La nonna - Rispetto ed affezione figliale di Margherita verso la suocera - Unità di governo nella famiglia - Giovanni intercede per il fratello presso la nonna.
del 02 ottobre 2006
Se Margherita erari uscita con tanta facilità a piegare i figli ad una esatta obbedienza, ciò non era frutto solamente delle sue parole, ma specialmente de’ suoi esempi. Suo marito Francesco morendo aveale lasciato in custodia la propria madre, vecchia, infermiccia, da vari acciacchi ed incomodi costretta a stare la maggior parte del giorno o seduta sovra una sedia o nel letto. Tuttavia questa buona e santa creatura, assuefatta fin dalla fanciullezza ad una grande attività, si prestava per la famiglia a tutto quel poco che le forze le permettevano. Quindi faceva calze, rappezzava, cuciva, preparava il mangiare, scopava; e per sua cura in quella piccola casetta ogni cosa era sempre lustra e in ordine. Quando non riusciva a terminare quelle faccende, rientrando in casa la nuora, questa aiutavala a dare l'ultima mano, essendo essa pure amante della pulizia e del decoro famigliare.
Margherita però teneva la suocera come regina della casa. La venerava come se fosse la propria madre, la obbediva in ogni circostanza e la consultava in ogni affare. Quando sorgevano disparità di opinioni, era pronta ad assoggettare la propria sentenza a quella della vecchia. In tutto ciò che sapeva farle piacere, davasi dattorno premurosamente per accontentarla, procurandole eziandio quei cibi, che aveva potuto congetturare le sarebbero tornati di maggior gradimento. Di giorno, nei momenti che aveva liberi dal lavoro, e nella stagione invernale, andava volentieri ad assidersi al suo fianco per tenerle compagnia. Di notte, tutte le volte che le infermità faceano, rincrudire gli spasimi della vecchia, Margherita vegliava, avendo per lei una cura più che figliale. Andando al mercato o alla fiera, e ciò capitava quasi tutte le settimane, non ritornava mai a casa senza recare alla nonna qualche segno d'aver pensato a lei, come paste fine per la minestra, pan grissino, biscotti, o frutta primaticcie.
Questo rispetto per la nonna Margherita lo pretendeva eziandio dai figli, e voleva che fosse senza limite ed in ogni circostanza. Era solita a dir loro: - Voi dovete obbedire a vostra nonna pi√π prontamente ancora che a me stessa. - Ed era inesorabile, quando accadeva che le avessero in qualche modo mancato di riverenza o di obbedienza.
Essa benchè tutta tenerezza pei figli, pure non prese mai le loro parti contro la buona vecchia, mai diede loro ragione quando la nonna dava loro torto. Un castigo inflitto da questa, era sempre dato giustamente, e non vi era caso nel quale essa togliesse o diminuisse la pena al castigato, o cercasse di contrapporre un'inconsulta bontà alla momentanea severità della nonna.
Questa perfetta armonia era necessaria per la buona educazione dei fanciulli, poichè tutta l'amministrazione domestica pesava su mamma Margherita. Solo essa curava la coltivazione del podere e le compre e le vendite. Con virile coraggio non solo sbrigava quei lavori di campagna che soglionsi affidare alle donne, ma si assoggettava volentieri a tutti gli altri più pesanti e più faticosi lavori propri degli uomini. Il fratello Michele non ricusavasi dal prestare aiuto alla sorella; ma talora, chiamato, non poteva venire, per essere impedito dalle proprie faccende. Allora Margherita, falciava l'erba, o solcava il campo coll'aratro, e seminava, mieteva il grano, ne faceva i covoni, li poneva sui carri, li trasportava sull'aia, formava le biche, trebbiava e riponeva il raccolto nel granaio. Alla testa degli uomini presi a giornata, li stancava tutti a morte col suo esempio, non volendo essi in attività lasciarsi vincere da una donna. Antonio non le dava troppo aiuto in questi lavori. Mamma Margherita doveva perciò rimanere molto tempo fuori di casa; stava però tranquilla, avendo la certezza che i figli erano ben sorvegliati. Nella nonna aveva un potentissimo aiuto per educarli e un cuore disposto a secondarla in ogni modo e cogli stessi mezzi. Abbiam già detto che mamma Margherita avea trovato in questa casa quel sistema di educazione, col quale essa stessa era stata allevata.
La nonna adunque sovente inchiodata in quel suo seggiolone, colla sola voce regolava e ordinava ogni cosa; ed i nipoti aveano per lei ogni maggior deferenza. Ogni sua volontà era per essi una legge infrangibile. Donna di una dolcezza estrema di modi, di una sensibilità di cuore perfino eccessiva, era di una inflessibilità incrollabile e senza pari nel volere che chi aveva fallato riconoscesse il suo torto. Quando qualcuno dei nipoti mancava, essendo assente la madre, non dissimulava, non transigeva, ma chiamatolo per nome:
 - Vammi a prendere quella verga.
