caeremoniis, collationibus et sermo­nibus, quae in seminariis fiunt ad erudiendos clericos in saeculo viven­tes, non eos qui vitam religiosam ducunt.
4° Generatim quomodo conciliare potest obedientia proprio Episcopo cum obedientia Superiorii debita, cui vi votorum S. Sede reservatorum devincitur ?
5° Alea difficultas ratione locorum exurgit, nani nostris regionibus, Sede vacante, etiamsi annus vacationis transegerit, non potest Vi­carius Capitularis tradere litteras dimissoriales, et hoc ob civiles con­stitutiones, quo fit ut quisque ordinandus recurrere debeat ad S. Se­dei pro singulis ordinationibus, quod magnum gignit incommodum et dispendium sicuti inpraesentiarum quotidiana experientia docet.
6° Tandem apud nos lex usque dura viget, ut Episcopi juvenes in sortem Domini vocatos a saeculi militia revocare possint, ratione nu­meri in propria Dioecesi habitantium. At non raro contigit ut numerus revocandorum jam numerum a lege concessum excedat, dum alter Episcopus abundanter hujusmodi favorem praestare potest. Haec difficultas de medio tolleretur per litteras dimissoriales quibus socios transmittere potest ad alios Episcopos penes quos peculiares domus possidentur, vel administrantur.
7° Specialis vero difficultas exurgit ex natura Salesianae Societatis quae ex omnibus terrae partibus socios excipit. Quo fit ut saepe sae­pius litterae dimissoriales requirendae essent per loca dissitissima cuius Ordinarius vel ignoratur vel non facile reperire possit.
8° Hoc privilegio generatim gaudent, Ordines Religiosi et Regula­rium Congregationes. Huiusmodi sunt Oblati B. M. Virginis justa Brevem: Etsi Dei Filius, datum a S. Memoria Leonis Papae XII, mense Septembris 1828.
Hoc idem dicatur de Instituto Charitatis adprobato a felice recor­datione Gregorii XVI.
Congregatio autem Praesbyterorum Missionis adprobata a S. P. Urbano VIII per Bullam: Salvatoris Nostri die duodecima januarii 1632.
Tandem ipse S. P. Pius Papa IX (Quei diutissime Deus sospitem servet) per Brevem: Religiosas Familias, die decima tertia Maji 1859 praeter facultatem jam primitus concessam litteras dimissoriales ge­neratim concedendi, addit ut sequitur
« Clerici Congregationis Missionis, dummodo necessariis praediti sint requisitis suorumque Superiorum litteris dimissorialibus, extra tem­pora a Canonibus instituta a quocumque catholico Episcopo gratiam et Communionem Apostolicae Sedis habente, suscipere libere et licite, servatis servandis, possunt et valent. »
Itaque supra memoratis rationibus perpensis quae ad tempora, loca, constitutionem peculiarem hujusce societatis spectant, humillime ex­poscitur ut pro litteris dimissoriis ipso communi privilegio fruatur, quo domus, Congregationes atque Ordines regulares, habentes domo­rum communionem, gaudent.
Animadversio Quinta. - « Reservandum erit beneplacitum Aposto­licum pro alienationibus ac debitis contrahendis ad praescriptum S. S. Canonum ».
Adnotatur. - Animadversio haec maxima cum difficultate nostris constitutionibus consiliari potest; nani cum socie in particolari, non ipsa Societas, possideant, nunquam adesset casus quo sanctae Sedi esset recurrendum. Insuper cum apud nos vigeat ita dictum Regium Placitum, pro rebus externis, sequitur rescripta Pontificia foro civili esse submittenda. Quo facto nostra Societas tanquam Institutum legale coram civili societate haberetur, proinde sub legum civilium tutelam, quod idem est sub alienai potestatem cederet. Quapropter humil­lime postulatur, ne haec conditio actu perficiatur. Veruntamen sicut contingere potest, ut Superiori vel alii socio bona proveniant quae vel in foro conscientiae, vel coram Ecclesia tanquam bona Ecclesiastica ad ipsam societatem spectantia considerare possint, ideo humillime exposcitur ut Superiori Generali una cum suo Capitolo simul collecto, ejusmodi negotia, si quae forte erunt, tractandi ac perficiendi fa­cultas concedatur. Hoc modo adprobata fuit Congregatio Schola­rum Charitatis a felici recordatione Gregorii XVI per Breve: Cum Christianae etc, die 21 Iunii 1836.
Animadversio Sexta. - « Non expedit remittere arbitrio Sociorum depositionem Rectoris Majoris, seu Superioris Generalis, sed praescri­bendum erit ut depositio effectum habere nequeat inconsulta hac Sacra Congregatione ».
