Sento tutta la vergogna e l'impotenza di fronte al dramma che stai vivendo. Ma credo che il modo migliore per starti vicino - e difendere i tuoi diritti - sia imparare ad amare con te il tuo Paese. Caro fratello nigeriano, tu lo sai molto meglio di me: non si è martiri per quello che ti fanno, ma per il messaggio che si trasmette.
del 22 giugno 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
 
Caro fratello cristiano nigeriano,
          si avvicina un'altra domenica e tu ti prepari a viverla di nuovo con il cuore in gola. Sembra davvero senza fine questo vostro martirio sotto i colpi della setta fondamentalista islamica dei Boko Haram. Ancora mercoledì il Papa è tornato a chiedere giustizia per voi, a ripetere che la libertà religiosa deve essere garantita a tutti. A dire il vero ha detto anche parole che a voi richiedono ancora più coraggio: vi ha invitato a non cedere alla tentazione della vendetta. E sono sicuro che sono le parole che tra voi in queste ore state ripetendo di più. Perché è terribilmente umano pensare di rispondere con la violenza alla violenza. E anche i martiri cristiani, iloro amici, i loro parenti sono uomini che devono tronare a scegliere ogni volta quella logica diversa, insegnata da Gesù.
          Vedi, finalmente anche qui in Italia in questi giorni qualcosa sembra essersi mosso. In tanti cominciano a parlare di voi, e speriamo davvero che questa mobilitazione possa scuotere una comunità internazionale che finora sembrava pensare a tutt'altro. Con questo spirito anch'io l'altro giorno ho sottoscritto un appello bipartisan lanciato on line dall'onorevole Maurizio Lupi affinché non si perda altro tempo e si faccia qualcosa di concreto per voi: spero che questa iniziativa possa aiutare ad abbreviare il vostro Calvario. 
          Non ti nascondo, però, che quella firma non mi ha affatto messo la coscienza a posto: mi sento lo stesso drammaticamente impotente di fronte alla carneficina che state subendo. Penso soprattutto a questo accanirsi proprio contro le vostre domeniche. Le metto a confronto con le domeniche così tiepide di tanti cristiani italiani come me e mi chiedo se la vera ragione per cui nessuno ce l'ha con noi non stia nel fatto che le abbiamo rese da soli così insignifcanti. 'Senza la domenica non possiamo vivere', dicevano i martiri di Abitene. Voi oggi tornate a ripetercelo con il vostro sangue ogni domenica. Noi abbiamo davvero orecchi per sentire? O siamop solidali solo perché certe immagini scuotono la nostra tranquillità?
          Non lo so. Come pure - con te voglio essere sincero fino in fondo - a volte non sono così sicuro se sia proprio te che stiamo difendendo. Perché a volte non capisco: adesso che le tue chiese sono attaccate dai Boko Haram tu sei uno dei nostri. Ti siamo vicini, in qualche modo sei diventato anche una nostra bandiera da sventolare. Ma perché, allora, i tanti cristiani nigeriani che vivono in Italia (diecimila solo i protestanti secondo il dato dell'ultimo Rapporto Caritas sull'immigrazione) facciamo così fatica a sentirli fratelli nella fede? Perché adesso ci accorgiamo del dramma del tuo Paese, ma fino a ieri abbiamo guardato con sufficienza (se non addirittura con ostilità) alle tante tue sorelle rese schiave da un fenomeno altrettanto inumano come la tratta che le porta sui marciapiedi delle nostre città?
          Caro fratello nigeriano, tu lo sai molto meglio di me: non si è martiri per quello che ti fanno, ma per il messaggio che si trasmette. E allora questa domenica cercherò di accoglierlo così: proverò prima di tutto ad amare con te il tuo Paese. A pregare - come invita a fare il Papa - per la riconciliazione nella tua terra. A soffrire per quanto sta succedendo, prima ancora di sparare giudizi sommari. E a non usarti per regolare i conti con il musulmano che sta dall'altra parte della strada e che coi Boko Haram non c'entra proprio nulla.
          Vengo a Messa insieme a te questa domenica. Parlerò di te a chi mi sta vicino. Ci hai ricordatoil coraggio del Vangelo, ora tocca a noi starti vicino sul serio.
Giorgio Bernardelli
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