 - Ma voi volete battermi?
- Precisamente: dammela. - Il giovanetto andava a prenderla e gliela porgeva.
-         Ora avvicinati. - Il giovanetto le si poneva al fianco.
- Ma, nonna, io non fui il primo in quell'alterco: non sono io che ho fatto quella disobbedienza.
- Sta bene: dunque invece di una vergata, te ne darò due.
- Nonna, perdonatemi!
- Questo non mi basta!
- Nonna, ho torto e non lo farò più. - E confessava in che cosa il suo torto consistesse.
- Lo riconosci davvero il tuo torto?
- Sì, nonna!
Talora la nonna avea già alzata la mano, se il piccolo colpevole esitava a rispondere, ma alla voce: - Perdono; ho torto! - essa ritraevala e: - Va, gli diceva; riponi la verga al suo posto e non lasciarti più andare a simili mancanze. - In generale finivano sempre così quelle minacce, perchè i giovanetti, sapendo qual fosse il mezzo per isfuggire il castigo, accusavano subito schiettamente il loro difetto.
Rarissime volte le accadde di percuotere, e allora era un colpo o due di verga, che certo non bastava a far sentire il dolore; ma, avendo unita l'idea di castigo, era sufficiente a strappare il pianto dal punito, il quale si guardava dall'allontanarsi anche di un solo passo. Essa, donna di Chiesa, sapeva a memoria le istruzioni del parroco. “Non privare il fanciullo della correzione, perchè se tu lo percuoterai colla verga, egli non morrà. Se tu lo percuoterai colla verga, libererai l'anima di lui dall'inferno”.
La nonna a stento potea alzarsi dalla sedia, e quindi talora vi fu chi interrogava quei giovanetti: - Perchè andate vicini alla nonna, quando vi chiama per punirvi? Perchè non fuggite? Essa non potrebbe raggiungervi! - Per non fare dispiacere alla mamma! - era la solita risposta.
.Un giorno la nonna si accorse come fossero scomparse alcune frutta, che ella avea messe in serbo, e il suo sospetto cadde sul più piccolo dei nipoti. Lo chiamò: - Giovanni! - Questi, essendo innocente di quel furto, corse giulivo alla nonna; ma essa tutta seria gli disse: - Vammi a pigliare quella verga che vedi là in quel cantuccio. - Il piccolino tutto confuso obbedì, ma sapendo come stava la cosa: - Nonna, disse, io obbedisco, ma sappiate che non sono io che ho preso quelle frutta.
- Ebbene, ripigliò essa, tu mi dirai chi ha fatta la mancanza, ed io ti risparmio le vergate.
- Io ve lo dirò, ma a condizione che voi perdoniate al colpevole.
- Farò così. Conduci qui il cattivello, e se egli mi chiederà perdono e mi recherà la verga, riconoscendosi con quest'atto meritevole di castigo, io lo perdonerò. - Il piccolino corse al fratello più grande, che avea allora circa 15 anni, pel quale non conservava alcuna malevolenza per il mal occhio ond'era da lui guardato, e gli raccontò l'avvenuto. Antonio, già lavoratore alla campagna, trovò un po' ridicola quella pretensione della nonna. Essere punito come un bambolo di sei anni sembravagli un'umiliazione un po' strana. Alzò quindi leggermente le spalle con un gesto che voleva dire: - Sciocchezze! - Ma Giovannino insistè: - Vieni, caro mio; non contrastare alla volontà della nonna. La nonna è gelosa della sua autorità, e ne avrebbe troppo vivo dispiacere. La mamma pure ne sarebbe molto disgustata. È vero che sei già grande, ma non sia detto che per causa tua la nonna si veda poco rispettata. - Il fratello cedette e dicendo: - Andiamo - prese la verga, la porse alla nonna e brontolò un: - Non lo farò più - con un viso che certamente non ricopiava in sè l'umiltà di novizio certosino. La nonna però mostrandosi soddisfatta di quell'atto, lo prese con amorevolezza per un braccio e gli disse: - Figliuol mio, ritieni che, se egli è vero che ne uccide più la gola che la spada, è pur vero che ne manda più all'inferno la gola colle sue conseguenze, che qualunque altro peccato.
Giovanni intanto a questo perfetto accordo di sua madre colla nonna toccava con mano l'estrema necessità e i vantaggi inestimabili dell'armonia dei superiori di una casa, per condurre a buon porto l'educazione dei giovani; poichè, se entrano gelosie, rancori, opinioni diverse, metodi non conformi in quelli che debbono mantenere la disciplina, se ne vedranno le dolorose conseguenze negli alunni e si avvererà il detto: Un regno diviso sarà desolato.
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