Capitolo 82

D. Bosco va a Milano - Sua lettera da Casale al Prefetto di Mirabello - Visita quel Piccolo Seminario - Offerte di benefattrici per l'altare di S. Pietro e per la cappella di S. Anna nella Chiesa nuova - Il Conte Cambray Digny ministro delle Finanze - Lettera di D. Bosco al Cavaliere: il numero degli alunni nell'Oratorio: stato dei lavori nella nuova Chiesa: oblazioni di signori romani: la guarigione parziale del Conte Vimercati e qual mezzo tentare per renderla completa: Vigna Pia - D. Bosco a Lanzo e le vocazioni - Altre notizie al Cavaliere sui lavori nella Chiesa Inaugurazione della statua della Madonna sulla cupola - L'altare del Conte Bentivoglio - Don Bosco ritorna a Milano - La festa di S. Cecilia nell'Oratorio - D. Bosco a Cumiana - La Provvidenza - Predizione su Roma - Notizie dell'Oratorio al Cavaliere.

Capitolo 82

da Memorie Biografiche

del 07 dicembre 2006

 Negli ultimi mesi dell'anno Don Bosco aveva stabilito di far qualche viaggio. Sul finir di ottobre era a Milano, ove stette poco tempo e non sappiamo quali affari trattasse. Nel ritorno passò per Casale, ove si fermò qualche ora per trattenersi col Conte e colla Contessa Callori. Di qui scriveva al Prefetto del piccolo Seminario di Mirabello:

 

Caro D. Provera,

Ho dato corso alla lettera che riguarda al Ch. Turco indirizzando il piego al Vescovo di Casale in Crema; dopo faremo come egli scriverà.

Mandami al più presso informazioni di quanto fu fatto per la ricchezza mobile coi dati necessari per fare la consegna a Torino. Ho prese informazioni e mi fu assicurato che la legge ci favorisce a fare la consegna di più istituti dove àvvi l'istituto principale. Potresti mandarmi una scheda segnata, che mi servirebbe di norma. Mi dirai anche il numero dei postulanti e il numero presuntivo di tutti, e ciò per norma se debbo indirizzare altri costà o altrove. Sono a Casale di passaggio: a momenti parto per Torino.

Dio ci benedica tutti e credimi tutto aff.mo in G. C.

Sac. Giovanni Bosco.

 

Il 13 novembre ripartiva da Torino per Mirabello, per aiutare i giovani di quel collegio a celebrare degnamente la festa di S. Carlo, e il 16 era di nuovo a Torino.

Qui ebbe lettere di varie benefattrici della chiesa.

Da Roma la Principessa Maria Odescalchi il 15 novembre gli spediva una somma per concorrere al pagamento dell'altare di S. Pietro.

Da Firenze la Contessa Virginia de Cambray Digny, a proposito dell'incarico assunto di raccogliere tra le madri di Firenze e delle altre città d'Italia la somma di lire 6000 per un altare da dedicarsi a S. Anna nella Chiesa di Maria SS. Ausiliatrice, gli scriveva:

Le mando la somma di lire 660. Queste unite alle 1520, già spedite, farebbero ascendere le offerte raccolte in Firenze a lire 2180. Siamo purtroppo assai lontani dalla somma totale, ma io farò nuovi sforzi, e cercherò d'interporre altre persone onde raggiungere lo scopo prefisso…

I1 nuovo gravoso incarico che mio marito credè dovere assumere in momenti oltremodo critici per salvare il nostro povero paese da più gravi sventure, è stato ed è tuttora per me motivo di grandi timori ed apprensioni, ch'ella può bene immaginare senza ch'io mi fermi a fargliene minuta descrizione. Un solo pensiero mi conforta, ed è la fiducia nella Divina Misericordia, che spero vorrà tener conto della buona intenzione, e si degnerà inspirarlo e condurlo sulla retta via. Lo raccomando quanto più so e posso alle sue preghiere, e con esso raccomando ancora i miei due figli e la figlia.

Procurerò di trovare associati alle Letture Cattoliche, la cui  diffusione potrebbe portare tanti buoni effetti; intanto la ringrazio dell'istruzione sugli Abissi del S. Cuore di Gesù ch'ella si compiacque inviarmi: e ch'io procurerò di considerare giornalmente onde quel Cuore Divino si degni di ispirarmi e condurmi sulla via che conduce a Lui.

Il suo nobile consorte era stato eletto ministro delle Finanze il 27 ottobre di quell'anno e durava in carica fino al 14 dicembre 1869.

Il 18, prima di partire per Lanzo, il Servo di Dio indirizzava a Roma il seguente foglio al Cavaliere.

