Capitolo 9

Margherita avvezza i figli alla nettezza, alla riflessione e ad una vita dura e mortificata.

Capitolo 9

da Memorie Biografiche

del 03 ottobre 2006

Margherita, oltre l’ordine e la bellezza nell'anima dei figli e la docile e costante allegrezza, della quale voleva fossero sempre accompagnatele loro azioni, esigeva l'ordine e la pulizia nelle loro persone. Questa sua diligenza era secondo lo Spirito del Signore: “Mangia lietamente il tuo pane e bevi con letizia il tuo vino, mentre le opere tue a Dio sono accette. In ogni tempo siano nitide le tue vesti e non manchi unguento al tuo capo, secondo il patrio costume”. Laonde Margherita fino agli otto o dieci anni non solo procurava di mandare i suoi figliuoli puliti, ma eziandio si compiaceva di una certa ricercatezza nei loro abbigliamenti. Alla domenica specialmente adattava alla loro persona i vestiti più belli da festa, ravviava i loro capelli, che naturalmente ricciuti lasciava crescere alquanto, stringendoli per vezzo con un piccolo nastro. Presili quindi per mano li conduceva alla Messa. Talora permetteva che Antonio la precedesse col più grandicello, ma di pochi passi, in modo che non si allontanasse dal suo sguardo. Coloro che s’imbattevano in quella famigliuola, specialmente le madri, si fermavano a congratularsi con Margherita! - Oh! i bei fanciulli, dicevano; sembrano proprio angioletti! - Margherita gioiva tutta a questi elogi. Ella sentiva profondamente nel cuore, ma con maggior nobiltà, gli affetti espressi un giorno dalla madre dei Gracchi, la quale ai romani, richiedenti di vedere i suoi monili, presentando i figli avea risposto: - Ecco le mie perle! - Per Margherita i figli erano tutto il suo tesoro, il suo ornamento, la sua gloria.

I figli nell'avanzarsi verso la chiesa, in mezzo al popolo che cresceva di numero, veggendo certi vecchi che a quel tempo portavano ancora un lungo codino, lucido, legato col nastro: - Mamma! le dicevano; vedi là Giacomo (era un buon vecchione, il Nestore della borgata): quando a noi eziandio farai scendere i capelli così intrecciati dietro alle spalle?

- A voi bastino i ricci, dei quali lo stesso buon Dio ebbe cura di ornarvi. - Vi piace fare una bella figura, non vero?

- Ma sì!

- Or bene: ascoltatemi. Sapete perchè vi metto questi bei vestiti? Perchè essendo domenica, è cosa giusta che mostriate esternamente la gioia che deve provare ogni cristiano in questo giorno, e poi perchè desidero che la pulitezza dell'abito sia la figura della bellezza delle anime vostre. Che importerebbe aver bei vestiti, se poi l'anima fosse brutta per il peccato? Attendete adunque a meritarvi le lodi di Dio e non quelle degli uomini, che non valgono a niente altro, fuorchè a farvi ambiziosi e superbi. Dio non può soffrire gli ambiziosi e superbi, e li castiga. Vi han detto che sembrate angioletti; e angioletti dovete essere sempre specialmente adesso che andiamo in chiesa, e stare in ginocchio, senza voltarvi attorno, senza chiaccherare, e pregare colle mani giunte. Gesù Cristo in Sacramento sarà contento di vedervi divoti innanzi al suo tabernacolo e vi benedirà. - Con queste lezioni di pulizia e di compostezza, li avvezzò a portare rispetto a se stessi e agli altri. Giovanni fino alla più tarda età aveva tale amore alla pulizia degli abiti, che sopra di questi non vedevasi macchia di sorta, assoggettandosi egli volentieri all'incomodo di una frequente rivista alla sua talare e al suo mantello, e perciò poteva entrare in qualunque palagio, casa, o conversazione, ed era accetto alle persone anche più schifiltose. L'ordine esterno della sua persona era indizio dell'ordine mirabile che regnava nell'anima sua.

