Capitolo 7

Correzioni - La prudente pazienza di una madre - I trionfi dell'amore materno.

Capitolo 7

da Memorie Biografiche

del 02 ottobre 2006

Margherita non era donna che alzasse la voce per garrire i figli, che si irritasse nel far correzioni, o che prendesse una decisione per isfogo di stizza. Compariva sempre calma, sempre affabile, sempre sorridente e mai si vide rannuvolata in fronte. I figli sapevano di essere amati da lei, e la contraccambiavano di un amore che pareva giungere all'ultimo limite possibile. Tuttavia la buona madre non mancava di avvisare e rimproverare opportunamente e di essere costante nelle correzioni. “Chi risparmia la verga, odia il figlio suo, ma chi lo ama, lo istruisce con istanza. La stoltezza, cioè la leggerezza, l'incostanza, la proclività al male, sta legata nel cuore del fanciullo; la verga della disciplina ne la discaccerà. Il fanciullo abbandonato a' suoi voleri è di rossore a sua madre”.

Benchè Margherita avesse l'animo fornito di tanta dolcezza, pure non era debole, e i figli conoscevano che se si fossero ostinati in qualche mancamento, ella non avrebbe esitato di ricorrere al castigo. Non avea rinunziato alla sua podestà punitiva; e simbolo di questa era una verga posta in un angolo della stanza. Non l'usò però mai, come non diede mai a' suoi figli neppure uno scappellotto.

Suppliva a ciò con artificii tutti suoi particolari, i quali, usati prudentemente, riuscivano di mirabile effetto su cuori avvezzi ad obbedire. Giovanni avea soli quattro anni. Tornato un giorno dal passeggio col fratello Giuseppe, ambidue arsi da molta sete per essere quella la stagione estiva, la mamma andò ad attingere acqua e diede a bere pel primo a Giuseppe. Giovanni, osservata quella specie di preferenza, quando la mamma fu a lui coll'acqua, un po' permalosetto, fece segno che non volea bere. La mamma, senza dire parola, portò via l'acqua e la ripose. Giovanni stette un momento così, e poi timidamente: - Mamma!

- Ebbene?

- Date dell'acqua anche a me?

- Credevo che non avessi sete!

- Mamma, perdono!

- Ah, così va bene! - E andò a prendere 1’acqua e sorridendo gliela porse.

Altra volta Giovanni erasi lasciato andare a qualche vivacità o impazienza propria dell'età sua e di un naturale tutto fuoco. Margherita lo chiamò a sè. Il giovanetto corse.

- Giovanni, vedi tu quella verga? - e gli accennava la verga appoggiata al muro nell'angolo della stanza.

- Sì, che la vedo - rispondeva il figlio, ritraendosi indietro peritoso ad una certa distanza.

- Dunque prendila e portamela.

- Che cosa volete farne?

- Portamela e poi vedrai.

Giovanni andò a pigliare la verga e gliela porse, dicendo: Ah, voi volete adoperarla sulle mie spalle!

E perchè no, se tu mi fai di queste scappate - Ebbene, mamma, non le farò più! - E il figlio sorrideva al sorriso inalterabile della sua buona madre. Ciò bastava perchè stesse più attento un altra volta. Giovanni però avrebbe accettata la punizione, se la madre, paga dell'obbedienza e docilità, non lo avesse perdonato. E Margherita asseriva che Giovanni giammai le aveva cagionato alcun dispiacere, e che, se per inavvertenza stava per commettere qualche piccolo fallo, bastava che ne lo avvertisse, perchè tosto desistesse. Prometteva e manteneva le sue promesse.

Giuseppe, benchè d'indole affettuosa e mite, essendo bamboletto ancora, talvolta si stizziva, s'incapricciava, mostrandosi restio ad eseguire qualche ordine. La mamma lo prendeva per mano, mentre l'altro si lasciava andare per terra, si dibatteva, strillava; e la madre sempre ferma, sempre ilare, sempre paziente lo teneva: - È inutile, guarda, dicevagli; io non ti lascio andare dovessi star qui tutto il giorno. Tocca a te cedere. - E se Giuseppe continuava a smaniare, essa faceagli riflettere: - Non vedi che sono più forte di te? Sta certo che non mi vincerai, e pensa che, se tu fai il cattivo, il Signore ti afferrerà per condurti al suo tribunale e ti castigherà; ed allora come farai a fuggire da Lui? - Giuseppe, vedendo che riusciva inutile ogni suo conato, finalmente si acquetava, alzava gli occhi in volto alla madre, che portava sempre l'impronta della bontà e dell'allegrezza, e sorrideva. Sulle labbra eziandio della madre fioriva il sorriso, e tutto era finito.