 

Carissimo sig. Cavaliere,

Ho ricevuto le sue lettere e ne ho avuto piacere, ma non ho potuto rispondere prima. In casa adunque va bene ogni cosa; sanità perfetta, appetito eccellente. Vennero oltre agli 800.

Nella nuova chiesa: statua della Madonna indorata; altar maggiore terminato e collocato; pavimento incominciato. La Madonna ci aiuta in modo efficace ogni giorno. Ma i tempi rendono le offerte così piccole, che noi ci troviamo in vere strettezze.

L'altare del sig. Conte Bentivoglio è a Genova; fu già disposto per la spedizione a Torino; appena fatta la renderò avvertita.

La signora Rosa Mercurelli scrive che accetta di fare la campana più piccola, cioè quella di fr. 1000 in onore di Maria Ausiliatrice. La vada a ringraziare e le dica che giovedì, giorno della Presentazione di Maria, i nostri giovanetti faranno la Comunione con preghiere speciali secondo la pia di lei intenzione. Dica alla medesima che noi metteremo sulla campana quello stemma o quel santo o quella santa che ella giudicherà.

Le unisco lettere per la Marchesa Villarios, principessa Odescalchi, conte Vimercati. Mi rincresce molto che questo nostro caro benefattore soffra maggiormente: preghiamo e faremo speciali preghiere. Vi sarebbe da provare una cosa, ma è troppo delicato e potrebbe non poco inquietarsi. Ella sa che quando andai a Roma il caro Conte era immobile e lo fu ancora per più giorni. Insisteva che gli dicessi quale cosa poteva fare: a tal fine si pregò per tre giorni, dopo cui fu proposto di pagare il rame occorso per la cupola della nuova chiesa. - Di buon grado, egli disse, metterò il cappello alla chiesa di Maria Ausiliatrice. - Da allora incominciò tale miglioramento, che tre giorni dopo passeggiava per sua camera e venne a farmi visita nella camera che la sua carità mi aveva offerta. Contento mandò subito tremila franchi: completò parecchie altre somme, quando da Roma inviava danaro a Torino per pagare debiti di maggior urgenza. Credo che in tutto siano

cinquemila franchi; ve ne mancherebbero ancora diecimila a completare la somma di fr. 15 mila, come era stato inteso. Io ho detto qualche cosa in luglio, ma egli rispose che assolutamente non poteva. Forse farà ad altro tempo; ma crederei bene per lui essere generoso colla Madonna. Ma credo ciò lo possa di troppo inquietare.

Scriverò di nuovo presto. Ha parlato col Duca Salviati? E di Vigna Pia?

Se può ci mandi danari che ci troviamo nelle massime strettezze. Da casa nostra mille saluti a Lei e a tutti i nostri amici e benefattori, cui prego da Dio ogni bene. Amen.

Torino, 18 novembre 1867,

aff.mo in G. G.

Sac. Giovanni Bosco.

 

 

A Lanzo D. Bosco fu accolto con entusiasmo dagli alunni, i quali lo aspettavano  ansiosamente. Avendo sempre in mira di studiare e scoprire le vocazioni allo stato ecclesiastico o religioso, bene spesso a quei giovanetti, che gli sembravano fossero chiamati al divino servizio, indirizzava qualche parola misteriosa che richiedeva spiegazione; e questa ora la dava ora la faceva indovinare, oppure inviava quei tali da qualche Superiore perchè sciogliesse loro l'enigma. Una delle frasi più comuni era questa: - Lascia che ti tagli la testa!

Anche questa sembrava oscura, ma i giovani più esperti ne capivano il senso, che era: Dammi la tua volontà! Presta obbedienza ai miei consigli! Rimani con me per dedicarti alla salute dell'anima tua e di altre nella Pia Società!

Uno di questi alunni gli aveva scritto:

Padre amantissimo,

La penultima volta che venne a Lanzo fra le altre cose che mi disse, dissemi pur questa: mi scriverai una lettera. Ora dunque gliela scrivo sì per il desiderio che ne ho, e sì per adempiere la mia promessa.

Se si ricorda, quando venne a Lanzo le dissi più volte che mi tagliasse la testa; so il significato di queste parole e le raccomando un'altra volta che me la tagli; sì, io voglio mettermi sotto la sua protezione.

Intanto la ringrazio di avermi accettato in questo Collegio, la ringrazio del bene che fece e che fa continuamente per me, ed io spero che continuerà a farmene.

Addio, Padre carissimo; spero di vederlo ancora di quest'anno e di poterle parlare liberamente.

Sono il suo aff.mo figlio in G. C.

S. E.

Questo giovane, come altri che avevano scritto a Don Bosco, aspettavano la risposta, e l'ebbero e consolante, e a suo tempo produsse il frutto desiderato.