Avea pur cura mamma Margherita che i suoi giovanetti si assuefacessero in ogni circostanza ad operare con riflessione, poichè la sbadataggine, anche incolpevole, è fonte di danni morali e materiali. Giovanni aveva otto anni, ed un giorno, mentre la mamma era andata ad un paese vicino per sue faccende, ebbe l'idea di togliersi alcun che riposto in alto. Non giungendovi prese la sedia, e salito su di essa, urtò in un vaso pieno di olio. Il vaso cadendo per terra si ruppe. Confuso il piccolino, cercò di rimediare a quella disgrazia collo spazzare via l'olio sparso; ma conoscendo che non sarebbe riuscito a togliere la macchia e l'odore diffuso, pensò a far sì che la mamma non avesse dispiacere. Tolta una verga da una siepe, aggiustolla per bene, e strappandole a disegno in varii luoghi la verde corteccia, adornolla di fregi il meglio che seppe. Venuta l'ora, nella quale sapea che la mamma sarebbe di ritorno, le corse incontro fino in fondo alla valle e appena le fu dappresso: - Ebbene, mamma, come state? avete fatta buona passeggiata?

- Sì, mio caro Giovanni! e tu stai bene? sei allegro? sei buono?

- Oh! mamma! guardate qui! - E le porgeva la verga.

- Ah! figlio mio, me ne hai fatta qualcheduna.

- Sì; e mi merito proprio che questa volta mi castighiate.

- E che cosa ti accadde?

- Son salito così e così, e per disgrazia ho rotto il vaso dell'olio. Sapendo che merito il castigo, vi ho portato la verga, perchè la usiate sulle mie spalle, senza prendervi il fastidio di andarla a cercare. - Intanto Giovanni porgeva la verga tutta fregiata e mirava in volto la madre con un fare furbo, peritoso, scherzevole. Margherita osservava il figlio e la verga, e ridendo di quella infantile furberia, finalmente gli disse: - Mi rincresce molto della disgrazia che ti è occorsa, ma siccome il tuo operare mi fa conoscere la tua innocenza, io ti perdono. Tuttavia ricorda sempre il mio consiglio. Prima di fare una cosa, pensa sempre alle sue conseguenze. Se tu avessi guardato se nulla vi fosse che si potesse rompere, saresti salito più adagio, avresti osservato attorno e nulla di male ti sarebbe avvenuto. Non sai che colui il quale da giovanetto si assuefà alla sventatezza, fatto uomo continua ad essere irriflessivo e si attira molti dispiaceri e forse anche va incontro all'offesa di Dio? Abbi dunque giudizio! - Questi ammaestramenti soleva essa ripetere ogni volta facea d'uopo e con tanta efficacia di parola, da rendere i figli più guardinghi per l'avvenire.

“Chi fa caso delle riprensioni, diventerà più saggio”. E questa saggezza gli insegnerà eziandio a non meritar riprensioni, a sottomettervisi quando son meritate ed anche ad allontanarne le conseguenze coll'umiltà e colla sincerità. Così faceva Giovanni; ma in questo fatterello non si vede già in lui un lampo di quella politica cristiana, la quale, colla semplicità della colomba e la prudenza del serpente, dovette egli adoperare tante volte per difendere le sue istituzioni e spezzare le reti a lui tese da' suoi avversari, senza renderseli nemici?

Notiamo anche qui quanta differenza passi tra Margherita e tanti genitori, i quali, mentre non sanno allevare i figli amanti dell'ordine e dell’economia, anzi mentre essi stessi loro danno esempio di trascuratezza e di precipitazione, poi ad ogni minima disgrazia di vetro rotto, di abito sdruscito, di sedia caduta, vanno sulle furie, apostrofano, percuotono i loro fanciulletti, come se avessero commessa una gravissima colpa! E i figli tremano, piangono, si irritano, odiano e finiscono talora col ribellarsi all'autorità paterna o materna. Non si riflette che si snatura eziandio il senso morale dei figli. Infatti si tollera talora in essi, o tutt'al più si punisce con fiacchezza, la bugia, le risse, il parlar poco misurato, le disobbedienze; mentre una piccola jattura materiale è punita con una tempesta furiosa di parole e di percosse, che soventi volte sono cagione di scandalo e offesa di Dio. Quale stoltezza paragonare o anteporre una piccola disgrazia alle mancanze contro la legge del Signore!

