CAPO XXIII

Il mattino di sua partenza fece co' suoi compagni l'esercizio della buona morte con tale trasporto di divozione nel confessarsi e nel comunicarsi, che io, che ne fui testi¬≠monio, non so come esprimerlo. Bisogna, egli diceva, che faccia bene questo eser¬≠cizio, perché spero che sarà per me vera¬≠mente quello della mia buona morte.

CAPO XXIII

da Spiritualità Salesiana

del 05 maggio 2009

Dà l'addio a’ suoi compagni.

Il mattino di sua partenza fece co’ suoi compagni l’esercizio della buona morte con tale trasporto di divozione nel confessarsi e nel comunicarsi, che io, che ne fui testi­monio, non so come esprimerlo. Bisogna, egli diceva, che faccia bene questo eser­cizio, perché spero che sarà per me vera­mente quello della mia buona morte. Ché se mi accadesse di morire per la strada, sarei già comunicato. Il rimanente della mattinata lo impiegò tutto per mettere in sesto le cose sue. Aggiustò il baule met­tendo ogni oggetto come se non dovesse toccarlo mai più. Dopo andava visitando un per uno i suoi compagni, a chi dava un consiglio, avvisava questo ad emendarsi di un difetto, incoraggiava quell’altro a per­severare nel bene. Ad uno cui doveva ri-| p. 106 |-mettere due soldi, il chiamò e gli disse: Vien qua, aggiustiamo i nostri conti, al­trimenti tal cosa mi cagionerà imbrogli nell’aggiustamento de’ conti col Signore. Parlò ai confratelli della Società dell’Immacolata Concezione, e colle più animate espressioni li incoraggiava ad essere costanti nell’os­servanza delle promesse fatte a Maria SS. ed a riporre in lei la più viva confidenza. Al momento di partire mi chiamò e dis­semi queste precise parole: Ella adunque non vuole questa mia carcassa (carcame ovvero scheletro) ed io sono costretto a por­tarla a Mondonio. Il disturbo sarebbe di pochi giorni,... poi sarebbe tutto finito; tuttavia sia fatta la volontà di Dio. Se va a Roma, si ricordi della commissione dell’Inghilterra presso il Papa; preghi affin­ché io possa fare una buona morte e a rive­derci in paradiso. Eravamo giunti alla porta che mette fuori dell’Oratorio, ed egli mi teneva tuttora stretta la mano quando si volta ai compagni che lo intorniavano e disse: Addio, amati compagni, addio tutti, pre­gate per me e a rivederci colà dove sa­remo sempre col Signore. Era sulla porta del cortile, quando lo vedo tornare indie­tro e dirmi:

- Mi faccia un regalo da conservare per sua memoria.

- Dimmi che regalo ti aggrada e te lo farò sull’istante. Vuoi tu un libro?

- No: qualche cosa di meglio. - Vuoi danaro pel viaggio?

- Sì appunto: danaro pel viaggio dell’eternità. Ella ha detto che ha ottenuto dal Papa alcune indulgenze plenarie in ar­ticolo di morte, metta anche me nel nu­mero di quelli che ne possono partecipare.

- Sì, mio figlio, tu puoi ancora essere compreso in quel numero e vo subito a scrivere il tuo nome in quella carta.

Dopo di che egli lasciava l’Oratorio dove era stato circa tre anni con tanto piacere per sé, con tanta edificazione de’ suoi com­pagni e de’ medesimi suoi superiori, e lo lasciava per non ritornarvi mai più.

Noi eravamo tutti maravigliati di quei suoi insoliti saluti. Sapevamo che egli pa­tiva molti incomodi di salute, ma poiché si teneva quasi sempre fuori di letto, non facevamo gran caso della sua malattia. Di più avendo un’aria costantemente allegra, niuno dal volto poteva scorgere, che egli patisse malori di corpo o di spirito. E seb­bene quegli insoliti saluti ci avessero posti in. afflizione, avevamo però la speranza di rivederlo presto a ritornare fra noi. Ma non era così, egli era maturo pel cielo; nel breve corso di vita erasi già guadagnata la mercede dei giusti, come se fosse vissuto a molto avanzata età, ed il Signore lo vo­leva sul fiore degli anni chiamare a sé per liberarlo da’ pericoli in cui spesso fanno naufragio anche le anime più buone.

san Giovanni Bosco

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