Mentre D. Bosco visitava Lanzo ove, come notava Don Rua nella Cronaca, egualmente che a Mirabello, trovò ogni cosa bene avviata, D. Francesia confermava le notizie date da D. Bosco al Cav. Oreglia:

D. Bosco, arrivato venerdì da Mirabello, lunedì alle 7 del mattino partì pel collegio di Lanzo.

L'altar maggiore è al suo posto e fa veramente bellissima figura. Il pavimento progredisce con molta sollecitudine e pare debba riuscire bello assai. Quasi metà è già fatto. L'interno della chiesa è tutto colorito e la Madonna della cupola indorata. Giovedì, se il tempo lo permette, faremo un po' di festa e ci deve venire qualche Vescovo, se non il nostro Arcivescovo, a benedire la Madonna. Fu pure già posto il para fulmine per salvaguardia Se vedrà il sig. Conte Vimercati, che non manchi di fargli tanti e tanti saluti da parte nostra.

Il 21 D. Bosco era nell'Oratorio per una bella funzione. La statua della Madonna, torreggiante sulla cupola, quando venne collocata al suo posto era del suo colore naturale, cioè di rame. Le dodici stelle formanti corona sopra il suo capo eran disposte in modo da poter essere illuminate con fiammelle a gaz. Nel piedestallo era stata posta l'iscrizione: Angela e Benedetto, coniugi Chirio, in ossequio a Maria Ausiliatrice FF.; a ricordare il nome dei benemeriti oblatori.

Ma il bronzeo colore della figura faceva sì che a qualche distanza divenisse appena visibile, e si pensò d'indorarla. Una pia persona, già per molti titoli benemerita, s'incaricò della spesa; e l'indoratore fu G. Soave, già alunno dell'Oratorio.

Essendo finiti anche gli altri lavori di fregio e di ornamento, D. Bosco curò che fosse benedetta con una delle più devote solennità. L'arcivescovo Mons. Riccardi, assistito da tre canonici della Metropolitana e da molti sacerdoti, si compiacque di venire egli stesso a compiere quella sacra funzione, che ebbe luogo parte nella chiesa nuova, e parte nella piccola chiesa di S. Francesco, ove, dopo breve discorso diretto a dimostrare l'uso antico delle immagini presso il popolo Ebreo e nella Chiesa primitiva, impartivasi la benedizione col Venerabile.

Solenne fu l'istante nel quale cadde il velario che copriva la statua. La banda istrumentale salita sul culmine della cupola attaccò le note di un inno maestoso in onor di Maria, alle quali si unirono centinaia di voci cantando: - Salve, o Vergine Divina, - salve, o fonte di pietà, - Tu sei Madre, sei Regina - dell'afflitta umanità.

E continuarono fino all'ultima strofa quella laude ad essi famigliare!

La statua risplendette luminosa ai raggi del sole: e sono ormai quarantacinque anni che a quanti la contemplano da vicino e da lontano par che dica a tutti: - “Io sono quassù, per accogliere le suppliche de' miei figli; per arricchire di grazie e di benedizioni quelli che mi amano. Ego in altissimis habito, ut ditem diligentes me et thesauros eorum repleam

Con l'accennata festa aveva ricevuto una conferma l'antico sogno di D. Bosco.

Intanto era giunto a Torino l'altare del Conte Bentivoglio spedito da Roma, e D. Angelo Savio il 25 novembre ne dava notizia al Cavaliere Oreglia.

Torino, 25 novembre 1867.

Ill.mo sig. Cavaliere,

Troverà in questo foglio la distinta nota delle spese fatte per l'altare. La somma è più grossa di quanto pensava (spedizione lire 430,65). Tutto è giunto senza guasti di sorta. Si prepara per metterlo a posto.

Si fanno i gradini della predella che mancano e la gran mensa. Il lavoro è lodato assai non solamente da quelli della casa, ma dagli stessi artisti, tra cui il cav. Gussone Albino Ha trovato ottima scelta di marmi, precisione e finitezza di lavoro. L'alabastro del contraltare è bellissimo. Gli specchi delle lesene dei fianchi e specialmente del tabernacolo sono un capo d'opera della natura e dell'arte... Dobbiamo essere molto grati a chi ci procurò quest'altare.

Nella casa tutto va bene, D. Bosco partì stamane per Milano. Riverisca quei bravi signori Vitelleschi .....