Tuttavia, benchè Margherita amasse tanto i suoi figli, non dava mai loro alcuna dimostrazione di affetto sdolcinato; anzi sua cura era di avvezzarli ad una vita sobria, faticosa e dura. Così crebbero robusti. Le lunghe marce non li stancavano: essi non misuravano le distanze. Molte volte Giovanni, quando era al Convitto, partiva da Torino alle due pomeridiane e arrivava tranquillo a Castelnuovo d'Asti alle 8 di sera.

A colazione non voleva che si assuefacessero a mangiare companatico, non frutta, benchè fossero in campagna, non caffè e latte. Preparava loro un pezzo di pane e così asciutto voleva che lo mangiassero. In tal modo li avvezzò, che loro non importava mancassero di companatico a colazione. Così faceva pure con Giovanni, quando tornava dalle scuole in vacanza, anzi quando era già chierico.

Siccome in Seminario usavasi il materasso, essa preparavagli il letto in casa con un semplice e duro pagliericcio, dicendo: - È meglio che ti assuefaccia a dormire con un po' di disagio: alle comodità facciamo presto ad avvezzarci. - E nei quattro mesi di vacanza era questo il suo letto costantemente. Dal figlio stesso facea involgere il materasso in una copertina, ordinandogli di riporlo fino al principiare del nuovo anno scolastico. - Non sai quel che potrà essere di te in avvenire, gli ripeteva; chi sa a qual sorte ti destini la Provvidenza; sta quindi bene che tu sia abituato ad un po' di privazione.

Eziandio nella durata del sonno voleva che sostenessero qualche mortificazione.

- Perchè, diceva, uomo che dorme non piglia pesci. - Spesse volte alla sera per varie faccenduzze, che avevano per fine l'ospitalità cristiana chiesta da qualche poverello che invano aveva cercato altrove ricovero, li facea stare alzati fino ad ora alquanto tarda. Al mattino, prima della levata del sole, li destava e voleva che senza indugio fossero in piedi. Talora perfino nel corso della notte loro interrompeva il sonno per varie occorrenze di servizio a qualche infermo delle case vicine. Con ciò Giovanni si avvezzò a non patire troppo le veglie. Quando sembrava alla madre che Giovanni nella notte non avesse riposato abbastanza, gli diceva di andare a dormire nelle ore calde del giorno. Giovanni obbediva: sedevasi su d’una panca vicina al tavolo, e sopra appoggiava le braccia ed il capo; ma non c'era verso di poter prender sonno.

- Ma dormi, Giovanni, dormi, gli diceva Margherita.

- Ma sì, mamma, rispondeva il figlio, non vedete che dormo? - E così dicendo chiudeva gli occhi. Mamma Margherita rideva: - Vedi, figlio mio, la nostra vita è così breve, che abbiamo poco tempo per fare il bene. Tutte le ore, che noi consumiamo in un sonno non necessario, è tempo perduto pel paradiso. Tutti i minuti che noi possiamo togliere ad un riposo inutile, è un prolungamento di vita, perchè il sonno è immagine della morte. In questi minuti quante buone opere non possiamo fare e quanti meriti acquistarci! - Questo suo consiglio era l'eco della divina parola: “Tutto quello che può operar la tua mano, fallo con sollecitudine; perocchè nè azione, nè pensiero, nè sapienza, nè scienza ha luogo nel sepolcro, verso del quale tu corri”.

E vedremo pi√π tardi come Giovanni sapesse occupare incessantemente il suo tempo.

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