Perché questa “lettera”? Ormai da tempo si parla, si scrive, si dibatte e si legifera sulla problematica che riguarda gli embrioni umani. Non senza una venatura ideologica, il dibattito, spesso, viene ridotto ad una questione di posizioni contrapposte: i cattolici da una parte, considerati oscurantisti, e il cosiddetto mondo laico dall'altra, che si ritiene progressista. La posta in gioco ‚Äì gli embrioni umani, cioè vite umane! ‚Äì è troppo alta e ci sprona ad andare oltre ogni posizione preconcetta che non si ferma a considerare l'oggettività di ogni fenomeno-embrione. Questo, nel processo del suo sviluppo, mantiene, in modo permanente, la sua identità, individualità, unicità: si tratta di un reale individuo umano. Diamogli tempo e condizioni adeguate perché si sviluppi e l'amore di una coppia e di una famiglia che l'accolga.
del 14 maggio 2005
 Caro, Embrione! Anche tu ce l'hai fatta, almeno fino a questo momento. Certo, questi nostri tempi non sono facili per nessuno: ci dibattiamo tra terrorismo, crisi dell'occupazione, caro vita, problemi, dicono, dovuti anche alla sovrappopolazione sul nostro pianeta e, nello stesso tempo, paradossalmente, preoccupazioni per la denatalità nel nostro Occidente, ecc… Però, bisogna riconoscere che, per te e per chi si trova nelle tue condizioni di Embrione, la vita non è per nulla facile; anzi, è proprio il caso di dire che si tratta di vita o di morte, in senso assolutamente drammatico. Poi, da noi, in Italia, mala tempora currunt, con questa legge sulla cosiddetta 'procreazione medicalmente assistita' e soprattutto con il forte vento di referendum che, sostanzialmente, vuole abrogarla. Infatti, secondo un bel po' di gente, questa legge non consente di 'fare tante cose' che riguardano la tua categoria; è ovvio, si tratta di 'cose' non a tuo favore. Embrione, come già sai, come quasi sempre nella storia delle relazioni di noi umani, bisogna stabilire chi è il più forte. Anche questa volta, il confronto tra umani deve stabilire chi è il più forte, chi comanda oggi e predispone le condizioni per comandare anche in futuro. Questo si sta profilando, al di là delle ragioni che si apportano. Chi deve comandare e avere, dunque, diritto di vita o di morte (caspita, come Dio!): gli Embrioni appena nati oppure gli Embrioni già sviluppati e quindi meglio attrezzati? Come vedi, si tratta di una lotta tra Embrioni. Infatti, se non vogliamo fare gli struzzi, e pertanto evitare di nasconderci per non vedere come stanno effettivamente le cose, basta chiedersi: Qual è la differenza fra un Embrione come te, appena nato o di alcuni giorni d'esistenza, e un parlamentare (tra l'altro ben pagato) o un tecnico biogenetico che si arrogano il diritto di affermare, con i fatti, che tu sei di troppo e, quindi, disporre di te come una riserva (e non solo potenziale) di 'pezzi di ricambio' o, comunque, come un surrogato al bisogno di maternità? Sta qui il vero dilemma, quanto mai drammatico. Qui, 'essere o non essere', non è solo uno slogan letterario, ma esprime la drammatica scelta: vita o morte. E poi, perché? C'è chi afferma che quelli come te, Embrione, sono collezioni di poche cellule, o una massa di cellule geneticamente umane, o un grappolo di cellule più o meno omogenee, o una massa di cellule pre-programmate debolmente organizzate, o un mero accumulo di cellule disponibile per… Forse, mentre mi stai leggendo, tu, sbigottito, con fondato motivo, ti chiederai in base a quale sana ragione e in virtù di quale scienza embriologica degli umani, quali fortunati Embrioni sviluppati, possano ignorarti a tal punto di negare l'evidenza della tua esistenza fin dalla fusione dei due gameti nel grembo materno, cioè in quella stupenda culla naturale che ha accolto me, te, e tutti noi umani. Tu, come pure io e tanti altri, ci chiediamo se anche questo modo di procedere non sia un frutto, maturato nel tempo, del razionalismo, dello scientismo, della cultura tecnologica dominante e, in fondo, dell'ideologia del progresso mediante cui, non pochi umani, al di là del ceto di appartenenza (semplici cittadini, politici, ricercatori, letterati, ecc.) volendo imitare il mitico Prometeo, vogliono competere con la Divinità. Non ti sembra che ancora oggi, stiamo sperimentando gli effetti dell'onda, molto lunga, di quella primitiva seduzione: 'Diventerete come Dio!' (Libro della Genesi 3, 5)? Terribile e subdola tentazione che risiede in fondo al cuore di ciascuno di noi! Come non riconoscerla se siamo sinceri?! D'altronde, il nostro destino è: o diventare 'come Dio', ma perché, in comunione con lui, veniamo trasformati dal suo Spirito, o viviamo organizzandoci in alternativa a lui secondo le forme più diverse di un'esistenza senza-Dio e/o contro-Dio, comunque lo si intenda. Embrione, scusami questa che sembra una digressione dal nostro argomento. Riprendendo il nostro discorso, ti volevo dire che, non molto tempo fa, conversavo col professore Angelo Serra, professore emerito di genetica umana; tra di voi, soprattutto, è molto noto e gode di grande simpatia per i suoi studi seri sul processo di formazione e di crescita relativo alla vostra età. Egli è un autentico scienziato; infatti, al rigore scientifico della ricerca unisce una sincera capacità di stupore continuo dinanzi al mistero della