Chi può descrivere il bene che fa ad un fanciullo il sorriso della madre? Esso infonde gioia ed amore; è un ricordo soave negli anni dell'età avanzata, e uno sprone efficace nell'adempimento de’ propri doveri; è un riverbero dell'allegrezza del paradiso, e a questo fa sollevare i cuori col renderli più buoni. Tale era il metodo di Margherita nel correggere i propri figliuoli, volendo ad ogni costo che la correzione non provocasse iracondie, diffidenze, disamore. La sua massima su questo punto era precisa: indurre i figli a far ogni cosa per affetto e per piacere al Signore. Essa perciò era una madre avventurata.

Essere però buona coi figliuoli amorevoli, tirare a sè coll'amore cuori ben fatti, non sembra cosa tanto difficile. Il difficile è realmente saper domare colla bontà un naturale stizzoso, prepotente e avverso. Ed eziandio in ciò riusciva Margherita. Il figliastro Antonio, che era già grandicello quando Francesco passò a seconde nozze, avea accolta con freddezza la nuova madre, e come accade in simili circostanze, quasi la riguardava come un'intrusa. Le carezze che il padre prodigava a Giuseppe e a Giovanni erangli sembrate usurpazioni dei fratellini a suo danno. Tanto più essendo cosa evidente che di quel povero patrimonio, prima da lui riguardato come tutto suo, ne avrebbe perduti due terzi. La fredda ragione non lo scuserà, ma in quegli anni di fervida immaginazione è compatibile se lamentava il suo danno. Quindi nutriva una certa antipatia contro la madrigna. Margherita però, specialmente dopo la morte del marito, prese a trattare Antonio con ogni preferenza, con que’ riguardi che un primogenito prediletto non poteva desiderare maggiori, tentando di vincerne l'animo caparbio. Con ciò riusciva a far sì che nella casa non fosse turbata la pace, ma non poteva impedire che talora venissero scene disgustose o per disobbedienze o per risposte insolenti. Ci voleva una virtù eroica per resistere a quel naturale bizzarro e impetuoso, che talora non temeva di venir a contesa colla sua stessa vecchia nonna. Tuttavia mamma Margherita non fu mai inferiore a se stessa in prove così ardue.

Antonio sovente si lasciava andare a battere i fratellini, e mamma Margherita dovea correre per levarglieli di mano. Essa però non usò mai della forza per difenderli, e fedele alla sua massima, non torse mai ad Antonio neppure un capello. Si può immaginare qual padronanza avesse Margherita sovra di sè per comprimere la voce del sangue e dell'amore che portava sviscerato a Giuseppe ed a Giovanni. In queste circostanze però assumeva un contegno sostenuto verso di lui, e non facendo alcuna allusione a ciò che era occorso, in tutto il giorno più non gli indirizzava parola. Dopo qualche ora, ma il più delle volte verso sera, Antonio le si avvicinava e: - Mamma, dicevale, che cosa avete?

- Lasciami tranquilla, rispondeva mamma Margherita, ora sono troppo commossa per parlare. Lascia che io mi calmi, domani te lo dirò. - La notte è la madre dei buoni consigli, - e all'indomani mattina Antonio si presentava a Margherita dicendole: - Mamma, perdonatemi!

- E quale giudizio fai di ciò che ieri ti accadde?

- Ma sono gli altri che mi hanno incitato, che mi hanno offeso. Io voglio essere rispettato. Essi furono i primi.

- Basta! Se la cosa è così, basta! E poi mi chiedi che io ti perdoni?

- Ma io aveva ragione.

- Ragione? Ammettiamo che tu avessi realmente ragione sul principio e nella sostanza della cosa; ma concedi almeno che tuo è il torto nel modo, e che tu non dovevi farti giustizia da te stesso. Del resto il torto nella quistione non è tutto degli altri, ma anche tu hai la tua parte. Confessa dunque la tua parte di torto, riconosci l'errore tuo dove sta e prometti di emendarti. Allora potrò credere che sei pentito. - Antonio alle calme parole della madre talora rispondeva: - Sì, sono pentito, riconosco il mio torto e nol farò più.

- Ebbene, replicava allora la mamma, - ed io ti perdono. - E gli sorrideva così amorosamente, che Antonio ne restava tutto contento.

Ma talvolta ei non voleva riconoscere il suo mancamento e indispettito si ritirava brontolando. Margherita pazientava sino alla sera, finchè veniva l'ora di recitare le orazioni. Antonio se ne stava in un angolo ingrugnito, da solo. Margherita, temendo non venisse a dire le orazioni in comune, andava a prenderlo amorevolmente per mano e gli diceva: - Ebbene, hai pensato a ciò che ti ho detto?

