Dato così un cenno sullo studio fatto nelle classi di latinità, parleremo ora della grande sua deliberazione di farsi santo. Erano sei mesi da che il Savio dimorava all'Oratorio, quando fu ivi fatta una predica sul modo facile di farsi santo. Il predica¬≠tore si fermò specialmente a sviluppare tre pensieri che fecero profonda impressione sull'animo di Domenico, vale a dire: è vo¬≠lontà di Dio che ci facciamo tutti santi
del 05 maggio 2009
Sua deliberazione di farsi santo.
 
Dato così un cenno sullo studio fatto nelle classi di latinità, parleremo ora della grande sua deliberazione di farsi santo.
Erano sei mesi da che il Savio dimorava all’Oratorio, quando fu ivi fatta una predica sul modo facile di farsi santo. Il predica­tore si fermò specialmente a sviluppare tre pensieri che fecero profonda impressione sull’animo di Domenico, vale a dire: è vo­lontà di Dio che ci facciamo tutti santi: è assai facile di riuscirvi: è un gran premio preparato in cielo a chi si fa santo. Quella predica per Domenico fu come una scin­tilla che gl’infiammò tutto il cuore d’amor di Dio. Per qualche giorno disse nulla, ma era meno allegro del solito, sicché se ne accorsero i compagni e me ne accorsi an­ch’io. Giudicando che ciò provenisse da novello incomodo di sanità, gli chiesi se pativa qualche male. Anzi, mi rispose, pa­tisco qualche bene. - Che vorresti dire? Voglio dire che mi sento un desiderio ed un bisogno di farmi santo: io non pensava di potermi far santo con tanta facilità; ma ora che ho capito potersi ciò effettuare an­che stando allegro, io voglio assolutamente, ed ho assolutamente bisogno di farmi santo. Mi dica adunque come debbo regolarmi per incominciare tale impresa.
Io lodai il proposito, ma lo esortai a non inquietarsi, perché nelle commozioni dell’animo non si conosce la voce del Signore; che anzi io voleva per prima cosa una co­stante e moderata allegria: e consigliandolo ad essere perseverante nell’adempimento dei suoi doveri di pietà e di studio, gli raccoman­dai che non mancasse di prendere sempre parte alla ricreazione coi suoi compagni.
Un giorno gli dissi di volergli fare un re­galo di suo gusto; ma esser mio volere che la scelta fosse fatta da lui. Il regalo che do­mando, prontamente egli soggiunse, è che mi faccia santo. Io mi voglio dare tutto al Signore, per sempre al Signore e sento un bisogno di farmi santo, e se non mi fo santo io fo niente. Iddio mi vuole santo, ed io debbo farmi tale.
In una congiuntura il direttore voleva dare un segno di speciale affetto ai giovani della casa e fece loro facoltà di chiedere con un biglietto qualunque cosa fosse a lui possibile, promettendo che l’avrebbe con­cessa. Quivi può ognuno facilmente imma­ginarsi le ridicole e le stravaganti dimande fatte dagli uni e darli altri. Il Savio, preso un pezzetto di carta, scrisse queste sole pa­role: Dimando che mi salvi l’anima e mi faccia santo.
Un giorno si andavano spiegando alcune parole secondo la etimologia. E Domenico, egli disse, che cosa vuol dire? Fu risposto Domenico vuol dire del Signore. Veda, tosto soggiunse, se non ho ragione di chiederle che mi faccia santo: fino il nome dice che io sono del Signore. Dunque io debbo e voglio essere tutto del Signore e voglio farmi santo e sarò infelice finché non sarò santo.
La smania che egli dimostrava di volersi fare santo non derivava dal non tenere una vita veramente da santo, ma ciò diceva, perché egli voleva far rigide penitenze, passar lunghe ore nella preghiera, le quali cose erangli dal direttore proibite, perché non compatibili colla sua età e sanità e colle sue occupazioni.
 
san Giovanni Bosco
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