vita. Nel dialogo con lui ho meglio compreso, con grande meraviglia, il misterioso e realissimo processo della nostra formazione di Embrioni umani fin dal primo incontro delle prime due cellule: ecco il nostro concepimento! Il professore Serra, alla mia domanda quando inizia il ciclo vitale di un 'individuo umano', sinteticamente, mi rispondeva (ma nei suoi scritti chi vuole può trovare ampia documentazione ): 'Lo zigote [la nuova cellula che si forma al concepimento] è il 'primordio' del nuovo organismo che è al vero inizio del suo proprio ciclo vitale. Se si considera il profilo dinamico di questo ciclo nel tempo, appare chiaramente che procede senza interruzioni. Tutto indica che c'è una ininterrotta e progressiva differenziazione di un ben determinato individuo umano, secondo un piano unico e rigorosamente definito che inizia dallo stadio di zigote. […] Precisamente a causa di questa legge epigenetica [che concerne la differenziazione graduale di quel determinato individuo umano concepito], scritta nel genoma, che comincia ad operare dalla fusione dei gameti, ogni embrione […] mantiene permanentemente la sua propria identità, individualità e unicità, rimanendo ininterrottamente lo stesso identico individuo durante il processo dello sviluppo, dalla singamia [fusione dei gameti, quindi, concepimento] in poi, nonostante la crescente complessità della sua totalità. […] Pertanto, l'embrione vivente, a iniziare dalla fusione dei gameti, non è un mero accumulo di cellule disponibile, ma un reale individuo umano in sviluppo' . Dinanzi a questa evidenza scientifica, Embrione, lasciamelo dire, al di là di ogni altra considerazione, soltanto l'oscuramento della ragione e un ossessivo delirio di onnipotenza di umani può negarti la dignità di essere umano e il diritto alla vita. E tu, giustamente, rivendichi un tuo diritto assolutamente fondamentale quando chiedi: Chi sei tu, 'Embrione sviluppato', che ti fai giudice arrogandoti il diritto di sopprimere me e decretare che altri vadano avanti nel processo dell'esistenza terrena? Hai ragione! Chi può essere giudice tra te e uno simile a te, solo perché più sviluppato? Mi sembra che, quando ciò accade, un tale atto costituisca la negazione non solo della giustizia e di ogni preteso senso di civiltà e di reale progresso umano, ma è pregiudicata, e forse anche negata, la stessa dignità e capacità della nostra intelligenza. Ad essa s'impedisce, infatti, di leggere-andare dentro (intus-legere): dentro la 'realtà' per coglierne la verità… E' triste e disumanizzante constatare che l'intelligenza viene strumentalizzata e addomesticata per fini utilitaristici, talvolta con l'attenuante, delle 'buone intenzioni', del fine, si dice, buono che bisogna raggiungere. Ma, a quale prezzo? Embrione, non so se tu (come tanti, tanti altri come te), sarai vittima della cultura tecnologica dominante, che 'ritiene lecito, e perfino un diritto, ciò che è tecnicamente possibile'. Desidero che tu sappia che non sei solo, ignorato, perfino rinnegato. Questa mia lettera, vuole essere un piccolo ma significativo gesto di solidarietà con te e con tutti quelli che si trovano e si troveranno nelle tue condizioni. Io ho avuto la fortuna ( e come me tanti, compreso quelli che forse pensano di sopprimerti, magari 'a fin di bene', per rendere felice qualche altro, dicono!) e la grazia di avere dei genitori che non conoscevano tante di queste cose di cui discutiamo e non la pensavano neppure come taluni 'scienziati'; per questo io, oggi, sono qui in vita e posso scriverti. A loro sono grato, nel tempo e per l'eternità. Io non so se un giorno potrai rispondere a questa lettera…quanto lo desidero! Vorrei, comunque, che tu sia certo, che mi sei presente; ti sento come compagno di viaggio e, come, sacerdote, t'incontro in quella misteriosa mensa dell'Eucaristia. Sono sicuro d'incontrarti in questo 'umano-divino Embrione' di tutta la realtà di Dio, nella prospettiva del compimento e della pienezza, 'quando Dio sarà tutto in tutti' (1Cor 15,28). In questo mistero di dono totale di sé e di comunione, nel tempo, ma anche oltre il tempo ed ogni luogo, sperimentiamo che è proprio vero che 'davanti al Signore, un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo' (2Pt 3,8). E tu, Embrione, caro amico e compagno nell'avventura umana, anche con un solo istante di vita, tu concepito umano, per le tue radici umane sei già destinato all'eternità di Dio… perché lui stesso attesta: 'Io… non ti dimenticherò mai. Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani' (Is 49,16). Per Lui, e non solo…, tu non sei una cosa, un 'prodotto biologico' del concepimento. Anche a te, qualunque sia la tua 'culla' e il tuo destino terreno, avendoti scelto per te stesso, il nostro Creatore assicura: 'Prima di formarti nel seno materno ti conoscevo…' (Ger 1,5). 'Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni' (Is 43,1).
 
Caro Embrione, a te e a tutti coloro che come te vivono, trepidanti, nella speranza di continuare a vivere, offro questo piccolo 'inno' alla vita!
 
Con l'auspicio che il tuo desiderio-dirittto d'esistere non venga soppresso ma soddisfatto e tutelato, e nell'attesa di saperti ancora in vita, ti saluto con grande affetto.
Antonio Santoro
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