Antonio alzando le spalle, cercando svincolarsi dalla madre, ripeteva di aver ragione. Margherita allora mutava discorso, esortavalo a pregare il Signore perchè volesse benedirlo, e traevalo per un braccio ove gli altri già attendevano da qualche tempo, con quella pazienza che ognuno può immaginarsi, senza sdegno, senza violenza, e adducendo sempre ragioni persuasive. Ce ne voleva, ma pur finalmente riusciva a farlo mettere in ginocchio, benchè distante dagli altri della famiglia. Alle volte per rabbonirlo Margherita pronunciava qualche burletta, qualche frizzo e Antonio leggermente sorrideva. Margherita allora incominciava ad alta voce la preghiera. Detto l'atto di contrizione, si recitava il Pater noster. Ma alle parole: Rimetti a noi i nostri debiti, siccome noi li rimettiamo ai nostri debitori, Margherita sospendeva le preghiere e voltasi ad Antonio dicevagli

- Lascia le parole: Rimetti a noi i nostri debiti; queste parole non debbono essere dette da te.

- Ma come? se sono nel Pater

- Eppure tu non devi dirle.

- Che cosa dunque dovrò dire?

- Ciò che vuoi, ma queste parole no!

- Oh bella! e perchè?

Perchè? Con qual coraggio oserai tu pronunziarle, mentre non vuoi perdonare ai compagni, mentre nutri astio verso di essi, avendo ancora per soprappiù rotta tu ad essi la testa? Non temi che il Signore ti castighi, mentre pronunci simili parole, che sono in tua bocca una menzogna, un insulto a Dio, non volendo perdonare? E come speri che il Signore perdoni a te, se tu così ostinatamente neghi il perdono agli altri? - Queste ed altre simili espressioni che partivano dal cuore, ispirate dal desiderio dì far del bene all'anima e dì riconciliarla con Dio e dette in modo da commuovere, ottenevano generalmente il loro effetto. Antonio finiva con dire: - Mamma, ho torto, perdonatemi. - Ed il perdono era subito concesso.

Ma più di una volta Antonio, ripreso o contrariato in qualche suo capriccio, andava talmente su tutte le furie, che più non udiva la voce del dovere. Stretti i pugni e stese le braccia, si avanzava contro Margherita fino ad urtar quasi nel suo petto, gridando: Ah matrigna! ovvero irrompendo in altri termini non meno irriverenti. Margherita, donna robustissima, avrebbe potuto con quattro manrovesci rimandargli le parole in gola e tenerlo a freno. Ma no; essa si ritirava di alcuni passi, fissava il figliastro con uno sguardo così penetrante che lo frenava subito, mentre i due piccolini gettandosi in mezzo a lei e stringendosele intorno dicevano: - No, madre, non temere. Calmati, Antonio! - E Margherita: - Senti, Antonio, gli diceva, io ti ho chiamato figlio, e quando ho detto una volta questo nome l'ho detto per sempre. Tu sei mio figlio, perchè lo sei di Francesco tuo padre, perchè tuo padre ti ha affidato a me, e perchè come tale io ti amo. Tu lo vedi che, se volessi, potrei batterti in modo che saresti costretto a cedere. Ma io non voglio. Ho stabilito che coi miei figli non vincerò mai colla forza materiale, ma solo colla forza morale. Tu sei mio, figlio e non ti voglio battere. Tu fa come credi, ma il torto è tuo. - E si ritraeva. Antonio a queste parole avvilito, confuso, ritornava in se stesso, abbassava la fronte e si allontanava. Molte furono le furie di Antonio, ma furono sempre infrante dalle soavi parole di Margherita, che metteva in pratica il generoso consiglio dei Proverbi: “Correggi il tuo figliuolo, non perdere speranza”. Antonio però si fermò sempre alle sole minacce, delle quali non mancava di domandar scusa, cessato l'impeto della passione, specialmente per le serie ammonizioni che non mancava di fargli la nonna. E coll'andare degli anni seppe moderarsi in modo, da lasciar fama, viva ancora presentemente, di uomo non solo distinto per grande onoratezza e che trattava bene con tutti, ma ancora di amico fedele, il quale sapeva tener desta l'allegria in qualunque luogo si presentasse. Il rispetto e l'amore, che in realtà stava nel suo cuore, benchè imbrogliato e nascosto, verso Margherita, si esplicò chiaramente quando prese per sè stanza a parte, dividendo i beni paterni. Spesse volte si recava a visitare la matrigna, che appellava sempre col dolce nome di madre, in quel tempo che dimorò ancora a Morialdo; e quando essa trasferì in Torino il suo domicilio, partiva dai Becchi per goder la consolazione di passare qualche ora con lei, ascoltando riverentemente i suoi consigli.

Intanto alla scuola di sua madre Giovanni imparava quell'ammirabile dolcezza e quel metodo preveniente i disordini, che rende l'educatore padrone del cuore de’ suoi allievi.

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