Adnotatur. - Animadversio haec undequaque admissa atque in Constitutionibus accommodata.
Animadversio Septima. - « Pro fundatione novarum domorum et pro suscipienda in posterum ab Ordinario Directione Seminariorum recurrendum erit in singulis casibus ad Sanctam Sedem. »
Adnotatur. - Animadversio haec summopere negotia retardaret, imo Pontificia rescripta ad forum externum spectantia cum ad pra­xim traduci nequeant absque Regio Placito, non parvo discrimini administratio societatis ipsaque Societas exponeretur.
Videtur satius esse, ut in fundatione aut in suscipienda administra-
tione novarum domorum recurratur ad Episcopum luci, quemadmo­dum in constitutionibus expositum est. Haec praxis quam hucusque secuti sumus videtur congruenter satisfacere opportunitatibus locorum, temporum atque personarum. Quod spectat ad rerum temporalium immobilium gestionem fere ad verbum excerptum est a constitutio­nibus Instituti Scholarum Charitatis de quibus supra dictum est.
Animadversio Octava. - « Optandum est ut socii plusquam unius horae spatium orationi vocali et mentali quotidie vacent, et ut quoli­bet anno per decem dies spiritualia peragant exercitia ».
Adnotatur. - Cum haec animadversio de meliore Societatis bono sit, libenti animo admittitur, atque hoc sensu in constitutionibus accomo­datur.
Animadversio Nona. - « Approbandum non est ut personae extra­neae Pio Instituto adscribantur per ita dictam affiliationem. »          . Adnotatur. - Cum fere omnes Congregationes et Ordines religiosi habeant tertiarios quos amicos vel benefactores vocamus, quique spe­cialiter bonum Societatis promoventes sanctiorem vitam appetunt, atque constitutiones religiosas in saeculo, quoad fieri poterit, observare satagunt, ideo humiliter postulatur ut hoc caput si non in textu sal­tem in finem constitutionum tanquam appendix approbetur.
Animadversio Decima. - « In formula professionis addendum exit nomen Rectoris coram quo emittitur professio, et verbis volermi co­mandare senza riserbo, substituantur sequentia alia verba: Volermi comandare a tenore delle nostre costituzioni ».
Adnotatur. - Haec duo animadversiones absque observatione ad­mittuntur atque hoc sensu in constitutionibus accomodantur. Animadversio Undecima. - « Quolibet triennio Rector Major seu Superior Generalis relationem status proprii instituti ad hanc sacram Congregationem transmittere teneatur, quae quidem relatio complecti            - debet tam statum materialem et personalem, nempe numerum do­morum et sociorum, quam disciplinam scilicet constitutionum obser­vantiam, nec non quae respiciunt administrationem oeconomicam ».
Adnotatur. - Cum haec animadversio eo tendat ut totum societatis corpus cum suprema Ecclesiae autoritate strictius vinciatur, ideo libentissime admittitur, atque in hoc sensu in constitutionibus fuit ac­comodata.
Animadversio Duodecima. - « Prout moris est penes Pias praesby­terorum Congregationes, constitutionum traductio é vernacula in la­tinam linguam fiat ».
Adnotatur. - Animadversio haec executioni jam mandata fuit sicuti in exemplari adnexo cerni potest.
Animadversio Decimatertia. - « Ne scrupulis et anxietatibus detur locus, deleantur in constitutionibus verba quibus Superioris praecepta obligare sub culpa statuitur ».
Adnotatur. - Hoc in constitutionibus accommodatum fuit, et sicuti in supradicta animadversione non notantur verba expungenda, ideo si quid mutandum vel delendum est amplissima corrigendi facultas benevolo Relatori conceditur uemadmodum in Domino bonum meliusve judicaverit.
Questo era il tenore del suo memoriale. Come si vede egli voleva presentare rispettosamente alla S. Sede, varie gravi difficoltà che sarebbero sorte dal mettere in pratica alcune di quelle osservazioni. Quindi domandava che fossero conservate nelle Regole, o meglio concesse alla Congregazione Salesiana, la facoltà di sciogliere dai voti triennali, la facoltà di concedere le lettere dimissoriali per la promozione agli ordini sacri, la dispensa condizionata dal chiedere licenza alla Santa Sede per le alienazioni ed i mutui, il conferimento al Vescovo locale del diritto di autorizzare la fondazione di nuove case.
Colle altre nove osservazioni egli senz'altro modificava le Costituzioni, delle quali curò la traduzione in lingua latina quando fu necessario rimandarle a Roma.
 Ciò che nel numero 9 il Consultore proponeva di cancellare, erano gli articoli riguardanti gli esterni che lasciano intravedere l'idea dei Cooperatori Salesiani.
Il lettore veda l'appendice N. 6 titolo 16.
 
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