D. SAVIO ANGELO.

D. Bosco adunque andava a Milano e D. Rua nota nella Cronaca: -

“ Si recò a Milano alli 25 di novembre e vi si fermò tre giorni, che fu un continuo ricevere visite di persone che desideravano consolazioni,  consigli, sollievo, guarigioni da infermità spirituali e corporali; impiegando il resto del tempo nel visitare nelle proprie case quelli altri infermi che erano obbligati al letto e che lo desideravano. In tutti ravvivava la divozione verso la Vergine santissima Ausiliatrice dei Cristiani ”.

Della chiesa e di D. Bosco scriveva pure al Cavaliere D. Francesia il 30 novembre.

 

Carissimo sig. Cavaliere,

Il terzo altare, forse prima che ella sia ritornata, sarà collocato. Della Casa le posso dare buone notizie, stiamo discretamente bene: qualche raffreddore e non più... Abbiamo fatta S. Cecilia, quieti come l'olio; gran musica in chiesa e fuori, ma senza teatro.

D. Bosco, secondo il solito, è fuori di Torino per la via di Milano. Pare che là maturino grandi affari perchè in poco tempo ci andò due volte. Malgrado codesta mancanza si lavora e assai per il Signore

Sac. FRANCESIA G. B.

 

 

Non appena tornato da Milano, il Venerabile pensava di recarsi a Cumiana per festeggiare l'onomastico del Cav. Zaverio Collegno il 3 dicembre. Nella Cappella della villeggiatura avrebbe celebrata la S. Messa e predicato le glorie dell'Apostolo delle Indie. Il suo arrivo era sospirato come quello del pi√π caro fra gli amici, ed egli ne dava preavviso con un biglietto.

 

Carissimo sig. Cavaliere,

Lunedì (2) pel convoglio delle 12 meridiane parto, si Dominus dederit per Cumiana. Se c'è il solito omnibus, non occorre niente; se non ci fosse, pregherei per qualche legnetto. Andrei anche a piedi, ma è per guadagnar tempo:

Ogni benedizione a Lei e a tutta la famiglia e mi creda nel Signore

Di V. S. carissima,

Torino, 30 novembre 1867,

Obbl.mo Servitore

Sac. Giovanni Bosco.

 

 

Ogni passo di D. Bosco era notificato agli amici di Roma. Il 3 dicembre D. Francesia scriveva al Cav. Oreglia:

Don Bosco non è in casa. Andò a fare S. Francesco Zaverio col Cav. Collegno fino a Cumiana... Qualche giorno fa, D. Rua ha fatto il conto di quanto aveva speso nel corso dell'anno. Per le sole mani del Prefetto passarono 200.000 lire, senza notare quello che avrà speso Vossignoria e Don Bosco....

La Marchesa Villarios mi domanda che cosa dice D. Bosco sulle cose presenti e la posso anche un poco soddisfare. Lo sentii l'altra sera a dire che la città di Roma aveva da subire una terribile crisi, e che s'ingannavano quelli che sognano vicina la perfetta tranquillità.

D. Bosco aveva ciò detto in privato, poichè taluni affermavano che ormai era finita la questione Romana, e incominciava quella Italiana, e che la Francia avrebbe chiesto soddisfazioni al Governo di Firenze della violata convenzione del 15 settembre.

Il 4 dicembre D. Bosco si restituiva all'Oratorio. I lavori interni della Chiesa erano a buon punto, ma una sull'altra venivano presentate molte note di debiti dall'impresario e dai provveditori; e il Venerabile palesava le sue strettezze al Cavaliere, sollecitandone il ritorno:

 

 

Carissimo sig. Cavaliere,

Credo che avrà ricevute notizie dell'altare e del costo del trasporto. Da tutti è trovato un gioiello. Il cav. Gussone nel rimirarlo era affannato per invidia, vedendo che i suoi lavori scomparivano in paragone di quello.

Appena io sappia che il Conte o la Contessa Bentivoglio possano ricevere lettere, io mi farò un dovere di scrivere una lettera. Intanto li riverisca e ringrazi da parte mia, se ha comodo di poterli vedere.

Gavutti macchinista si fece male ed è all'Oratorio; il correttore andò a casa per qualche suo affare: Gallo non sa più dove rivolgersi. Dunque appena possa, venga. Studi di non fare parte odiosa nell'affare Calderari si limiti a consigliare. Raccolga molti danari, poi ritorni, chè non sappiamo più dove prenderne.

E' vero che la Madonna fa sempre la sua parte, ma in fin dell'anno tutti i provveditori domandano denaro, e noi abbiamo già due mesate da pagare al panattiere.

Legga e porti il biglietto a cotesto sig. Conte che ha già fatto e vuol fare benefizii alla casa.

Mille saluti e mille benedizioni a tutti i soliti amici.

Dio ci benedica tutti. Amen.

4 dicembre 1867

Aff.mo Sac. Bosco.

 

 

 

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